Una vita spezzata può salvarne una pura?

Bry X Clara

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  1. ¿Èhy Clàra*
     
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    * Clara Campbell *
    L'uomo e' tanto meno se stesso quanto più parla in prima persona.
    Dategli una maschera e dirà la verità.





    12 Ottobre 2009. Testa di Porco

    Un’insegna sbiadita e logora si spostava lentamente, sospinta dal vento gelido di quella serata. I cardini, che la tenevano ancorata al muro, cigolavano a intervalli irregolari, provocando l’unico suono udibile per miglia e miglia. Il villaggio si era acquietato solo pochi istanti prima, in seguito a una rissa cittadina scoppiata in mezzo alla strada principale. Era la terza volta in una settimana che succedeva una cosa simile: persone sconosciute si azzuffavano per via del loro stato di sangue, urlando ai quattro venti che provenivano da famosissimi maghi purosangue. Ovviamente erano solo degli ubriachi affatto intenzionati a smettere di corrodere il loro fegato, per questo Clara era certa che nessuno sarebbe arrivato a riportare la pace tra gli animi. I grandi capi avevano impegni più importanti e, persino i pesci più piccoli erano lontani dal presentarsi per baruffe del genere. Chiunque si meritasse l’attenzione di quei mostri, doveva aver avuto una vita completamente diversa: i reietti erano ciò che interessava a chiunque comandasse il nuovo mondo.
    Quello schifo di mondo! Il terrore era palpabile nell'aria; gli occhi vacui della gente rimarcavano la facilità con cui si poteva controllare la mente umana. Clara lo sapeva bene. Lei si era salvata, per adesso. Lei aveva preso il posto di un morto e continuava la sua vita, impersonando qualcuno che non aveva mai realmente conosciuto. Nonostante la sua mente fosse rimasta intatta, persino lei viveva in un mondo parallelo che non le apparteneva. Il suo corpo si muoveva con cattiveria ormai. Raccoglieva anche i più piccoli dettagli e li modellava attorno alla sua pelle per rendere se stessa lo specchio di un fantasma passato. L’essere che albergava placido e quieto dentro il suo petto, alla fine, si sarebbe risvegliato.
    Vendetta.
    Era questa la parola che sognava ogni notte. Questo sentimento era l’unico che riuscisse a farla andare avanti, mentendo mentre spingeva se stesse verso un precipizio, dal quale non c’era via di fuga.
    << Ehy! Ehy Oswin! Portami dell’altro Whisky Incendiario. >>
    una voce roca si insinuò nei pensieri della giovane. Qualcuno digrignava i denti e rideva sguaiatamente in uno degli angoli più bui di quel piccolo pub, sudicio e impolverato. Niente era cambiato da quando era stato Aberforth a gestirlo. Clara aveva aggiustato tutto quello che era stato rotto durante la battaglia e, grazie a un po’ di magia, tutto era tornato uguale a prima. I clienti erano gli stessi di sempre: gente strana su cui aleggiava un’aura di mistero che nessuno era intenzionato a riscoprire.
    Da quando era Clara a gestirla, era stata apportata solo una modifica non scritta: chiunque varcasse la porta della Testa di Porco, sapeva di aver trovato un posto sicuro in cui parlare della nuova vita che si andava sviluppando. Nessuno avrebbe avuto problemi lì dentro: quel luogo era la casa di tutti quelli che vi cercavano rifugio e sicurezze.
    Clara aveva sprecato mesi per pianificare il suo luogo perfetto d’informazione e tanti altri ne erano passati, prima che i pesci piccoli potessero approdare nella sua tana. Recuperare sprazzi di storie biascicate da uomini ubriachi, era diventato il suo unico scopo nella vita. Perdere qualche galeone per invitare loro da bere, cosa poteva mai essere se paragonato all'importanza di alcune informazioni utili? Niente per una come lei. Niente per un involucro vuoto che aveva perso tutto a causa di alcuni pazzi furiosi che desideravano il potere e la gloria.
    << Ecco a lei. >>
    La giovane tese un calice all'unico cliente presente in quel momento. Il liquido brillò alla luce di una candela consumata e ondeggiò lievemente, minacciando di disperderne qualche preziosa goccia sul tavolo. L’uomo grugnì e tese una mano, cercando di afferrare il polso di Clara. Purtroppo, la stabilità non era il suo pregio migliore, come anche il puzzo che emanavano i suoi abiti.
    La ragazza lo schivò e si diresse al bancone con la stessa tranquillità con cui se n’era allontanata pochi istanti prima. Riprese a pulire il bancone, perse tempo a lucidare i bicchieri con uno straccio candido, sperando in qualcosa che la tenesse occupata. Quell'uomo non se la sarebbe presa per quel gesto: lo faceva tutte le volte che entrava in quel locale, perciò era abituato alla poca loquacità della barista come anche alla sua irritabilità.


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    Edited by ¿Èhy Clàra* - 10/9/2013, 19:22
     
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  2. Bryanne O'Keefe
     
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    * B R Y A N N E *
    Is this the real life ? Is this just fantasy ?




    Quel suo nascondiglio non sarebbe durato ancora per molto, lo sapeva bene. Forse era per quello che finora aveva cercato di goderselo il più possibile, dormendo su quel materasso nel piccolo angolino che si era ricavata.
    Aveva temuto che i padroni di casa tornassero troppo presto, ma ora stava scoprendo che il problema per lei era proprio l'essere sola in quel casale. Perché dopo essere stata vista da quei ragazzini, pochi giorni prima, aveva ricevuto sempre più...visite. E cominciava a farsela addosso, ora cominciava sul serio.
    Non riusciva più a essere sicura di sé come lo era stata prima che Maud la tradisse. Non era più se stessa e non sapeva come avrebbe potuto sopravvivere da sola ancora per molto. Era un miracolo che non fosse stata presa in quel viaggio. Stava facendo errori su errori e si meravigliava di come non l'avessero ancora catturata.
    La mano scattava più spesso di quanto non volesse verso quella bacchetta che era sua, ma del tutto inutile. La magia non aveva mai risposto bene, ma le cose non erano nemmeno mai andate così male come ora. La paura la paralizzava, le svariate volte che aveva provato a produrre un lumos non si era accesa nemmeno la punta del legno. Nulla.
    Era una barzelletta pensare che forse l'emergenza, il pericolo, avrebbero potuto risvegliare in lei quella magia che per tutti gli altri era ordinaria, accessibile senza nessuno sforzo.
    Anche quella sera, comunque, il cuore le saltò in gola, letteralmente, mentre la mano correva alla bacchetta, sotto il maglione che ormai non le dava più alcun calore.
    Tu-tum. Tu-tum.
    Visse cinque secondi di inferno, prima di riuscire a convincersi che la sensazione di pericolo era venuta dal sogno. Restò a fissare a pochi millimetri di distanza il vecchio ritaglio di giornale che aveva incollato all'altezza del cuscino.
    << Ciao ciao, signor Wilde! >>
    Solo una disperata come lei poteva ritagliare un'immagine di Oscar Wilde e parlargli come una demente innamorata ...dal 2009 al 1800.
    Si sollevò a sedere, stropicciandosi gli occhi. Era ora di ripartire.
    Sapeva di essere vicina a Hogsmeade, molto più vicina di quanto avesse sospettato. Se ne era resa conto quando aveva camminato per quel sentiero sterrato, dopo un viaggio incredibile a bordo di quella corriera di turisti. Si era trovata nell'Inghilterra magica dalle parti di Londra, catapultata a Diagon Alley nel peggior momento che la sfortuna potesse scegliere per lei...e il più delle volte questo pensiero l'aveva fatta sentire tosta, per essere sopravvissuta fino ad ora.
    Tutto era cambiato, quando Maud l'aveva tradita. Ora la paura era più grande, sempre più grande di qualsiasi pensiero cercasse per risollevare il morale.
    Fu semplice radunare in fretta e furia le poche cose, nel suo zaino rattoppato. Il ritaglio del poeta inglese si unì a tutto il resto - una coperta, due maglie oltre a quelle che indossava, un piccolo orsacchiotto dal pelo ormai sporco...così sporco da essere passato dal rossiccio al bruno...e la bacchetta pulitissima quanto inutile.
    Si mise in spalla lo zaino militare e uscì per sempre da quella casa, non immaginando nemmeno di aver sbagliato così tanto le distanze e il calcolo sui tempi di marcia...in caso di strada smarrita completamente come solo a lei poteva capitare.

