Dopo tre giorni, il pesce puzza. Pensate un cadavere.

Oswin x Jalyne. III interrogatorio.

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  1. ~Miss Jalyne
     
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    JALYNE HALIA MCRUNER * Scheda *




    * Azkaban - Braccio B * Data Ignota *



    Era stanca! Stanca di dover fare avanti e indietro per i corridoi del ministero, intenta a preparare nuove pozioni strane insieme alla Carrow. Finalmente quel giorno era arrivato! Stava contando i secondi che la separavano dalla sua prigioniera preferita. Quella che avrebbe amato fino alla fine. Quella che avrebbe accompagnato verso un dolore più grande di quello fisico. Sì... Strinse tra le mani delle foto e guardò la giovane donna muoversi e affaccendarsi dentro il bar, ignara del suo destino.
    "Clara... Mia cara Clara... Chi è tra voi due la più bella? Presto sarà semplice distinguervi. Molto presto."
    sghignazzò da sola mentre barcollava per quei corridoi che, come ogni volta, le facevano da passerella verso il solo posto che amava. La cella di Oswin e Teddy.
    << Jalyne! Che intenzioni hai oggi? Le farai male??? Le farai molto male? >>
    la voce di Havis era eccitata quanto la sua. Jalyne rise. Rise talmente tanto che chiunque fosse rinchiuso dietro quelle porte urlò per il terrore. Si avvicinava alla sua adorata... Lo sentiva. Percepiva l'odore di sangue fresco e sapeva che, nella loro stanza, Teddy stava eseguendo il suo dovere di schiavo.
    Uno dei giorni antecedenti, mentre Oswin era in infermeria, lei era entrata a fare una chiacchierata con suo fratello. Sotto la maledizione Imperius e, dopo alcune torture psicologiche, gli aveva imposto di auto infliggersi delle ferite su braccia e gambe. Doveva tagliarsi ogni 360 battiti di cuore e, se Oswin si fosse azzardata ad avvicinarsi per togliergli il coltello o fermare quel comando, Teddy avrebbe dovuto ferirla a sua volta.
    Dopo la chiacchierata con suo fratello, era stata in infermeria e aveva chiesto che due guardie stessero nella cella fino al suo arrivo, curando il giovane e la ragazza poco prima dello svenimento. Dovevano solo soffrire, non di certo morire.
    << Teeeeeeeeeeeeeeeddy... Sento il tuo sangue scorrere sul pavimento di questo posto. >>
    solo due passi la separavano dalla cella. Vide le guardie uscire fuori, non appena udirono la sua voce e le lasciarono il passo per entrare ad osservare. Sembravano quasi fieri del loro lavoro o forse... Segretamente... Ne erano disgustati.
    Jalyne entrò con un balzo e le mura insozzate di lerciume volteggiarono un attimo. Allargò le braccia, quasi cercasse di ritrovare l'equilibrio, e sorrise.
    << Buongiorno splendori! Spero abbiate passato un confortevole soggiorno qui ad Azkaban. Dovrete starci ancora un po'... Allora piccini... Che mi raccontate? Teddy? Hai qualcosa da dire? >>
    si voltò verso il fratello che aveva appena emesso un gemito di dolore, provocandosi l'ennesimo taglio sul braccio. Aaaah... musica per le sue orecchie. Questo sì che era un'ottimo inizio di giornata. Jalyne avrebbe tanto voluto applaudire, se solo non avesse avuto le mani occupate a tenere le foto.
    Sghignazzò ancora e, con un cenno della bacchetta, Teddy prese a tagliarsi con rinnovata frenesia. I battiti erano solo 100 adesso. Quanto avrebbe resistito ancora?
    << Potete andare. >>
    chiuse la porta in faccia alle guardie, ma ancora non si decise a guardare Oswin. Era decisa a metterla alla prova. Quanto avrebbe resistito nel vedere Teddy soffrire? Cosa avrebbe fatto per fermare quella tortura?



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    Edited by Nobody Janson - 17/3/2014, 21:41
     
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  2. Nobody Janson
     
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    * Numero 679 - Braccio B *




