Il silenzio degli innocenti è fastidioso quanto il pianto di un neonato.

Oswin x Jalyne

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  1. ~Miss Jalyne
     
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    3Helena



    * Jalyne Halia McRuner. *
    Il lungo viaggio che ti attende,
    sarà un'esplosione veritiera di un bel rosso intenso.





    Bene, bene. Quindi quell'idiota di Zabini era fermamente convinto di potersi ingraziare i Lestrange seguendo piste insulse? Erano vicoli ciechi quelli a cui arrivava quella famiglia e tutti avevano un esecutore ad aspettarli. Ah! Lavorare in gran segreto senza avvisare la Psicopolizia. Anche se dovessero trovare tutti i Reietti, Lestrange ucciderebbe Blaise senza batter ciglio, solo perchè aveva tenuto nascoste delle informazioni importanti.
    Quella sciocca famiglia non aveva nè i mezzi nè il potere per riuscire a catturare gli indiziati numero 1 sulla lista dei traditori del loro stesso sangue.
    Sempre se quelle informazioni erano vere, ovviamente.
    Prima cosa da fare? Andare da Lestrange con un nuovo compito. Le informazioni dovevano essere verificate.
    con la coda dell'occhio vide Havis annuire appena, visibilmente compiaciuto da quelle nuove scoperte. Sembrava quasi che lui credesse alle parole della giovane. Certo, Zabini era capace di fare una cosa simile e se lei era davvero Oswin, allora aveva vissuto con la famiglia per tanto tempo.
    Le voci giravano e tutto il mondo magico - almeno i sobborghi chiacchieroni - erano a conoscenza della gemella Campbell che aveva scelto la via giusta da percorrere.
    Eppure....
    Oswin aveva rilevato la Testa di Porco e Jalyne era certa che stesse ancora lavorando. Era sicura che non si potesse sdoppiare e subire torture mentre serviva alcolici in una topaia.
    No... Molte cose non quadravano in quella storia e lei era decisa a venirne fuori, in un modo o nell'altro.
    Strinse la bacchetta nella mano e sospirò stancamente. Era stufa delle varie bugie che le persone raccontavano per salvarsi la pelle. Era annoiata dalle solite storielle balbettate da prigionieri destinati a morire.
    << Bene. Se dici il vero, potresti risparmiarti altro dolore inutile. Se invece mi hai mentito, mia cara, la prossima volta che ci rincontreremo - perchè ci vedremo molto presto - io farò in modo che tu non possa mentire mai più. >>
    udiva distintamente i passi pesanti delle guardie che attraversavano il corridoio di quell'ala. Era inconfondibile il rumore delle catene che raschiavano il terreno, producendo un fastidioso suono stridulo.
    Stavano arrivando con Teddy. I dieci minuti di tempo concesso dovevano essere passati e lei non si era nemmeno accorta di averne perso almeno cinque, intenta com'era a riflettere su quelle poche informazioni che le erano state date.
    Con un movimento di polso, la bacchetta brillò appena e le catene che tenevano la prigioniera legata al tavolo, si staccarono dal legno.
    Il corpo della donna si sollevò e andò a sbattersi con poca delicatezza contro il muro sudicio della cella.
    Le catene che tenevano ferme le caviglie, si legarono ai grandi anelli impiantati tra le pietre del pavimento.
    L'aveva immobilizzata nella posizione in cui l'aveva trovata non appena era arrivata quella mattina.
    I passi si facevano sempre più vicini, tanto che Jalyne potè udire i gemiti soffocati di suo fratello. Gli aveva detto di stare zitto, ma evidentemente l'ultimo incontro non era bastato a fargli comprendere come andavano le cose.
    Altro colpo di bacchetta e i due tavoli svanirono nel nulla, seguiti dalla sedia, non appena si alzò.
    La pozza di sangue fresco rimase lì dov'era, come anche i corpi esangui dei due uomini sgozzati.
    << Signorina Jalyne, dove dobbiamo metterlo? >>
    una voce tremante le accarezzò la schiena e si costrinse a voltarsi. Le nuove guardie addette ai due prigionieri tremavano da capo a piedi ed evitavano accuratamente di guardare qualsiasi cosa morta o semi morta che racchiudeva quell'abitacolo poco invitante.
