[storyline] La peggiore speranza

Azkaban-Ron ed Hermione

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  1. Lord Arawn
     
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    Ronald Bilius Weasley *Scheda * Reietto




    * Londra e dintorni-1 Gennaio 2009


    Era passato vario tempo da quando Ronald Weasley era stato catturato e portato ad Azkaban. Neanche lui sapeva quanto...una settimana? Un mese? Una vita? I giorni per lui trascorrevano tra il dolore del marchio inciso sul suo braccio e l'assenza più totale di stimoli. Gli veniva dato cibo appena sufficiente a farlo stare in piedi, senza dargli abbastanza energie da provare a liberarsi. Rabastan si era fatto vedere sol poche volte, ma era rimasto perlopiù in silenzio, a guardarlo soddisfatto mentre lui si disfaceva pian piano. Ron non aveva ancora ceduto. Aveva deciso di non mollare, e non lo avrebbe fatto. Questo non sembrava piacere molto al suo carceriere, che però sapeva che, prima o poi, l'uomo avrebbe ceduto. E, forse, lo sapeva anche Ron stesso.
    A volte gli capitava che le sue guardie lo incatenassero in un incantesimo particolare, tale per cui poteva solo stare in piedi e seguirli dovunque andassero, senza poter tentare alcuna mossa per liberarsi. Lo avevano portato in giro. Gli avevano fatto vedere lo stato in cui erano ridotti i suoi amici, i suoi compagni dell'Ordine. Tutti uno peggio dell'altro, affamati, gli occhi vuoti, privi di speranza. Probabilmente volevano mostrargli cosa sarebbe diventato di lì a poco e forse scoraggiarlo. Ma, loro non lo sapevano, o almeno Ron sperava che non lo sapessero, vederli gli dava forza. Li guardava ad uno ad uno, ne osservava i volti sofferenti, le cicatrici, i lividi, le orbite che non vedevano il sole da settimane. E traeva più energia. "Vi libererò" pensava "vi libererò tutti. Li sconfiggeremo, ancora una volta. Come è sempre stato. Come la squadra che siamo." A Ron non piaceva farsi illusioni, non gli era mai piaciuto, ma in quel caso gli serviva. Gli serviva per andare avanti.
    Solo poche persone mancavano all'appello. Alcuni di quelli che era riuscito a salvare...ed Hermione.
    Lui si chiedeva il perché. Perché non fargliela vedere? Vedere anche lei sconfitta sarebbe stato il passo che lo avrebbe condotto alla disperazione più totale, almeno per loro. Ma forse non la vedeva perché lei era già...No, non poteva essere così. Decise che non poteva esserlo. Però, forse sarebbe stato meglio. Sarebbe stato meglio se a lei fosse stata risparmiata tutta quella sofferenza. Però, lui non voleva che lei fosse morta. Toccava a lui morire, non a lei. Lei doveva vivere.
    Ron non sapeva come definire quelle sensazioni. L'unica espressione che gli veniva in mente era...
    "Ecco...rivederla...rivederla è la mia peggiore speranza...."

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  2. Hermione G Weasley
     
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    Hermione G Weasley
    R0kQo1nQuando sembra che ormai solo la rabbia possa tenerti su...