    Aveva cercato di ignorare il fetore che ormai sapeva provenire anche dal proprio corpo, non soltanto dalle pareti e dal suo compagno di prigionia.
    Mentre la medicavano nell'infermeria, si era chiesta fin dove potesse arrivare la resistenza di una persona, magia o no. Se fosse esistita una giustizia, almeno a quel povero ragazzo sarebbe stato risparmiato tutto quel dolore. Non poteva aver meritato quello che stava passando da così tanto tempo, a causa di quella che si diceva essere sua sorella...ed era diventata la sua padrona e torturatrice.
    Aveva marchiato anche lui, con quella successione di rune?
    Sentiva anche lui quelle fitte di dolore ad ogni respiro, era stato quello a piegare la sua volontà giorno dopo giorno? Era ciò che aspettava lei?
    Oswin aveva deciso che ne sarebbe uscita. L'avrebbe spinta a ucciderla, prima di essere trascinata davanti ai Lestrange o a chiunque altro si trovasse ancora più in alto, a macchinare quegli orrori costanti.
    Il suo proposito si rinnovò quando la riportarono dentro, trascinandola come un sacco e sprangando la porta della cella.
    Un altro detenuto del braccio B sussultò così forte, dalla cella vicina, che Oswin ne sentì il respiro affannato e il singhiozzo, scemare nell'aria gelida che penetrava sotto le fessure e faceva eco alle lontane onde del mare. Un mare che nessuno dei prigionieri in isolamento poteva vedere.
    La distrazione di quel momento non le permise di capire quando tutto ebbe inizio; quando distolse lo sguardo dalla parete lercia che avevano di fronte, lo spettacolo del compagno di prigionia e delle ferite che si stava producendo, avvolto in quella sorta di trance che lo rendeva grottesco, le fermò il cuore.
    Oswin aveva iniziato a dubitare di averlo, un cuore, ma le ultime settimane di prigionia le avevano dimostrato che non era vero. Quante volte aveva cercato di smorzare ogni pensiero, ogni preoccupazione per Clara...ogni ricordo suo e del padre sul nascere, per poter abbandonare la vita prima di ritrovarsi a tradirli di nuovo?
    Quante volte aveva pregato di poterci riuscire?!
    Poi era arrivata lei, con il suo maledetto marchio e il suo piano su Oswin, per trasformarla secondo le sue esigenze.
    Chissà cosa credette di fare in quegli istanti Oswin, lanciandosi verso l'altro detenuto per impedirgli di uccidersi? Chissà cosa voleva ottenere? Fu subito abbastanza chiaro che la bionda aveva orchestrato tutto. Oswin invece non riuscì a reagire a quell'attacco, che aggiunse nuove ferite e mescolò il loro sangue, nella lotta furibonda che il ragazzo - o ciò che ne restava, privato della sua stessa volontà ora, ma dotato di una forza innaturale che solo una maledizione poteva conferire a un corpo così mal ridotto - ingaggiò reagendo al suo tentativo di bloccarlo.
    Comprese in ritardo che quello era soltanto uno dei modi per farli sentire ancora più inermi, ancora più soli...e nelle sue mani.

    Aveva l'orrore di nuove ferite sul corpo e nella mente l'ossessione di quelle che aveva visto il compagno di cella procurarsi, quando la porta della cella si riaprì nuovamente, quando due Guardie entrarono per medicarli entrambi. Di nuovo.
    La braccarono accorciando le catene al muro e costringendola a terra con il loro peso, quando video che avrebbe continuato a dibattersi come un animale finché avesse avuto forza.
    Alla fine ebbe la testa premuta a terra, il volto girato dalla mano di uno dei due uomini, mentre le altre la disinfettavano e bendavano le braccia e i polsi sotto gli anelli di ferro.
    Si rialzarono, allungarono di nuovo la catena alla sua caviglia poi, radunando le loro cose, uscirono dalla cella.
    Capire che sulla soglia si era riaffacciata la pazza, le diede una forza insospettabile.
    Era la sua ultima occasione, non ne avrebbe avute altre per porre fine a tutto, una volta per tutte. Per riuscirci era disposta ad andare incontro alla morte...era disposta a cercarla persino in uno dei Lestrange...dopo aver tentato di uccidere la bionda riccioluta.
    Non voleva avere padroni e non voleva rimpianti, non in quell'ultimo periodo della sua vita. Fuori non c'era più nulla...e non avrebbe comunque più visto nulla. Non sarebbe mancata a nessuno.
    Non sapeva se questo le fosse di aiuto, ma assecondò quella forza insperata e riuscì a rialzarsi, a ritirarsi alle spalle dell'Inquisitrice che entrò e portò la sua attenzione sul prigioniero.
    Oswin non era così ingenua da pensare che non si fosse accorta di lei, ma era abbastanza disperata da cogliere l'ultima opportunità che avesse.
    Chiese alle catene tutto il gioco che poterono darle e si lanciò alla schiena della donna, circondandole con un urlo il collo, i polsi incatenati tra loro che le fornirono l'arma di quello che era un vero e proprio omicidio...e suicidio.
    Nel giro di pochi istanti, era di nuovo un fagotto di ossa e carne ai piedi della pazza, tutto il corpo trafitto da un nuovo tipo di dolore che non aveva ancora conosciuto, irradiatosi dal braccio attraverso ogni nervo e ogni muscolo.


