Is it real?

studenti, soprattutto del 7^anno

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  1. Joanne Foster
     
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    Venire a studiare ogni giorno lì nel Parco, dopo la fine delle lezioni, si stava rivelando scomodo e problematico, ma per il suo morale era un toccasana.
    Non voleva restare più del necessario nei luoghi chiusi e umidi del castello, ormai neppure nella biblioteca, che per anni era stata il suo luogo preferito.
    Se ci trascorreva del tempo, da quella notte in cui aveva incontrato Logan per la prima volta, era solo per cercare di verificare quello che lui diceva. Era stato difficile, una corsa a ostacoli, visto che aveva riscontrato quello che lui stesso aveva detto.
    Non esisteva più nessun testo sulla storia del passato, nulla che potesse raccontare di quegli anni, prima che l’Ordine della Fenice fondato da Silente e il Ministro e il Capo Auror che ne avevano portato avanti le idee fossero catturati e giustiziati.
    Più nessun libro che parlasse della McGrannitt, dei professori che avevano avuto prima della ribellione, la Notte dei cristalli.
    Era stato uno schiaffo in pieno viso per lei, peggiore il momento in cui aveva verificato tutto questo…peggiore persino della notte in cui Logan gliene aveva parlato.
    Non era più riuscita a non pensarci, in ogni istante delle sue giornate, in ogni istante delle loro lezioni. Trattenersi dal reagire davanti alle insinuazioni di Mulciber e di Kierkegard era diventato quasi impossibile, anche ripetendosi che così li avrebbe aizzati ancora di più contro tutti i Tassorosso, che già venivano torchiati con piacere.
    Appoggiò sulle ginocchia piegate il libro che stava leggendo e si sistemò sulle spalle la coperta che aveva preso con sé nell’uscire dalla sala comune. Faceva ancora piuttosto freddo, diversi studenti la guardavano male quando la vedevano uscire come un boscaiolo per affrontare un pomeriggio di studio nel parco.
    Se non si stesse sentendo così cambiata, ne avrebbe riso anche lei. Il problema era che da tempo si era persa completamente la voglia di ridere.
    Riprese a leggere il libro di Arti Oscure che Mulciber aveva così caldamente consigliato, giusto per indicare che la commissione avrebbe preso da quella parte del programma la maggior parte delle domande. Joanne non faticava a crederci.
    Ripercorse velocemente il sommario, le sfuggì uno sbuffo ironico nel considerare che su quel libro sarebbe stato impossibile trovare sia qualcosa di illegale, che qualcosa di veramente utile, anche nelle Arti Oscure.
    << Figurati se vogliono che impariamo davvero incantesimi oscuri e pericolosi…>>
    Nelle ultime due settimane, si era scoperta a commentare a mezza voce questo tipo di scoperte, o anche soltanto quelle situazioni che risvegliavano in lei il cinismo più nero…Da quando aveva conosciuto Logan – Sei sicura si chiami veramente Logan? Sei sicura di poterti fidare di lui? - si arrabbiava soprattutto con se stessa, perché non aveva ancora trovato la forza per fare qualcosa.
    Che lo volesse o no, era stato proprio lui a cambiarla. E una parte di lei, quella che iniziava a desiderare di poter fare qualcosa, nonostante la paura, lo ringraziava per questo.

    Edited by Frelia Hudson - 26/5/2014, 15:59
     
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  2. Lord Arawn
     
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    Snow Lucifer * Scheda * Gryffindor, 6h year