    Nei suoi sogni, quei pochi che ancora Lestrange non era riuscito a strapparle, tutto era fermo al momento in cui aveva scoperto di aspettare un figlio. Quello era stato l'ultimo giorno di pura felicità, sotto ogni aspetto.
    Era stata la sera in cui aveva deciso insieme a Ginny come dirlo a Ron. Il 30 dicembre era stata anche l'ultima giornata passata con lui, loro due insieme, e quella creatura che iniziava a crescere dentro di lei. Una famiglia, anche se Ron lo aveva mai potuto scoprire.
    Era quasi sicura che Lestrange lo sapesse fin dall'inizio, anche se non aveva visto un medico fino al momento in cui era stata trasferita lì ad Azkaban.
    Non voleva concedersi di cedere alla disperazione, non voleva dargliela vinta. Anche se si trovava in quell'inferno ormai da settimane, isolata da tutti gli altri, non aveva intenzione di cedere. La maggior parte delle volte era lo spegnere quel sorriso sulle labbra e negli occhi di Lestrange, la sua unica fonte di resistenza.
    Sapevano come spezzarla fisicamente, e in quei momenti le restava soltanto la rabbia. Stava scoprendo quanto la rabbia verso il suo torturatore arrivasse dove non riuscivano più ad arrivare nemmeno i ricordi. Nel dolore, la disperazione diventava più forte e solo la rabbia e la collera riuscivano a trattenerla. Non potevano liberarla, non potevano restituirle la bacchetta che loro erano stati ben attenti a toglierle come prima cosa...ma potevano tenere a bada la disperazione nei momenti peggiori.
    Le sarebbe servito anche quel giorno, lo sapeva quando sentì i passi avvicinarsi alla sua cella.
    Aveva imparato a riconoscere i passi di diverse persone.
    Quello era lui.
    Guardò avanti, verso le sbarre che venivano aperte.
    Ogni giorno, ogni volta poteva essere l'ultima. Ogni volta poteva essere quella in cui Lestrange avrebbe ordinato di sbarazzarsi di lei. Lo sapeva. L'attesa affrontata dopo una notte di torture era penosa, era un fuoco interno che la consumava poco a poco. Un fuoco di solo bruciore, come quello di un acido che opera lentamente nelle tue viscere.
    << Buona passeggiata, Granger. Ricordati, sarò sempre con te. >>
    Non ebbe bisogno di ricordarle quella successione di rune che aveva intercettato la sua magia, legandola a lui. Lo vide sorridere, compiaciuto, mentre ordinava di alzarsi e si spostava di lato, per far entrare la guardia che le chiuse le catene intorno a polsi e caviglie.
    La sua mente era invasa da domande alle quali aveva paura, aveva un terrore folle di ricevere risposte. Ma non era disposta a mostrare quel terrore.
    Uscì dalla cella e lo guardò nel passare davanti a lui, molto più alto, una figura che sapeva far sentire la minaccia della sua presenza senza bisogno di alcuna maledizione. Uno strattone alla catena diede il via alla passeggiata. Unico obiettivo, umiliarla...Hermione non ne era sicura, ma una cosa di Rodolphus Lestrange l'aveva capita: ogni sua decisione aveva più fini e lo divertiva immensamente leggere nelle sue espressioni il tentativo di capirli.
    Nessuno per esempio faceva alcun riferimento alla pancia di cui si vedevano i primi accenni. Hermione era certa che sapessero e il non capire cosa sarebbe stato di lei e del bambino la mandava nel panico. Una morsa le stringeva lo stomaco, mentre si addentravano lungo altri corridoi del braccio B, verso altre celle.
    Non era mai accaduto, non sapeva cosa pensare.
    << Ferma. >>
    Obbedì, guardandosi intorno quasi aspettandosi che Lestrange li avesse seguiti anche fisicamente. Ma non aveva dubbio che la magia del tatuaggio gli stesse parlando anche a distanza delle sue sensazioni, fino a non aver bisogno di camminare dietro lei e la Guardia che l'aveva appena fermata.
    Capì il motivo quando vide una figura materializzarsi alla fine del corridoio. Un lungo brivido le percorse la schiena, una sensazione di dolcezza e di completezza che non riusciva a sentire da troppo tempo la cullò, facendola sentire a casa e aiutandola a ignorare la presenza di Lestrange nella sua mente, accettando che anche lui sentisse.
    Il mago continuò a tenerla d'occhio, mentre parlava con un'altra Guardia.
    La mente di Hermione era spossata e affaticata, non riusciva a trattenere i pensieri che potessero riportarle l'energia per tentare qualcosa, qualunque cosa. Sentiva solo che una parte di lei voleva avvicinarsi a quella cella e fu proprio la Guardia, infine, a muoversi strattonando la catena per portarcela.
    Avrebbe dovuto preoccuparsi, per questa pronta risposta ad un suo "desiderio" avrebbe dovuto sospettare. Ma nello stato in cui si sentiva, non riusciva a pensare razionalmente. Riusciva appena a tollerare lo sguardo di Lestrange puntato sempre su di lei, in un modo o nell'altro.
    Un brivido accompagnò quegli ultimi passi, quel respiro che lei riuscì a sentire dentro nonostante fosse ridotto ad un faticoso ed esile soffio, come lo era il suo.
    << Non è possibile...>> mormorò, fissando Ron attraverso le sbarre.


