[casa A.Spencer] Non avere nella tua casa nulla che tu non sappia utile, o che non creda bello.

Cole e Abigail

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  1. .Cole
     
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    Fin da quando mia sorella Abigail era nata, anche se non lo dimostrav0 forse in un modo troppo plateale, ero sempre stato un fratello maggiore interessato alla vita e alle scelte di mia sorella, cercavo sempre di aiutarla e di supportarla ogni volta che aveva bisogno. Adoravo mia sorella minore, era sempre stata la principessa di casa, che speravo sempre di , colei che non assomigliava per niente ne a me ne a mio padre. Lei, fortunatamente, non era mai stata toccata minimamente dalle mire di nostro padre, era totalemente diversa totalmente diversa da noi, e credo fosse davvero un bene perchè se non fosse stato così probabilmente non mi sarei affezionato così profondamente, perchè temevo che se fosse stata come me caratterialmente, ci saremmo scontrati un giorno si e un giorno no.. che poi c'era da dire che io stavo rendendo mio figlio Liam tale e quale a me, ma era naturale: la famiglia soprattutto per quanto riguarda la parte maschile, doveva rilevare l'azienda, come io prima di lui. In fondo io ero entrato a diciassette anni a lavorare per l'azienza iniziando a fare dei piccoli lavori, poi ho iniziato a dedicarmi a tempo pieno per tenere i conti e far quadrare i bilanci così negli anni ho studiato la notte per diventare diventare un economista. Poi l'anno scorso a ventinove anni mi aveva lasciato la guida della medesima azienda, rimanendo comunque parte nel consiglio di amministrazione in quanto a socio minoritario, ma avevo sempre deciso comunque di starlo sempre a sentire perchè lui aveva guidato l'azienda per quarant'anni e sapeva esattamente i gusti delle persone e ciò che avevano bisogno.
    In tutte queste cose, anche se ero occupato, avevo sempre avuto un occhio di riguardo per mia sorella: appena vedevo che aveva un'espressione che non era rilassata, facevo carte false per raggiungerla e parlavamo un pò.
    L'avevo incontrata un paio di giorni fa da me, nell'ufficio della Spencer Pubblication, mi trovavano tutti in quell'ufficio enorme e pieno di specchi, perchè solo in quel posto lo sentivo a mio agio e solo lì praticamente riuscivo a lavorare e avevo visto l'espressione stanca di mia sorella Abigail, perciò ero andato a trovarla a casa dopo essermi assicurato che avesse una giornata libera.
    Suonai al suo companello, tenendo tra le mani due bicchieroni di caffè e mi dondolai un pò sulle punte. Speravo davvero di poter passare un pò di tempo con lei e speravo di poterle esserle d'aiuto se aveva bisogno di me.
     
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  2. Potterhead †
     
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    Abigail Elle Spencer * Scheda * Avvocato


