Part of me says let it go, everything must have a season

Sary & Sheila

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  1. ~Sary
     
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    Era stata una pessima nottata, quella che era appena passata. Avevo avuto gli incubi per la maggior parte della notte e quando al mattino avevo aperto gli occhi, avevo trovato mia figlia al mio fianco nel letto, mio figlio e mio nipote rannicchiati nelle sedie che tenevo, una per ogni lato del letto. Il fatto era che avevo sognato Roger, rivissuto quel giorno Pavel. L'ultima cena con Daniel, prima di venire separati, io alle catacombe e lui in superficie. Non era la prima volta che capitava e infatti Grace mi aveva svegliata prontamente, ma per qualche strano motivo non mi avevano lasciata.
    Nella mattinata i ragazzi trovarono tre rose rosse sul tavolino nella cucina e una lettera, al che i gemelli e il fratello/cugino erano partiti subito ad andare in ecstasi, in parte sperando che fosse Daniel che li avvertiva che sarebbero tutti scesi nelle catacombe.
    «Mamma, direi che è arrivata posta per te! disse guardando le rose e la pergamena alla base, dove c'era scritto in chiare lettere "Sary M. Thorne" ma riconoscendo la missiva, l'aveva srotolata e Joel prese a leggerla da sopra la spalla
    «Zia!» urlò Joel, dopo aver capito che la donna non li aveva sentiti «E' arrivata una lettera per te, dalla superficie!»
    «Per me?» chiesi spuntando dal cucinino con la colazione tra le mani per Joel che si sedette al tavolo.
    «Ah-ah. E' di Perseus, con degli aggiornamenti» ammise Leon con un sorriso «Si conclude con.. Per sempre tuo, Percy.» fece finta di fare gli occhi dolci, mise platealmente la mano sul cuore per poi aggiungere sottovoce rivolto alla sorella gemella «Non la smetterà mai vero? Non lo sopporto.»
    Continuarono a parlare con quel tono e io cucinando non sentivo molto bene ciò che dicevano, anche per via dello sfrigolio del bacon e delle uova sulla pentola.
    «Piantala. Lui vuole ancora bene alla mamma e lei a lui, dobbiamo rispettare questa cosa, anche perchè è il padre di due nostre sorelle.»
    «Mai. Non è fatto per lei, o per noi»
    «Ragazzi piantatela» disse Joel con un sorriso «Grace ha ragione, è la nostra unica speranza. E nostra madre stanotte è stata male, dovremmo aiutarla un po', andiamole incontro.»
    «Ok» rispose mestamente Leon prima di mettersi con la sorella, che aveva una faccia trionfante a tavola per la colazione.
    Quando consegnai i piatti a Joel e Grace li trovai che parlavano di Quidditch e che volevano metter su una squadra, mi trovai a sorridere, per poi dedicarmi temporaneamente alla lettura della missiva, prima di fare io stessa colazione.


    Due ore più tardi.

    Avevo risposto alla lettera di Perseus, affidandone la missiva a King e a Bill Weasley che stavano parlando con Patrick Thornton con fare piuttosto concitato, di qualcosa che non ero riuscita ad afferrare. Avevo chiesto se riuscivano a consegnarla e mi dissero che se ne sarebbero certamente occupati. Li ringraziai tutti e tre.
    Dieci minuti più tardi mi ero ritrovata a girovagare per le catacombe canticchiando un motivetto che mi stavo inventando sul momento. Era una cosa che mi veniva naturale, anche se tentavo di non cantare più ad lata voce, non volevo disturbare nessun altro.
    Mi mancava il pianoforte del Daydream, persino mi mancava cucinare o servire ai tavoli quando a Natale Percy chiamava più cuochi, così io potevo limitarmi a servire e poi cantare.. Dopo quella lettera, mi mancava soprattutto Percy, avevo voglia di abbracciarlo e glielo avevo fatto sapere.
    Notai una figura conosciuta davanti ad una delle finestre, che riconobbi soltanto un attimo più tardi quando mi "svegliai" dai miei pensieir.
    Ehi! Ciao! salutai Sheila con un sorriso e un cenno della mano, notandola ad una finestra. Le sorrisi, mentre mi ritrovai a pensare che non la vedevo da un po' di tempo a quella parte come stai? chiesi dopo un'istante