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    Edited by Hermione G Weasley - 2/1/2014, 21:06
     
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  3. Lord Arawn
     
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    Ronald Bilius Weasley *Scheda * Reietto




    * Londra e dintorni-1 Gennaio 2009


    Ron stava aspettando. Non mancava molto alla passeggiata del giorno. O forse la aveva già fatta? Dannazione, era così difficile capire qualcosa. Tutto sembrava ovattato, come in una specie di incubo ad occhi aperti, dove il tempo non scorre mai. Se almeno avesse avuto qualcosa per contare i pasti che gli portavano, avrebbe potuto avere una vaga idea di quanto tempo era passato. Ma, ovviamente, ogni possibile strumento era vietato, in quella cella. Sentì dei passi e una guardia cominciare a parlare con un'altra. Parlavano del più e del meno, gli sembrava, come se fossero ad un tavolo a bersi una burrobirra anziché in un carcere. Maledetti per sempre. Una scarica di dolore gli attraversò la testa e Ron mise a tacere i suoi pensieri. Alzò brevemente gli occhi per vedere cosa stesse succedendo. E quello che vide gli sembrò un'illusione. Stanca, emaciata, piena di ferite...ma lì. Lei era lì. Ron chiuse gli occhi e li riaprì un paio di volte, per essere certo che non fosse una qualche magia. Era sempre lì. Lei. La vide voltarsi e, ne era sicuro, vide i suoi occhi spalancarsi dalla sorpresa.
    E, incredibilmente, proprio in quel momento la guardia salutò l'altra e cominciò a camminare...proprio verso di lui. Lentamente, con fatica, si alzò. Doveva essere lei. Doveva. Si avvicinò lentamente alle sbarre, mentre le figure si avvicinavano. Se fosse stato più attento, avrebbe notato il sorriso che compariva sul viso della guardia, ma la sua attenzione era totalmente attirata da lei, dal suo viso. Dai suoi occhi. Disperati, eppure forti. Ad un tratto, se la ritrovò vicinissima.

    H-Herm...
    La guardò, beandosi di quella vista. Era ancora viva. Non lo aveva lasciato. Sentì ad un tratto un'ondata di determinazione pervadergli il corpo. Voleva liberarsi e riprendersela, ma sapeva che non ce la avrebbe fatta. Ma avrebbe usato quella nuova speranza per opporsi a Lestrange. Guardò la donna della sua vita con uno sguardo dolce, ormai raro sul suo viso.
    Ti amo...
    Avrebbe voluto toccarla, accarezzarla. Ma la guardia la teneva giusto fuori dalla sua portata. Così, rimase semplicemente lì, davanti alle sbarre, la mano alzata e un leggero sorriso sul volto.
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  4. Hermione G Weasley
     
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    Hermione G Weasley
    R0kQo1nQuando sembra che ormai solo la rabbia possa tenerti su...

