Anche per i vampiri vale "in vino veritas"?

one shot - Tesla, Emil, Jen, Constantin & Russell

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  1. Tesla!
     
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    Piccola Legenda:
    «Nikola»
    «Emil»
    «Jennifer»
    «Russell»
    «Capo Clan Serbo»



    Io ero stato invitato ad andare a casa di mio nonno per un lungo weekend - e per estensione Jennifer- e dato che avevo ancora modo di uscire abbastanza inosservato da Hogwarts, avevo accettato e avevo avvisato che per qualche giorno non sarei stato presente.
    Ancora non so perchè ho dato ascolto a mio padre che mi diceva che dovevo iniziare a dar via all'operazione "disgelo", come la chiamava lui, che consisteva di accettare il suo invito e di parlare da persone civili, magari conoscersi un po', in quei giorni da passare sotto lo stesso tetto. Dopo circa cent'anni (sempre meglio arrotondare, 89 anni si avvicinano molto al secolo) di tensione, di malcelato astio tra noi a detta di mio padre dovevano finire perchè eravamo una famiglia e quello che doveva dare il via alle danze ero io. Inutile dire che la cosa non mi piaceva e non la volevo fare, ma mio padre, l'unica persona che sembrava capirmi era stato stranamente molto convincente.
    Avevo parlato con Jennifer che mi aveva detto che non ero costretto a farlo, che se non volevo farlo potevo rifiutarmi e mandavo tutto all'aria, ma per l'amore che provavo per il mio padre naturale ritrovato, e per il senso della famiglia che avevo sempre avuto, non potevo tirarmi indietro. Sapevo che Jennifer non era affatto felice di andare da mio nonno per quel paio di giorni che mi erano stati chiesti, anche se la trattava molto meglio in confronto a Claire che era la madre di mia figlia, ma ancora non sapevo se era perchè era davvero scontenta di andare in quanto non aveva mai fatto mistero che mio nonno non avesse attratto le sue simpatie fin dall'inizio, ma avevo lo strano sentore che stesse cercando di consolarmi in qualche modo.
    Avevamo viaggiato abbastanza velocemente usando, di tanto in tanto, anche la magia per farlo, e ad un certo punto ci fermammo in Serbia, al confine con la Romania per parlare con un clan.
    Se mio padre era sempre stato abbastanza disinvolto per parlare con le persone, lo avevo visto in difficoltà. Vedendo che il clan si stava prendendo gioco di lui, mi sono sentito in dovere di intervenire parlando in serbo con un clan che non conoscevo direttamente dato che era sotto il controllo di Peacock solo da meno di un anno, ma che sembrava essere sul punto di fare una rissa e usare mio padre Emil come capro espiatorio per i loro problemi, quando lui aveva reclamato uno dei favori che quel clan doveva a quello di mio nonno sebbene ormai fosse affiliato a quello di Russell. Aveva chiesto ospitalità e quelli lo stavano accusando di aver violato una zona neutrale.
    Parlare in serbo era stato un colpo al cuore, quella era una lingua che avevo smesso di parlare quando l'uomo di cui portavo il nome era deceduto e uno di quelli sorrise, come se si aspettassero solo quello.
    «Ci dispiace Emil, ma eravamo curiosi di conoscere tuo figlio. E' così è questo il nipote di Varac'Laji, l'ultimo mezzosangue. Avevamo iniziato a credere che tu fossi leggenda, dato che ti davano per disperso, o meglio ucciso, in Regno Unito» sorrise il capo di quel clan guardandomi divertito «Mi stupisce che tuo padre, Emil, gli permetta ancora di vivere»
    Entrambi ci irrigidimmo e io guardai mio padre, qualcosa mi diceva che stava per dire qualcosa di estramamente pacato e così fece, tnato che decise che avremmo tolto il disturbo e si scusò ulteriormente per il disturbo che aveva arrecato, mentre io dissi qualcosa in serbo a mezza voce. Il capo rispose divertito. Dopo qualche botta e risposta la tensione fu alle stelle.