    * Casa di Abigail *
    Quel giorno non aveva proprio avuto la forza di andare a lavoro, il che non succedeva poi così spesso, di solito era una cosa che faceva con piacere, era sempre la prima ad arrivare e l'ultima ad andarsene, e faceva sempre il doppio del lavoro degli altri, e forse a lungo andare era diventato proprio questo il problema. Si sentiva terribilmente stanca, ma più il suo corpo la supplicava per un po di riposo, più la sua mente voleva elaborare, studiare, lavorare, così da non dargli tregua. Anche quella notte non si aveva staccato gli occhi dai fascicoli dei suoi ultimi casi finchè non avevano iniziato a bruciarle forte, ma era andata avanti, aveva bevuto caffè, finchè infine non ce l'aveva fatta più ed era crollata addormentata sul divano quando fuori dalla finestra iniziava ad albeggiare. Due ore di sonno le erano sembrate incredibilmente tante, aveva messo la sveglia alle 7, ma chissà come non l'aveva minimamente sentita e quando aveva spalancato gli occhi, come appena svegliatasi da un tremendo incubo ed era capitombolata giù dal divano aveva notato, con profondo disgusto e sorpresa che aveva dormito un ora in più. Si massaggiò l'anca dolorante con un gemito e gattonò fino al tavolino. La tazza del caffè era ancora dove l'aveva lasciata e c'era rimasto un fondino; la portò alla bocca senza nemmeno pensare a cosa stesse facendo, ma non riuscì a inghiottirlo e lo sputò tutto sul pavimento. Era a dir poco disgustoso, ma come le era venuto in mente??
    - Devo essere totalmente scema. - borbottò tirandosi stancamente in piedi. Barcollò fino al bagno e si guardò allo specchio: faceva veramente pietà. I suoi bei capelli, una volta lucenti e mossi, ricadevano flosci e stopposi sulle spalle, senza vita, la sua pelle era di un colorito alquanto malaticcio, come se non avesse visto il sole oramai da tanto tempo e rendevano le occhiaie violacee ancora più visibili. Si appoggiò stancamente al marmoreo lavandino, guardando il getto d'acqua scorrere, quindi si sciacquò il viso pesantemente con l'acqua gelata, tanto da svegliarsi di botto. Scosse la testa e si guardò nuovamente allo specchio. Dopotutto che le importava? Non era un gran che, doveva ammetterlo, però era brava nel suo lavoro...le bastava.
    - Oh ma chi vuoi prendere in giro? - fece ancora, con una smorfia rivolta al suo riflesso stanco. Il campanello suonò appena tornò in salotto, distraendola dal riprendere il suo lavoro. Per un attimo fu tentata di non aprire, ma poteva essere urgente, quindi posò sul tavolo i dossier che aveva appena preso e andò alla porta. La fortuna era dalla sua parte, era evidente. Di fronte a lei si parò suo fratello e subito si sentì meglio, tuttavia non avrebbe voluto farsi vedere così, non voleva che si preoccupasse per lei, lo faceva gia troppo spesso. Gli sorrise e si spostò dalla porta per farlo entrare
    - Entra ti prego, stavo iniziando a parlare da sola... - disse con una risatina, avviandosi verso la cucina e tirando fuori dei biscotti dalla credenza.
    - Ti prego dimmi che è caffè...! - fece poi, osservando con aria desiderosa il bicchiere che teneva in mano. Era così grata a suo fratello per esserci sempre, e in quel momento non avrebbe voluto vedere nessun altro che lui, probabilmente sarebbe stato l'unico a capire come si sentiva e a non guardarla schifato per il suo aspetto.

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  3. .Cole
     
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    Ero rimasto in piedi davanti alla porta di mia sorella, praticamente per non più di una manciata di minuti, prima di vedere la porta aprirsi mostrando la figura di mia sorella con un'espressione sconvolta che mi era venuta ad aprire. Da una parte provai sollievo nel vederla, perchè mi ero reso di nuovo ben conto che la conoscevo ancora abbastanza bene immaginando che lei fosse a casa, nonchè avevo ancora quel sesto senso che mi aveva permesso di andarla a cerare a casa, fortunatamente trovandola nella stessa. Per fortuna non era annegata da fascicoli e faldoni enormi, anche per quello non avevo spedito un gufo, immaginando che tra le altre cose quali l'allergia, ero quasi certo che non l'avrebbe adocchiato in mezzo a quel cataclisma che immaginavo albergare in cucina o nel salone. Non era la critica, assolutamente, dato che io ero lo stesso da quando avevo iniziato a lavorare per nostro padre solo che al posto di carte sulla difesa per gli infiniti processi di cui si incaricava e faldoni che li riguardavano, c'erano dei spessissimi libri contabili. Ci passavo delle grandi notti insonni e anche se mi avevano consigliavano di prendere un assistente, per certe cose volevo e pretendevo di contrllarle io di persona, non solo perchè ero l'amministratore delegato, ma proprio perchè mi ero occupato personalmente di ogni libro contabile della mia azienda e non volevo che si perdesse nemmeno una virgola, soprattutto ora che gestirli da una vita e non volevo che qualcuno incasinasse qualcosa. Perchè oltre a perdere collaboratori avrei perso praticamente i lettori, perchè era questo che faceva la mia azienza: scriveva giornali scandalistici, di moda e cose del genere, tutto per le streghe che avevano bisogno di un pò di svago dalla monotona vita di tutti i giorni.
    Alle sue parole riguardo il fatto che avesse iniziato a parlare da sola l'avevo guardata con un sorriso sincero. «Pensavo di essere io quello matto in famiglia» dissi scherzando, effettivamente avevo la tendenza di parlare da solo quando ero sotto stress particolare per colpa del lavoro che tavolta mi faceva uscire di testa.
    «Certo è caffè e ovviamente, dato che ti voglio bene, l'ho preso proprio come piace a te. Sono andato a prenderlo al bar qui vicino e ho incantato la tazza, così rimane bello caldo. » dissi guardandola facendo un largo sorriso mentre andava a prendere i biscotti in una delle mensole «oggi riusciamo a fare colazione insieme. Dovremmo farlo più spesso, sai? E non tirare fuori la scusa che ho una moglie e un figlio, perchè potremmo anche vederci a pranzo, dato che non lavoriamo così distanti, ma comunque mi sembra ogni tanto che lavoriamo lontani chilometri ultimamente e la cosa mi ferisce.» parlavo con noncuranza, come di solito si parla del tempo o delle condizioni climatiche, ma Abigail sapeva che dietro a quell'apparenza da stronzo cinico e spesso insensibile, che aveva imparato dal padre a nascondersi dietro una maschera di freddezza, sapeva benissimo che quello era un modo per dire tra le altre cose che mi dispiaceva per davvero e avrei fatto qualsiasi cosa per lei, per era membro della mia famiglia e come tale ci tenevo davvero tantissimo, perchè la famiglia era sacra, importante. Niente veniva prima per me.. a parte il lavoro che ogni tanto sembrava predominare, ma la famiglia era tutto quello che avevo e non volevo perdere nemmeno un minuto, perchè forse avevo già perso troppo tempo quando ero un ragazzino e non volevo arrivare sulla tomba ad avere rimpianti.
    «come ti senti sorellina? Ti vedo molto stanca, hai dormito almeno un pò?» ammisi guardandola e sedendomi al tavolo, senza troppe cerimonie. Avevo quel modo molto diretto di parlare e sapevo che non si sarebbe arrabbiata troppo.
     