    Sera seguente

    << E' il terzo coprifuoco che sforiamo. L'incantesimo sarà già attivo. >>
    Nonostante la stanchezza mortale, Bryanne non poté che drizzare le antenne.
    Si stava dando della sfigata e non sapeva più se lasciarsi andare a una risata isterica o suicidarsi, quando si era messa sulla scia di quei due. Due uomini qualunque, vestiti cento volte meglio di lei - non che ci volesse molto - e che davano l'aria di essere...sazi e puliti.
    Spaventati? No...affrettati, di sicuro.
    Quindi rientravano nel villaggio...ma non erano disperati quanto lei. Loro forse avevano una casa che li aspettava.
    Il pensiero arrivò come una stilettata a distruggere tutto il suo castello di carte. Deviò la sua marcia, sparendo dietro ad una palazzina quando giunsero nella piccola piazzetta del villaggio. Un'unica grande strada, pulita e illuminata...ma incredibilmente deserta. Silenziosa.
    Era come se il coprifuoco portasse via ogni voglia di parlare
    Non aveva possibilità alcuna di riuscire a farsi dare una stanza, un pasto...in quelle condizioni. Nessuno faceva più la carità, di questi tempi. La sua fortuna ben misera riusciva a stento a farle ritrovare incredibilmente sempre la strada per i villaggi magici, dove poteva sperare di trovare suo padre...o almeno sperare di poter contattare sua madre.
    Si affacciò dall'angolo del palazzo e scrutò la piazza. Qualche negozio aveva ancora luci accese, ma non poteva essere ancora aperto. L'unico posto che le sembrava aperto era un edificio a due piani, alquanto disastrato, in un piccolo viottolo che dall'inizio della via principale si avviava in salita verso la collina.
    Il vento pungente sbatacchiava sempre più forte l'insegna.
    La testa di porco...
    << Ehi, ragazzina! >>
    Porca di quella... si voltò, le palpebre serrate, mentre il cuore in petto rombava fino alle orecchie.
    << Mi ero persa. >> iniziò a parlare prima ancora di essersi voltata del tutto.
    Mentire, mentire alla velocità della luce!
    << Dove abiti? >>
    La guardò dalla testa ai piedi, quella strega, come se non potesse credere che una ragazzina così conciata appartenesse a qualunque luogo del pianeta, magico o no.
    Aveva uno sguardo incredulo, anche se non maligno...forse sospettoso. Occhi piccoli, capelli biondi stopposi, come la saggina di un manico da scopa, sotto quel cappello a cono nero pece. La superava di una testa e mezza almeno e non le piaceva il modo in cui si chiudeva su di lei.
    Il sorriso fu inaspettato su quel viso e sembrò un po' strano, ma...spontaneo. Quel sorriso fece perdere a quel volto almeno una decina di anni...e anche tutto l'aspetto antipatico di poco prima.
    Non allentare la guardia! - ricordò a se stessa, ripensando a Maud.
    << Mio padre ha spaccato la legna per un signore, fino a oggi pomeriggio. Deve farsi pagare e lo stavo aspettando. Ora torno dentro >> disse indicando la locanda.
    << C'è il coprifuoco, non hai sentito il segnale? >>
    << No, mi scusi tanto. Entro subito da lui. Buonasera, signora, grazie. >>
    A spingerla dentro le sembrò non fosse soltanto la donna, prima di proseguire quando lei le ebbe indicato una testa a caso dall'esterno del locale, ma il vento stesso.
    Quando fu nel pub fumoso e buio, sciorinò un rosario di epiteti ben poco carini verso se stessa, mentre si guardava intorno. Costringendosi a non guardare verso la strada per non essere la prima a smascherare la propria bugia, si avvicinò con la faccia più tosta che le riuscì all'uomo che aveva additato a caso nel parlare con la donna.
    Deglutì, prendendo un profondo respiro, prima di fermarsi accanto all'uomo, facendo il possibile per non sentirsi osservata dai pochi avventori che non dovevano aver mai visto una cliente della sua età...o forse nemmeno una persona sobria, se era per questo.
    << Ehi, ragazzina. Non è un'attrazione da luna park, questo posto. >>
    << Ti aspettavo >> disse allo sconosciuto. Cercò di non guardarlo veramente, mentre prendeva posto sullo sgabello accanto al suo, come se stesse davvero sedendo accanto al padre, come se fosse tutto normale.
    Fingere.
    Sei diventata brava a farlo. Magari ti va bene anche questa volta.
    << Ehi, bella figlia che hai! >> sghignazzò qualcuno.
    << Sì, mi dicono...>> rispose l'uomo che fungeva da padre, con una incredibile prontezza di spirito, serrandole il polso in una morsa. E smettendo di ridere. << Ti avevo detto di stare fuori. >>
    Bryanne rimase inchiodata al suo posto da quegli occhi. << Fa freddo. >> balbettò.
    Le stava tenendo il gioco?
    << Dopo facciamo i conti. >>


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    Edited by Bryanne O'Keefe - 10/9/2013, 20:50
     
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  3. ¿Èhy Clàra*
     
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    * Clara Campbell *
    Mentire! Solo quello serviva.
    Le menzogne erano tutto ciò di cui si nutriva quel mondo.





