Parlare da soli è il primo sintomo di pazzia?

x Tesla <3

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  1. • Jen •
     
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    * Jennifer Clarity Barnes *
    Persino il puzzo diventa amico quando è la paura a rincorrerti.





    Una vita intera passata a scappare da una famiglia sbagliata.
    Una vita a rifuggire i sensi di colpa.
    Una vita sporcata dal sangue dei Barnes.
    Era stata una mattinata piovosa e il pomeriggio lo era ancora di più ma nemmeno le gambe infangate o il dolore al fianco sinistro potevano convincerla a fermare la sua corsa contro un tempo avverso. Passo dopo passo, sbandava tra le vaste praterie che la circondavano, rischiando di venire scoperta ad ogni istante. Il cuore non smetteva di battere all'impazzata per il terrore e la consapevolezza di aver già perso tutto non era affatto d'aiuto alla sua pazza causa. Non sapeva quanti giorni fossero passati. Forse erano già passate settimane... Aveva perso il conto dei giorni quando era stata costretta a rimanere dentro una caverna buia per molto tempo, privata della vista del cielo.
    Non sapeva quanto ancora avrebbe resistito a quella situazione. I suoi capelli, ormai arruffati e banalmente legati in un alto mogno, si appiccicavano alla fronte. Era bagnata come un pulcino dalla testa ai piedi, tanto che persino il lenzuolo si era attaccato ai vestiti, rallentandone i movimenti.
    << Forza Jen. Dietro quelle praterie ci sarà sicuramente un boschetto e tu potrai cacciare qualcosa. O magari c'è una casa. O meglio... Scopri di essere arrivati in America e di star per vivere la migliore avventura della tua vita. Potrai dire di aver sempre amato la tua terra e di essere dispiaciuta per averla abbandonata. >>
    con il fiatone, si fermò un attimo perchè ora, non solo le faceva male il fianco, ma anche i polmoni bruciavano. Camminava da ore a giudicare da come si affievoliva la luce che filtrava dalle nuvole ed era certa di non poter passare la notte nel bel mezzo del nulla. Le serviva un nascondiglio perfetto.
    << Andiamo. Appena arriviamo in America, ci sarà del buon cibo spazzatura e potrai comprare quel libro che racconta una bella storia d'amore. Quello che tanto desideravi. Ce la puoi fare. Sopravviverai Jen. >>
    Aveva preso la brutta abitudine di parlare con se stessa, sognando cose che non avrebbe mai più avuto. Parlare l'aiutava a non impazzire per via della solitudine e poi... incoraggiarsi da soli era un'ottima medicina per l'anima. Ripetersi di potercela fare era un toccasana per spirito e sicurezza.


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  2. Tesla!
     
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    Tra me e Claire le cose erano deragliate compleatamente da un paio di mesi a quella parte: ancora mi chiedevo se ero stato davvero così cieco da non notare che le cose tra noi si concludessero senza mai avere una litigata, senza discuterne e mettere a posto i pezzetti. Purtroppo ne abbiamo preso atto dopo cinquantanove anni in cui c'eravamo supportati a vicenda, dopo che entrambi eravamo cresciuti ed avevamo sanato quei pezzi di anima che si erano rotti, avevamo avuto una figlia insieme e poi avevo visto un mattino, di ritorno da Hogwarts le sue valigie davanti alla porta.
    Mi guardò e mi disse che ne aveva già parlato con Sophie, dandomi un compito meno gravoso. Mi aveva dato un abbraccio, una carezza e mi aveva assicurato che la sua decisione era dettata dal fatto che aveva bisogno di ricominciare da capo, girovagare il mondo ed era diventata un'archeloga così avrebbe avuto il sostentamento monetario che le serviva per vivere. Non mi permise di dire altro, prese le valigie, prima di uscire di casa e smaterlializzarsi dopo qualche passo. Ero rimasto lì, a guardarla colpito profondamente nell'orgoglio: lei se ne era andata e non avevo mosso un passo, ero di nuovo sarei stato di nuovo solo, ma stavolta mi promisi che la ferita aperta si sarebbe richiusa in fretta. Perchè Claire se ne era andata con le sue gambe, perchè magari un giorno sarebbe tornata dopo un attimo (e quello era solo un grande incubo), ma la cosa più grande era che avevo Sophie.
    Mi aggrappai a quel pensiero, ma al lavoro ero quasi assente, facevo ogni cosa con calma e al clan avevo delegato per qualche giorno ad Will chiedendogli di prendere decisioni in mia vece. Un giorno decisi però di allontanarmi da casa e iniziai ad andare a caccia, in silenzio e rigorosamente da solo, per ricaricare le energie che avevo perso. Avevo mandato un messaggio a Sophie, dicendole che non sarei stato raggiungibile per qualche giorno, ma di scrivermi pure e se non rispondevo in due settimane, beh doveva assolutamente cercarmi.
    Avevo sentito dei passi che provenivano dalla parte opposta in cui mi trovavo, sapevo di non essere lontano da casa, e sentii una ragazza sulla trentina che parlottava tra sè, aveva un'andatura piuttosto incerta, così decisi di.. attenderla. Non potevo andare da nessuna parte ed ero piuttosto curioso di conoscerla e quel momento non tardò ad arrrivare: la ragazza dai capelli scuri andava in giro con una coperta sudicia che le copriva dei vestiti, sembrava una vagabonda o qualcosa del genere, ma la cosa che mi colpì di più era una soltanto. Voleva andare in America! Non ero certo che sapesse dell'impossibilità dell'andare oltre oceano... sempre se era una strega ovviamente, ma tendenzialmente in quella parte di Inghilterra era strano trovare babbani.
    «In America?» chiesi guardandola stupito, ma poi decisi di essere cordiale. Non sapevo perchè lo stavo facendo e le relazioni interpersonali nella mia condizione portavano solo ad una situazione di trasformazione della persona con cui parlavo, ma decisi di provare a non pensarci, anche se il richiamo del sangue era piuttosto forte «è attualmente impossibile da raggiungere, ma volendo posso indicarle un buon posto per alloggiare»
     
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  3. • Jen •
     
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    * Jennifer Clarity Barnes *
    Persino il puzzo diventa amico quando è la paura a rincorrerti.