    Probabilmente non avrebbe sentito nemmeno dolore, se la Guarda avesse voluto trattenerla, tirarla indietro strattonando la catena.
    Il suo sguardo - occhi che credevano erroneamente di aver esaurito le loro lacrime - era fisso in quello di Ron. Non voleva piangere, non avrebbe mai voluto piangere, ma le lacrime premevano e non sarebbe stata in grado di ricacciarle indietro. Non per molto ancora.
    Era stravolto, lo vedeva anche se lui cercava di reagire nel guardarla, nel tenderle la mano, sporgendola fuori dalle sbarre. Hermione fece un altro passo, la Guardia alle sue spalle glielo permise.
    Avvicinarsi a lui riuscì inaspettatamente a calmarla. Anche se ferito, stremato e denutrito quanto lei, Ron era lì per lei, era lì a cercare con lei ogni contatto, tutta l'unione che era loro rimasta.
    Intrecciò le dita della mano destra alle sue, magre e gelide, facendo tintinnare la catena, serrando per un istante le palpebre come a volersi isolare, come a voler scacciare quel suono.
    Con il contatto che si rinsaldava tra loro, sentì una risata nella propria testa e un dolore tornare a bersagliarla, fitte alle tempie che la privarono per un istante del suo equilibrio. L'ultimo suo passo verso la grata che li divideva fu quasi un tuffo.
    << Non mi importa di quello che mi faranno, Ron...Lui...ascolta, in qualche modo può essere sempre addosso a me, nella mia mente, ma non mi importa. Ti amo... >>
    Scoppiò a piangere cercando con l'altra mano quella del marito. Voleva portarla a sfiorare, a sentire il suo ventre.
    Era un gesto che forse la lunghezza delle catene non le avrebbe permesso, ma doveva provare.
    In quel momento esistevano solo lui, lei...e ciò che voleva, che doveva fargli sapere.
    << Volevo...dovevo dirtelo quella notte. Ero...così felice! Lo sono ancora, quando penso a lui, o a lei...quando ricordo che è figlio tuo. E' da me che devi saperlo, non dalle loro torture...Ti amo. >>
    Quel bambino che cresceva in lei restituiva umanità a due corpi che la stavano perdendo giorno dopo giorno, come accadeva agli altri detenuti di quelle celle. Com'era accaduto a Harry, Kingsley...ai loro amici.
    << Ron...ho fatto male a dirtelo? >>
    Ti prego, non odiarmi...


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    Edited by Hermione G Weasley - 12/2/2014, 20:53
     
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  5. Lord Arawn
     
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    Ronald Bilius Weasley *Scheda * Reietto




    * Londra e dintorni-1 Gennaio 2009


    Quella notizia, più di qualsiasi altra cosa, lo lasciò sconvoltò. Non poteva quasi credere alle sue orecchie, e solo il suo sguardo, insieme al suo sorriso, gli fece capire che diceva la verità. Gli occhi dell'uomo si posarono automaticamente sul ventre di Hermione, e la mano si allungò, fino a toccarlo. Era...caldo. Poteva quasi sentirlo, il battito della vita, al suo interno, una vita che lottava per sopravvivere. Non lo aveva notato, prima...chissà perché. Alzò lo sguardo verso la moglie, con un sorriso che gli germogliava sulle labbra.
    Niente affatto...è...stupendo...nostro...figlio...
    Abbassò di nuovo lo sguardo sulla pancia, poi lo alzò ancora agli occhi di Hermione.
    Non sai...quanto ti amo.
    La guardò bene, così stanca, emaciata, che si portava il peso non di una, ma di due vite addosso. Chissà se quel cane di Lestrange sapeva...Sentì una fitta percorrergli il cervello. SI trattenne dal gemere, ma chiuse gli occhi con forza. Riaprì gli occhi e guardò la moglie, ansando.
    Sto...bene. Hermione...guardami.
    Si rialzò, e per un singolo attimo tutta la stanchezza e il dolore sembrarono essere passati. La guardò dritto negli occhi, la mano stretta nella sua e appoggiata al ventre.
    ...Guardami. Resisti. Ti prometto...ti prometto che vi salverò, entrambi. Ti prometto che vi porterò fuori di qui, che ti libererò e che darò una vita stupenda a nostro figlio...la vita che merita...non so come, ma lo farò. Ti prego, resisti...va bene?
    Molte scene della loro vita insieme gli passarono davanti. L'incontro col Troll, lei pietrificata su un letto d'ospedale, i loro continui litigi, la ricerca degli Horcrux, il primo bacio, il giorno in cui le aveva chiesto di sposarlo, il loro matrimonio...e molte altre. Poteva quasi sentire Lestrange ridere, nella sua mente, compiacendosi dell'impossibilità della promessa. Ma non gli importava. Aveva trovato una nuova ragione per sopravvivere, per liberarsi e fuggire, per resistere alle torture. Ciò che c'era dentro Hermione, ora, era la sua creatura, il frutto del loro amore. Non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male...come a lei. Guardò ancora una volta la moglie, con sicurezza.
    Sii forte, amore mio. Sii forte anche per lui...arriverò, promesso. Ti amo.
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  6. Hermione G Weasley
     