    Era strano come dopo ogni coprifuoco tutti quanti gli ubriaconi del villaggio si riversassero nell'unico locale ancora aperto. La Testa di Porco era sempre stata famosa tra le fila di reietti - i veri reietti di un tempo - e abitanti di Nocturn Alley. Un tempo, tutta la feccia del mondo magico si rinchiudeva tra quelle quattro mura di sudiciume e complottava rapine, terrore e uccisioni che mai andavano a buon fine. Adesso, era il luogo prediletto di coloro che avevano perso il lavoro e di quelli che avevano rubato la vita a molti. I cattivi, i veri cattivi, si mescolavano tra la folla di alcolizzati, evitando bene di toccarne anche solo un capello, per paura di un qualsiasi contagio. Si infiltravano tra i civili di ogni sorta, alla ricerca dei reietti di adesso: quelli puri che scappavano dal lerciume di una vita fasulla. Quelli che Clara aveva tanto odiato durante i suoi primi giorni da fuggiasca. L'avevano portata via con la forza. L'avevano allontanata dall'unico sentimento che le era rimasto aggrappato al petto.
    La sua mano destra, sottile e pallida, si posò sul petto quasi cercasse di nascondere un buco invisibile, grande quanto un cratere di dolore. La campanella appesa alla porta tintinnò per l'ennesima volta e il vociare si spense un attimo. Strano! In quel locale non si smetteva mai di parlare, anche perchè era una tattica utile per chiunque non desiderasse farsi sentire. Più rumore si faceva, più i clienti ne erano felici.
    Udì qualcuno ridacchiare e altri fare apprezzamenti. Ecco un'altra stranezza! Clara scosse la testa, notando che era l'ennesima discrepanza tra i suoi pensieri e la monotonia del locale. Cosa stava succedendo quella sera? Qualcuno aveva bevuto una pozione di troppo? Nessuno faceva apprezzamenti in un buco di locale che minacciava di cadere a pezzi.
    I suoi occhi scattarono immediatamente verso l'alto e la sua mano corse alla bacchetta nascosta sotto il piccolo grembiule appeso alla vita. Un battito di ciglia e le pupille guizzarono a destra: vicino alla porta non c'era più nessuno. Un altro battito e gli occhi si diressero a sinistra, percorrendo il perimetro della stanza.
    Capelli biondi, crespi e decisamente spettinati. Abiti troppo trasandati.
    Clara conosceva bene quell'atteggiamento e persino quella falsa sicurezza che si notava lontano un miglio. Stava balbettando! Chi balbetterebbe davanti ad un uomo come Ralph? Un ubriacone con soli quattro denti marci in bocca e una barba a nascondere le cicatrici sul viso. Decisamente troppo vecchio per poter avere una figlia, figurarsi una figlia così bella.
    Quella giovane sprizzava GUAI da tutti i pori. Non era decisamente un bene.
    << Ehy Ralph! Non dire cazzate! Tu non hai nessuna figlia! Chi verrebbe a letto con te? Ti sei ridotto peggio dei prigionieri di Azkaban. Lascia andare quella ragazza. >>
    lentamente, stringendo con una mano la bacchetta ancora nascosta, scese il gradino dietro al bancone e raggiunse il tavolo protagonista di quella serata. Stava rischiando? Forse sì, forse no. Non le importava. In quel momento si sentiva la protagonista di uno dei soliti film babbani scadenti, in cui la barista diventa l'eroina di turno, ricordando al mondo intero che era stata in grado di uccidere e poteva rifarlo con tranquillità.
    << Di certo, non cercava te, la ragazza. L'altro giorno è entrata qui con suo padre. Il suo vero padre. E' uno dei miei fornitori, perciò lascia il suo braccio. >>
    decisamente non sapeva darsi una motivazione per tutto quel buonismo. Insomma, di solito aiutava chiunque è vero, però mai aveva rischiato di mettersi nei guai per qualcun'altro. Preferiva tenersi stretta la reputazione da cattiva ragazza che si era fatta Oswin, quando ancora era viva.
    Eppure... Le bastò vedere di sfuggita lo sguardo di quella giovane ragazzina, per capire che era il caso di giocarsi il tutto e per tutto.
    << E tu! La prossima volta che ti vedo girare da sola, chiamerò tuo padre e vedrai cosa ti fa! Il coprifuoco non si rispetta più? Adesso te ne sali da brava, al piano di sopra senza fiatare. Dopo la chiusura del bar, mi metterò in contatto con i tuoi genitori. Ooooh, Devis non sarà felice di sapere che sei scappata anche questa volta. >>
    le fece un cenno, indicandole una porta dietro al bancone con la mano sinistra. La destra era ancora stretta attorno all'impugnatura di legno. Sentiva distintamente la sua compagna fremere: segno che qualcosa stava per accadere o semplicemente erano i suoi sentimenti ad influenzare la bacchetta?


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  4. Bryanne O'Keefe
     
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    * B R Y A N N E *
    Is this the real life ? Is this just fantasy ?




    Il pensiero che quell'uomo stesse seguendo le sue menzogne per aiutarla crollò nella sua mente come una lastra di vetro, esplodendo con "crack" acuti come il dolore che la mano dell'uomo stava imprimendo al suo polso.
    << Mi...fai male...>> digrignò, riuscendo a stento a controllarsi. Centinaia di possibilità - una peggiore dell'altra - si aprirono come a ventaglio, annichilendola.
    L'uomo che si rivelava essere uno delle Squadre dalle quali già aveva dovuto fuggire. Lei che veniva portata via. Tutto il locale che veniva sequestrato...
    L'intervento della bruna - che Bryanne nemmeno aveva visto - spezzò quel vortice di immagini che ormai la stavano paralizzando. Rimase stordita, inebetita, mentre la ragazza rispondeva per le rime al suo "finto padre" e ancora più sconvolta - a fatica recuperò il respiro.
    Sudava freddo, quando poté riavere la libertà di muovere il braccio. Si circondò il polso libero dalla stretta dell'uomo e prese a farlo girare lentamente, concentrandosi volentieri sul viso della sua salvatrice per non dover riguardare tanto presto quello di...Ralph.
    Che sciocca, idiota che era stata!
    Idiota, idiota, idiota! Cosa pensava di fare, con la sua scenetta teatrale?!
    Decine di sguardi erano puntati su di lei e sulle sue reazioni, compresi quello della ragazza, che le stava facendo cenno di salire al piano di sopra, dopo averle fatto la lavata di capo più efficace - e forse non del tutto falsa - della storia. Ma gli sguardi che la fecero tremare e che le fecero capire quanto avesse veramente rischiato furono quelli fin troppo attenti del vicino di bancone del papi "Ralph".
    << ...Ooooh, Devis non sarà felice di sapere che sei scappata anche questa volta! >>
    Poteva fare soltanto una cosa e cercò di fare del suo meglio, cercò di far dimenticare alla sala quel silenzio che stava diventando troppo, troppo lungo...e che rischiava di lasciar pensare troppo persone che non dovevano poter capire.
    << Non sei mia madre! >> replicò, cavalcando l'onda e strillando così forte da costringere Ralph a coprirsi le orecchie. << Mi avete rotta! Nessuno che si chieda perché voglio andarmene di casa? Non ne posso più di voi, tutti! Nessuno può dirmi cosa posso o non posso fare! >>
    Ormai erano in ballo...e si doveva ballare.
    Qualcuno degli avventori si era alzato e la squadrava con un'attenzione che le fece venire i brividi. Afferrò un boccale a caso e lo mandò a terra. << Non la voglio una madre in più! >>
    Prese la via della porta che la barista le aveva indicato bruscamente e si affrettò a trovare quello che sua madre aveva sempre chiamato il passo "caterpillar".
    Si sbatté la porta alle spalle e restò in attesa a cercare di riprendere fiato.
    << Cogliona, cogliona, cogliona! >>


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    Edited by Bryanne O'Keefe - 11/9/2013, 19:02
     
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  5. ¿Èhy Clàra*
     
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    * Clara Campbell *
    Mai lasciare un bambino da solo.
    Nel momento in cui cala il silenzio,
    sicuramente è perchè sta riparando al danno commesso.





    Clara rimase in silenzio per tutto il tempo. Vide il viso della giovane mutare; cambiava colore in base alle emozioni che la pervasero nel preciso istante in cui capì. Non ci voleva poi molto. Era in un locale malfamato, circondata da uomini ubriachi e con la bava che colava dal labbro inferiore. Persino un cieco avrebbe fiutato il pericolo a miglia di distanza. Le braccia di Clara si incrociarono al petto e il sopracciglio sinistro si alzò involontariamente, a sottolineare il suo disappunto. Quella situazione le stava creando dei seri problemi e la sconosciuta continuava a stare zitta. Troppo zitta.
    Parla! Devi dire qualcosa se non vuoi che ci mangino vive entrambe.
    la guardò con tutta la determinazione che poteva recuperare in quel preciso istante. Stava trattenendo il fiato e il suo cuore aveva iniziato a battere più forte del dovuto. Dannate emozioni! Erano solite apparire nei momenti meno opportuni e svanire poi quando se ne aveva realmente bisogno.
    Vide le guance della ragazzina gonfiarsi. Le labbra si incresparono.
    Ci sei quasi! Dai!
    era impossibile che stesse tifando realmente per una sconosciuta. Cosa le passava per la testa?
    Lo scoprì due battiti di ciglia dopo. La sconosciuta cominciò ad urlare come una pazza forsennata. L'isteria e la scenetta stile bimba di cinque anni, ci stava tutta. Clara si guardò attorno e vide gli sguardi attoniti dei presenti. Bene. Quella sera avrebbe offerto da bere più del previsto, sperando che tutti potessero dimenticare l'incidente. Se anche solo uno degli uomini presenti in quella stanza, avesse trovato divertente quell'aneddoto appena successo, Clara si sarebbe ritrovata in un mare di guai. Non poteva concedersi il lusso di far arrivare quella storia alle orecchie sbagliate.
    Vide la piccola orfanella correre verso il piano superiore e tirò un sospiro di sollievo, teatralmente velato. Scosse il capo con aria afflitta e guardò Ralph.
    << Ricorda! Qui non vengono prostitute nè donne con cui ti puoi divertire. Chiunque entri qui, è sotto la mia tutela. Dovresti ringraziarmi, sai? Suo padre non vede di buon occhio chiunque tocchi sua figlia. E pensa... -fece una pausa tattica. Estrasse la bacchetta con un gesto fluido e il bicchiere rotto svanì nel nulla, per riapparire dentro alla mondezza. - Non è affatto una buona persona. Potrebbe arrabbiarsi, perciò... Ralph! Ti propongo un accordo. Io ti offro da bere e tu non ti azzardi mai più a mancare di rispetto a me o al mio locale. Nè tanto meno ai miei clienti. >>
    Non era una vera e propria proposta. Ralph non aveva un'alternativa e lo sguardo duro di Clara lo faceva intendere chiaramente. Aveva smesso di sorridere e non scherzava più. Mosse un'altra volta la mano e dalla punta delle bacchetta scaturì una lieve luce: i boccali di tutti i presenti erano stati riempiti.
    Clara si diresse verso il bancone, senza alcuna intenzione di lasciare la presa sulla sua fida compagna.
    Era giunto il momento di contare i soldi che le doveva quella ragazzina incosciente e sola.