    «Nikola andiamo» mi disse, ma quando capì che non la stavo realmente ascoltando mi prese per un braccio «Andiamo Nikola, andiamo. Non fa niente, tuo padre ha trovato un altro posto dove stare, andiamo» mi disse Jen trascinandomi. Mio padre era di qualche passo più avanti che aveva ricevuto un patronus e ricambiò con il suo, ancora mi chiedevo perchè era un elefante, il suo patronus lo avevo sempre immaginato come un animale strettamente di piccole dimensioni e pacifico. Sulla seconda opzione ero sicura, ma sulla prima avevo ancora dei dubbi.
    «Cosa vi siete detti? Non è bene farsi il clan dei Jovanović nemico» mi disse mio padre con evidente disapprovazione
    «Non fa niente padre, va bene così»
    «Rispondi a tuo padre, avanti» Jen mi parlò con dolcezza sfiorandomi il braccio
    «Che non doveva toccare la mia famiglia, se no se lo deve vedere con me. Nonno compreso.» scrollai le spalle
    Mio padre mi guardò sorpreso prima di girare verso una strada che conduceva verso la Romania
    «Wow. Stai migliorando. » mi prese in giro Jen e io la guardai con un mezzo sorriso
    «Ti ringrazio, ma non credo di andare molto bene comunque» le diedi un bacio sulla tempia.
    Espressi a mio padre il mio stupore per il fatto che non sapesse per bene il serbo, ma mi disse che lo avrebbe assolutamente imparato.
    Arrivammo a casa qualche giorno dopo, in ritardo di quasi una settimana. Non che per i vampiri fosse un problema il tempo, ma la mia famiglia la puntualità era sempre stata fondamentale.
    Ci accolse mio nonno in persona con un certo moto di impazienza e la disapprovazione nei suoi occhi era a quanto un tratto distintivo della famiglia
    «Figlio, nipote e Jennifer. Vi aspettavo questa mattina e siete molto in ritardo.»
    «Mi dispiace padre, ma abbiamo avuto un imprevisto con i Jovanović. Si sono alleati con Peacock e ora vantavano la loro zona come zona neutrale, dove noi non dovevamo nemmeno passare»
    «Zona neutrale? Sciocchezze e ora questa me la deve spiegare. Soprattutto perchè i Jovanovic erano effettivamente neutrali, ma collaborativi con entrambi. Non capisco perchè questo cambio di idelologia repentina» disse facendoci entrare in casa, per poi aggiungere «Devo parlarvi, mi dispiace per Jen ma sono questioni di famiglia che non la riguardano»
    «Posso accompagnarla in biblioteca?» mi affrettai a chiedere.
    «Certamente» mi diede il permesso, così ci congedai e le feci strada, avevo la sensazione che avesse iniziato a conoscere la strada.
    «Non è giusto, faccio anche io parte della famiglia!» brontolò
    «Lo so Jen, per ora va bene così, credo che nemmeno io alcune cose dovrei saperle. Se ti consola nemmeno Claire è stata mai invitata a sentire gli affari di famiglia e forse va bene così»
    Arrivati in biblioteca la vidi con alcuni volumi, forse prime edizioni, della collezione di mio nonno con ammirazione e segretamente volevo assolutamente che si godesse quella biblioteca enorme perchè io non potevo fargliela avere, non così e non nelle condizioni in cui ero. Io ero sempre mosso da gelosia ed ammirazione, mi ero ritrovato però, in un paio di casi a sfogliare i libri, ma non mi ero mai fermato a leggere, chi lo sa se un giorno qualcosa sarebbe cambiato.
    Al mio ritorno mio padre sorrise facendo un'uscita che fu come balsamo al mio amor proprio.
    «Non ci crederai padre, ma Nikola ha difeso la nostra famiglia. Persino te»
    Fece un'espressione quasi incredula
    «Lui? Ci deve essere stato un errore»
    «Ma..» feci un'espressione delusa
    «E' vero padre, ha difeso anche te. In serbo