    Edited by ~Sary - 28/3/2015, 18:29
     
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  2. Sheila‹3
     
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    << Ti ho detto no! E non scherzavo quando te l'ho ripetuto per la centesima volta. E' una semplicissima parola di due lettere e mette più ansia di quanta possa metterne la tua fottuta testardaggine! Sheila Turner è un no! L'ennesimo no della mattinata! >>
    non sembrava ma Marcus stava urlando. Gesticolava come un rapper americano intento a vincere una street battle; mancava semplicemente lo schiocco di dita ed erano a posto per un altro anno di ironiche pazzie. D'altro canto, Sheila raccoglieva gli infiniti giochi lasciati in giro per il salotto dai fratelli più piccoli e li sistemava nella grande cesta in vinile magicamente allargata. Fingeva di non ascoltarlo e canticchiava un motivetto fastidioso con tanto di fasulla felicità.
    << Sheila! Smettila di cantare e ascoltami per una buona volta. Non andrai a fare il giro di ronda all'esterno. E' fuori discussione. Non mi importa se dovrò legarti a testa in giù o se devo incantarti. NON ci andrai. Discussione chiusa e buona giornata. >>
    la donna non mostrò alcun moto di rabbia nemmeno quando gli lanciò un camion dei pompieri grande abbastanza da lasciare un livido. La stava costringendo a fare da mamma single a due bambini che non avevano bisogno di lei ma di Penelope! Lei faceva schifo come madre improvvisata e non era quello il sogno della sua vita. Non ne poteva più di passare le notti sveglia ad asciugare le lacrime di Malik e Honey. Non fraintendetela; non erano le lacrime il problema. Il problema era non riuscire a renderli felici. Lei non ce la faceva e Marcus non faceva un piffero per aiutarla. Spariva per giorni, saliva in superficie senza dire nulla e poi tornava con notizie su tutta la famiglia. Erano solo due le lettere che Calvin le aveva mandato e, a quelle si aggrappava.
    << Porca *****! Se mi esce un livido sulla spalla giuro che ti lascio davanti al ministero e non vengo più a riprenderti. >>
    Marcus si grattò la spalla con fare tragico e sbuffò del fumo, dopo un lungo tiro di sigaretta.
    << Oh bene! Da una cella ad un'altra! Almeno laggiù mi ucciderebbero subito. Qua morirò di monotonia. Non so proprio scegliere cosa sia peggio, sai... >>
    guardò il fratello per un solo istante, trasmettendo tutta l'ironia che le parole potevano non averlo raggiunto, poi riprese a canticchiare convinta che gli sarebbe uscito un bellissimo livido di cui lei andava fiera. Ringraziava semplicemente che quella mattina i bambini fossero andati a studiare e che non sarebbero tornati prima dell'ora di pranzo.
    << Sappi che andrò comunque a fare il giro di ronda. E sono anche intenzionata a fare una visitina alla sala dei combattimenti, visto che non affronto un vero duello da un bel po'. >>
    Le bastò contare a ritroso da tre a uno ed eccolo lì: suo fratello sulla difensiva che cercava di trattenersi dall'ucciderla.
    << Tu non hai mai affrontato un duello VERO in vita tua! Tu odi combattere. Tu non riesci nemmeno ad uccidere una formica e te lo dico per certo perchè ho ritrovato un allevamento di coccinelle e lumache qua fuori! Perchè non capisci che sto cercando di tenervi al sicuro? >>
    era diventato evidentemente rosso in volto. Con la carnagione chiara, si notava molto di più il suo avvampare.
    << Perchè tu non capisci che non sono fatta per questa vita! Non capisci che la famiglia che è in superficie non è solo la tua! I bimbi poi non ne parliamo! Tu non sei a casa mai e loro piangono in continuazione chiedendo di Penelope. Trova tu il coraggio di dire loro che la loro madre non si ricorda di loro! Voglio vedere con i miei occhi come stanno. Non mi bastano due lettere e le tue frasi sconnesse. Non mi basta continuare a riordinare la casa. Non sono una sguattera e non sono nemmeno una madre! >>
    in quell'istante non alzò la voce ma gettò a terra tutti i giochi che aveva tra le braccia e, sbattuto il piede a terra con infantilità, si dileguò in fretta e furia, scappando da quella casa e da quella via.
    Si ritrovò a camminare senza meta per una mezz'ora, sentendosi in colpa per le cose che ormai aveva detto. I suoi piedi strisciavano sul terreno, sollevando piccole nubi di polvere, ma si diressero ugualmente all'edificio che veniva utilizzato come scuola improvvisata.
    << Stupida Sheila! Stupida. >>
    se lo sussurrò per bene almeno una decina di volte mentre sbirciava dalla finestra. Vide Malik e Honey giocare con gli altri bambini che venivano sempre a casa loro e notò anche come, spensierati, dimenticavano le paure che li divoravano la notte.
    Lei non poteva aiutarli. Lei non ne era in grado.
    << Ehi! Ciao! >>
    sentì una voce alle sue spalle e sussultò, rischiando di inciampare sui propri passi.
    << Io... io stavo... >>
    balbettò qualcosa di simile prima di girarsi e notare Sarah che le sorrideva. Si diede ancora una volta della stupida e sospirò.
    << Ehy... Ero un po' preoccupata per i bambini. - fece un cenno verso la finestra a mò di spiegazione e si avvicinò alla donna. - Tu come stai? I ragazzi? Come si stanno trovando? >>
     