    Nel frattempo.......

    Dietro alla porta scheggiata e sporca oltrepassata dalla giovane era presente solo una rampa di scale, stretta tra due muri portanti e troppo ripida perchè fosse possibile farla in tutta fretta, senza ruzzolare a terra. L'unica fonte di luce presente era una candela sospesa nel vuoto che sembrava potesse muoversi insieme alla persona che aveva il coraggio di avventurarsi in quel luogo cupo. Le scale terminavano con un'altra porta, gemella della prima, ma molto più pulita. Una volta girato il pomo in ottone e varcata la soglia, se non si era abituati, si poteva restare seriamente stupiti. Una piccola e accogliente sala dava il benvenuto.Il fuoco scoppiettava allegro tra le mura del camino e un comodo divano a due posti attendeva a braccia aperte chiunque desiderasse riposare un po'. La stanza era quadrata e occupava almeno un quarto di tutto il piano superiore. Le pareti erano state dipinte da poco di un tenue colore giallo e l'arredamento aveva sicuramente meno anni di quanti qualcuno potesse aspettarsi. Ogni finestra della casa era stata coperta da pesanti drappeggi dai mille colori e, dietro un muro divisorio, si nascondeva un piccolo cucinino compreso anche di dispensa e tavolo tondo con solo due sedie.
    Dalla parte opposta del salotto, c'era una porta di un bel rosso accesso; sul legno erano incise una farfalla e una serie di rune antiche.
    Pimphy, il piccolo topolino bianco, stava comodamente sdraiato su un grande tappeto quadrato, davanti al camino, beandosi del tepore che quella serata era in grado di offrirgli. Si mosse non appena udì la porta chiudersi al piano di giù e il campanello - legato al collo con un fiocco viola - tintinnò incessantemente.
    Chiunque fosse entrato in quell'istante, avrebbe notato una piccola palla di pelo che faceva avanti e indietro per tutta la stanza, in attesa che la sua padroncina gli desse da mangiare o, semplicemente, lo coccolasse un po'.


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  6. Bryanne O'Keefe
     
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    * B R Y A N N E *
    Is this the real life ? Is this just fantasy ?




    Si decise a salire quella rampa di scale, stretta tra due pareti alquanto umide e scrostrate, solo quando ebbe ripreso un po' di fiato ed esaurito tutte le imprecazioni contro se stessa che il suo dizionario offriva.
    Ok, c'era anche il fatto che il pavimento scricchiolava sotto i suoi piedi e che avrebbe voluto evitare il minimo rumore, ma alla fine si disse - dandosi dell'idiota una volta in più - che di casino avrebbe dovuto farne tanto, in linea con la sceneggiata che avevano appena messo in piedi lei e...lei. Perché la scenata era stata tutta sua. Idea geniale...ne andava molto fiera.
    Salì i gradini sentendo la stanchezza accanirsi su di lei quasi ad ogni passo che la divideva da quella porta dall'aspetto molto più curato di tutto il resto del locale...non che ci volesse poi molto. Non era proprio sicura che la barista ( o proprietaria? ) della Testa di Porco non si sarebbe pentita di averla spedita lì su. Per un attimo si chiese se...
    No, guardando di nuovo giù, capì che la direzione poteva essere davvero solo una.
    Toccava di entrare e fare la brava...a quanto pareva.
    Si morse il labbro girando la manopola di ottone e spingendo dentro la porta, che per fortuna non fece alcun rumore...come se fosse semplice dimenticare la bolgia fatta da lei poco prima! ...e mise il piede sulla mattonella.
    Si trattenne dal saltare sopra il divano così invitante di fronte a lei e scoccò invece un'occhiata al piccolo cucinotto nascosto dietro un'altra parete. Poi tornò a guardarsi intorno nella sala. Una porta rossa decorata doveva portare nella stanza da letto...che no nera il caso di sporcare con tutta la terra che si era portata dentro dalle stradi...
    Yeouch! La terra!
    Mamma glielo diceva sempre di togliere le scarpe in casa di altri, quando si entrava dalla strada...era meglio imbarazzare gli ospiti ma almeno non portare dentro quintali di terra alla padrona di casa.
    Si guardò le suole degli stivali e sospirò scoprendo di non aver sporcato più di tanto. Sciolse i lacci e lasciò il paio di stivali in un angolino sulla destra dell'ingresso.
    Fu allora che si accorse che una cosa finora creduta un cuscino, o un maglione...oche so, era una cosa viva che iniziò a saettare verso di lei, a zig zag, lasciando la sua posizione sul tappeto rosso davanti al camino e facendo gli onori di casa.
    Per poco non saltò...ma quello non sarebbe stato niente. Trattenere l'urlo fu molto più difficile, con o senza mano davanti alla bocca. Restò così, i due palmi schiaffati sulle labbra, a guardare il topolino bianco che le annusava i calzettoni, squittendo.
    Andava molto fiera di non aver urlato, sì. Ora però era il caso di muovere qualche passo, in qualunque direzione. Si trascinò sul pavimento strisciando i piedi...rincorsi dal topolino con quello che divenne un nuovo gioco.
    << Oh, ma sei carino tu...>> mormorò, accovacciandosi davanti a lui per osservarlo meglio. Decise che fargli compagnia poteva essere quel qualcosa da fare che cercava, in fondo.


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    Edited by Bryanne O'Keefe - 12/9/2013, 19:12
     
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  7. ¿Èhy Clàra*
     
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    * Clara Campbell *
    L'ebrezza del pericolo è la maledizione peggiore insita nell'uomo.





