( pre-Notte dei cristalli )Buon Natale

Helga e Kain.

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  1. RainbowEater
     
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    Helga Montague * Scheda * Studente, 6^ anno


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    Nonostante tutti stentassero a crederlo, io amavo il Natale. Tutto il periodo delle festività natalizie, partendo dal Natale e finendo con il Capodanno. Era vero, non ero per niente una ragazza da feste, ma la neve, il freddo, i cappotti, gli alberi e le luci colorate mi davano una sensazione di pace che in un certo senso mi faceva sentire a posto con me stessa. Quel Natale, poi, sarebbe stato il più bello di tutti gli altri. Non avremmo nuovamente festeggiato in casa tra di noi ma ci sarebbero stati anche Kain e la zia.
    Kain…non lo vedevo da tantissimo tempo. Lui e l’Ungheria. Non poteva andare in un posto più vicino? Anche i gufi ci mettevano un sacco a raggiungere la sua casa ed ogni volta dovevo aspettare tre settimane buone prima di ricevere una risposta. La maggior parte delle volte, striminzita. E adesso, invece, l’avrei finalmente visto! Casa mia era in subbuglio: elfi domestici che organizzavano tutto seguiti dallo sguardo attento e vigile di mia madre che non risparmiava nemmeno un istante per torturarli. Mio padre si era rinchiuso tutto il giorno nel suo studio ed io stavo cercando con disperazione il mio abito migliore per accogliere mio cugino e sua madre. Non volevo di certo apparire come una stracciona!
    Avremmo fatto il pranzo di Natale il giorno successivo ed io avevo pronto un abito nero, corto, con dei ricami meravigliosi sulla schiena. Per quella sera invece mi sarei accontentata di un abitino in lana verde scuro, con i bottoni neri sulla schiena ed un delicatissimo scollo a cuore. Era molto semplice ed elegante e a Kain sarebbe sicuramente piaciuto.




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  2. Kain Montague
     
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    Kain Montague
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    Sua madre era diventata notevolmente meno sopportabile, dal momento in cui aveva dovuto riconoscere che il suo piano era andato a buon fine...e soprattutto che era stato geniale.
    Era vero, naturalmente, ma non aveva dissipato la tensione che Kain avrebbe sempre provato. Perché se da un lato non c'era nessuno, nessuno che valesse più di Helga ogni pena e ogni rischio per rivederla, il pensiero di metterla nei guai se gli auror inglesi avessero dovuto scoprirli...era per lui terrificante.
    Probabilmente se sua madre non avesse architettato tutto questo da sola, forse la lucidità e il calcolo di tutti i rischi lo avrebbe fatto attendere.
    Stava lavorando anche lui per poter un giorno tornare in patria, ma era ormai chiaro quanto fossero diversi lui e la madre, nella loro idea di...preparare le proprie mosse. Lei era l'impulsività fatta persona, impulsività o istinto materno...chiamatelo come volete. Pur con il suo essere tediosa, non si poteva negare che volesse anche lei a Helga un bene dell'anima...e che avrebbe voluto essere lì in Inghilterra, per vederla crescere.
    La vedeva come la più piccola e indifesa della famiglia solo perché non aveva letto lei le lettere che Kain riceveva dalla cugina...e che gli avevano mostrato prima di tutto come stesse diventando donna dentro, nei pensieri.
    Quel ritorno a casa gli mostrò invece quanto si stesse facendo anche...
    << Bellissima, sei diventata davvero bellissima! >> le disse nell'avvicinarsi a lei e posarle un bacio sulla fronte.


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    Edited by Kain Montague - 8/1/2014, 20:57
     
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  3. RainbowEater
     
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    Helga Montague * Scheda * Studente, 6^ anno


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    Gli sorrisi con dolcezza non appena incrociai il suo sguardo. Profondo, misterioso, interlocutore come al solito. Era lì, finalmente, a casa. Io quasi non riuscivo a crederci. Non era sperduto chissà dove in Ungheria, non era lontano, era vicino. I gufi non occorrevano, non serviva nulla, perché lui era finalmente tornato da me. Mossi qualche passo verso di lui e mi fermai ad osservarlo qualche istante, per poi socchiudere gli occhi nel momento in cui le sue labbra sfiorarono la mia fronte. Non ero molto bassa, ma lui era decisamente più alto di me ed era tenero vedere come riusciva a farmi sentire ancora più piccola con un solo gesto.
    Alla sua affermazione sollevai un sopracciglio, sorridendogli in modo affabile.

    -Sono diventata bellissima? Devo dedurre che prima non lo fossi!-

    Mi finsi offesa, ma lui sapeva bene quanto tutto ciò facesse parte di uno di quegli strani rituali personali che caratterizzano le persone legate da un forte ed indissolubile legame d’affetto. Senza attendere una sua risposta, mi allontanai e feci un cenno ad un elfo domestico che era stato sicuramente incaricato da mia madre per accogliere gli ospiti.

    -Appendi il cappotto di Kain, e portagli qualcosa di caldo-

    Poi, senza nemmeno attendere che quell’essere facesse il suo dovere, mi rivolsi nuovamente a mio cugino.