    << Accipignolafritta! Mi dispiace... Mi sono spaventata e.... è partito da solo il colpo. >>
    le sue parole allarmate erano solo una causa della bacchetta che stringeva in mano, fremente per l'incantesimo appena lanciato. Sentire una voce estranea dopo troppo tempo passato in solitudine l'aveva spaventata talmente tanto da pensare una formula e poi... la bacchetta aveva fatto il resto. Un lampo di luce rossa era guizzato dalla punta del legno, finendo a pochi passi dalle belle scarpe dello sconosciuto. Jen non l'aveva notato prima, troppo intenta a smussare gli angoli del suo lavoro di auto - convincimento.
    Si rigirò tra le dita il legno di noce nero e sorrise appena. Il giorno che l'aveva comprata, appena compiuti gli undici anni, il negoziante le aveva detto di stare attenta. "E' sensibile questa bacchetta. A volte potrebbe fare i capricci se tu menti a te stessa." Chissà... Forse aveva ragione. In quel momento stava mentendo a se stessa, sperando di poter scappare in un luogo che probabilmente non avrebbe più rivisto e l'incantesimo era andato a finire sull'erba, liberando un lieve rivolo di fumo candido.
    << Oh ehm... Tutto bene, sì? Non si è fatto male vero? >>
    solo dopo aver posto quelle domande si decise ad alzare lo sguardo verso il signore sconosciuto. Nello stesso istante nascose la bacchetta sotto al lenzuolo e si schiarì la voce come una bambina monella che ha appena rubato un biscotto dalla credenza.
    Notò immediatamente gli occhi chiari dell'uomo risaltati dai capelli altrettanto chiari. Nonostante la pioggia e la giornata cupa, Jen riuscì a vedere un luccichio nello sguardo e ne provò una genuina invidia.
    << Avete proprio un bel sorriso signore e mi piacerebbe restare con voi a chiacchierare sotto la pioggia come in uno di quei vecchi film in bianco e nero, ma non posso. Devo riuscire a trovare una nuova speranza, visto che voi avete distrutto la mia con una semplicità disarmante. >>
    si riferiva apertamente all'America e al suo insulso desiderio di arrivarci passando per l'Inghilterra senza nemmeno attraversare l'oceano. Sospirò e gli rivolse un dolce sorriso, incosciente di aver detto cose che era meglio tenersi per sè. Jen era sempre dolce e gentile con chiunque ma la verità riusciva a macchiare persino la voce più quieta che riuscisse a trovare. Se poi si mettevano in mezzo la fame e la stanchezza diventata tutto un mix mal'assortito.
    Fece per passare oltre, sperando di potersela cavare con un "arrivederci" e nessuna domanda sulla bacchetta o sul tentato omicidio. Era fermamente convinta che incontrare qualcuno lì non era una coincidenza. Insomma... Poteva far parte della fazione dei cattivi. Oppure era un uomo che viveva lì vicino. Chiunque fosse, Jen non smaniava di incontrare persone che respiravano ed erano in grado di parlare e raccontare di averla vista.


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  4. Tesla!
     
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    * Nikola Tesla JR. - L I N K alla S C H E D A *
    Which part of "I am Genius" aren't you getting?




    La guardai sbigottito quando si scusò dicendo che le era partito il colpo. Accipignolafritta? Stava dicendo sul serio? Guardai la donna come se fosse completamente matta: ma che razza di esclamazione era quella? Erano quasi due secoli che vagavo sulla terra, avevo visto e vissuto il periodo migliore della mia vita nella fine del milleottocento e l'inizio del millenovecento, ma forse erano gli anni duemila che facevano schifo, perchè non si poteva trovare della gente così fuori come un balcone.. Forse però era solo una controindicazione dovuta al nuovo ministero, che aveva strappato troppe vite e la felicità dai petti della maggior parte della popolazione. E quella donna mi sembrava decisamente triste, cosa aveva perso? Il colpo non mi aveva preso e il fatto che la donna si stesse scusando per un colpo che nemmeno mi aveva colpito, mi fece sorridere parecchio. «Io sto bene, non mi ha colpito, nemmeno sfiorato.» e non mi avrebbe fatto niente nel caso avessi deciso di farmi colpire in piena fronte e mi fece sorridere il fatto che sarebbe potuta svenire in quelle condizioni, anche perchè era così diversa da Claire! Ero rimasto lì a guardarla mettere via la bacchetta, a lasciarsi scurtare bellamente prima di guardarla con attenzione, lasciandomi superare e non l'avrei seguita se qualcosa in lei mi teneva incatenato. Forse era perchè l'odore del suo sangue era qualcosa che mi stava dando alla testa: stavo cercando di combatterla, ma probabilmente la mia sete si sarebbe placata solo.. beh, mordendola e quella vena polemica si sarebbe spenta, facendomi tornare a casa. «Lei mi lusinga e mi fa un grande piacere, ma mi ascolti. Lei ha bisogno di mangiare e cambiarsi, conosco un buon posto, ma deve fidarsi di me.» dissi guardandola con attenzione, per poi ascoltarla quando diceva della nuova speranza. Cosa potevo offrirle che io non potevo darle? Solo una cosa e forse avrebbe potuto impalarmi, ma ovviamente quello non era nei miei piani. «Posso offrirle.. la vita eterna e un posto dove stare, non so se potrebbe interessarle, ma.. potrebbe essere un'alternativa al suo vagabondare per l'Inghilterra in questo modo.» Già vagabondare: quello che io avevo fatto per decenni. Pensai per un istante a mio padre Emil: non ero mica sicuro che aveva mai approvato seriamente, ma probabilmente non avrebbe approvato niente di quello che avevo fatto in tutta la mia vita anche se.. lui aveva vissuto per un lungo periodo come mago imbroglione al circo, mi veniva da ridere. E pensai a Sophie, probabilmente non avrebbe approvato se l'avessi tenuta a casa con me, ma.. Claire comunque se ne era andata.

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  5. • Jen •
     
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    CITAZIONE (• Jen • @ 19/11/2013, 17:46) 

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    * Jennifer Clarity Barnes *
    Persino il puzzo diventa amico quando è la paura a rincorrerti.





    Stava andando via. Era certa che i suoi piedi stessero percorrendo una distanza abbastanza lunga da poterle permettere una fuga dallo sconosciuto, ma qualcosa la trattenne. Qualcosa che non aveva capito prima.
    Si fermò di scatto e si voltò, solo per accorgersi che si era allontanata di cinquanta centimetri circa. L'assenza di cibo e la stanchezza le stavano giocando dei brutti scherzi che lei non era solita accettare. Lei che doveva essere sempre forte per chiunque. Lei che lottava contro tutto quello che non era giusto.
    << Fidarmi? Di lei? >>
    non lo disse con disgusto ma più con rancore e stupore. Di quei tempi, chi poteva fidarsi di uno sconosciuto? Chi era il pazzo che avrebbe aiutato una come lei se non volesse un tornaconto per sè? Si indicò tutta e poi alzò le braccia in segno di resa.
    << Senta, non so dove vive o dove ha vissuto negli ultimi mesi ma... Sono successe cose brutte. Troppo brutte perchè io possa fidarmi di lei! Per quello che ne so, potrebbe spedirmi dritta dritta tra le braccia di quegli esseri brutti e simili a dei troll. >>
    tecnicamente stava provando ad insultare i mangiamorte o chiunque avesse creato scompiglio l'ultima notte dell'anno e, fidatevi, cercava di farlo con tutta se stessa. Aveva aggrottato la fronte in una smorfia mentre pronunciava quelle parole che lei reputava abbastanza brutte da non poter essere ripetute di fronte a dei bambini.
    Sospirò alla proposta dell'uomo. Certo... come no. Una vita eterna? Una casa dove stare? Lei che non aveva più una casa?
    << Qualcuno un giorno mi ha detto che... Casa è dove sono presenti le persone che più amiamo e che più ci amano. Lei sa amare? Conosce il significato più recondito di questa piccola parola? Perchè io ne ho dimenticato la sostanza. Non ho più niente da amare a parte la ricerca della libertà. E forse... La speranza di non morire troppo giovane. Ho bisogno di tempo per poter abbracciare il dolore che porto dentro di me. >>
    si avvicinò allo sconosciuto. Non seppe perchè ma... qualcosa in quegli occhi la indusse ad avvicinarsi e posare istintivamente una mano sul petto dell'uomo.
    << Qualcosa mi dice che anche lei ha bisogno di curare un dolore proprio qui. >>
    premette una mano sulla sua cassa toracica coperta dalle vesti e sospirò. Era brava a comprendere gli altri ma non se stessa. Poteva curare gli altri ma lei... Lei era sempre una ferita aperta e grondante sangue.
    << Se mi avesse voluta uccidere, lo avrebbe fatto non appena mi ha vista. Cosa vuole da me? Perchè è intenzionato ad aiutare una donna sporca, puzzolente e senza alcun senso nella vita? >>
    Era troppo presa dai suoi ragionamenti per accorgersi che... Nessun cuore batteva sotto la sua mano. Non udiva nessun respiro.