    Nel locale tutto tornò alla normalità dopo quel breve disguido. Gli uomini ripresero a bere e continuarono a chiacchierare animatamente come un branco di lupi in cerca di carne fresca. Nessuno cercò di fare battute sulla ragazzina o sulla falsità di Ralph, per paura che la barista potesse esplodere in uno dei suoi leggendari eccessi di rabbia.
    Le lancette dell'orologio appeso a una delle pareti passeggiavano lentamente tra i numeri che segnavano le ore, i minuti, i secondi. L'ora che mancava alla chiusura arrivò come un colpo di cannone sparato in aria su una campagna deserta. Il locale doveva chiudere e le luci dovevano essere spente il prima possibile, in modo che quei mascalzoni non potessero rompere le scatole. Quella sera aveva avuto abbastanza grattacapi, perciò mandò via i clienti cinque minuti prima della solita ora, scusandosi ancora una volta per l'accaduto. Tutti biascicarono qualcosa difficile da comprendere e, vuotato il boccale, uscirono dal bar accompagnandosi a vicenda.
    Clara li vide sbandare e andare a sbattere contro i muri delle case, certa di poter stare tranquilla almeno per quella notte. Chiuse la porta del locale e la sbarrò con una grossa tavola di legno. Passò cinque minuti a ripetere incantesimi di protezione, come ogni notte. Non era sicura di poter dormire, se non aveva apposto almeno qualche ostacolo nella via di chiunque desiderasse entrare. La scusa usata? Stava solo proteggendo se stessa e il suo locale da malfamati e reietti desiderosi di rubare qualcosa da mangiare o da vendere. Quegli scemi del ministero erano stati così gentili da servirle ogni alibi su un piatto d'oro appena lucidato a nuovo e lei non era solita perdere delle occasioni così appetibili.
    Arrivata alla scalinata secondaria per il piano superiore, la sua mano destra scattò e le luci del locale si spensero. Un'altra giornata di lavoro era finita, finalmente. La sua mente desiderava solamente potersi rilassare e riposare come si deve, invece... Non appena entrò a casa sua, Pimphy abbandonò la nuova compagna di giochi e si tuffò letteralmente verso Clara, rosicchiando voracemente la sua scarpa.
    << Sì sì... Ho capito. Hai fame. >>
    guardò appena la giovane e si diresse in cucina senza dire nemmeno una parola. Da un mobile estrasse una scatola di piccoli biscottini. Ne diede un pezzetto a Pimphy che, preso in tutta fretta, ruzzolò fino al soggiorno, deciso a sgranocchiarlo vicino alla nuova venuta.
    << Vedo che tu e Pimphy avete fatto amicizia... Bene! Almeno questa volta non hai scelto qualcuno di pericoloso e dal quale non puoi scappare facilmente. Ragazzina cosa ti è saltato in testa? Volevi morire? O peggio? >>
    Si era ripromessa di non essere troppo dura con quella sconosciuta. Si era ripetuta, pochi istanti prima di salire le scale, che le avrebbe rivolto la parola con calma, cercando di spiegarle dove aveva commesso un errore madornale. Ovviamente tutti i buoni propositi erano andati a farsi friggere nel momento stesso in cui aveva ricordato la stretta dell'uomo sul braccio della bionda. La sua centralina poteva esplodere adesso che erano sole e al sicuro.
    Le tese la scatola di biscotti, osservandola dall'alto verso il basso, come fanno le mamme preoccupate e infuriate al tempo stesso. Le aveva urlato di non volere una mamma, vero? Bene! Il suo sogno non si sarebbe esaudito tanto facilmente vista l'incoscienza che aleggiava sulla sua testa.
    << Mangia questi nel frattempo che cucino qualcosa. Devi avere molta fame. - con una breve pausa, le fece cenno di seguirla in cucina e scostò una delle due sedie. Era palese che la stava invitando a sedere. - << Io cucino e tu parli. Chi sei? Da quanto tempo stai fuggendo? E perchè stai fuggendo? >>
    era palese che non abitasse in una casa pulita e ben tenuta, tanto quanto era ovvio che stesse scappando. Era arrivata ad entrare in un bar come la Testa di Porco - primo segno che non era di quelle parti - e aveva persino finto di conoscere uno degli ubriaconi peggiori di tutta Hogsmeade. Questo poteva lasciar intendere parecchie cose su quella ragazzina, per questo Clara desiderava saperne di più. Solo che... forse stava adottando una tecnica sbagliata. Si stava comportando come sua sorella, abituata com'era a vestirne i panni.
    << Scusami. Non voglio farti del male nè voglio che ti succeda qualcosa. E' che.... Mi sono preoccupata quando... per la storia di Ralph. Non ti volevo spaventare. Mi chiamo Oswin. Oswin Campbell. Chiedimi ciò che vuoi. Puoi anche scegliere qualcosa da mangiare. Insomma... Ti dovrai attenere a quello che c'è in frigo e nella dispensa, purtroppo. Non ho fatto la spesa ancora, visto che non pensavo di avere visite. >>
    la sua voce era più calma e dolce di quanto non lo fosse stata prima. Le sue guance stavano prendendo un dolce colorito, segno che si vergognava per come si era comportata. Forse non era tutto perduto. Forse quella ragazzina non sarebbe scappata a gambe levate, davanti a una Clara arrabbiata.


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  8. Bryanne O'Keefe
     
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    * B R Y A N N E *
    Is this the real life ? Is this just fantasy ?




    Non passò molto tempo prima che la porta si riaprisse e la proprietaria entrasse, scoccandole un'occhiata severa e notando subito dopo che lei e il topolino si erano già conosciuti.
    << Pimphy...bel no->>
    Non riuscì a finire la frase, perché fu letteralmente sommersa dalla ramanzina. Se la meritava tutta, per inciso, ma un certo stupido orgoglio le impediva di ammetterlo a voce alta.
    Ebbe la decenza almeno di restare in silenzio e lasciare che la ragazza bruna si sfogasse, restando poi sorpresa quando si vide allungare i biscotti.
    In un nano-secondo vide sparire l'altra dietro la parete e quando la seguì, scoprì che aveva allontanato una sedia dal tavolo, invitandola a prendere posto.
    << Io cucino e tu parli. Chi sei? Da quanto tempo stai fuggendo? E perché stai fuggendo? >>
    Non voleva veramente sentire quello che le era successo...e forse non aveva abbastanza tempo, pensò Bryanne. O forse...si sarebbe addormentata prima. Era capitato alle prime persone alle quali aveva iniziato a dire anche solo una parte di ciò che era successo, dal dicembre del 2008 fino ad ora.
    Si decise a sedere, il topolino sbucò dal salone e saettò verso i suoi piedi, iniziando a mordicchiare e succhiare le dita oltre la calza. Sperò che rinunciasse prima di finire stordito. Non riusciva a fare una doccia da troppo tempo e sapeva di non essere certo fresca come una rosa.
    Fece spallucce, augurandosi che la ragazza perdesse presto interesse per la sua storia...anche se sapeva che almeno nome e cognome avrebbe dovuto dirglielo. In fondo aveva rischiato per lei. Le stava dando riparo, almeno per una sera.
    Poi probabilmente Bryanne avrebbe fatto bene ad andarsene e cercare un altro tetto.
    Lasciò che il silenzio ricadesse su di loro, ripetendosi il nome che la bruna le aveva detto.
    Oswin.
    << Mi chiamo Bryanne e sono di Limerick. >> si decise a dire, infine. << Sono bloccata qui in Inghilterra, da Capodanno. Non riesco a contattare mia madre, non riesco a...E' tutto chiuso, sbarrato. >>
    E io non ho uno straccio di magia...quando serve.
    Sbatté le palpebre, voltando le spalle alla ragazza perché non la vedesse piangere. Tirò leggermente su col naso, concentrando la sua attenzione sul topolino bianco che mordicchiava la lana sfilacciata delle sue calze.
    << Mi sono trovata per strada stanotte...ho capito che questo è un villaggio magico e...quando son stata notata da una passante che iniziava già a guardarmi male, ho finto di sapere dove andavo e di avere un appuntamento con qualcuno, qui al pub. >>
    Era stato Maus a insegnarle che si deve sempre fingere di sapere cosa si deve fare, mai dare l'impressione di essere sperduti. Mai.


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    Edited by Bryanne O'Keefe - 13/9/2013, 21:34
     
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  9. ¿Èhy Clàra*
     
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    * Clara Campbell *
    Ascoltare è sempre difficile,
    soprattutto quando sono i silenzi a parlare.





