Il silenzio degli innocenti è fastidioso quanto il pianto di un neonato.

Oswin x Jalyne

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  1. ~Miss Jalyne
     
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    3Helena



    * Jalyne Halia McRuner. *
    Il lungo viaggio che ti attende,
    sarà un'esplosione veritiera di un bel rosso intenso.





    << Ottimo! Cosa hai intenzione di fare per un quarto d'ora? So di essere attraente ma non posso soddisfarti, perciò non ti avvicinare troppo! Stai puzzando di quella cavia. >>
    Si era appena seduta per riposare le membra e trovare un po' di pace e quell'idiota del suo amico d'infanzia riprendeva con le sue manie. Quella mattina aveva ripetuto troppe volte la parola "puzza" e tutti i suoi derivati e la bionda stava rischiando un'altro dei suoi famosi scatti isterici. Gli era sempre stato simpatico Havis ed erano cresciuti insieme ma sapeva quanto potesse odiarlo un istante dopo l'ennesimo passo falso. Lei era lì che si divertiva con un giovane corpo ancora caldo di vita sprecata e lui a cosa pensava? Alla puzza! Non era fattibile il loro legame quel giorno. Uno dei due si era alzato con il piede sbagliato, e non era lei quella puntigliosa.
    << Io so cosa fare durante questo quarto d'ora. >>
    gli rispose solamente, lasciando il coltello sul tavolo ed estraendo la bacchetta. Non degnò di un solo sguardo la giovane che, sofferente, stava stesa sul suo letto da laboratorio di fortuna.
    Spalancò la porta con un movimento di polso e ne varcò la soglia, venendo investita dalla fioca luce del corridoio. Si costrinse a stringere gli occhi per riuscire a vedere decisamente meglio e notò di star stringendo la sua compagna con mani insanguinate.
    Istintivamente, si sfiorò le labbra con quelle dita insozzate di cremisi e scosse il capo, infastidita nel riconoscere che quel sapore era piacevole. Era una sangue puro in fin dei conti, quindi non poteva essere che altrimenti.
    Non appena Havis seguì i passi di Jalyne, la porta della loro cella si richiuse alle loro spalle e le possibili voci della giovane cavia si dispersero insieme a mille altre.
    Si trovavano nel girone B di Azkaban; era difficile trovare qualcuno che non urlasse, conscio di non poter salvare la propria vita.
    << Dove andiamo? Dove andiamo, eh? Dove stiamo andando????? Me lo dici? >>
    Havis aveva preso a saltellarle attorno, passando a destra e a sinistra, apparendo davanti a lei con uno sguardo incuriosito, svanendo nell'istante seguente per ritrovarsi due metri davanti a lei, fermo ad una biforcazione.
    << Gira a sinistra e vai dritto fino alla sala delle guardie. >>
    Nonostante la distanza che li separasse, Jalyne potrebbe affermare tranquillamente di aver visto i suoi occhi brillare, conscio di ciò che stava per accadere. Doveva porre rimedio all'assunzione di inetti, convinti di potersi salvare il culo solo perchè avevano scelto la via più facile.
    Seguì il percorso fino ad una delle porte di legno massiccio ben lavorate, diverse da quelle delle celle. Con un colpo di bacchetta, la spalancò e Havis rotolò dentro, andando a cercare l'angolo con la migliore visuale sulla scena che si riproponeva di imprimere bene nella proprio mente.
    << Buongiorno signori! Vedo che disturbo il vostro dolce far niente. >>
    nella sala rettangolare, grande quanto cinque o sei celle del braccio A, stavano seduti altrettanti individui che chiacchieravano tra loro, davanti ad una buona bottiglia di whisky incendiario e a del cibo di prim'ordine.
    Bene! allora era quello che facevano le guardie di Azkaban durante il loro orario di lavoro? Organizzavano festini privati!
    Vide alcuni volti noti sbiancare nel notare il suo sorriso irritato. Ottimo! Sapevano cosa sarebbe accaduto di lì a breve.
    << B-bu-on... Buongio... Buongiorno signorina McRuner. >>
    beh... almeno al terzo tentativo, una delle guardie era riuscita a spiccicare parola. Le altre annuirono e chinarono il capo in segno di saluto.
    << Allora... Chi doveva occuparsi di preparare la cella della prigioniera Campbell? >>
    ignorando i loro saluti, entrò dentro la stanza e, rigirandosi tra le mani la bacchetta, si avvicinò ai registri sparsi su una delle scrivanie. Tutto veniva monitorato e niente doveva andare perso, per evitare sospetti strani, per cui era certa di poter trovare i nomi con facilità, sempre se qualcuno non avesse parlato prima.
    << Perchè lo chiede signorina? E' successo qualcosa? >>
    la voce della guardia tremava, conscia che quella non era solo una visita di controllo. Le altre si strinsero nelle loro sedie e non tentarono nemmeno di estrasse le loro bacchette. La fama di Jalyne era conosciuta in ogni dove nel mondo magico. La pazza del villaggio: così la chiamavano e non lo facevano solo per il suo modo di essere, ma per ciò che diventava durante un combattimento. Raramente qualcuno si era salvato dopo aver messo i piedi sulla sua strada.
    Essere privi di coscienza e non aver alcuna paura di morire, poteva trasformare le persone in ottimi maghi o in cadaveri.
    Jalyne... Era ancora viva.