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  6. Tesla!
     
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    L'avevo lasciata andare via, perchè.. avevo la vaga sensazione che sarebbe tornata indietro: oh si se sarebbe tornata indietro stupita o shockata dalle mie parole, volendo cercare di capire che stavo cercando di dirle. Ed eccola lì, tornata ben presto indietro e le sorrisi. «Si dicevo proprio sul serio: fidarsi di me, tanto non ha niente da perdere o da guadagnare.» a pensarci bene, beh, sarebbe morta perciò avrebbe perso la vita, dall'altra avrebbe guadagnato la vita eterna e un posto nel mio clan, sempre che non decidessi di tenerla al mio fianco. Era questo piccolo dettaglio che io e mio padre condividavamo, la ricerca dell'amore, solo che mio nonno, quel lurido bastardo le aveva portato via l'unica persona che lui, Emil, avesse mai amato davvero.
    «Sono sempre stato a Londra, perciò so esattamente cos'è successo.» dissi tranquillo, mentendo in parte su dove stavo. Perchè se qualcosa fosse andato male, non volevo che lei sapesse dove beccarmi e non volevo nemmeno che mi beccasse a Hogwarts, possibile che comunque non sapesse che.. no poteva benissimo non saperlo, sembrava a pezzi. Decisi di passare a darci del Tu, giusto perchè tanto ormai avevo deciso che mi avrebbe seguito, volente o meno.
    «Si anche questo è vero, ma io ho la soluzione, non mi prendere per matto. E comunque, si so amare anche io, anche se attualmente sembro un povero stolto che passeggia da solo per delle campagne.» dissi pacatamente, effettivamente avevo girato in lungo e in largo per decenni e l'unica cosa che mi aveva fermato da qualche parte era il fatto che c'era la mia famiglia lì intorno. «Avrai tutto il tempo per farlo, e forse con un pò di aiuto, sarai in grado di farlo meglio di quanto tu creda» le sorrisi sornione, ma si avvicinò e lasciai che premette la sua mano contro il mio petto. Alle sue parole feci un sospiro, uno di quelli che intendevano dire "ti prego di non fare altre domande", anche perchè non sapevo bene cosa dire per spiegare, probabilmente non sarei stata in grado di farlo. «Si, forse, ma non siamo qui a parlare di me, ma di te» le dissi guardando per poi ascoltare le sue parole riguardo il cuore, l'amore e queste cose. Decisi di tagliare un pò corto.
    «Senti davvero un cuore battere qui? Senti in qualche modo respirare? Come ti spiegheresti il motivo per cui ti offrivo la vita eterna, senza averne veramente il motivo?» chiesi guardandola con un sorriso «In ogni caso, ti porterei nella mia casa, perchè hai bisogno di ricominciare davvero da capo e io con te.» dissi pacato, ma alla fine anche se ci provavo, provai la necessità di morderla e lo feci, dopo averle scostato i capelli da un lato, sentendo il suo sangue correre nelle mie vene, sentendo un'alito di vita che non provavo. Le stavo togliendo la vita, sentivo che ormai era sempre più debole, ma quando era ora di pensare se uccidere o riportarla in vita, decisi che la seconda ipotesi era la cosa migliore. Seguii la stessa operazione che avevo fatto con Sophie: sarebbe diventata una vampira solo nel momento in cui l'avrebbe voluto magari per sfamarsi, ma i suoi occhi sarebbero diventati completamente neri, i denti aguzzi e gli artigli retrattili sulle punte delle dita. Nel tutto resto del tempo sarebbe stato un'umana. Tagliai la mano e feci in modo che lei bevesse il mio sangue. Quando aprì gli occhi, dopo che era tornata in vita le sorrisi e la tenni tra le mie braccia con un sorriso. «Appena ti senti in forze, ti porto a casa.»
     
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  7. • Jen •
     
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    * Jennifer Clarity Barnes *
    Un nuovo inizio o un eterno dolore?






    << Claaaaary... Dove seiii??? >>
    la voce infantile di sua sorella arrivò chiara alle sue orecchie. Era vicina... Molto vicina. Tanto vicina da poter udire il suo respiro battere contro il piccolo pannello di legno che la nascondeva alla vista. Sentiva lo scalpiccio dei suoi piedi nudi e sapeva che correva per trovarla. Scappava dalla nonna come aveva fatto lei quella mattina.
    << Clary! Che ci fai stesa a terra? Ti sporcherai il vestito e la nonna si arrabbierà di nuovo. Dovresti smettere di giocare con gli animali del vicino. Sono sporchi a detta della nonna e rischi di prendere qualche brutta malattia. Non voglio che tu stia male. >>
    la faccia di Lorine apparve oltre il pannello di legno. Sorrideva, nonostante il piccolo cipiglio sulla fronte. I bellissimi boccoli rossi danzavano sulle guance candide. Jen aveva sempre invidiato la bellezza naturale di sua sorella, ma la amava troppo per farsi sopraffare dalla gelosia.
    << Lor, non posso farne a meno! Poki ha un pelo così morbido! Dovresti vedere quanto è cresciuto dall'ultima volta! Adesso è alto quanto me e posso cavalcarlo, nonostante sia un cane. Non credevo mai di poter cavalcare un cane! E' come vivere una storia fantastica. E' come.... La magia. >>
    I piccoli fogli bianchi che Jen stringeva tra le mani si dipinsero di mille colori. Era tutta opera delle sue magie involontarie. La nonna glielo aveva spiegato qualche anno prima, quando aveva colorato di rosa pastello tutti i vestiti della domestica. Le aveva detto anche che doveva cercare di trattenersi dal farlo ancora ma.... Le piaceva troppo e poi... Lorin sorrideva sempre! Una bambina di otto anni non smette di giocare solo perchè le viene imposto. Gioca lo stesso, anche se lo fa di nascosto.
    << Che bei colori. Fallo ancora! Fallo ancora! Fallo ora che la nonna non è in casa. >>
    Lorine rideva e i suoi occhi chiari si illuminavano tanto da sembrare i diretti discendenti del dio sole.
    << Fallo un'ultima volta perchè poi ci dobbiamo salutare, Sister. Devi andare. Hai da fare. >>
    I colori si interruppero e i fogli si macchiarono di rosso sangue. Jen guardò stupefatta sua sorella che non sorrideva più. Il suo viso era cresciuto; i capelli - un tempo rossi - erano di un'oscura tonalità di blu elettrico. Lorine indossava gli stessi vestiti di quella notte maledetta e aveva al polso il bracciale che lei le aveva regalato.
    Un tempo, anche lei ne aveva uno uguale ma era andato perduto quella notte, mentre scappava dall'ospedale.
    << Che sta succedendo? >>
    Lorine non era l'unica ad essere cresciuta. Adesso, la sua voce era quella che l'accompagnava da molti anni. Roca e non più infantile, designava una maturità che non si aspettava. Si guardò i polsi e lì, proprio lì, legato al braccio sinistro c'era il suo bracciale.
    << E questo? L'avevo perso! Ne ero certa! >>
    Lorine, che aveva taciuto fino a quell'istante, si chinò sulla sorella e posò le mani sulla sua fronte.
    << Hai perso tanto, Clary. Hai perso te stessa anche per colpa mia, ma non si possono perdere i ricordi. Sono tutti tuoi e lo saranno anche dopo la morte. Saranno ancora lì ad accoglierti, perciò... Svegliati! Apri i tuoi occhi e vivi anche per me. Vivi la vita che hai sempre sognato e smetti di scappare da te stessa. >>
    come un battito d'ali, sua sorella se ne andò, ma questa volta non udì i suoi passi. Svanì semplicemente.