    Stava cercando disperatamente di scegliere qualcosa da mangiare. Si doveva concentrare sul cibo e sulle padelle che voleva utilizzare, ma la sua mente si rifiutava. I pensieri vagavano alla ricerca di risposte a tutte quelle domande irrisolte che attanagliavano i cuori di tutti i fuggiaschi. Quella ragazzina non era altro che un'altra persona spaventata e sola da aggiungere a una lista troppo lunga. Clara non ricordava che ci fosse tutta questa cattiveria verso i mangiamorte durante gli anni di Silente. Venivano sbattuti ad Azkaban, una volta catturati, ma di certo non poteva essere come adesso. Nel mondo nuovo, persone innocenti venivano cancellate con un'enorme gomma dalla doppia lama insanguinata. Moriva chiunque si opponesse ai "potenti". Che ironia. Un vero "potente" non conquista di certo utilizzando inganno e terrore. Un condottiero, un capo, non piega la sua popolazione, come erano soliti fare i comandati da quella dannata notte.
    << Hai detto... Capodanno? Tu... Tu sai cosa è successo a capodanno? >>
    era una domanda implicita, nata solamente per curiosità. Clara era certa che anche quella ragazzina fosse stata incantata come il resto della popolazione, ma qualcosa l'aveva spinta a chiederne conferma.
    Mise una pentola sul fuoco e agitò la bacchetta alcune volte. Delle verdure pulite, balzarono dentro l'acqua che iniziava a bollire. Lo stufato: una delle poche ricette che riusciva a preparare con la magia.
    Un'altra padella, sul fornello accanto, era pronta ad accogliere delle uova sbattute e del formaggio sciolto.
    << Sei irlandese! Io sono scozzese sai? >>
    voltò appena la testa verso la piccola ragazzina, con un lieve sorriso stampato in viso. Era pronta a muoversi in modo goffo, sicura che avrebbe suscitato un po' di ilarità invece.... Bryanne piangeva. Posò la bacchetta sul tavolo e si chinò alla sua altezza, posando le mani sulle ginocchia della ragazza.
    << Ehy... Ehy, pulcino. Mi dispiace. Non volevo farti ricordare alcuna cosa triste. Volevo solo sapere come aiutarti. Insomma... E' sicuro che scappi... perchè anche se ti fossi persa, le persone qui ti avrebbero aiutato. A meno che tu non sia una dei reietti, una ricercata, una mezzosangue o... Credo basti. >>
    forse non la stava aiutando affatto con quel misero elenco. Era negata nel consolare le persone. Veramente negata! Poi si metteva di mezzo anche la paura che quella ragazzina potesse fingere. Insomma, l'aveva già fatto e Clara l'aveva visto con i suoi occhi. Però.... Le sue lacrime e il suo dolore sembravano così veri. Era strano come quel ciclone potesse toccarle il cuore, tanto da renderla un'incosciente!
    << Senti. Facciamo così... Lo stufato ci mette un po' a cucinare e ti assicuro che sarà buono, soprattutto perchè oggi sto cucinando con la magia, il che è una buona cosa. Adesso tu vai e ti fai un bel bagno. Puoi portarti anche Pimphy se vuoi compagnia. L'importante è che tu stia attenta, perchè cerca di tuffarsi dentro la vasca... Si crede un pesce delle volte... peccato che non sappia nuotare. >>
    delicatamente, le sue dita accarezzarono gli occhi chiari di Bryanne, cancellando tutte le lacrime. Le posò un lieve bacio sulla testa e le fece cenno di alzarsi.
    << Puoi restare qui quanto vuoi, però... Devi promettermi che dopo il bagno mi racconterai ogni cosa. Ho bisogno di sapere cosa ti è accaduto. Magari posso anche darti una mano in qualche modo. >>
    aprì la porta rossa e un intenso odore di rose le stuzzicò il naso, come ogni sera. La sua camera da letto era piccola e consisteva solo in un letto matrimoniale, un armadio a due ante, un comodino e uno specchio. Nessun tappeto nè alcuna foto. Niente di troppo personale in giro per tutta la casa.
    << Tieni... Dovrebbero starti. >>
    le tese un pigiama in pile, morbido e profumato e le indicò una porta laterale, nascosta dall'armadio.
    << Lavati e fa con calma. Ti aspetto di là e se ti serve qualcosa, chiedi pure. >>
    un altro sorriso - ormai ne aveva perso il conto quando aveva capito di essere diventata pazza! - e un cenno, per incoraggiarla ad andare.


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  10. Bryanne O'Keefe
     
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    * B R Y A N N E *
    Is this the real life ? Is this just fantasy ?




    Annuì, le lacrime sempre più insistenti agli angoli degli occhi.
    << Non sono sicura di sapere quello che intendi tu >> tirò su col naso. << Ma so cosa è successo a me. E so che non riesco più a tornare a casa. >>
    Quella era la versione super stringata della sua situazione. Un riassunto che non avrebbe potuto rendere le cose più chiare. Aveva seri dubbi, comunque, che la versione lunga fosse più facile da accettare. La complessità del farsi capire, l'impossibilità di essere creduta, le piombarono addosso e le fecero desiderare di scappare, anche da lì. Ma anche la stanchezza la stava raggiungendo e quando incontrò lo sguardo della ragazza, non ebbe più difese.
    << Mezzosangue...lo sono. Sono anche peggio...E non so come contattare mia madre, non è solo la distanza, non sono solo le barriere. >>
    Deglutì, asciugandosi le lacrime con la manica del vecchio maglione. Guardò la strega che aveva appena appoggiato la sua bacchetta sul tavolo e ora le parlava di stufato...di una doccia.
    << Non voglio che tu ti metta nei guai...ma puoi...potresti dirmi come posso farmi sentire da lei? Almeno...>> Era dura, era davvero dura ammettere a voce alta di non poter fare nulla di magico, di non aver potuto nemmeno usare la metro polvere, fino ad ora.
    Il tempo era stato poco, l'unica volta in cui era riuscita ad arrivare ad un po' di polvere...davanti a quel caminetto. Non si era riprodotta la fiammata verde e lei aveva avuto persino la paura di cercare altri caminetti, per intere settimane.
    << Quell'uomo...aveva detto di essere mio padre...>>
    Le stava davvero dicendo tutto. Non riusciva più a frenare l'angoscia e il senso di colpa che le erano marciti dentro per settimane. << E io ci sono cascata come una stupida! Non...non so come fare a sapere se mamma sia ancora viva. Ho seguito quell'uomo perché...volevo che almeno lasciasse stare lei. E invece lui voleva solo portarmi qui, quella Notte...E ha avuto ragione, tanto a fare il suo lavoro ci penserà tutto questo schifo che succede. Prima o poi mi prendono...>>
    Si rendeva conto di sembrare una pazza in pieno delirio. Anche volendo, difficilmente Oswin avrebbe potuto capire qualcosa...<<ho una bacchetta...ma non riesco a usarla. Quindi...sono una strega che è quasi magonò. >>
    Uno scherzo della natura...aveva detto quell'uomo che Maud le aveva sguinzagliato dietro, pur di salvarsi lui stesso.


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    Edited by Bryanne O'Keefe - 16/9/2013, 21:58
     
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  11. ¿Èhy Clàra*
     
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    * Clara Campbell *
    When I Grow Up,
    I'm Gonna Be.