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    Hermione G Weasley
    R0kQo1nQuando sembra che ormai solo la rabbia possa tenerti su...

    Ron sapeva che lei non aveva mai amato piangere. Sapeva quanto le era sempre costato sentirsi fragile, lasciarsi andare, anche davanti a lui. Così era sempre stato, soprattutto dopo la battaglia di Hogwarts.
    La loro vita insieme era cominciata con una strana sensazione, per Hermione: quella felicità che sentivi di aver meritato, ma che spiccava e sembrava quasi ingiusta, stonante davanti al dolore che il Mondo magico mostrava in ogni sua giornata.
    Avevano vissuto davvero ogni momento, ogni gioia possibile? Ora che la loro vita stava per finire nella miseria, ora che sperare diventava così difficile, non poté non chiederselo, in quell'attesa di ciò che avrebbe detto Ron, della sua reazione.
    Le sfuggì un singhiozzo, nel vederlo affrontare a testa alta i dolori, la stanchezza. Non trovò il coraggio di chiedergli nulla di cosa gli stessero facendo, non volle dirgli quello che facevano a lei. Rodolphus Lestrange avrebbe vinto se fosse riuscito a togliere loro anche la gioia di vedersi ancora vivi. Non volle lasciare le mani di Ron, se le tenne sulla sottile stoffa della divisa di Azkaban fino a che la Guardia non riuscì infine a separarli.
    Lei non staccò gli occhi da suo marito, incatenò i propri occhi a quelli verdi che l'avevano fatta innamorare e che anche arrossati da insonnia e torture cercavano di darle speranza.
    << Ti amo, Ron >> sussurrò tra le lacrime, cercando di tirare fuori la voce anche nello sforzo di restare ancora lì con lui, di opporsi inutilmente alla stretta della Guardia intorno alle sue braccia ormai scheletriche. << Ti amiamo. >>
    << Quando...quando andremo da Harry...voglio essere io a dirgli che è diventato zio. Non ruberai la battuta ad una So-tutto-io. >> Gli sorrise, tirando su col naso e asciugandosi le lacrime quanto glielo permisero le manette magiche, prima chela Guardia gliele aprisse per richiuderle dietro la schiena.
    Avevano dovuto affrontare separati quello che era successo, consapevoli che Harry e Kingsley erano probabilmente stati uccisi sin da subito. Sapere che tutti loro - Neville, Luna, Dean... - erano stati presi di mira e resi esempi viventi di ribelli puniti, l'aveva agghiacciata, per quello che aveva potuto capire dai discorsi dei Lestrange e delle guardie. Ma quella di Harry era per loro due una morte ancora più difficile da accettare, loro tre erano stati amici speciali in modi differenti nel loro legame reciproco.


    Role code by Ellenroh Carrow

     
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