    Provava dolore ovunque. Le giunture le facevano terribilmente male, come se fosse invecchiata di mille anni. Ricordava tutto. Sapeva di star parlando con uno sconosciuto ed era certa che quel pazzo l'avesse morsa sul collo. Aveva provato una sensazione strana. Era stato come se la vita sfuggisse via da lei e svanisse. Era come se il sangue defluisse, venendo rimpiazzato da un gelido liquido trasparente. Poi tutto era mutato. Sentiva sangue nuovo attraversare la sua gola e bruciava! Bruciava tremendamente e faceva terribilmente schifo. Non sapeva cosa stesse accadendo nè perchè, tanto che il panico la invase.
    Aveva lottato contro il suo aggressore o almeno ci aveva provato ma nulla... Persino una semplice formica sembrava più forte di lei in quel momento. Il buio l'aveva avvolta presto in una morsa soffocante e tutto si era fermato. Il battito del cuore era andato perso dopo una pazza corsa contro il tempo e lei era...
    << Sono morta! >>
    fu quella la prima frase che disse quando aprì gli occhi. Riusciva ad udire il vento scivolare oltre il suo corpo. La pioggia aveva smesso di cadere fitta ma lei poteva udire l'odore di terra bagnata. L'erba sfiorava la sua pelle con parsimonioso rispetto ma questo non bastò per placare la sua agitazione. Si aspettava si sentire il battito del suo cuore contro la cassa toracica ma nulla. Attese ancora...
    Aveva sentito le parole del suo aggressore ma le ignorò. Era arrabbiata. Era infuriata con lui e con la sua pazzia. Insomma... L'aveva morsa!
    Si portò la mano sinistra al collo e uno strano ricordo si insinuò dentro la sua testa.
    << Non c'è! Lo sapevo io che non c'era più! >>
    sussurrò quelle parole dispiaciute, guardandosi il polso vuoto. Il bracciale che aveva sognato non era lì.
    << Com'era? Non dovevo prenderti per matto? TU SEI MATTO! Cosa mi hai fatto??? >>
    una rabbia cieca la portò ad alzarsi di scatto a sedere. Inconsciamente sapeva di non avere più alcun battito ma provò a cercarlo sul polso e poi sulla giugulare. Niente... Nessun battito! Proprio come quello sconosciuto.
    Non aveva più un cuore? Anche quello era un sogno uguale all'apparizione di sua sorella? Probabilmente sì, quindi poteva fare qualsiasi cosa.
    L'unica cosa che provava in quel momento era ira mista a confusione. Non capiva ma sapeva di voler attaccare quell'uomo. Nonostante fosse un sogno, quello le aveva rubato il cuore e lei non poteva accettarlo. Era grazie a quel piccolo organo che pompava sangue da ben trentacinque anni che lei aveva vissuto quella vita. Lei aveva amato, pianto e sofferto custodendo i suoi battiti nella mente.
    << Che cosa mi succede? >>
    strillò. Non se ne accorse ma lo fece. E tutto perchè, osservando le sue mani, notò degli artigli al posto delle unghie. Sentiva un male improvviso anche alla bocca, troppo strana per poter essere la sua. Si passò la lingua tra i denti ma si tagliò contro delle punte sconosciute che non le appartenevano.
    << Sangue! >>
    lo assaporò. Se un tempo le dava fastidio il suo sapore, adesso sembrava quasi non dispiacerle il fatto che si era tagliata. Durò troppo poco. La ferita si rimarginò troppo in fretta, per questo si tagliò ancora una volta.
    E poi un'altra. Prima di avventarsi contro lo sconosciuto che le stava affianco, mirando alla sua gola.
    Mirava a fargli male. Sperava di poterlo combattere e poter scappare.
    Poteva essere tutto un sogno. Sicuramente lo era ma... Non si sarebbe mai lasciata sopraffare da un uomo che le aveva provocato dolore.


    Nota di fondo:
    Tutta la storia scritta in corsivo è un sogno immaginario di Jennifer, avuto una volta che è morta. E' il suo subconscio e lo ricorda anche quando si sveglia.




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    Se c'era qualcosa che non avevo fatto il conto era che probabilmente avrebbe avuto fame o si sarebbe incazzata dimenticandosi di mangiare ed era quello il problema fondamentale in cui ci trovavamo. Ero tornato normale per non preoccuparla, ma forse non era stata una buona idea, perchè aveva bisogno di rendersi conto di quello che era accaduto, ma speravo ancora di evitarglielo.
    «Tecnicamente lo sei, praticamente no.» le parlavo pacatamente, doveva ancora rendersi conto dell'effettivo cambiamento del fatto che i sensi sarebbero diventati più.. acuti di com'erano prima, bastava un sussurro che lei sicuramente l'avrebbe avvertito ben amplificato.
    «Cosa non c'è più?» la guardai con aria confusa, non sapevo che era successo nei suoi sogni perciò per me era una cosa.. particolarmente strana, le lasciai spazio e tempo per riflettere e farsi un paio di conti da sola, ma avevo la vaga sensazione che quella donna era una bella tosta e mi avrebbe odiato davvero.
    «Come ti dicevo, ti ho donato la vita eterna. Sei un vampiro, ora come me e vedi? puoi vivere alla luce del sole. Ti dovrò spiegare un pò di cose, ma vedrai che andrà tutto bene» le sorrisi, che ci fosse nuvolo era ovvio, ma quello che era una cosa scontata per me, non lo era per lei quasi sicuramente.
    La guardai avventarsi su di me e le presi le mani guardandola, sapevo che nella condizione attuale non poteva sovrastarmi o cos'altro, doveva ascoltarmi.
    «Jennifer, ascoltami bene, ora sei confusa e mi odi, ma.. mi hai chiesto cosa ti sta succedendo: sei trasformata in vampiro e hai fame, hai bisogno di mangiare. Bevi il mio sangue, avanti.» le parlavo come si parlava ad un bambino che non capiva bene, avevo usato il suo nome perchè.. ehy siamo vampiri, il mio clan bastava solo bere il sangue per sapere tutto dell'altra persona e parlare correttamente la lingua in corso. Ricordavo ancora quando, poco più che trentenne, avevo parlato in una lingua che non conoscevo prima ed era stato sconvolgente. Sentii i suoi lamenti, lei che non voleva mordermi e la guardai impaziente.
    «Avanti, non farti pregare. Avanti» le scostai la camicia dalla giugulare, preferivo che bevesse direttamente dal mio collo, non avevo tagliacarte o altro che potesse facilitarmi il compito da tagliarmi il polso e.. poi doveva abituarsi ai denti.
     