    Clara rimase in silenzio ad ascoltare tutto quel farfugliare. Cercava disperatamente di mettere insieme i pezzetti di storia campati in aria: erano parole sconnesse e buttate lì, in cerca di dare una spiegazione affatto chiara. Storse il naso e guardò la roba che teneva in mano. Era decisamente il momento sbagliato per il bagno. La posò sul letto e si avvicinò lentamente alla piccola. Aveva paura di spaventarla ancora di più, però doveva pur fare qualcosa per fermare quelle lacrime. Era l'ennesima persona che sprecava acqua salata a causa di quei mostri. Un giorno tutto sarebbe finito e la vita avrebbe ripreso a scorrere nelle guance di coloro che erano rimasti vittima di un brutto scherzo del destino.
    << Piccola, mi dispiace per ciò che ti è accaduto ma sappi che non esiste una persona peggiore di un'altra. Non sei tu a doverti giudicare. Tanto meno chiunque ti abbia fatto credere di essere diversa. Adesso ti racconto cosa... Quando... Quando avevo undici anni e dovevo comprare la mia bacchetta, avevo una paura tremenda. Credevo di non essere adatta ad averne una. Non so se tu hai conosciuto Olivander ma... Quel giorno, quel piccolo vecchino, mi ha insegnato tanto, con una sola frase. Ero convinta di essere io a dover scegliere la bacchetta adatta a me. Ne ero così certa che andai da lui con quella convinzione nella testa. Lui mi rimproverò ancor prima di farmi vedere la bacchetta. Mi disse: "Signorina, si ricordi che non è lei a voler prendere la bacchetta. Non è lei a doverla prendere. E' la bacchetta che sceglie. In questo caso, sarà lei a sceglierla." E aveva ragione. Perciò, qualunque cosa ti sia stata detta, tu non sei affatto una maganò. Tu sei una strega e come tale, devi amare la tua bacchetta, tanto quanto lei ama te. Ti ha scelta, quando è giunto il momento, e questo - a parer mio - è uno dei legami più forti che si possa sperare di avere in questo mondo. >>
    le sorrise, mentre raccontava quelle cose. Era da molto tempo che non ricordava qualcosa di realmente felice, perciò i suoi occhi brillarono alla fioca luce di una semplice fiaccola appesa al muro della camera. Con dolcezza, le sue braccia avvolsero il corpo della ragazzina e la strinsero in un caldo abbraccio, pieno di comprensione. Anche lei sapeva quanto fosse difficile vivere da sola. Anche lei comprendeva la paura che provava nel non sapere se i suoi cari stavano bene. Erano tutti sentimenti che Clara aveva provato nei mesi che precedevano la Notte dei Cristalli.
    << Purtroppo non posso metterti in contatto con tua madre. Dalla Notte dei Cristalli, non si può lasciare l'Inghilterra e tutte le vie di comunicazione sono controllate da persone poco raccomandabili. Ti stanno cercando e ti hanno presa in giro perchè, i capi del mondo magico, non sono propensi ad accettare niente che non sia di sangue puro. Per questo ti ho detto che puoi restare qui, ma non ti conviene uscire o andare in giro per il villaggio o i dintorni. Ci sono delle squadre di persone cattive che fanno cose cattive a chiunque esca dai binari che hanno tracciato. Non posso dirti molto, però posso assicurarti che qui sei al sicuro. >>
    La rabbia di Clara non era certo visibile in quel momento. Era diventata così brava a nascondere le emozioni, che nella sua voce si notava solo una velata delicatezza, dovuta alla situazione. Ancora non riusciva a darsi una risposta per ciò che stava facendo per quella giovane, eppure... Era lì, che tentava di asciugare le sue lacrime, raccogliendo altri cocci da conservare dentro l'armadio. Un giorno.... Avrebbe rimesso a posto tutti quei pezzi. Un giorno... si sarebbe decisa ad aiutare perchè tutto quello finisse. Un giorno.... Forse.... Sicuramente dopo aver avuto la sua vendetta personale. Per ora, poteva limitarsi solo a lavorare nell'ombra, come faceva già da qualche tempo.


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  12. Bryanne O'Keefe
     
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    * B R Y A N N E *
    Is this the real life ? Is this just fantasy ?




    Pur essendo due persone molto diverse, Oswin le ricordò sua madre: in quei gesti, nei suoi tentativi di tranquillizzarla e di rassicurarla, le portò davvero un briciolo di serenità, anche se i suoi problemi restavano tutti e purtroppo - anche per l'incapacità di Bryanne stessa di spiegare la sua situazione fino in fondo - non per colpa sua, quella ragazza bruna non aveva molte possibilità di aiutarla.
    Si asciugò le lacrime con il palmo della mano. << Non è solo questo, davvero. La bacchetta ci mise un sacco a scegliermi, cinque anni fa. Ma la magia uscì...era molto debole, ma uscì...>> le sorrise, ala luce di quella fiamma soffusa e scoppiettante che profilava di arancio il volto alzato verso di lei.
    << Sono stata a Mona, sai? Alla scuola di Magia...è bellissima. E' molto diversa dal castello dove dicono studino i maghi qui in Scozia. Ma anche se è bellissima...non sono mai riuscita a starci bene. Non mi sono mai sentita...adatta >> confessò. << Mamma voleva che passassi là il maggior tempo possibile, aveva paura per me...mi sapeva al sicuro solo là...e io invece non sopportavo di sapere che lei non era al sicuro, anche se ancora non sapevo che era tutto collegato: il motivo per cui voleva che io restassi a scuola...era lo stesso per cui non poteva dirmi niente di papà. Sai che...ho pensato di averla delusa, quando...quando la magia ha cominciato ad andarsene? Non riuscivo più a fare nemmeno l'incantesimo più semplice, tranne quando ... sotto la luna piena mi sentivo strana. Ero piena di rabbia, reagivo per nulla...e allora la magia c'era, senza bacchetta...ma c'era. >>
    La guardò come a volerle dimostrare che cercare una soluzione era inutile. Lei era davvero una strega "storpiata". Qualcosa a metà.
    << La bacchetta mi blocca...invece che aiutar- >> sgranò gli occhi, quando si sentì abbracciare, avvolgere, dalla ragazza più grande. << Cosa...? >>
    All'inizio rimase così stordita da quella dolcezza che non trovò parole per reagire, non riuscì nemmeno a muoversi per il timore di spezzare quel bozzolo, quella presenza che finalmente aveva iniziato a scioglierla. E fu soltanto quella vicinanza a permetterle di affrontare il significato delle parole che seguirono.
    Tutti...tutta l'Inghilterra magica era isolata in se stessa, dalle barriere che segnavano i confini e non lasciavano nessuno scampo.
    << Ma perché lo fanno? Perché non ci lasciano vivere le nostre vite? Cosa interessa loro che sangue abbiamo? >>


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    Edited by Bryanne O'Keefe - 17/9/2013, 18:41
     
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  13. ¿Èhy Clàra*
     
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    Jenna-Louise-Coleman-009



    * Clara Campbell *
    Colui che non riesce ad apprezzarsi,
    di certo ne ha poca colpa.






    Clara conosceva solo una razza che si risvegliava con la luna piena. I lupi mannari erano stati studiati e ristudiati durante gli anni di scuola e le erano pure capitati all'esame eppure... non aveva mai sentito di nessuno che potesse ritrovare la propria magia solo durante le notti di luna piena, senza trasformarsi. Non seppe perchè ma... mentre guardava quella ragazzina, le venne da sorridere di cuore. Più passava il tempo, più quel piccolo ciclone era in grado di meravigliarla. Non era una preda e non doveva diventare il giocattolino di nessuno.
    Quella ragazza era....
    << Tu sei speciale. >>
    quelle semplici parole nacquero sulle labbra rosee di Clara e morirono nell'aria che le circondava, con la stessa dolcezza con cui si erano liberate. La dolcezza di un sospiro.
    Non voleva realmente pronunciarle a voce alta, eppure lo fece. La stanchezza forse iniziava a farsi sentire anche sulla mente di Clara. Era difficile poter affrontare quei discorsi dopo una lunga giornata di lavoro, ma sul suo viso non apparve nessun segno di stanchezza. Le sembrava di essere tornata indietro nel tempo, quando non si concedeva nessuna emozione che potesse preoccupare sua sorella Oswin.
    << Nessuna figlia potrà mai deludere la propria madre. Sono convinta che il solo fatto di poterti veder ridere, sia una vittoria per tua madre. La ritroverai, piccola. Ce la farai. >>
    sembrava quasi che anche lei avesse provato l'affetto di una madre. In effetti, lei e quella ragazzina si assomigliavano. L'una non aveva mai avuto una madre. L'altra non conosceva il proprio padre. A entrambe mancava una metà.
    << Non so perchè lo facciano, tesoro. So solo che se vogliamo sopravvivere a questo mondo che hanno creato, dobbiamo stare a certe regole. Non possiamo rischiare. Io non voglio che ti accada nulla. Non sono brave persone e non è il caso che si divertano sulla tua pelle. Per ora, puoi restare qui tutto il tempo che vuoi. Sappi che non dovrai farti vedere giù al bar. Come hai potuto notare, non è il luogo adatto ad una donna. >>
    le aveva mentito con la stessa facilità con cui era in grado di chiudere una porta con un colpo di bacchetta. Le aveva detto di non sapere perchè facevano cose terribili, invece lei lo sapeva. Lei era certa di aver compreso la psiche di quei pazzi tanto quanto era certa di non voler turbare ulteriormente la piccola.
    << Adesso fili a fare un bel bagno e poi vieni a mangiare. E' tardi e sicuramente sarai stanca. Per oggi basta con le domande e i racconti. Abbiamo tutto il tempo per quelle cose. >>
    glielo disse con voce autoritaria - quasi come una mamma - quella volta. Non era ben disposta ad ascoltare lamentele nè proteste, viste le guance affossate e il viso pallido di Bryanne. Era il caso di rimetterla in forze mentre pensava ad un modo per aiutarla. C'era sicuramente qualcosa che poteva fare per lei senza mandare all'aria la sua copertura.