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  3. ~Sary
     
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    Continuavo a pensare a Perseus, alle sue parole, all'affetto che in quel periodo era stato un sostegno. Tenevo stretta a me quei piccoli regali, i pochi galeoni che riusciva a mandarmi, le lettere. Speravo che prima o poi qualcosa sarebbe cambiato, speravo che sarebbe tornato tutto come prima, quando i buoni - quelli nascosti nelle catacombe - potessero tornare in superficie. Speravo di riprendere la vita da dove l'aveva lasciata. Speravo di tornare a respirare l'aria pungente delle strade londinesi.
    C'erano giorni in cui mi sentivo semplicemente soffocare là sotto, poi arrivava una lettera e magari una bottiglia della mia cola preferita o un piccolo sacchettino di biscotti che Perseus mi preparava appositamente così riuscivo a sentirsi subito meglio, peccato che quel sentirsi meglio era effimero. Effimero perchè i sensi di colpa riaffioravano sempre, soprattutto perchè i gemelli avevano da poco compiuto diciotto anni e temevo di star privando ai suoi figli tutta una gamma di esperienze che in superficie avrebbero potuto fare liberamente, senza contare che i quattro figli rimasti in superficie probabimente avevano molte meno possibilità. Per fortuna, tuttavia, potevo parlare con Sheila e distrarmi un po' dai miei pensieri.
    Se hai bisogno di una mano.. volentieri. dissi con un'alzata di spalle, mi sembrava il minimo che potessi fare e poi mi piaceva l'idea di rendermi utile in qualche modo. E' difficile da dirsi in realtà, credo cerchino di non farmi pesare nulla e di non farmi preoccupare, cercano di rendersi utili come possono qui alle catacombe, per ora non hanno mai espresso il desiderio di salire in superficie. ammisi con un sorriso guardandola. Effettivamente era un terno al lotto capire cosa pensassero i gemelli, nella fattispecie Leon che sembrava entusiasta di stare nelle catacombe e la sorella che trovava qualsiasi cosa da fare. Nessuno dei due si sbottonava molto sulle richieste di andare in superficie. Ero decisamente grata di questa prospettiva, anche perchè non ero certa che li avrei lasciati andare a cuor leggero.
    Credo che soprattutto i gemelli siano sempre stati abituati a me come madre single e lavoratrice a tempo pieno per la maggior parte della loro vita. Ho iniziato a pensare si stiano godendo la pausa forzata, anche se ho dubbi che siano preoccupati tanto quanto me riguardo il resto della famiglia bloccata in superficie ammisi con un sospiro e una scrollata di spalle
    Io credo di stare bene, sto solo iniziando a sentire un po' la mancanza di casa. Il mio ex compagno mi ha scritto una lettera e in questi momenti vorrei solo che tutto tornasse come prima. ammisi guardandola, dopo aver detto le ultime parole in un sussurro, non volevo dirlo troppo forte per scaramanzia.
    e tu? Come stai? chiesi guardandola con un sorriso.