    -Il viaggio deve averti stancato molto! Vieni, siediti con me! Voglio sapere tutto! Le tue lettere sono sempre così breve, striminzite…ed io vivo col cuore affannato nel cercare di capire quacosa di più riguardo la tua situazione in quell’orrido paese-

    Dissi velocemente, lasciandomi per un momento trascinare dalle emozioni. Kain mi conosceva meglio di altri, ma non amavo lasciarmi andare del tutto nemmeno con lui. Assunsi quandi nuovamente il mio portamento composto ed attesi una sua risposta.




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  4. Kain Montague
     
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    Kain Montague
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    Le sorrise, mentre toglieva il cappotto e si avviava con la cugina verso il divanetto libero, lanciando appena un'occhiata al punto dove sua madre iniziava già a schiavizzare un elfo domestico.
    << Alcune cose non cambiano mai, vedo...>>
    Le aveva sempre dato fastidio sentire pronunciare parole come "crescere" o "diventare", come se volessero sottolineare l'essere stata piccola o non ancora bellissima, in questo caso.
    Sedette sul divanetto, di fronte alla poltrona occupata da Helga.
    << L'Ungheria in sé non è così male, sai? Non ce ne siamo rimasti con le mani in mano, ora come ora possiamo già vantare dei contatti che ci saranno utili al momento opportuno >> rispose slacciandosi i bottoni della giacca e prendendo con un cenno di assenso il calice di vino speziato e corroborante che l'elfa Hour gli porgeva su un vassoio.
    Il suo sorriso si caricò di una luce di soddisfazione e quasi di vendetta, che comunque non avrebbe mai, mai potuto rivoltarsi davvero contro di lei - ancor meno che contro la propria famiglia di nascita - ma che qualcuno avrebbe potuto definire inquietante.
    << Un Montague sa sempre come trasformare la disfatta nelle basi per una nuova vittoria. >> disse poi, invitandola ad un primo brindisi. Sembrava dietro l'angolo il tempo in cui a nessuno dei due era concesso alcun brindisi, se non con vino annacquato, a qualsiasi festività.
    Ora Helga si era fatta davvero grande.
    << Però tornare in Inghilterra è comunque meraviglioso >> Si guardò intorno, non riuscendo stavolta a nascondere un che di nostalgico. << ...anche se dobbiamo farlo da ricercati. Come vanno le cose, con gli zii? >>
    La domanda silenziosa che erano stati i loro sguardi a passarsi meglio di qualunque parola era: "Lo zio la pensa sempre allo stesso modo sul tuo futuro?"
    Avevano a che fare entrambi con un genitore su due...decisamente ingombrante. Immaginava cosa dovesse significare per Helga una presenza così imponente come quella di suo padre.



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    Mi rassettai elegantemente i capelli e, progendo le mani in grembo, mi protesi verso di lui per ascoltare ciò che avesse da dire. Ero rimasta molto scossa quando avevo saputo che sarebbe partito per l'Ungheria per un po' di tempo. Non avevo la fama diessere particolarmente socievole ed amorevole e sapere che una delle rare persone a cui tenevo sarebbe andata via da lì a poco non mi lasciava indifferente.
    In ogni modo, fui felice di sentire che tutto stava procedendo per il meglio e che nonostante fosse in un paese così lontano, stesse lavorando per il proprio -e non solo- futuro. La nostra famiglia aveva rischiato molto e a lungo. Lavorare nell'ombra portava parecchi risultati positivi, ma il baratro era ad un passo e finirvi dentro era stranamente molto semplice. Mio padre era stato molto abile nel togliere dai guai la famiglia di Kain, ma il suo potere non era arrivato fino al punto tale da permettere a lui e sua madre di rimanere in Inghilterra.
    Il momento era vicino e la felicità di averlo lì con me si mischiava all'emozione per l'attesa. Non ero stata messa al corrente dei dettagli, sarebbe stato sciocco per chiunque raccontare ad un'adolescente fatti privati e confidenziali, ma la mia casa era grande e gli elfi domestici parlavano con molta voglia quando li si costringeva a farlo. I nostri poi, erano molto devoti e non gli sarebbe costato nulla raccontare ciò che avevano sentito alla loro padroncina Helga. Ero in grado di manipolare creature più intelligenti degli elfi domestici, ovviamente. Partire dalle basi però era sempre utile. Avevo scoperto alcune cose interessanti, manovre ed uomini potenti pronti a riottenere il potere di cui erano stati a lungo privati. Non ero riuscita ad ottenere molto più, ma la sola idea di fare parte -indirettamente- di qualcosa di molto grande mi creava una forte eccitazione ed aumentava il me quel senso di forza e potere che già viveva all'interno del mio cuore. Mio cugino parlò del più e del meno ancora per un po', poi scagliò una delle domande la cui risposta era estremamente difficile: “come va con gli zii?”.
    Come andava con i miei genitori? Male. Esattamente male, come sempre. Pretendevano da me cose che non desideravo. Mi avevano imposto un futuro lavorativo e scolastico di cui non mi importava nulla ma, la cosa ancor più irritante, era che non volevano rendersi minimamente conto di quanto io non fossi emozionata e felice nemmeno un pochino quanto loro. Feci un lungo spspiro e lo guardai arricciando le labbra con fare melodrammatico.

    -Come vuoi che vada...sempre allo stesso modo. Troppe pretese e nessuna intenzione di informarsi sulle mie opinioni a riguardo.-

    Il peggiore in questa situazione era certamente mio padre. Il più delle volte era insopportabile, così tronfio e sordo. Chissà se un giorno le cose sarebbero mai cambiate.


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4 replies since 29/11/2013, 17:24   96 views
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