    Jalyne sorrise e si avvicinò a loro, con un lungo balzo fanciullesco.
    La scena raccapricciante - così l'avrebbe definita una persona normale - che si dipinse davanti ai suoi occhi era musica per le sue orecchie e opere d'arte per la sua vista.
    Un uomo, dall'età ormai indefinibile, era chino su se stesso e non emetteva più alcun suono.
    La testa era priva di alcun capello e sulla fronte erano incise delle rune sconosciute - sembravano marciate a fuoco sulla pelle sporca. Due solchi più chiari attraversavano le sue guance, segno che aveva pianto e non se ne vergognava più da tempo.
    Le grandi labbra che un tempo qualcuno doveva aver amato erano crespe e secche, spaccate a causa della disidratazione, ed erano cucite tra loro con dello spago grossolano. Stava a petto nudo e qualcuno aveva provato così tanta pena per lui da avergli fatto indossare un paio di boxer. Forse era stata Jalyne stessa a concedergli quel lusso, ma non ne ricordava nè il motivo nè l'occasione.
    Il suo corpo era ricoperto di piaghe: alcune infette, rosse quanto brace ardente, mentre altre si stavano sanando e non provocavano alcun male.
    La cosa più inquietante nel complesso erano le braccia e le gambe del ragazzo. Esse penzolavano nel vuoto, come prive di alcuna vita. I polsi e le caviglie mostravano delle fratture nei punti in cui le ossa delle articolazioni si congiungevano, permettendo il movimento. Le ginocchia riportavano ancora i segni viola e un lieve gonfiore, tipico anch'esso delle ossa rotte. In infermeria dovevano essere riusciti a curare qualche giuntura.
    << Teddy. Ti presento la tua nuova compagna di cella. Lei è Clara Campbell. Salutala dai, non fare il maleducato! >>
    la donna prese la testa del giovane e l'alzò di scatto, rivolgendola verso l'altra prigioniera. Gli occhi azzurri, inespressivi, si allargarono consci di quello che stava per accadere. Non potendo parlare, non poteva salutare come si deve la poverina che era capitata tra le mani di Jalyne. Questo accresceva la rabbia di sua sorella che esplodeva sempre con nuovo dolore per lui.
    Infatti, la vide arricciare le labbra e poi guardare le guardie ancora vive. Con un cenno, le cacciò fuori dalla stanza e, con un colpo di bacchetta sollevò il corpo di suo fratello prima che si schiantasse rovinosamente a terra.
    Attese che quegli impiccioni si allontanassero prima di scagliarlo con forza affianco a Oswin.
    << Sei una vergogna, Teddy! Mamma e Papà non sarebbero affatto fieri di te, se ti vedessero adesso. Sei in presenza di una signora, perciò devi mostrare il rispetto che merita come traditrice del suo stesso sangue! Crucio! >>
    sembrava che la bacchetta fosse puntata contro Oswin invece no. L'incantesimo colpì Teddy, ma quello non sembrò provare dolore. Ad un'attenta analisi, le sue pupille dilatate e le vene rosse che ne coloravano il bulbo potevano far capire che il dolore c'era stato, solo che non poteva emettere alcun suono se voleva che tutto finisse in fretta.
    << Ooooh... Vedo che ricordi le regole fratello. Vi troverete bene insieme voi due. Siete entrambi dei bugiardi patologici e dovete essere curati. >>
    rise di gusto nel dire quelle parole, tanto quanto rise quando i due corpi delle guardie uscirono fuori dalla cella, levitando a mezz'aria.
    << Tornerò a trovarvi, voi fate amicizia nel frattempo. >>
    con quelle parole, uscì da quella stanza e si richiuse la porta alle spalle, facendo scattare la serratura.
    Dopo aver avvisato di aver finito l'interrogatorio, ricordò alle guardie che la Campbell doveva essere visitata e curata e che dovevano darle del cibo almeno una volta al giorno per rimetterla un po' in sesto.
    Soddisfatta, si portò dietro i corpi di quegli scansafatiche, diretta verso la sala riunioni del personale, dove doveva esserci anche Lestrange.
    Avevano alcune cose di cui parlare. Forse troppe o inutili ma era il caso che le sapesse.



    Role code by Ellenroh Carrow

     
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