    << Non credo di essere tenuta a dare alcuna spiegazione sulle mie motivazioni. Se vuole, posso andare direttamente dal signor Lestrange a chiedere chi di voi NON ha svolto il suo lavoro. >>
    Non sapeva se la minaccia di Lestrange potesse essere più timorosa del suo volto infuriato, ma era certa che fosse un incentivo per l'uomo più debole là dentro. C'era sempre un uomo più pauroso e desideroso di vivere e la bionda non sbagliò nemmeno quella volta. Una delle guardie si grattò la testa e gettò un'occhiata verso due colleghi che stavano seduti in un angolo, intenti a fissare i loro calici ricolmi di alcool magico.
    Bene! Non c'era alcun bisogno di parole. Le bastò sfogliare alcuni resoconti della mattina e i due nomi che appartenevano a quelle guardie in disparte brillarono di inchiostro nero.
    << Avada Kedavra! >>
    fu un istante solo. Il lampo di luce verde illuminò la stanza e la spia di quel luogo ricadde sulla sua sedia, privo di vita. Vide la sua testa accasciarsi su un lato e le braccia penzolare appesantite da una vigliacca morte. Aveva venduto i suoi colleghi credendo di aver salva la vita, perciò non meritava alcuna pietà.
    Ad Azkaban, come nel nuovo mondo, persone del genere erano solo fonte di guai.
    Gli uomini si agitarono nelle sedie: alcuni si guardarono con spavento, altri lasciarono andare i bicchieri e si concentrarono sulle proprie mani tremanti. Solo due estrassero la bacchetta, inconsciamente decisi a difendersi.
    Sciocchi
    quel pensiero venne preceduto dalla famosa maledizione di Antonin Dolohov, ripetuta due volte. La bacchetta puntata contro quei due nullafacenti, si illuminò di due incantesimi uguali e non verbali. Sicuramente si erano aspettati di morire con la stessa facilità del primo ma si sbagliavano.
    Non appena vennero colpiti dall'incantesimo, Jalyne si sedette sulla scrivania e, a gambe incrociate, rimase ferma ad osservarli morire lentamente. Quella maledizione, simile al sectumsempra, creava ferite interne. Lacerava gli organi e, col tempo, portava a una morte per emorragia interna.
    Non sapeva quanto tempo aveva ancora prima di tornare dalla sua prigioniera ma non le importava più di tanto. Vedere quei due che si contorcevano, era un libero sfogo alla rabbia di quel giorno.
    << Allora... Da qui in avanti, se ricevete degli ordini e non li rispettate, farete la loro fine. Oh già. Wellerth è morto perchè ha tradito quei due, ancor prima che io potessi leggerne i nomi sui resoconti. Quindi... Azzardatevi a diventare dei vigliacchi e durerete molto poco qui dentro. >>
    le sembrava giusto dare una spiegazione. Forse ridere dopo aver ucciso tre persone non era proprio il massimo ma era pazza, no? Come tale amava atteggiarsi.
    Scese dal tavolo con un balzo e si avvicinò a uno dei tanti vassoi del cibo. Ne prese uno che conteneva della carne e patate dolci e mosse la bacchetta. I due uomini che si contorcevano smisero di provocare alcun gemito e si sollevarono in aria, pronti a seguire la bionda fuori da quella stanza.
    << Oh già. Mi serve che portiate Teddy McRuner nella stanza della Campbell. Da oggi sarà il suo compagno di cella. E anche alcune precisazioni. Appena l'interrogatorio avrà fine, la Campbell deve essere portata immediatamente dai guaritori. Dite loro che devono rimetterla in sesto entro tre giorni. Allo scadere dei tre giorni stabiliti, riportatela nella sua cella e fate in modo che abbia del cibo sostanzioso almeno una volta al giorno. Non desidero che muoia prima di aver parlato. >>
    detto questo, uscì dalla stanza, portandosi dietro le due guardie e un Havis che rideva a crepapelle, intento a guardarle le spalle, come sempre.
    Era giunto il momento di riscaldare l'ambiente della cella. Vi arrivò con tutta calma e aprì la porta con un bel calcio.
    Non degnò la prigioniera di uno sguardo e, dopo aver posato il vassoio di cibo nel tavolo delle provette, prese un coltello svizzero dalla sua collezione esposta lì affianco. Le due guardie tremavano visibilmente e le lacrime rigavano ormai i loro occhi sofferenti. Con un colpo di bacchetta, vennero appesi a testa in giù sul muro affianco all'entrata, proprio di fronte alla sua cavia.
    << Ora... Acceleriamo il vostro destino. >>
    con una dolcezza isterica, la lama che stringeva si andò a posare il collo della prima guardia. Recise di netto la pelle all'altezza del pomo d'adamo e vide il sangue sgorgare fuori.
    Con un gesto lento, si avvicinò al secondo uomo e gli diede il tempo di provare tanta paura da bagnare i calzoni. Rise nel vedere come sprecavano quei pochi istanti di vita. Tagliò la seconda gola, nello stesso punto della prima e si abbandonò a un genuino sospiro di piacere. Era decisa a ripulire quei corpi dal sangue prima di portarli a Lestrange per segnalare l'inettitudine delle guardie.
    << Allora Campbell. Hai deciso di cosa vuoi parlarmi? Raccontami qualche verità. Hai tutta la mia attenzione. >>



    Role code by Ellenroh Carrow

     
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26 replies since 1/10/2013, 14:14   391 views
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