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    Edited by Nobody Janson - 25/3/2014, 22:13
     
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  3. ~Miss Jalyne
     
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    JALYNE HALIA MCRUNER * Scheda *




    * Azkaban - Braccio B * Data Ignota *



    Ah, sì... L' aveva provato! Era stata così stupida da rischiare la poca umanità che le restava solo per cosa? Se anche Jalyne fosse morta, lei non sarebbe mai uscita da quel luogo. Fuori c'erano delle guardie ad attenderla e lei era sempre troppo debole per poter combattere contro chiunque.
    La bionda l'aveva percepito. Aveva sentito il fruscio del suo corpo pelle ed ossa muoversi nell'ombra ma era più divertente lasciarla fare. Anche quando le sue braccia l'avvolsero in una morsa priva di alcuna forza fisica, lei non la fermò, sotto lo sguardo attonito di Havis. Sentiva le catene premere contro la gola; il freddo pungente del metallo contro la pelle calda del suo corpo sovreccitato non faceva che aumentare la sua adrenalina. Il sangue, per pochi istanti, aveva pompato più velocemente accrescendo l'eccitazione. Una semplice risata roca si liberò dalle sue labbra quando il corpo della prigioniera si riversò a terra. Ecco ciò che meritava in quel momento. Ecco il posto che le spettava ora che aveva compreso quanto fosse difficile combattere un mostro più grande e spietato.
    << Uccidila! Uccidila Jalyne! Fallo! Ha tentato di strozzarti! Falla soffrire! >>
    di solito, quando Havis proferiva una sentenza, lei era solita assecondare le sue richieste, perchè sapeva nel profondo che erano la cosa giusta da fare ma... Quella giovane era diversa! Quella giovane era l'unica speranza per ricavare delle informazioni in modo semplice e divertente. Se avesse perso quella bambola che teneva con tanto cura, probabilmente Lestrange si sarebbe infuriato e lei non aveva la minima intenzione di subire un'altra punizione senza avere nulla in cambio. La volta precedente ci aveva guadagnato la morte di idioti inutile e nullafacenti.
    << Mia cara, ti sentivi sola ed ignorata? Mi dispiace! Tra poco sarò da te. Nel frattempo, crogiolati nel tuo dolore. Guardala! Guarda quelle foto e dimmi... Ti riconosci? >>
    le foto che stringeva tra le dita ricaddero proprio sopra il fagotto rannicchiato che era Oswin, incastrandosi tra le fessure del pavimento lurido. Nonostante si sporcassero appena toccavano terra, era facile riconoscere Clara - la gemella.
    << O meglio... La riconosci? Sappi che hai appena firmato la sua condanna a morte! Tu vivrai col peso della sua vita spezzata. >>
    fu un semplice sussurro e lo emise a pochi passi dalla ragazza. Con un gesto della bacchetta strinse i cerchi che le legavano i polsi e le caviglie e sperò che procurassero abbastanza dolore da aggiungere a quello già esistente.
    << Oh Teddy! Arrivo! Non è il caso che tu muoia ancora... Avrete molto di cui parlare con la tua compagna. >>
    con assoluta lentezza, in netta contrapposizione alle sue parole affrettate, bloccò l'incantesimo che aveva scagliato su suo fratello. Il coltello ricadde nella mano di Jalyne e piccole gocce di sangue fresco continuarono la loro caduta, atterrando sugli anfibi della giovane bionda.
    << Dovevi ucciderla, ma ammetto che quella della sorella è un'ottima mossa. Speriamo che le importi ancora qualcosa della sua famiglia, ovviamente. >>
    Havis, di nuovo. Parlava poco ma quando lo faceva, continuava a ripetere i pensieri che lei formulava nella sua testa. Per forza! Si conoscevano da tutta una vita, quindi era semplicissimo capire cosa dire al momento giusto.
    Jalyne si chinò su Teddy che, sanguinante, rantolava restando immobile contro la fredda pietra. Soffriva in silenzio come lei le aveva insegnato ed evitava di farla infuriare ancora più del dovuto.
    << Bevi Teddy. Bevi. >>
    gli spinse in gola un liquido cristallino e si allontanò da lui, mostrandogli poco interesse. Sapeva che quella pozione l'avrebbe aiutato a guarire le ferite e riprendere le forze almeno per parlare. Ora suo fratello non le serviva più, quindi poteva anche ignorarlo fino a quando non si fosse reso nuovamente utile.
    << Allora, Oswin. Pensi che Clara stia abbastanza bene? Credi che sia pronta a morire? Chissà che faccia farà quando le diranno che sta morendo per colpa tua. Molto probabilmente ti odierà. >>