    Fece un'espressione vagamente stupita, ma fui salvato in corner, dato che Russell era arrivato e Constantin ci chiese di lasciarli soli e che la chiacchierata sarebbe stata rimandata a notte inoltrata.
    «Che ne dici se parliamo davanti ad un buon vino?»
    «Certo nemmeno da chiedere»
    Tra una parola e l'altra andammo direttamente in cantina e ci fermammo a prendere una bottiglia a testa, almeno avevamo la scusa di bere un po' in compagnia. Peccato che la mia bottiglia si era moltiplicata e con un gioco di prestigio, mi scolai tre bottiglie di vino rosso. C'era il rischio che prendessi la quarta prima che me ne rendessi conto e mio padre mi bloccò.
    «Figliolo, dobbiamo andare a riposare. E' stata una lunga giornata»
    «No, no rimaniamo qui a bere ancora un po'»
    «Hai già bevuto abbastanza. So che sei giovane, ma è ora di andare a riposare. Sai che tuo nonno non approva»
    «Quello non approva mai niente di quello che faccio, forse dovrei morire. Credo apprezzerebbe.»
    «Vero che è intransigente, ma non dire sciocchezze. Andiamo»
    Per andare alle stanze da letto, dovevamo passare vicino alla stanza del trono. Al suo interno c'era ancora mio nonno, dove stava parlando con Russell del nuovo clan di cui non era stato informato e delle misure da prendere perchè quella non era più zona neutrale. Ovviamente, io.. capii tutt'altro. Mi sembrava stessero facendo un'alleanza improponibile che mirava prendere di mira il Regno Unito e la sua conquista. Quando era evidente ad una qualunque persona sobria che quello che doveva essere in Regno Unito ero io perchè forse al ministero stavano iniziando ad insospettirsi delle mie lunghe assenze e che non c'era nessuna alleanza in procinto di essere formata.
    «Cos'è questo baccano?» chiese mio nonno uscendo, trovandomi a camminare poco stabilmente con una bottiglia in mano e ridacchiando, con mio padre Emil che prese ad inseguirmi.
    «Perdonami padre, è stato un mio errore di valutazione. Ciao Russell» disse mio padre riuscendo dopo vari tentativi a reggermi con un braccio «lo porto alle sue stanze, chiamo Jennifer e torno da voi.»
    «Ciao ragazzo» disse lui con un sorriso mentre mi guarda per poi volgere lo sguardo sul suo nemico di sempre «E così tuo nipote è davvero qui. Credi che abbia bevuto perchè tu non gli hai creduto Constantin? Magari sta cercando davvero di cambiare»
    «E così vi state alleando davvero, certe cose sono incredibili. Da non credere» ridacchiai sventolando la bottiglia vuota.
    «Non credo cambierà mai» sospirò mio nonno per poi guardare Russell «Non ha importanza. Solo che mi stupisce che gli umani non si siano accorti tempo fa che il preside di Hogwarts è un vampiro e mio nipote
    «Sono suo nipote» ridacchiai «eppure è già tanto se non mi uccide»
    Emil notò che Russell ridacchiava e Constantin alzava gli occhi al cielo. Si affettò così a dire «Scusate signori, con permesso.»
    «Figlio rimettilo in sesto per favore. Voglio mio nipote sobrio il prima possibile e fino che è sotto questo tetto, ti prego di controllare che ci rimanga»
    «Si padre.» disse facendo evanescere la bottiglia con un colpo di bacchetta
    Quando mio padre sussurrò un «andiamo, avanti» feci un cenno con la mano come un bambino.
    «Ciao ciao» dissi ridacchiando, reggendomi come meglio potevo.
    Russell guardando la scena rise. «Sai che ti dico? Se vuoi lo adatto io il ragazzo e ti tolgo un impiccio»
    «Potrei quasi pensarci, ma temo che tu non ci debba nemmeno provare. Me ne avevi già tolto uno e l'hai mezzo rovinato, se prendi questo potrebbe morire direttamente.»
    «Ti interessa il ragazzo allora» sogghignò, dandogli una spintarella amichevole
    «Non ti deve interessare. Ora torniamo a parlare di affari e non di nipoti»
    «Sei noioso» sorrise e rientrarono nella sala del trono.