    Finalmente ce l'aveva fatta. Era riuscito a finire di pulire per la... quinta? sesta? ormai non si ricordava più, volta l'intera Sala dei Trofei senza magia, solo perché, in un duello ad Arti Oscure, aveva Schiantato un Serpeverde, facendolo svenire.
    Non è stata colpa mia. Lui è stato troppo lento!
    Si era difeso così, ed era la pura verità, ma era stato inutile. Il professore non aveva voluto sentire ragioni, così Snow si era ritrovato ancora una volta in punizione. Stava davvero per sclerare. Ormai non si poteva fare più niente. Tra un po' gli avrebbero dato punizioni solo perché respirava.
    Si incamminò nel parco, mentre la giornata volgeva pian piano verso sera. Mancavano ancora molte ore, ma il solo stare fuori da quel covo di vipere lo faceva stare meglio.
    Aveva notato, ultimamente, che la sera stava meglio. La sera, prima di prendere quella pillola che era maledettamente costretto ad usare e che purtroppo non poteva rifiutarsi di ingoiare, sentiva il cervello che lavorava al massimo, che collegava meglio i fatti. E ogni volta gli venivano in mente quelle parole che aveva sentito tanto tempo prima, da Alton.
    Non sapeva bene cosa pensare. E non sapeva nemmeno cosa avrebbe detto ai maghi del Ministero, che entro poco tempo sarebbero venuti per la "Settimana del Futuro Cittadino". Non sapeva cosa voleva diventare. Non più, dopo tutto quello che stava succedendo. Forse, dato che se la cavava con gli incantesimi offensivi, avrebbe potuto essere un guardiano alla Gringott, o qualcosa del genere. Ma l'idea non lo attirava molto.
    Snow scacciò tutti quei pensieri e continuò a camminare. Ma era inutile, era come se una nebbia fosca si fosse impadronita di lui. Non riusciva proprio a dimenticare tutto.
    Mentre camminava, quasi senza accorgersene, passò vicino ad una ragazza. E in quel momento lei parlò, facendolo bloccare.
    << Figurati se vogliono che impariamo davvero incantesimi oscuri e pericolosi…>>
    Non seppe cosa pensare. Ma, prima che potesse ragionarci sopra, parlò senza pensare, come gli capitava spesso.
    Evidentemente hanno troppa paura per i loro deretani.
    Ecco. Se era un serpeverde, era fritto. O forse no, avrebbe potuto inventarsi una qualche scusa. Si sarebbe beccato l'ennesima punizione, ma non ci sarebbero stati altri problemi. Sperava.
    Ormai la frittata era fatta, comunque, così si girò verso la persona che aveva sentito parlare.
    Era, come aveva già capito, una ragazza. Indossava la veste di Tassorosso e teneva in mano il libro di Arti Oscure. Fece un mezzo sorriso nella sua direzione.
    Scusa, non ho potuto fare a meno di dirlo.
    C'era una buona probabilità che lei non avrebbe detto niente a nessuno. Dopotutto, i Tassorosso erano odiati più dei Grifondoro e di conseguenza quelli che subivano maggiori angherie. Non avrebbe avuto nessun motivo per dire qualcosa.




    * Role code by Ellenroh Carrow *

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  3. .Gwen
     
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    Avevo cercato ovunque Michael ma non lo avevo trovato ancora, probabilmente si era rintanato in sala comune, posto dove io non avevo intenzione di andare, oppure era in biblioteca - vedi sopra - oppure, era nel dormitoio maschile e ovviamente io non posso accedere nemmeno volendo. Dovevo chiedergli una mano, soprattutto per farmi aiutare per quella dannata settimana che ci vedeva tutti.. controllati. Ci vedeva, studiati al microscopio e io avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a mantenere la calma. Che Micheal non fosse esattamente all'apparenza un tipo calmo e pacato, beh di sicuro lo sapevo, ma.. lo conoscevo abbastanza per dire che la goffagine che aveva il ragazzo tradiva molto questo suo essere calmo. Era colpa mia se mal sopportavo infatti le restrizioni alla mia libertà o qualcuno che le dica cosa deve o non deve fare e avrei voluto una persona meno.. arrabbiata. Che avrei dovuto fare del mio futuro? Avrei dovuto a pensare a Hiro, ne ero certa, ma in quel momento avevo il panico. Io non ero esattamente un'emarginata, o meglio, venivo bullizzata ma forse meno di Hiro che era tra i grifondoro e mi aveva pregato di non fare niente, che era un ragazzo di ormai quindici anni e che sapeva cavarsela da solo, ma vederlo spesso con un occhio nero e mi faceva stare male. Cercavo di proteggerlo da lontano, ma non ero e non sarei mai stata un serpeverde e se avessi voluto interferire era peggio, era matematico. Ero andata a fare un giro al parco, per schiarirmi le idee.. ma, il sentire Joanne e Snow, mi fece sorridere.
    Se posso permettermi, ragazzi, secondo me.. la insegnano e danno permesso di usarla solo ai serpeverde ammisi guardando entrambi, sedendo accanto a Joanne. Persi ogni interesse verso il libro di pozioni che tenevo tra le mani e che presa da ogni pensiero, avevo persino dimenticato di averlo tra le mani, tanto che poi lo abbandonai pigramente accanto a me. Come state ragazzi? chiesi così, di getto.
     