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  14. Bryanne O'Keefe
     
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    * B R Y A N N E *
    Is this the real life ? Is this just fantasy ?




    Non le aveva detto tutto. C'era una parte così oscura di quello che era accaduto, che nemmeno parlarne con mamma l'avrebbe aiutata a scacciare dai suoi incubi.
    Sentire il punto di vista di quell'uomo sulla sua dipendenza dalla luna piena l'aveva sconvolta, le aveva fatto ribrezzo.
    Perché riguarda anche a te...lo sai - sibilò una voce dentro di lei. Una voce così simile a quella di Maud. Ormai negli incubi e quando era sveglia...le voci orribili nella sua testa erano sempre più spesso simili a quella di Maud, anche per cose che non le aveva mai detto - e tuo padre.
    Fu scossa da un brivido nonostante Oswin la stesse ancora tenendo nel suo caldo abbraccio. Non si sottrasse all'abbraccio, anche se quelle parole - Tu sei speciale - non poterono nulla contro quel brivido. Scosse la testa, incapace di trattenere la nuova ondata di lacrime.

    Quando trovò la forza di alzarsi e andare in bagno, lo trovò un piccolo ambiente caldo e accogliente. Sedette sul bordo della vasca mentre si riempiva di acqua bollente. Con lentezza a causa della stanchezza e dei muscoli intirizziti, impiegò un sacco di tempo a svestirsi.
    Lasciarsi immergere dall'acqua bollente fu sensazione che da un lato le rivelò quanto si sentisse stanca, ma la fece anche stare incredibilmente bene. Sapeva di avere molto sporco da lasciare in quell'acqua e la fece sentire un po' in colpa sapere come si sarebbe ridotta la vasca dopo il suo bagno.
    Alla fine però la stanchezza ebbe la meglio sul vortice di pensieri, sbaragliandolo. Bryanne si addormentò spossata, la testa ciondolante che piano piano si accostò al bordo della vasca. NOn era casa, ma per la prima volta dopo tanto, troppo tempo, si sentiva al sicuro.


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  15. ¿Èhy Clàra*
     
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    * Clara Campbell *
    Sognare è l'unica libertà concessa
    anche a coloro che sono in gabbia.






    Clara la lasciò andare, con un lieve sospiro e una carezza sui capelli. Era inutile continuare quella conversazione: non poteva darle nessuna spiegazione nè poteva aiutarla più di quanto stava già facendo. Restare nascosti. Questa era la chiave di tutto. Nessuno doveva farsi notare.
    Si diresse in cucina con passo spedito, ricordando solo in quel momento che la cena era ancora sul fuoco! L'odore di bruciato che pervase le sue narici la riportò indietro nel tempo... a quella notte. Le case bruciavano, le urla disperate delle vittime, gli incantesimi lanciati con rabbia. Rivisse tutto in pochi istanti e le sue gambe cedettero. Forse era solo colpa della stanchezza oppure era l'arrivo di un'altro reietto a risvegliare la sua inquietudine? Clara non aveva una risposta nemmeno per quello, perciò si lasciò cadere a terra e rimase immobile a fissare il nulla davanti a sè, dopo aver spento i fornelli con un po' di magia.
    Oswin, ancora non capisco perchè tu lo abbia fatto. Spero che tu stia guardando! Spero che tu veda tutto quello che hai aiutato a creare.
    quel pensiero vagò nella sua mente con la stessa facilità con cui svanì pochi attimi dopo. Pimphy le stava mordicchiando di nuovo le scarpe, come suo solito. Chiedeva attenzioni anche se quello non era il momento adatto.
    << Pimphy che fai? Rischi di bucare anche queste scarpe lo sai? Non posso comprarne un paio nuovo alla settimana, smettila! Che c'è? >>
    l'ultima domanda era diventata un acuto isterico, difficile da sopportare anche per le sue stesse orecchie. Clara era esplosa in un attimo per via della situazione e adesso fissava il suo piccolo topolino che squittiva e si nascondeva dietro al mobile della cucina. Che cosa aveva che non andava quella donna?
    << Pimphy, scusami... vieni qui... che succede? >>
    il piccolo topolino si avvicinò piano alla mano tesa della sua padroncina, annusando un po' l'aria. Sembrava quasi una persona quella palla di pelo tozza. Tante volte Clara si era meravigliati di come potesse comprenderla e tante altre aveva smesso di stupirsi per la sua astuzia. Pimphy prese un lembo della sua felpa tra i denti e iniziò a tirare, cercando di spostarla senza alcun risultato. Voleva che si alzasse da terra? Clara inarcò le sopracciglia e si alzò con un leggero movimento di gambe.
    << Cosa c'è? Dove stai andando? Pim.... >>
    era inutile chiamarlo. Quella palla di pelo era già scattata in direzione della camera da letto, dritto fino al bagno.
    Decise di seguirlo, ovviamente, visto che continuava a squittire con un'energia che un topolino in realtà non dovrebbe avere. Non c'era alcuna spiegazione su dove riuscisse a trovare tutte quelle forze. Le aveva da sempre.
    Una volta entrata in camera da letto, vide la sagoma di Pimphy che grattava contro la porta del bagno.
    << C'è Bryanne lì dentro. Non possiamo entrare. >>
    Una seconda occhiata alla stanza le fece notare le freccette illuminate della sveglia sopra al comodino. Era passata più di mezz'ora da quando la ragazza era entrata lì dentro. Quanto tempo era rimasta seduta a terra? Scacciò quei pensieri e si concentrò sull'inquietante silenzio che regnava dentro quella casa.
    << Bryanne? Tutto bene? >>
    accostò l'orecchio alla porta del bagno in attesa di una risposta che non arrivò. La sua mano scattò sulla maniglia e la sospinse verso il basso, spalancando la porta. Rimase sulla soglia il tempo necessario ad osservare gli occhi chiusi della giovane. Scattò con una velocità impressionante verso la vasca e si chinò, intenta ad ascoltare i battiti del suo cuore. Respirava! Stava solo dormendo! Dentro una vasca da bagno e per di più, nuda!
    << Pimphy, doveva essere veramente stanca. >>
    il topolino squittì in segno di assenso e dieci minuti dopo, Bryanne era sdraiata a letto, con indosso un bel pigiama in pile, coperta fino a sotto il mento. Le notti ad Hogsmeade erano sempre più fredde di quanto si potesse immaginare, perciò Clara aveva aggiunto un'altra coperta alla montagna che già copriva quel piccolo corpo fragile da ragazzina troppo cresciuta.
    << Pulcino... Ci occuperemo noi di te. Puoi dormire tranquillamente, questa notte. >>
    le sue labbra sfiorarono la fronte di Bryanne e la sua mano le accarezzò i capelli ancora una volta, quasi desiderasse infonderle un po' di tranquillità. Quella notte, nessuno sarebbe venuta a cercarla. Quella notte poteva sognare qualcosa di bello.


    Role code by Ellenroh Carrow

     
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