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  4. Nobody Janson
     
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    * Numero 679 - Braccio B *




    << Guardala! Guarda quelle foto e dimmi... Ti riconosci? >>
    La voce querula, quasi infantile, della bionda giunse da lontano, come strozzata dal fischio che perforava le orecchie di Oswin, mentre un respiro dopo l'altro la prigioniera entrava sempre più in un inferno di dolore.
    Schiacciata al pavimento sporco della cella, non riusciva a fare altro che attendere l'ennesimo spasmo di agonia, che scuoteva tutto il corpo.
    Gli occhi di Oswin però non poterono chiudersi, non fu permesso loro evitare di vedere quelle immagini cadere a pochi centimetri dal suo volto. Fu costretta a vedere e l'unico volto che si distingueva su quelle fotografie, fu il cuore a riconoscerlo, mentre l'inquisitrice si chinava, sussurrando alle sue orecchie doloranti. << O meglio... La riconosci? Sappi che hai appena firmato la sua condanna a morte! Tu vivrai col peso della sua vita spezzata. >>
    Non era in grado di pensare, non erano pensieri razionali quelli che le attraversarono la mente, collegando le parole della torturatrice. Giunse altro dolore, punendola per quei pensieri che la magia del marchio sul braccio poteva cogliere...e quel nuovo dolore fu rafforzato dalla morsa del ferro attorno ai polsi e alle caviglie.
    Sgranò gli occhi, puntandoli avanti a sé senza però riuscire a vedere nulla, in un momento in cui il dolore sembrava non avere fine.
    Restò immobile, inerme, mentre sentiva appena le poche parole che la bionda diceva al fratello, prima di tornare da lei. Se le catene non avessero smesso di stringersi...Oswin sentì che la circolazione rallentava, mani e piedi si stavano facendo insensibili, ma sapeva già che la donna avrebbe posto fine a quel dolore, che non l'avrebbe lasciata morire nemmeno questa volta. E non era una buona notizia.
    Tuttavia l'istante di assenza di nuovi picchi di dolore le permise di riprendere fiato, i polmoni incamerarono disperatamente aria come se fosse stata immersa in una corrente di fuoco e cenere.
    Deglutì un sapore acre e asciutto che non sembrava nemmeno lontanamente saliva. Era morte, il suo respiro era già quello di un cadavere. No, un cadavere avrebbe avuto la pace. Per lei non era così.
    Alzò lo sguardo e cercò di puntarlo negli occhi della donna che ormai l'aveva in pugno.
    Io riproverò...e riproverò...a ucciderti. pensò.
    Ma non lo disse, e non era neppure una sfida quella che animò le poche parole che invece pronunciò con fatica.
    << Lei...mi odia...già. >>
    Non potete fare più di quanto abbia fatto io...perché succedesse.
    Si sentì tremare, sempre più violentemente, non per il timore di nuove scariche di dolore, no. Tremava perché stava scoprendo quanti danni avesse fatto nella propria vita e si rendeva conto di non riuscire a porre rimedio neppure a uno di questi. Era sempre stato così.
    Trasse un respiro, trovandosi a metà e chiedendosi se sarebbe riuscita a portarlo a termine.
    La bionda la guardava, impassibile.
    << Potrò rivederla...un'ultima volta...se accetto di aiutarvi a ucciderla? >> Non permise alla propria mente torturata di ascoltare le grida del suo cuore.
    Oswin doveva morire dentro di lei...in qualche modo doveva accadere. I giochi erano finiti.


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    Edited by Nobody Janson - 25/3/2014, 23:08
     
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  5. ~Miss Jalyne
     
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    JALYNE HALIA MCRUNER * Scheda *




    * Azkaban - Braccio B * Data Ignota *



    Nota:
    Il parlato sottolineato è di Teddy.
    Il parlato solo in grassetto è di Jalyne.