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  9. • Jen •
     
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    * Jennifer Clarity Barnes *
    Un nuovo inizio o un eterno dolore?






    << Non ho tempo per giocare! Smettiamola con questo sogno. Nei sogni si può tornare indietro. Cioè... si può decidere di svegliarsi, perciò... Voglio svegliarmi ora! >>
    chiuse gli occhi e arricciò il naso, desiderando ardentemente di tornare alla normale fuga ma qualcosa non andò per il verso giusto! Quando battè le palpebre per ben cinque volte, nulla cambiò. Si trovò sempre a pochi centimetri dalla faccia di uno sconosciuto che le mostrava il collo scoperto.
    Nulla cambiò apparentemente.
    Vedeva perfettamente la vena pulsare per la pressione del sangue. La vedeva proprio lì, sopra la base della spalla, e sembrava chiamarla. Urlava a gran voce il suo desiderio di addentare quella pelle diafana e perfetta. Gridava i suoi desideri più segreti.
    << No, grazie! Preferisco non bere da un pazzo. Potrei diventare pazza anche io. >>
    ah! faceva dell'ironia? Chiunque l'avrebbe creduta pazza dopo averla vista parlare da sola con il nulla, mentre girava per le campagne avvolta in un lenzuolo. Ma lei non era pazza. Lei era solo vuota e priva di alcun senso.
    Non aveva mai pensato di potersi vendicare, perchè chiunque avesse fatto del male alla sua famiglia non poteva essere distrutto. Una crudeltà così grande era difficile da estirpare completamente con l'aiuto di un esercito, figurarsi una sola persona.
    Eppure.... Quell'uomo le aveva fatto qualcosa! Non poteva continuare a sperare in un sogno, perchè dentro di lei non si muoveva più nulla. Aveva perso... Aveva abbandonato il suo cuore vivo per un silenzio che non aveva chiesto.
    Istintivamente si morse il polso. Sentì la sua stessa carne lacerarsi sotto la pressione dei denti e strizzò gli occhi. Un piccolo taglio nacque davanti al suo sguardo ma si rimarginò abbastanza in fretta da farla sussultare.
    << Cosa cavolo...? >>
    leccò via il sangue dalle labbra e sentì la fame crescere. Era come se il suo stomaco gorgogliasse con insistenza, sovrastando il canto del vento e le voci del villaggio vicino.
    Un villaggio! Non sapeva ce ne fosse uno vicino a loro! Eppure sentiva delle voci nella testa. Udiva i battiti di cuori vivi e... Perbacco! Aveva fame.
    << Siamo passati al tu adesso? E sai anche il mio nome! E... Oooooh... io non ti odio! >>
    disse l'ultima frase con una consapevolezza che non credeva di avere. Insomma... Molto probabilmente sarebbe morta comunque, ma non era certa di poter ritornare nel mondo in un altro modo. Se l'avessero presa i cattivi, una sola cosa era sicura: dolore perenne. Adesso invece... Aveva solo fame e non passava nemmeno grazie allo stupore delle sue stesse affermazioni.
    << Io non ti odio! Non ti odio ma sono arrabbiata! Sì... Potevi chiedermi almeno che ne pensavo! E dico chiedermelo in modo più esplicito. E poi... Ora che ne faccio della mia vita? Non dirmi che devo uccidere qualcuno perchè io salvo le persone! Ho fatto questo tutta la vita. Ho salvato persone e non sono in grado di uccidere. No! E' fuori discussione. >>
    stava.... dando di matto? Eppure era calma, almeno apparentemente. Insomma... Blaterava ed era vero che era arrabbiata con lui ma... Era anche curiosa. Non conosceva nulla del vampirismo, a parte le cose che aveva studiato a scuola e che aveva rimosso non appena si era specializzata in pediatria. Non aveva mai creduto di poter incontrare un vero vampiro. Le leggende raccontavano di tante specie ma lei non si era mai fermata a curiosare sui libri della biblioteca.
    << Cosa faccio? Ho fame! Faaaaaaame come ne avevo prima. Anzi... Anche di più! Non posso mangiare qualcosa tipo cibo cinese o messicano? Magari passa! >>
    una ci provava almeno. Le bastò alzare uno sguardo verso il suo interlocutore per sbuffare e tirargli la camicia, avvicinandolo a sè.
    << Mi spiace. So che farà male e ti chiedo scusa in anticipo. >>
    ora era quieta. Ora era la solita Jennifer che si preoccupava più per gli altri che per se stessa. Aveva fatto tutta quella scenetta solo per paura di fargli del male ma la fame stava prevaricando le sue convinzioni. Sentì i denti fremere e gli artigli che sfioravano la pelle dell'uomo. Era un bell'uomo, doveva ammetterlo! Chissà che aspetto aveva lei in quel momento. Smise di ricercare mentalmente una delle vecchie foto che ritraevano un vampiro nel libro delle specie usato a scuola e morse. Credette di farlo piano, nonostante il sangue avesse iniziato a colare caldo sulle sue labbra e sul petto dell'uomo. Cercava di bere più velocemente possibile ma sentiva gli abiti macchiarsi e sapeva di non star facendo un buon lavoro però... Lo stomaco non gorgogliava più e qualcosa dentro di lei aveva ripreso a danzare dalla gioia. Era quello che aveva desiderato fin dall'inizio, anche se non lo aveva ammesso. Voleva il suo sangue! Desiderava bere da quella vena che l'aveva chiamata a gran voce, dopo che le era stata offerta con tanta gentilezza.



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  10. Tesla!
     