    Edited by ~Sary - 29/3/2015, 21:53
     
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  4. Sheila‹3
     
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    "Difficile".
    Mentre Sarah parlava, l'unica cosa che le veniva in mente era quella stupidissima parola. Oramai la associava a qualsiasi cosa facesse o dicesse. Era abituata a questi pensieri volanti ma... arrivare a pensarlo anche quando erano gli altri a raccontare... No! Questo non poteva accettarlo; primo perchè sapeva bene come ci si sentiva e secondo perchè il suo bisogno di aiutare gli altri si acutizzava, toccando punte immani. Proprio come lei, anche Sarah si prodigava per trovare qualcosa da fare nelle catacombe. Suo malgrado sorrise di quell'offerta.
    << Più che una mano, mi servirebbe Penelope qui. Hanno bisogno della loro vera madre. Io non sono affatto brava nel sostituirla. Credo... Credo di non volerlo nemmeno fare perchè Penelope è viva, nonostante non si ricordi di noi. >>
    era strano come fosse semplice parlare dei propri problemi lì sotto. Di solito non lo faceva mai eppure stare alle catacombe portava a galla tutti i segreti nascosti... Quasi tutti per lo meno. Non avrebbe mai parlato a nessuno di quell'essere che amava e che l'aveva tradita. Non lo faceva nemmeno con Marcus. Non lo avrebbe fatto mai con nessuno quello. Si vergognava di se stessa per essere stata così stupida da fidarsi di lui.
    << Anche io vorrei tornare in superficie. Soffoco qui, sotto terra. In più non so come sta il resto della famiglia. Li voglio vedere con i miei occhi e sono decisa ad iniziare con i pattugliamenti esterni. Giusto per fare qualcosa. >>
    ancora una volta la verità. Chissà... forse era solo l'aspetto tranquillo di Sarah a rendere le cose così semplici. Si sarebbe pentita più tardi del suo straparlare.. Adesso aveva intenzione di fare qualcosa per rivedere suo padre, evitando accuratamente Marcus il demonio infuriato conosciuto anche come suo fratello.
    << E' snervante passare il tempo a non far nulla qui... Ci dobbiamo trovare qualcosa da fare. Assolutamente! Che ne dici? >>
     