    Gli occhi di Jalyne passarono in rassegna il soffitto della stanza. Lentamente si spostarono su ogni centimetro di quella cella. Lo sguardo si soffermava sui piccoli ragni che fabbricavano ininterrottamente una nuova ragnatela su un angolo basso, muovendosi poi sulle piccole tane costruite dai topi che abitavano quel luogo.
    Un topo. Ecco cosa stava per diventare Oswin. Un topo in gabbia, ridotto all'obbedienza di una pazza.
    Sorrise.
    Le sue labbra si allargarono fino all'inverosimile, prima di ridere con forza della proposta della prigioniera.
    << Credevo avresti contrattato la sua salvezza. Pensavo ti importasse qualcosa di tua sorella. A quanto mi è stato detto, lei ti ha risparmiato la vita la Notte dei Cristalli. Non ti ha uccisa. >>
    Jalyne sapeva che quel gesto era stato reciproco. Sapeva che anche Oswin aveva risparmiato la vita di Clara, ma non era quella parte ad importarle. Doveva fare leva su qualcosa e, quel qualcosa, era proprio l'amore che Oswin celava.
    Jalyne stessa era conscia dell'affetto reciproco che due fratelli provavano. Bastava vedere Teddy e le tante volte che aveva provato a riportare sua sorella nella retta via. Ovviamente aveva fallito ma lei.... Lei non era di certo Oswin. Lei non avrebbe mai perso alcuna occasione di uccidere un fratello che aveva odiato da sempre.
    << Stai vendendo tua sorella? Vuoi ucciderla? Vuoi che muoia per mano tua? Oswin, fai il suo gioco, così! Lei sta riuscendo a trasformarti! Ti sta rendendo come lei stessa. Diventerai una copia di Rose. >>
    Quando pronunciò quel nome, Teddy venne scosso da un colpo di tosse violento. Il dolore pulsava nella sua testa come un martello. Gli occhi, lacrimanti per il dolore, sembravano spilli incandescenti e le mani scattavano. Le dita si aprivano e chiudevano in cerca di qualcosa da stringere per resistere. Non ci si abituava mai a quel dolore. Mai.
    << Rose, smettila! Smettila di metterle una contro l'altra. Ti prego. So che non vuoi questo! So che c'è qualcosa di buono in te. Sii ragionevole. Non puoi uccidere qualcuno solo per..... >>
    non riuscì a finire la frase. Con uno scatto, il suo corpo si piegò in due e sentì le ossa delle spalle piegarsi in una posa innaturale. Stava soffrendo per un dolore che solo lei poteva fermare. Tacque e si ritirò nel suo angolo buio, attendendo che smettesse. La sorella non avrebbe mai alleviato le sue sofferenze.
    << Sai Teddy, forse hai ragione. Posso essere buona oggi. Mi sento buona, in fondo... Ho evitato che morissi. >>
    Jalyne era iperattiva. Sorrideva come una bimba e batteva le mani, saltellando per la stanza. Con un gesto, dalla sua bacchetta apparve una sedia. Era a pochi passi dalle catene che tenevano ferma Oswin. Si accomodò con le gambe incrociate e un rinnovato desiderio di contrattare. Sì, stavano arrivando al punto. C'erano quasi.
    << Allora Oswin, visto che oggi sono buona, potrei aiutarti. Se qualcosa ancora ti lega a tua sorella, beh... potresti salvarla. Vedi... Se solo tu facessi tutto ciò che io ti chiedo... Se solo tu diventassi la donna che può lavorare al mio fianco, per aiutarci nella causa, allora.... Tua sorella potrebbe non morire. >>
    si rigirò un boccolo tra le dita e poi si osservò le unghie, perfette come sempre. Ne limò una sulle calze a rete, con fare disinteressato e alzò gli occhi sulla prigioniera.
    << In fin dei conti... Cosa sarà mai una nuova vita in cambio della salvezza di tua sorella? Un patto! Ecco cosa potremmo fare. Io ti prometto che Clara non verrà uccisa e tu... Tu dovrai solo fare, dire e comportarti come io riterrò giusto. Nel senso che farai ciò che ti chiedo e poi... Quella che ti aspetta è una nuova vita, fuori da qui. Non tornerai in questa cella. Non lo farai mai più se accetti la vita che ti offro. >>
    Era brava. Si stava congratulando con se stessa mentre pronunciava quelle parole. C'erano sempre dei sotterfugi.
    Le aveva promesso che non sarebbe tornata in quella cella, ma non aveva detto nulla sulle altre. Le avrebbe fatto promettere di fare tutto quello che chiedeva. Quando sarebbe arrivato il momento, sarebbe stata la nuova Oswin a portare lì Clara. Sì... Se tutto andava come doveva, persino Peter si sarebbe congratulato per il suo inganno.
    << Se invece non vuoi accettare, beh.... Passerai una lunga vita qui dentro insieme a me e vivrai con la consapevolezza di aver ucciso tua sorella solo per il tuo egoismo. >>



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  6. Nobody Janson
     
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    * Numero 679 - Braccio B *