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  4. Potterhead †
     
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    Abigail Elle Spencer * Scheda * Avvocato




    * Casa di Abigail *

    Lo guardai con un sorriso pieno di gratitudine mentre mi porgeva quella tazza, piena del liquido scuro di cui ormai non potevo più fare a meno, ne bevvi una lunga sorsata e mi sentì gia meglio mentre mi sedevo al tavolo e lanciai a mio fratello un occhiata che valeva più di mille parole. Stavo solo aspettando che partisse con la predica preoccupata, cosa che faceva ogni volta che mi vedeva...Lui era stato un po come un padre per lei, in un certo senso probabilmente le aveva voluto bene quanto quello vero e ora le stava vicino sempre, anche se non si vedevano lei lo sentiva in qualche modo, che erano legati. Era vero, non molto spesso andava a trovare lui e la sua famiglia, ma il lavoro le permetteva a malapena di dormire, figurarsi di fare una visita di cortesia. Lo guardò con aria colpevole mentre diceva che avrebbero dovuto vedersi più spesso.
    - Lo so...mi dispiace così tanto, mi sto perdendo tutta l'infanzia di mio nipote, non ti chiedo mai come va la famiglia, come stai tu, e poi mi manchi tanto...Ma, vedi? - fece un gesto con la mano indicando con aria lugubre tutto intorno un marasma di fogli, libri e documenti - Non sento nemmeno la mamma da parecchi giorni...sono una pessima sorella e una pessima figlia... - fece poi, rivolgendo una smorfia a se stessa e lasciandosi andare sul tavolo, poggiandoci la fronte sopra per un attimo, senza preoccuparsi di apparire penosa, in fondo con Cole s poteva permettere di fare qualsiasi cosa, non si doveva mai vergognare e forse era uno dei pochi con cui poteva essere veramente se stessa. Rialzò la testa solo quando l'uomo le rivolse ancora la parola, chiedendole come stesse, e il suo tono non ammetteva bugie di alcun genere, anche perchè, era certa, che l'avrebbe scoperta in ogni caso. La leggeva come un libro aperto da quando era piccola.
    - Bella domanda...come sto...sola, con una marea di lavoro da fare...essere il miglior avvocato dello studio non è poi così bello come credevo, dal Ministero mi sovraccaricano, non si regolano proprio... - rispose dando un minuscolo morsetto ad un biscotto, per poi abbandonarlo sul tavolo. Anche mangiare le dava la nausea ora, questa era una cosa nuova.
    - Si si ho dormito, ben 2 ore stamattina... - borbottò poi, tirandosi su una spalla i capelli e passandosi una mano sul viso, fino a porla sotto il mento, appoggiandovi il peso della testa
    - Sono una persona noiosa lo so. -