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    La guardai: era una reazione abbastanza normale e non mi aveva affatto scomposto come temevo. Attesi che si rese conto che non era un sogno, che io ero esattamente lì dove mi trovavo. Non riuscii a trattenere una battutina sarcastica come il mio solito quando vidi che iniziava ad aprire e chiudere gli occhi incredula di trovarsi sempre lì davanti a me. Se vuoi ti dò anche un pizzicotto le dissi con un sorrisino divertito. Mi stupii quando quella donna mi disse che non avrebbe voluto bere il mio sangue, talvolta l'amor proprio era quello che fregava i neo vampiri: non riuscivano a finire la trasformazione perchè preferivano non bere dal loro creatore e non essendo ben capaci di controllarsi uccidevano incontrollatamente, creando dei vampiri randagi. Per fortuna, i vampiri randagi era solo una cosa di quando ero giovane io ancora, ora eravamo diventati più scaltri e non lasciavamo che loro vagassero senza una meta.
    D'accordo, come preferisci, ma se cambi idea sono sempre qui. dissi pacatamente facendo finta di nulla e guardandomi le dita ancora piena di artigli lunghi e neri. La mia ex moglie diceva che quella parte vampira era la parte peggiore di me che usciva e che spesso usciva nei momenti meno opportuni. Era vero e non me ne dispiaceva, era la parte di me più vera, quella che compensava la pacatezza del mio essere, forse stavo vivendo troppo a lungo. Quando vidi che stava guardando la donna che armeggiava con il polso, la guardavo come stava guardando un animale domestico alle prese con un nuovo gioco che non avevano mai visto ed era decisamente confusa, ma forse mi sembrava che qualcosa era cambiato e le sorrisi un poco sollevato. Forse stava iniziando a valutare l'offerta che le avevo fatto e sorrisi sorpreso quando mi disse che non mi odiava. Si, siamo passati al tu. Credo che sia l'occasione e.. il tuo nome l'ho scoperto assaggiando il tuo sangue. Quando e se berrai da me, scoprirai il mio: è una dote dei vampiri. E' una cosa molto interessante e che ci ha aiutati, poi ti racconterò con calma tante cose su di noi e molte saranno solo le classiche stronzate che abbiamo propinato noi in giro. Sono contento se non mi odi, una delle ultime persone che ho salvato mi ha odiato per un'eternità e abbiamo una figlia insieme ammisi con un sorriso divertito. Comunque per la tua vita non ti preoccupare: verrai a casa mia, starai un pò da me se vorrai e ti farò fare un giro, ti insegnerò qualche trucchetto e la tua vita riprenderà da dove l'abbiamo interrotta, poi io scomparirò e ci rincontreremo raramente.nessuno rimaneva con me, nessuno l'avrebbe fatto e ne ero certo: non sarebbe rimasta nemmeno lei
    Io sono un guaritore Jennifer e non ti chiedo di uccidere le persone perchè nemmeno io lo faccio. non le avrei detto che c'erano i sicari nel mio clan, non era il momento: anche perchè avrebbe potuto dare di matto e quello non era affatto il momento giusto.
    Alzai un sopracciglio guardandola quando disse del messicano, era superfluo aggiungere che per noi vampiri i cibi solidi non servivano a nulla?
    Non ti devi scusare, ci sono abituato, vai pure e fai quello che devi fare. le sorrisi appena, mentre chiusi gli occhi e le misi istintivamente una mano tra i capelli, per scostarle una ciocca che avrebbe potuto darle noia. Lasciai che si sfamasse, che il sangue la sfamasse. Era una sensazione sempre decisamente difficile e a cui non mi sarei mai veramente abituato. Attesi che si sfamasse, che si scostasse da me e le sorrisi appena guardando i nostri vestiti macchiati di sangue, ma che avrei pulito con un incantesimo appena fossi stato certo che lei stava bene. Come stai ora? le chiesi con un sorriso
     
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  11. • Jen •
     
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    * Jennifer Clarity Barnes *
    Un nuovo inizio o un eterno dolore?






    Il suo corpo fremeva come se avesse appena corso mille miglia: i suoi muscoli dolevano e sentiva le ossa tirare sotto la pelle fredda e morta. Provava una strana euforia che partiva dalle punte dei piedi fino all'ultimo capello attaccato alla cute. Sentiva... tutto. Si allontanò dall'uomo con uno scatto e si ritrovò a un metro e mezzo da lui in un battito di ciglia. Credeva di essersi allontanata solo di un passo e invece... Lo guardò di sottecchi, con le labbra sporche di sangue e una strana luce negli occhi.
    Si sentiva viva! Si sentiva viva come mai era stata prima. Sapeva di star dimenticando qualcosa di importante in quel momento, ma non faceva nulla. Ci avrebbe pensato dopo.
    Iniziò a ridere come mai prima e si piegò in due, prima di balzare in piedi di nuovo e saltellare a destra e sinistra.
    Allargò le braccia e volteggiò, ridacchiando per la stranezza di quelle emozioni che esplodevano dentro il suo corpo. Non sentiva più il vuoto che le opprimeva il petto ed era finalmente tranquilla. Dopo tanto tempo, poteva dedicarsi un po' di felicità. Era sola e non doveva preoccuparsi più di nessuno. Era...
    << Sono libera! Ecco come sto! Sono libera e mi piace, Sir Nikola. >>
    pronunciò il nome del vampiro con una piccola nota di divertimento e si fermò, inchinandosi davanti a lui come avrebbe fatto una donna per bene del settecento.
    Si portò una mano alle labbra e notò che non aveva più gli artigli e le sue dita erano tornate quelle di sempre: sporche e con le unghie troppo corte.
    La consapevolezza avvampò nel suo essere e lei crollò a terra. Non le avevano ceduto le gambe per la stanchezza, perchè ora non la sentiva più e non era neppure inciampata. Semplicemente, stava ricordando cosa era accaduto alla sua famiglia. Le parole di Tesla si insinuarono nella sua mente e lei sussultò.
    "una delle ultime persone che ho salvato mi ha odiato per un'eternità"
    L'odio! Ecco cosa stava dimenticando! L'odio verso chiunque aveva fatto del male alla sua famiglia. L'odio per i mangiamorte che avevano disseminato panico e paure in quella notte di fuoco.
    << No! Non voglio niente. Cioè... Mi serve una mano! Sì... Mi devi aiutare. >>
    improvvisamente, accecata da una rabbia furiosa, sentì un gorgoglio sul petto e i suoi denti divennero di nuovo aguzzi, dopo essere tornati normali. Ringhiò così forte da scuotere tutto il suo corpo.
    << Voglio uccidere qualcuno. Devo trovare chi ha fatto loro del male! >>
    non voleva dirgli tutto quanto ma non sapeva nemmeno cosa lui sapesse su di lei. Non sapeva cosa poteva aver visto o da che parte fosse! Lei... Lei non sapeva poi molto su Nikola Tesla Jr, perchè mentre beveva il suo sangue, non era stata poi attenta.
    Stette in silenzio e ricercò il controllo. Lei che aveva donato tutto agli altri, senza chiedere nulla in cambio adesso voleva versare il sangue di persone sconosciute. Lei che aveva aiutato le persone, adesso voleva uccidere qualcuno per vendetta. Non ci aveva mai pensato! Non le era mai venuto in mente di potersi vendicare da semplice maga ma adesso... Ora era più forte e non moriva facilmente. Poteva diventare brava, se qualcuno l'aiutava.
    << Mi spiace che tua moglie ti odi. Non ha senso incolpare qualcun altro per le proprie paure. Se non voleva vivere così tanto tempo, poteva uccidersi. Secondo me, in fondo, le piace la sua immortalità e l'eterna giovinezza, ma non aveva la minima intenzione di passarla con te. >>
    non appena espresse in parole quelli che credeva essere solo pensieri si accorse di averlo fatto nel modo sbagliato, ferendo una persona che non ne aveva alcun bisogno. Ritrovò la forza di volontà perduta e si alzò con uno scatto felino, raggiungendolo con la stessa velocità con cui si era allontanata prima.
    << Mi... Mi dispiace! Non dovevo! E' che... Ho il brutto vizio di dire tutto quello che mi passa per la testa e sono ancora sconvolta per quello che... che sono diventata. Ho studiato il vampirismo a scuola ma è stato tempo fa e non ricordo molto ma... So quello che provo. Lo sento, anche se il mio cuore non batte più. >>
    con una dolcezza che non credeva di avere più da quando aveva smesso di occuparsi di sua sorella, si ritrovò ad accarezzare delicatamente la guancia del vampiro.
    << So che anche un uomo il cui cuore ha smesso di battere può essere ferito nell'animo. Chiunque soffre quando viene odiato dalle persone a cui vuole bene e mi dispiace per te. Vorrei poter fare qualcosa! Vorrei poterti aiutare ma non so come. Io... Io non so cosa fare ma potrei tenere occupata la tua mente fino a quando non mi chiederai di smettere. Così sarà più facile superare il dolore. La nonna diceva sempre: "Jennifer, non chiedere mai una mano a nessuno ed evita di aiutare chi ti circonda perchè potrebbero renderti debole." >>
    fece una pausa e sbuffò, stizzita, stringendo le mani a pugno lungo i fianchi e scrollando le spalle.
    << Non ho mai sopportato quella vecchia megera dai capelli bianchi. Diceva un sacco di cazzate! Col passare degli anni, sai cosa ho imparato io? Che avere qualcuno vicino, ti aiuta ad affrontare i problemi con una prospettiva più... limpida. E poi... ci si diverte di più quando si è in due. Da soli è una noia. Nessuno dovrebbe stare solo e fidati... io lo so! Ho passato settimane a parlare con me stessa ed è stata una delusione totale! mi credevo moooolto più simpatica. >>
    inarcò la testa da una parte e sorrise appena, cercando di invogliarlo a sorridere a sua volta. Le sembrava di vedere uno di quei visi marmorei scolpiti in una posa antipatica. Forse aveva dimenticato cosa significava il divertimento?
    << Non ho capito molto di tutto quello che vuoi che io faccia ma ti avviso... Io non amo le regole! Mai amate. Di solito, se mi viene chiesta una cosa, la faccio volentieri ma se mi viene imposto qualcosa... Allora inizio ad andare contro corrente... E' un istinto che non ho mai domato! >>
    si mise su una faccia buffa e tipica di una bimba monella e congiunse le mani davanti a sè, sospirando a pieno, soddisfatta di se stessa per qualcosa che nessuno poteva capire.
    << Però... puoi sempre provare eh! non ti voglio togliere la soddisfazione di non arrenderti. >>