    Giorno dopo giorno, attraverso quell'agonia che dilatava il tempo fino a fargli perdere ogni significato, Oswin stava comprendendo come quel carcere non cessasse mai di lavorare su di loro e sulle loro menti. V'erano notti in cui le grida dei detenuti non si spegnevano mai, neanche sotto i pugni e i calci delle guardie.
    Avevano sentito prigionieri gridare solo per farsi sentire da ex compagni di resistenza - sapeva che in isolamento si trovavano reietti che avevano almeno lottato per veramente per la libertà...mentre lei...lei non aveva nemmeno il conforto di questo - avevano sentito anche detenuti gridare soltanto per sentirsi ancora vivi.
    Avevano sentito parlare tra loro delle notizie che le guardie lasciavano filtrare da fuori...quelli che ancora erano in grado di farlo. Aveva sentito voci lontane e sofferenti chiedere tutto a se stesse, per riuscire a parlare ancora...a confrontarsi su ciò che trapelava...per decidere insieme a cosa dover credere.
    Non distolse lo sguardo dalla donna, mentre questa sedeva accanto a lei, non diede cenno di aver sentito o di voler riflettere sulle parole del ragazzo.
    Lui non capiva.
    Oswin aveva smesso di credere a qualsiasi voce, ma a quanto pareva era rimasto qualcosa di ancora troppo umano in lei, per diventare immune a tutto quello squallore.
    E la bionda che ora la teneva in pugno lo aveva capito meglio del suo compagno di prigionia. Non l'aveva convinta e forse non vi sarebbe riuscita mai. Sapeva benissimo per quale motivo Oswin aveva simulato la convinzione di arrendersi e di collaborare alla morte di Clara. Sapeva che c'era ancora un cuore, in lei...e non smetteva di pensare a come pietrificarlo definitivamente.
    Ignorò gli ultimi tentativi del ragazzo di farla desistere...e continuò a guardare la bionda, cercando di non fissarsi su quel sorriso che tanto odiava, ma che sottolineava ogni istante di più come l'altra stesse vincendo.
    << Accetto. >> mormorò, sentendo che la pazza sondava il suo autocontrollo attraverso il marchio.
    Come operava quella maledetta magia?
    Aveva bisogno di capirlo.


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    Edited by Nobody Janson - 16/5/2014, 21:57
     
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  7. ~Miss Jalyne
     
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    JALYNE HALIA MCRUNER * Scheda *




    * Si aggrappava alla vita come un neonato al seno materno.

    Si lanciava verso la morte dell'anima, come un disperato alla sua droga. *




    Nota:
    Il parlato sottolineato è di Teddy.
    Il parlato solo in grassetto è di Jalyne.
    Il parlato in corsivo è di Havis.