    Mio padre mi accompagnò nelle mie camere, mi fece sdraiare e si sedette sul letto al mio fianco, rimase a lungo lì a fissarmi.
    «Perchè bevi così tanto?»
    «Per dimenticare»
    «Per dimenticare che cosa?»

    «Le guerre che ho visto. Le persone che ho perso, la delusione che voi provate per me. Forse dovrei davvero morire e voi sareste felici.»
    «Noi non siamo delusi da te e poi lasceresti Jen e Sophie. Ora prova a riposare, così smaltisci la sbronza, tuo nonno ti rivuole in forma. Intanto vado a chiamare Jennifer, così ti tiene compagnia. Ti verrò a chiamare più tardi quando ci sarà la riunione tutti insieme» sorrise alzandosi
    Mentre dormivo e smaltivo la sbronza avevo l'impressione che Jen stesse leggendo Jane Eyre ad alta voce. In quel momento ero grato che fosse lì. Ore più tardi mio padre mi venne a scrollare per quella riunione, guardai Jen si era addormentata con il libro ancora tra le mani e mi promisi che l'avrei ringraziata seriamente, cosa che feci appena si svegliò il mattino seguente.
    «Tuo padre mi diceva che mentre eri ubriaco eri più triste del solito»
    «Onestamente non mi ricordo» dissi con un sorriso «Probabilmente ho messo in imbarazzo la mia famiglia come il solito e avrò borbottato qualcosa, comunque grazie di nuovo per la tua lettura, credo che dovrai parlarmi di quel libro» sorrisi
    Nonostante noi vampiri non mangiassimo propriamente, era comunque un'abitudine interessante il ritrovarsi nella sala da pranzo.
    Mi girava la testa e sentivo l'odore del sangue, non mi ero accorto che ne avevo seriamente bisogno
    «Padre. Nonno, buongiorno.»
    «Nipote, Jennifer, giusto in tempo.» disse mio nonno con aria indecifrabile, mentre mi faceva avere caffè e sangue, ne fui grata «Stavamo per incominciare senza di voi.»
    «Grazie per averci aspettati, siete stati molto gentili.» sorrise Jen e quasi mi trattenei dall'assaltare il tavolo davanti a me
    «Come ti senti?» chiese mio padre con un sorriso
    «Molto bene e vorrei chiedere scusa per il mio comportamento poco consono di ieri. Non so cosa mi è preso onestamente, volevo fare colpo su di te, nonno, ma non credo di aver fatto una buona impressione.»
    «Purtroppo non mi aspettavo niente di diverso da te» disse pacatamente «ma potrei apprezzare lo sforzo»
    «Grazie» dissi con un sorriso.
    Il resto del soggiorno proseguì stranamente bene, tanto che quando stavamo tornando a casa, guardai Jen e le sorrisi.
    «Non ne vedevo l'ora di tornare a casa, l'Inghilterra è molto meglio che la Romania o la Serbia di questi tempi» dissi con la solita leggerezza, anche se per la prima volta mi sentivo triste di ritornare a casa. Sarei stato contento di rimanere di più in Romania e cercare di conoscere di più la mia famiglia, in particolare mio nonno; anche se continuavo ad avere il sentore di aver rovinato tutto un'altra volta e che non sarei stato mai ben accetto.

    La parte in corsivo è tratta, seppur con una piccola modifica, dal Piccolo Principe

    Edited by Tesla! - 19/5/2015, 00:09
     
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