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  12. Tesla!
     
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    La guardai allontanarsi da me e io non mossi nessun muscolo. Era la prima volta che vedevo una persona così felice di essere trasformata, saltava e volteggiava. Niente rabbia, non si lamentava o protestava. Non era esattamente la reazione che mi ero aspettato e mi sentii stranamente meglio, quasi sollevato.
    «Sono felice di saperlo» sorrisi guardandola. Ricambiai l'inchino e poi la vidi crollare a terra, la guardai con attenzione valutando la situazione. se avesse avuto bisogno di una mano mi sarei avvicinato. In quel momento, però, aveva bisogno di schiarsi le idee, cosa che a quanto pare stava succedendo.
    «Certo, ti aiuterò molto volentieri» dissi con un sorriso guardandola per poi guardarla mentre un fremito di rabbia le scosse il corpo, tanto da farla trasformare nuovamente. Ok, quello era abbastanza normale, perciò non mi mossi dalla mia posizione.
    Ascoltai le sue parole sulla donna che avevo amato e pensai che quella ragazza aveva ragione, probabilmente aveva preferito lasciarmi per qualcun altro. Probabilmente era per via del mio brutto carattere, possibile che non me ne ero mai relamente accorto? La ragazza si era avvicinata a grandi passi, per poi chiedermi scusa.
    «Non ti scusare, anzi mi piace l'idea che tu abbia detto quello che pensi, anzi vorrei che tu lo faccia sempre, perchè nel caso lo farò anche io.» dissi guardandola con una smorfia «Ho iniziato a pensarlo anche io, dato che negli ultimi periodi spariva troppo spesso, ma non capisco perchè non l'ho mai veramente affrontata.»
    Feci una smorfia guardandola, quando parlò di sua nonna, da una parte l'invidiavo, pensando a mio nonno che diceva anche lui un sacco di scemenze soprattutto riguardo il clan.
    «Sai che ti dico? Credo che tenere la mia mente occupata sia un'ottima soluzione. Facciamo così io aiuto te e tu aiuta me su questo» dissi pacatamente. C'era il rischio che non sarei mai riuscito a togliermi dalla testa che la madre di mia figlia se ne era andata e credevo che mio nonno mi avrebbe preso sicuramente in giro. Riuscii ad abbozzare un sorriso.
    «Io ho smesso di essermi simpatico più di un secolo fa e il problema è che mio nonno, che avrai modo di conoscere credo sia più antipatico di quella vecchia megera di tua nonna» ammisi ripetendo le sue parole «piuttosto credo di essere diventato antipatico a tutti, ma tu saprai dirmelo fra un po' di tempo.»
    Ascoltando le sue parole, effettivamente iniziai ad avere il dubbio di aver parlato troppo in fretta e di non essere stato troppo chiaro, al che decisi di fare un riassunto molto stringato.
    «Fondamentalmente, vieni a casa mia, ti insegnerò qualche trucco e poi te ne andrai. Da quel momento non ci vedremo mai più» sorrisi. Avevo paura di affezionarmi nuovamente a qualcuno, ma non glielo dissi subito, preferii sorvolare il discorso.
    La guardai con un sorriso per poi ricominciare a camminare «Bene due testardi. Sarà divertente chi l'avrà vinta» ridacchiai
     
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  13. • Jen •
     
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    * Jennifer Clarity Barnes *
    Un nuovo inizio o un eterno dolore?






