Il coraggio è l'unica magia che val la pena di possedere.

Hope-Bill-Daniel

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  1. Ehy Hope!
     
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    Era da qualche tempo che mi ero trasferita nelle catacombe, avevo persino perso la congnizione del tempo: potevano essere giorni come settimane, i giorni passavano tutti uguali, silenziosamente. Leggevo molto spesso, non facevo effettivamente nient'altro e a parte i miei amici non avevo avuto molti desideri, ma un avvenimento in particolare, sbloccò effettivamente un desiderio di cui non avevo pensato di provare nella mia vita: quello della maternità. Era come se mancasse qualcosa nella mia vita, mi sentivo vuota, incompleta: ma cosa mancava? Ma capii esatamente cosa mi mancava un mattino quando avevo visto Gawain, mi aveva abbracciato forte e avevo respirato il suo profumo, prima che mi disse che una persona mi stava portando il pranzo. No. Non era un uomo che mi mancava effettivamente, ma.. appena intravidi Seb con il piccolo vassoio tra le mani, capii che quello mi mancava: un bambino da accudire.
    Gawain mi aveva visto con la faccia lunga e aveva detto a Seb che era l'ora di andare a giocare con gli altri bambini perchè lui ed io, la zia Hope, dovevano parlare. Ero rimasta in silenzio per un lungo momento giocando con la pasta che avevo nel piatto, al che sospirai sentendo lo sguardo dell'uomo su di me.
    «Non mi guardare così» sussurrai appena, ma la risposta dell'uomo, arrivò senza farsi attendere per più di un secondo.
    «Allora dimmi che cosa c'è che non va»
    «Mi sono sempre sentita vuota da quando è successo quello che è successo.. fino a che non mi hai abbracciata, pensavo che fosse un uomo che mi mancasse, ma mi sono resa conto che non era così. Mi manca.. un figlio. Non so perchè, forse è il mio orologio biologico che sta tichettando verso la fine, forse è il senso di solitudine che provo ogni giorno quando vado a dormire, non lo so.. è come se se mi mancasse qualcosa. So che è una sciocchezza, ma è così e so che non è un cane che solo ha bisogno di acqua e cibo.» ammisi sospirando «cosa devo fare?»
    «Tu stai offrendo loro già molto. Non devi viverlo come un "Ora o mai più..." Di ultimatum ne stiamo vivendo già troppi...tutti quanti. Sii te stessa, come sei a loro e fidati,vai già benissimo.»
    Gli strinsi appena una mano per un istante ringraziandolo, ma poi mangiai la pasta che avevo nel piatto rimanendo in silenzio e lo ringraziai quando ci salutammo. Rimasi a leggere un pò, un libro di filosofia, ma senza memorizzarne nulla. Una mezz'ora più tardi da quando avevo aperto quel libro, mi ero diretta da Bill e ne avevo parlato anche con lui, non mi stupì che anche Fleur che Patrick ne fossero stati messi a conoscenza. Mi disse che era un'ottima idea, e aveva detto che quella era una cosa molto nobile, così mi ero fatta accompagnare nell'unico posto che mi metteva abbastanza ansia effettivamente.
    «Hai pensato come lo vuoi il bambino?» mi chiese mentre mi accompagnava per i lunghi corridoi e scrollai le spalle.
    «No. Effettivamente non mi importa se il bambino è maschio o femmina, o quanti anni abbia. Ma come.. capirò a quale bambino io possa offrire il massimo? Se non sarò una buona madre? Una buona amica? Una discreta guida?»
    Bill mi zittì praticamente e gli sorrisi appena quando mi resi conto che eravamo arrivati davanti alla stanzona dove i bambini leggevano e giocavano, li guardai e la mia mano saettò alla ricerca di quella del rosso, stringendogliela. «Bill, io non.. Non so se ce la farò.» strinsi la sua mano forte. Avrei voluto scappare, ma la mano di Bill me lo impediva.
     
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