[storyline]Questa è la tua vita...

...e sta finendo un minuto alla volta. Kirsten/Peter

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  1. ´ Peter ´
     
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    Peter non smetteva mai di osservare le persone. Da tutta una vita le aveva imitate per poter raggiungere il posto che ricopriva in quel momento, perciò sapeva vedere oltre ciò che mostravano all'apparenza. Si era guadagnato la scalata verso quella fottuta poltrona su cui era degno di posare il suo culo, perciò una donnetta da quattro soldi come la McKinnon poteva solo supporre di coglierlo in fallo.
    Non si era seduta per niente, rimanendo in piedi, quasi la sua rigida posizione potesse proteggerla dagli insulti velati che lui pronunciava con gusto. In più, nonostante la fama di attaccabrighe che circolava tra gli uffici, in quel momento non rispondeva a nessuna provocazione lanciata dall'uomo. Il che non era assolutamente un male a detta di Peter. Sicuramente stava macchinando qualcosa in quella sua testolina vuota e lui era pronto ad accogliere ogni tentativo di morte gli fosse offerto. Non era quello il suo terrore più grande.
    Non aveva mai avuto paura della morte in sè. Non si era mai spaventato sotto minaccia, anzi... aveva riso.
    Rideva anche in quell'istante. La battuta di chiusura della donna era stata tanto comica da costringerlo a piegarsi in due, fingendo di raccogliere lacrime fasulle che non accarezzavano i suoi occhi da tempi infiniti.
    << L'unica donna in fila per me è colei che sosta nel mio ufficio adesso. >>
    lo disse con noncuranza, quasi andasse fiero di quella constatazione. Era lei a rimanere ancora ferma, piuttosto che girargli le spalle e andarsene. Un altro tipo di donna non sarebbe nemmeno entrata nel suo ufficio senza avere nulla di cui lui potesse congratularsi, eppure lei lo aveva affrontato sia con lo sguardo che con il corpo. Erano le parole quelle che mancavano.
    << Suppongo che tu rimanga ancora qui per qualche motivo a me ignoto. O forse, non sei ancora arrivata alla stessa conclusione a cui sono arrivato io giorni fa. >>
    sembrava alquanto stizzito perchè nessuno riusciva mai a viaggiare sulla sua stessa linea mentale. Neanche Jalyne era mai riuscita a ragionare sui suoi pensieri, un po' perchè non le interessava affatto e un po' perchè lei aveva una visione distorta del mondo che li circondava.
    << Siediti! fai venire l'ansia persino al mio bicchiere di whisky stando in piedi. >>
    non era una gentilezza e non doveva affatto pensare diversamente. Le indicò la sedia di fronte alla sua e le tese degli appunti; scritti con una grafia raffinata tanto quanto piccola, riportavano pensieri e schemi su come fare ad attirare alleati esterni al loro mondo magico.
    << Sai bene che gli alleati sono il primo passo verso la vittoria di una guerra. Nonostante il Ministero non voglia questo, ci sono delle fecce in giro per il mondo magico e vanno catturate. Prima di chiudere definitivamente noi stessi e l'intera comunità magica al di fuori del resto del mondo, sarebbe il caso di far sapere agli altri ministeri la verità su ciò che abbiamo affrontato. >>
    le indicò alcuni fogli su cui si riportavano dettagliate descrizioni sulla battaglia e sulle morti inferte al ministero. In altri angoli c'erano elenchi di nomi, alcuni segnati di rosso - reietti non più facenti parte del mondo dei vivi - e altri segnati di blu - le perdite del popolo - che erano a centinaia.
    Negli ultimi fogli, di spessore diverso dagli altri, la scrittura cambiava il suo corso: da onde eleganti si passava a ghirigori apposti con velocità come se si scrivesse nel momento stesso in cui si stava pensando. Si parlava della malattia, del rischio di contagio e di coloro che avevano dato il via a quella terribile epidemia. Non si diceva nulla sulla cura, perchè quello spettava a Ellenroh, però si poteva intuire una soluzione per chiedere aiuti esterni. Per guadagnarsi una mano tesa da parte dei ministeri che li circondavano e persino da quelli più lontani a loro.
     
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5 replies since 27/12/2013, 22:58   123 views
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