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  4. ¨Charlotte¨
     
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    * Charlotte Eliah Winchester *
    Il silenzio è l'urlo dell'anima.





    Era l'ennesima sera di fila che scappava dalla sua sala comune dopo cena. Non riusciva a sopportare il vociare concitato dei suoi compagni, nè pensava di essere pronta ad affrontare il chiocciare delle sue compagne di camerata. Ogni volta che attraversava un corridoio pieno di studenti di ogni età il discorso era sempre lo stesso: "la settimana maledetta". Così la chiamavano alcuni. Lottie era convinta che quel nomignolo fosse un'invenzione di alcuni suoi coetanei grifondoro; non che importasse come la chiamavano. Era una settimana che lei non voleva vivere. Non sapeva cosa avrebbe fatto una volta uscita da quella scuola e non era certa che i ministeriali e i professori sarebbero stati d'accordo con il suo desiderio di scappare da Londra e da tutto quello che le ricordava la sua infanzia e sua nonna. No. Non amava essere esaminata come un piccolo animaletto malato di una malattia incurabile. Perchè si divertivano a torturarli? La scuola doveva essere dura e faticosa, questo è vero, ma... dove stava il divertimento come intercalare? Sembrava che nessuno fosse capace di ridere realmente in quel castello. O meglio... quasi nessuno!
    Mentre percorreva la stradina che l'avrebbe portata al parco, il suo pensiero corse a un ragazzo che sorrideva.
    Hanry
    Già... Si era presa una cotta per un ragazzo che si stava per diplomare e che non avrebbe più rivisto sicuramente!
    Con un sospiro ricreò una nuvoletta di fumo e si strinse attorno al mantello di lana. Il forte profumo di terra umida la costrinse ad arricciare il naso. Faceva sempre più freddo eppure lei continuava ad uscire all'aperto, alla ricerca di quiete.
    La mattina tentava di scacciare i mostri che l'aggredivano la notte, sotto il cielo privo di stelle. Un'altra cosa che rimpiangeva. Le stelle... era difficilissimo vederle quando apparivano cupi nuvoloni che promettevano pioggia.
    Passò a pochi metri dal gruppetto che si era formato in un angolo del parco senza accorgersi che li conosceva. Fu la voce di Gwen a riportarla sulla terraferma, facendola voltare di scatto.
    Con una strizzata d'occhi, capì che c'erano un suo compagno di grifondoro che racimolava punizioni con la stessa facilità con cui si respirava e Joanne Foster, tassorosso all'ultimo anno. Aveva sentito alcune storie su di lei senza mai darci alcun peso.
    Saltellò fino a loro e si chinò alla loro altezza.
    << Buona sera! Abbiamo avuto tutti la stessa idea, a quanto pare. Vi sentite soffocare anche voi dentro quel castello? >>
    si lasciò cadere a terra, ignorando la brina che inumidiva già il suo mantello e gelava le sue caviglie scoperte. Era inutile pensare che qualcuno di loro potesse amare quel posto. Erano pochi i pazzi che uscivano a quell'ora, durante una serata invernale che prometteva solo influenza con febbroni da cavallo.



    Role code by Ellenroh Carrow

     
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3 replies since 30/3/2014, 13:54   123 views
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