    << Lo sapevi! Tu lo sapevi ancor prima di entrare in questa cella. Sapevi che avrebbe accettato le tue condizioni. Sua sorella! Ecco cosa la tiene ancora attaccata alla miserabile vita che conduce. Sembra quasi uno di quei bimbi che si aggrappano al seno della loro madre per non sfuggire al cibo. >>
    Havis strinse i pugni nell'aria con un gesto ostentato, osservando Oswin con occhi sbalorditi. A Jalyne sembrò di leggere negli occhi dell'amico un moto di pietà, ma fu solo un istante. Durò quanto un battito di cuore e svanì da lui, mutando in un sorriso compiaciuto. Jalyne si avvicinò alla giovane prigioniera tanto da poterle respirare sui capelli sporchi e arruffati, allungando istintivamente una mano sul suo volto. Le strinse le guance con una mano mentre fissava il suo sguardo sulle rughe di dolore che andavano distendendosi.
    << Presto mia cara... Molto presto capirai che è stata la scelta più giusta per te e per tua sorella. Chissà... Magari un giorno potreste anche incontrarvi di nuovo. Magari avrete la possibilità di vivere insieme e di ritrovare ciò che è andato perduto. >>
    usava il tono più dolce che conoscesse, nonostante la nota pazza che imperversava nel suo sorriso gelido. Aveva accettato ma Jalyne non si lasciò sopraffare dalla felicità di quel momento. Erano appena agli inizi e la ragazza doveva iniziare l'addestramento il prima possibile.
    << Ora! Visto che hai accettato, devi sapere che nello stesso istante in cui hai pronunciato quella piccola parola, hai firmato un contratto scritto sulla pelle con me. Non puoi tirarti indietro perchè il dolore arriverebbe a toccare picchi inimmaginabili che farebbero impallidire persino.... - ci fu una pausa, in cui la bionda cercò di trovare una similitudine adeguata per finire la frase. Sorrise. Lo fece nel solito modo cupo che conosceva alla perfezione: angoli inarcati e labbra sottili quanto un ago da cucito. - ... me. >>
    si indicò con semplicità e lasciò andare il suo viso, facendo qualche passo indietro. Teddy era rannicchiato nell'angolo e scuoteva la testa. Jalyne sapeva perfettamente cosa lui stava pensando: "mia sorella è pazza. Quella ragazza ha sbagliato tutto. Non doveva accettare." Le sembrava di poterlo sentire nella sua mente e la cosa la infastidì. Teddy lanciò un urlo di dolore e il marchio che aveva sulla nuca si infiammò. Sembrò quasi che le scritte si stringessero sulla pelle, corrodendone la superficie. Teddy si meritava quel dolore. Doveva provarlo perchè non comprendeva l'amore per la famiglia. Lui non avrebbe mai accettato! Lui non avrebbe mai deciso di dedicare la sua vita a qualcuno solo per salvare sua sorella.
    << Mia cara. Se farai quello che ti dico, non ci sarà alcun dolore. Niente problemi, nessun male in poche parole. E ho intenzione di metterti subito alla prova, perchè presto... Molto presto, tu rinascerai. Tu, il tuo viso, il tuo essere! Toglieremo via quegli abiti sporchi che rivestono la tua anima e ne indosserai di nuovi. Saranno più belli. Sì... Ho deciso! Saranno di fattura impeccabile e ti doneranno, non ti preoccupare. >>
    si muoveva per la stanza e parlava come se tutto fosse semplice. Come se non si stesse decidendo di cambiare completamente l'ossatura facciale di una persona con annessi occhi, naso, bocca e tutto ciò che c'era da modificare. Sarebbe stato doloroso, ma a Jalyne non importava. Lei aveva accettato. Tutto quanto iniziava a girare solo attorno a quella constatazione.
    << Che i babbani siano maledetti! Teddy, smetti di urlare. Mi fai venire un gran mal di testa. >>
    si portò stoicamente una mano alla fronte e si lasciò cadere sulla sedia come se fosse stanca. Fu allora che si accese una lampadina maligna nella sua mente. Fu allora che udì Havis gioire sopra le urla di Teddy.
    << Oswin! Fallo stare zitto a suon di botte. Fallo soffrire fino a quando non smette di urlare. Adesso. >>
    liquidò la situazione con un gesto delle dita in direzione del fagotto che era suo fratello e accavallò le gambe. Aveva dato un'occhiata alla stanza quando era entrata, anche se la conosceva a memoria, e sapeva che la giovane poteva coprire la distanza che la separava da Teddy. Non era necessario allungare le catene, nè avvicinare il corpo di suo fratello. Bastava solo che lei si alzasse e si avvicinasse. Oppure - cosa che eccitava Jalyne - lei poteva semplicemente prendere uno dei piedi scheletrici di Teddy e tirarne il corpo fino a sè.
    Che scegliesse il modo che più le piaceva. A lei non importava affatto, perchè Oswin aveva accettato.



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  8. Nobody Janson
     
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    * Numero 679 - Braccio B *




    Lei era il numero 679, ormai.
    Più nessuno utilizzava il suo nome, più nessuno lo avrebbe ricordato ancora per molto.
    Forse era bene che lo dimenticasse presto anche lei.
    Che accettasse di perdere se stessa, per riuscire a prendere davvero quella strada.
    Sostenne lo sguardo della pazza puntato nel suo, sforzandosi di ignorare il dolore che saliva...più per la sua stessa rabbia, alla quale rispondeva l'incantesimo del marchio...che per il dolore stesso della stretta.
    Il dolore aveva raggiunto un picco insopportabile, trovava difficile pensare che potesse andare oltre...Ma ogni istinto a interrompere le parole della bionda crollò nel vedere la sua reazione alle urla dell'altro prigioniero.
    Che atrocità dovevano aver segnato il passato della loro famiglia, se la crudeltà di una sorella contro il suo stesso fratello era arrivata a questo punto?
    Eppure...nonostante questo, il prigioniero tentava ancora di far ragionare quella folle della sorella, sua carceriera da anni. Clara avrebbe fatto lo stesso per lei...pur urlandole contro, Oswin sapeva che anche lei avrebbe continuato forse a cercare di farla ragionare.
    Nel cuore e nello stomaco di Oswin si crearono il vuoto, quando la bionda la mise al corrente della sua nuova illuminazione...e del suo nuovo ordine.
    Il numero 679 si alzò...compiendo a fatica i passi che la separavano dall'altro prigioniero.
    Relegò disperatamente in un angolo quella ribellione che stava minacciando di bloccarla, che si rifiutava di compiere un altro passo ancora.
    Un numero, lei era soltanto un numero. Doveva ragionare il quel modo, fino a che non avesse capito...
    Cadde a terra, scoprendo come l'incantesimo fosse capace di sentire i suoi ragionamenti...quel poco di calcolo che pensava ancora di poter fare per ingannarlo...non funzionava, non le era permesso.
    Non è un gioco... Il picco di dolore che la fece stramazzare sul pavimento della cella e rantolare non si placò fino a che lei non fu arrivata stringendo i denti davanti all'altro detenuto.
    << Non capisci quello che ti sta facendo? >>
    << Zitto. Sta zitto! >>
    Ma lui non cessò, continuò a cercare di convincerla fino a che non ebbe alzato il primo pugno su di lui.