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  5. ~Sary
     
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    Mentre Sheila parlava, la parte di me che voleva tornare in superficie per vedere le persone a me care, la lontananza dalle persone a me care mi faceva soffrire, anche se il problema fondamentale era quello che mi avrebbe spezzato il cuore il rimanere nascosta, il non riconoscere il mio volto tra la folla. Essere una sconosciuta ai loro occhi non mi piaceva come prospettiva. C'era da dire che non volevo davvero andarmene, forse dopo tutta la sofferenza provata da giovane, nascosta lì sotto, una parte di me si sentiva in qualche modo più tranquilla, tutelata. Bastava allungare una mano e qualcuno sarebbe venuto ad aiutare me o i ragazzi, anche se.. qualche volta avevo la sensazione di essere sola in mezzo ad un sacco di gente. Avevo tanti amici, sapevo che potevo contare su ognuno di loro, ma temevo che quando fossi uscita da lì, quando tutto si fosse sistemato - e la domanda "si sarebbe davvero sistemato qualcosa?" era davvero legittima - li perdessi di vista. Mi rendeva triste, ma non potevo fare molto altro.Avevo pensato un sacco ad usare il mio potere di animagus e uscire da lì, per scarozzare in giro, ma una volpe bianca non era un po' strano in UK? Se fosse stata ancora una volpe "normale", rossa e adorabile non mi sarei preoccupata dato che non è raro vederli girovagare per le stradre Londra, ma una volpe completamente bianca con gli occhi neri, ben era decisamente inusuale.
    Annuivo con aria assorta. La capivo, era una situazione drammatica: famiglie spezzate, madri, padri, fratelli e sorelle divisi da un ministero che non tutelava nessuno se non sè stesso. E chi voleva lui ovviamente. Un mondo ideale in cui la vita non era solo a rischio, dato che poteva essere privata anche per una sciocchezza, ma dove c'era più dolore di quanto ricordassi. Con il ministero in mano agli auror capitava che la vita non fosse facile, ma c'era più disponibilità ad essere aiutati, ora, stando ai racconti di chi aveva visto le condizioni là fuori, rendeva tutto più complicato.
    Le misi una mano sulla spalla, sorridendole materna. Sheila poteva benissimo essere mia sorella minore piuttosto che mia figlia, ma alla sua età avevo già due belve per casa a cui badare.. mi veniva automatico.
    Posso immaginare cosa provi e so che non è facile, ma credo tu stia facendo del tuo meglio per i tuoi fratellini. Non sono i tuoi figli e sono due bimbi vivaci, ci vuole moltissima pazienza, sangue freddo e cercare di non legarli ad una sedia con un bel bavaglio per farli stare zitti dissi cercando di stemperare un po' Certo il mio vissuto è diverso, crescere dei fratelli minori piuttosto che due figli tuoi credo sia molto diverso. I gemelli sono nati quando avevo diciotto anni, a volte mi chiedo come ho fatto a sopravvivere, senza impazzire.. non so se hai presenti Leon sorrisi divertita. Ovviamente la mia situazione qui sotto è diversa, mio padre è qui sotto e si ricorda a stento di me, ma per me vale il contrario: ho i miei figli là sopra e non hanno idea che hanno una madre qui. A volte mi chiedo se sentono la mia mancanza o quella di Leon, Joel e Gracedissi pacatamente, l'ultima frase sembrava detta a nessuno in particolare. Alla fine era una riflessione fatta ad alta voce, non mi aspettavo una sua risposta. Non avrei saputo nemmeno rispondere se mi avessero chiesto.
    Perdonami non so nemmeno perchè te l'ho detto, non ne parlo mai molto in generale. A volte mi sembra che tutti mi giudichino ancora dopo quasi vent'anni. abbozzai un sorriso per poi ascoltare le sue parole riguardo salire in superficie e annuii comprensiva.
    Sai? Credo che un giorno anche loro se ne andranno e saliranno in superficie per il tuo stesso motivo e per quanto io dica il contrario, non credo proprio che resisterò ancora a lungo qui. È come essere chiusi in gabbia, ma ho il timore che tornando su io non voglia più tornare. scrollai le spalle, il mio volto si rabbuiò per un istante. Non ne avevo mai parlato con nessuno e non volevo che Sheila iniziasse a pensare che fossi una piagnona.. forse lo ero, ma non avevo modo di parlare con nessuno, nemmeno mio padre, fino a che non recuperava gli anni persi, non ero certa potesse capire il mio modo di sentirmi in quel frangente.
    Da una parte mi sentivo in colpa per il fatto che Leon e Grace non avessero un padre e Joel potesse anche andarsene per andare altrove, dato che era orfano e a parte aessere legalmente mio figlio, non aveva veri obblighi verso di me. Non avevo mai capito perchè non fu adottato da Robert, ma avevo la sensazione che fosse che fosse stato Joel a decidere e a chiedere al ministero quella sistemazione: da quando aveva sei anni aveva abitato con me e i miei figli, quasi sicuramente li vedeva come fratelli.
    Assolutamente. Oh ci sto, sicuramente. Tenersi occupati non è affatto male come prospettiva. Hai qualche idea? Ho bisogno di cambiare aria, anche se.. beh dirlo delle catacombe è un controsenso in termini. ridacchiai guardandola.

    Edited by ~Sary - 12/11/2015, 21:23
     
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