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  5. .Cole
     
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    La guardai con attenzione, mentre beveva il caffè e sogghignai tra me e me, dicendo che fino a che non mi dimenticavo questo dettaglio non ero ancora invecchiato. Perchè avevo anagraficamente trent'anni ma non li sentivo affatto, anche se qualche volta un pò li sentivo sulle spalle perchè avevo un bambino di quattro anni e avevo bruciato gran parte dell'adolescenza stando dietro ai libri contabili di nostro padre. C'erano i giorni che mi sentivo addosso almeno dieci o quindici anni in più, come quella mattina che mi sentivo un quarantenne che stava già pensando alla pensione. Solo che io probabilmente non mi sarei ritirato se non per la salute o un motivo più definitivo, che era impossibile
    Alle sue parole su Liam la guardai con un sorriso, scrollando le spalle. Era ancora piccolo, aveva solo quattro anni e l'infanzia ne contava ancora quanti? sei sette anni tutti. Mi chiesi se io ero mai stato bambino, ma forse si. Solo che non mi ricordavo troppo di quelle
    «Lo sai che l'infanzia di Liam, hai ancora tempo per recuperarla. Ha solo quattro anni, sono certo che riuscirai a stare un pò in sua compagnia» sorrisi guardando mia sorella, ero particolarmente certo di quella affermazione «nel caso potrei anche pensare di lasciartelo qualche giorno, sai che tra tutta la famiglia preferisce te. Alla faccia di nostro padre» sorrisi pensando che non era effettivamente popolare, anzi mio figlio non lo poteva vedere e dire che era come me e non potevo pensare fosse possibile.. ma c'era da dire che anche io odiavo nostro padre alla sua età.
    «Mi manchi anche tu, davvero tanto sorellina, anche se ho un modo un pò strano per dimostrarlo» sorrisi, avvicinandomi per abbracciarla limitato un poco dal caffè da asporto, per poi proseguire a guardarlo con aria tranquilla «la famiglia va benissimo, Katie e Liam ti portano i loro saluti, così come mamma e papà.. ma so che lui non fa testo anzi. Comunque non pensarci nemmeno, non sei una pessima sorella e una pessima figlia, perchè comunque io non sono esattamente questo gran metro di giudizio considerando che mi ha praticamente cresciuto papà. E io i nostri genitori non li sento da due settimane forse tre, penso che mi danno per disperso» scherzando. In fondo Abigail era sempre stata la figlia che tutti avrebbero voluto effettivamente e poi guardandola quando parlava prima del lavoro e mi sedetti davanti a lei, guardandola con attenzione portando il caffè d'asporto alla bocca e bevendone un lungo sorso e guardandola, prima di allungare una mano e prendere un biscotto. Lo morsi, cercando di trattenermi di mangiarmi il suo biscotto, che aveva mangiucchiato in un angolo, come facevo sin da quando eravamo bambini, che lei lasciava qualcosa a metà e io glielo mangiavo per non farla sgridare.
    «Sai che vorrei darti una mano, ma non ne so niente di avvocati e cose del genere. Se no non chiamo te come avvocato per l'azienda di papà e a volte mi chiedo se non ti faccio accumulare nei momenti peggiori un sacco di lavoro aggiuntivo che potresti evitare» che io chiamassi ancora la mia azienda, l'azienda di papà, in effetti era un controsenso enorme. Potevo anche evitarlo, ma l'avevo sempre così
    «Sei mia sorella. Non sei affatto noiosa, se no uno non sarei qui, due quello noioso sono io e tre.. come sempre sono io che non sono il massimo tra i fratelli che potevano capitarti.» ammisi, per poi aggiungere sperando di vederla sorridere «ma almeno sono carino?» cercavo di stemperare un pò la tensione, prima di ascoltare la sua affermazione sul fatto che aveva dormito si e no un paio d'ore. Ascoltando che aveva dormito due ore di sonno al massimo bevvi un lungo sorso di caffè e usi un tono abbastanza arrendevole aggiungendo «Abigail... Sono l'ultimo che dovrebbe dire cosa devi o non devi fare, dato che non sono papà e non voglio farlo» eccolo lì il fratello maggiore che si preoccupava da morire e che vorrebbe proteggere sua sorella minore da tutto.
     
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4 replies since 18/9/2013, 21:31   96 views
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