    << Cioè, aspetta un attimo... >>
    le sue mani scattarono ad una velocità impressionante verso il braccio del vampiro. Le sue dita si strinsero sul suo polso involontariamente e lei sgranò gli occhi. Non voleva frenarlo con i gesti. La sua testa non aveva nemmeno ipotizzato di dare quel comando agli arti superiori che quelli si muovevano già, quasi pieni di vita propria.
    << Oh, scusa! >>
    con occhi stupiti, le sue dita liberarono la presa e le sue braccia ricaddero sui fianchi, andando ad lisciare pieghe immaginarie dei vestiti ormai sudici che indossava. Si guardò i piedi e prese coraggio.
    << Abbiamo appena deciso che ci saremmo detti tutto quello che pensavamo quindi.... - fece un'altra pausa ma questa volta voluta. Era una di quelle pause ad effetto, che creano agitazione. - .... non puoi prendermi con te, insegnarmi qualcosa e poi buttarmi via come se niente fosse. Non sono un oggetto, sappilo! E non ho intenzione di diventare un soprammobile che non invecchia mai. E non voglio nemmeno dovermi annoiare tutto il giorno. E voglio continuare ad aiutare gli altri. Voglio salvare altre persone. >>
    non disse proprio tutto tutto... Si tenne per sè la parte in cui pensava di dover essere in grado di salvare qualcuno, per redimersi di aver lasciato morire sua sorella. Non aveva il coraggio di dirlo a parole ma i suoi occhi si velarono di tristezza, per un solo piccolo istante.
    Poi svanì tutto e il suo cambiamento di umore tornò a galla, portando un sorriso rincuorante.
    << Non aspettarti che io stia buona buona e zitta. Ovunque noi stiamo andando, voglio contribuire. Non voglio essere un peso. Non mi piace sentirmi un peso per qualcuno e... ti prego... se mai dovessi diventare insopportabile o non mi volessi più tra i piedi, allora dimmelo. Andrò via da sola. >>
    Si preoccupava per lui, non di certo per se stessa. Non avrebbe mai pensato che magari a Tesla poteva far piacere la sua presenza, perchè sua nonna le aveva sempre spiegato che lei era insopportabile dopo un po' e che nessuno era in grado di starle vicino per troppo tempo. Forse era proprio quello il motivo per cui aveva iniziato a parlare da sola... Magari poteva prendere coraggio e mandarsi a quel paese da sola, rispondendosi a tono ogni tanto. Sarebbe stato soddisfacente avere attorno qualcuno che se ne andava dandole una spiegazione.
    << Oh, già! Grazie per volermi aiutare... Dove andiamo? >>
    il discorso lo aveva fatto ma sembrava anche tanto sicura che Tesla avrebbe risposto in modo affermativo a tutte le sue proposte, visto che aveva portato già avanti la conversazione. Era salita da sola al livello successivo: parlami del posto dove vivrò. Come se fosse tutto una certezza.


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  14. Tesla!
     
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    * Nikola Tesla JR- L I N K alla S C H E D A *
    Chi desidera amare per sempre, quando l'amore deve morire?




    La guardai con un mezzo sorriso, mentre provava a prendere confidenza con i nuovi riflessi da vampiro. Ci sarebbe voluto un po' prima che capisse come fare, ma ero certo che ci sarebbe riuscita da sola. Era una ragazza sveglia e avrei capito, forse sin troppo presto che era anche piena di iniziativa. Decisamente piena di iniziativa.
    «Non c'è bisogno di chiedere scusa. Devi ancora capire come funzionano i riflessi, ma te la stai cavando molto bene.» dissi con un sorriso. Ed era vero, in confronto ad altri che avevo trasformato e che non muovevano un muscolo, se la cavava degnamente.
    Quando disse che ci saremmo detti tutto, annuii perchè era vero e non si poteva più tornare indietro.
    «Anche questo è vero» le dissi con un sorriso annuendo, ma ero abbastanza nervoso. Cosa avrebbe mai voluto dirmi? Attesi lievemente preoccupato che proseguisse a parlare e.. ascoltando le sue parole però, in qualche modo se in un primo momento mi spaventarono a morte, paradossale per un vampiro, dopo qualche attimo venni decisamente rincuorato. Mi spaventò la prima parte: avrei dovuto tenerla con me, anche se tutto ciò che potevo insegnarle sarebbe stato concluso. avrei dovuto far in modo che lei riuscisse ad avere abbastanza per lavorare e distrarsi e rendersi utile, salvare altre persone. Io.. io non lo sapevo fare, soprattutto l'ultimo punto. Claire se ne era andata e forse anche per quello, io non avevo idea di come fare perchè si rendesse utile. Non volevo ancora che si inoltrasse nel clan, avrei voluto evitarlo fino a che potevo, il mio clan era una questione delicata. Avevo imparato a conoscerli singolarmente e sapevo come potevano lavorare in squadra.. avrei dovuto far si che l'incontro tra il clan e Jen fosse il più innocuo possibile.
    «So che non sei un oggetto Jennifer, ma una persona e direi anche piuttosto interessante. Tuttavia, non so se riuscirò ad esaudire ciò che chiedi, ma prometto che ci proverò» le sorrisi guardandola «Io attualmente lavoro ad Hogwarts come preside, questione delicata di cui ti parlerò mi sono preso un po' di.. tempo libero, fino a che non capiscono che non sono chi..» presi una pausa per cercare le parole giuste dico di essere» ammisi guardandola sorridendole «perciò cercherò di.. conoscerti meglio nel tempo che ho fino al mio rientro per capire come aiutarti. E' davvero legittimo ciò che mi chiedi e ti ringrazio per averlo detto». Cercai di scacciare via dai miei pensieri e dai miei ricordi Claire prima e poi Heater. Dio, Heater.. in quel momento mi resi conto che quella ragazza le assomigliava davvero, ma non per l'aspetto fisico, quanto caratterialmente. Entrambe così forti, così.. decise e decisi, mi promisi, che avrei fatto del mio meglio per aiutarla. Avrei tentato di non deluderla, ma se avessi deluso lei cosa che era possibile, come avrei fatto io?
    Notai il fatto che si era rattristata, ma non avevo idea di come aiutarla, ma ciò che disse un attimo più tardi mi aveva lasciato totalmente incredulo e senza parole. Non ero preparato ad una domanda del genere: al che mi ritrovai ad annuire semplicmente.
    «D'accordo lo farò, ma.. c'è bisogno che tu lo sappia. Non sono una persona semplice, ma te ne accorgerai temo.. sono quasi abituato a rimanere solo, anche se mia figlia Sophie mi viene a trovare spesso dato che sta lavorando e facendo un apprendistato lontano. C'è da dire che anche il mio padre biologico di tanto in tanto mi viene a trovare. Se vorrai andartene tu, lo accetterò» ammisi guardandola. Era tristemente vero: per parte della mia vita, ho conosciuto l'amore ma l'avevo perso, forse per noi vampiri non aveva devvero senso legarsi a qualcuno.. anche se c'era l'eccezione che confermava la regola. Russell Peacock, il rivale più temibile di mio nonno Constantin. Lui aveva 800 e più anni, ma ancora condivideva la sua vita con la donna che aveva sposato durante la sua vita umana. Roteai gli occhi al cielo. Ero davvero incredulo, ma sorrisi alla fine.
    «All'inizio stavo gironzolando, ma stiamo andando a casa mia. Sarà strano forse, ma casa mia è praticamente in città. Non è in una parte trafficata della Londra magica, ma sono lì da quasi.. sessant'anni, dopo la fine della seconda guerra mondiale per intenderci. Spero possa piacerti.» sorrisi guardandola «Io ho bisogno di riposare e tu di una doccia. Dovrei avere qualche maglia e jeans di Claire, potresti mettere quelli.. fino a che non andiamo ad acquistarti qualcosa di più adatto»


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13 replies since 19/11/2013, 17:46   232 views
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