    Role code by Ellenroh Carrow



    Edited by Frelia Hudson - 26/5/2014, 15:08
     
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  9. ~Miss Jalyne
     
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    JALYNE HALIA MCRUNER * Scheda *




    * La vittoria... ne assaporava ogni istante, sperando non finisse mai.
    * Lo vedeva nei suoi occhi. L'arrendevolezza del prigioniero 679 era il suo grido di gioia.




    Nota:
    Il parlato sottolineato è di Teddy.
    Il parlato solo in grassetto è di Jalyne.
    Il parlato in corsivo è di Havis.

    Le urla di Teddy si affievolirono fino a diventare gemiti soffocati dai passi di Havis. Era nervoso e lo dimostrava congiungendo velocemente le dita tra loro con la precisione di un chirurgo durante un'operazione a cuore aperto. Jalyne sapeva perchè; i suoi pensieri erano gli stessi che spaventavano la bionda ma, a differenza dell'amico, lei non fece nulla per darlo a vedere.
    Rimase seduta, impassibile davanti alle botte e ai lamenti ormai smorzati di suo fratello. Osservare... quello bastava in certe occasioni. Attendeva di scoprire fin dove si sarebbe spinta Oswin con le botte, convinta di poter scorgere qualcosa nei suoi occhi.
    Da piccola, sotto i colpi di suo padre, scorgeva sempre una strana luce viva che irradiava il viso dell'uomo e a lungo si chiese cosa significasse. Nonostante il dolore dei pugni, a volte si domandava come si potesse raggiungere lo stesso stato di appagamento che gli imperlava la fronte una volta scemata la rabbia.
    Fu allora che arrivò Havis. Apparve quando più aveva bisogno di risposte a domande inespresse e le insegnò tutto ciò che sapeva adesso, comprese le debolezze umane.
    Oswin covava dentro una rabbia che era impossibile sfogare sul proprio carceriere; per questo lei era stata tanto buona da darle un capro espiatorio.
    << L'hai spinta contro tuo fratello, Jalyne? Stai cercando di liberarla dalla rabbia che ha? Anche tu hai paura che si ribelli, allora! Anche tu sei certa che ci saranno ancora molti no e troppe ribellioni. >>
    No... Havis sbagliava. Questa volta non era riuscito a comprendere a pieno le decisioni che aveva preso. Certo, l'aveva spinta a picchiare Teddy perchè Oswin era una persona rabbiosa - dal suo punto di vista - ma non solo per quello. Sperava di vedere quella luce anche nella prigioniera. Quella luce era il suo punto di partenza, la sua salvezza e la sua vittoria più grande. Quella luce era il punto di non ritorno verso una vita molto simile alla sua.
    Jalyne aveva intenzione di usare Clara come arma di ricatto contro sua sorella, indorando la pillola più che poteva per addomesticarla nel modo meno primitivo. Un po' come si usava fare con gli animali: una crocchetta per ogni azione giusta e un colpo per ogni errore. Certo... Lei perdeva un po' la mano quando si trattava di dare la bastonata, ma quello era uno dei tanti dettagli da gettare dentro la fossa delle cose da ignorare.
    Sentì Teddy pregare di smettere e, pur non guardandolo, sapeva che aveva iniziato a piangere. Piangeva sempre, come quando erano piccoli: lui piangeva e lei veniva picchiata. Ma non andava più così. La storia si era capovolta e adesso era lei quella che gioiva della sofferenza altrui. Jalyne aveva smesso da anni di compatire suo fratello e, quando fermò Oswin, non lo fece perchè ci teneva a lui.
    << Smettila Oswin. Basta così. Ha smesso di urlare da un po'. >>
    poteva essere vero come poteva essere una bugia. Magari Teddy aveva smesso solo da qualche secondo ma Jalyne contava sulla furia di Oswin e sul fatto che avesse smesso di ascoltare già da un po'. Farla sentire improvvisamente in colpa per qualcosa faceva parte del suo gioco. Farla sentire simile a lei, era una delle mete finali. Dirle apertamente che la prigioniera non era migliore della propria carceraria sarebbe stata una soddisfazione inspiegabile e, ovviamente, non era il caso che Lestrange lo sapesse. Non le aveva mica detto di spiegargli i suoi metodi di tortura... o forse sì? Non lo ricordava, come accadeva spesso quando beveva i suoi intrugli e poi si recava dal capo della prigione.



    Role code by Ellenroh Carrow

     
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