[storyline]: A month in the mists

Amri/Capo Auror

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  1. Amrita Johnson
     
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    Amrita Johnson * Scheda * Auror




    * Celle di consegna- Accademia Auror * 1 febbraio 2009 *

    Nei momenti peggiori era arrivata a dubitare che quella porta si sarebbe mai aperta.
    Nessuno parlava più con lei, da giorni. Cominciava a pensare di essere rimasta la sola, in quel corridoio di celle nei sotterranei dell'Accademia. Inizialmente aveva pensato di trovarsi ad Azkaban, ma trovata un po' di lucidità era riuscita a costringersi a osservare quello che succedeva, a ragionare sugli orari, sulle abitudini di chi portava il cibo.
    Forse era una sensazione sbagliata, forse la sua capacità di logica era andata già sottoterra prima di lei, ma aveva concluso di non trovarsi ad Azkaban.
    Pochi giorni dopo, un discorso tra le guardie delle celle le aveva confermato di non essersi sbagliata. Non che questo fosse una buona notizia, ma...
    Fai di tutto per non pensare a quello che è successo...
    Ecco, questo la terrorizzava più del trovarsi sì...era il motivo per cui stava marcendo lì sotto...e non riusciva a dargli un senso.
    Non era il tipo da non assumersi le proprie responsabilità...e il vuoto di memoria su quanto era successo la terrorizzava, un vortice pronto a ingoiarla dal quale emergevano solo poche immagini, quello della sua memoria.
    Deglutì, strofinandosi le braccia, ignorando il vassoio che le ricordava la disgustosa colazione dal sapore ferroso, che l'aveva resa sicura di essere ancora sotto cura per quella febbre di giorni prima.
    Non ti avrebbero dato nulla, se volessero farti marcire qui sotto...
    Non poteva, non riusciva ad esserne certa, ma si aggrappava a quel pensiero con tutta se stessa, più che altro per il bisogno di capire, di sapere.
    Ricordava la battaglia, nel carcere, per opporsi alla presa di Azkaban e all'evasione dei detenuti del braccio di massima sicurezza. Un intero esercito apparso come dal nulla aveva messo in atto il piano di quel mandante sconosciuto e nemmeno tutti gli Auror richiamati in servizio da Shacklebolt e Potter - comprese le reclute del terzo anno come lei - eran bastati all'emergenza.
    Questo...questo lo ricordava, sì...ma poi?
    Aveva incontrato Patrick proprio nel cuore della battaglia, un istante prima di essere ferita lei stessa lo aveva visto smaterializzarsi. I loro sguardi si erano incrociati, il tempo si era annullato. Poi...quel dolore lancinante alla schiena, un alone di colore rossastro a circondarla da dietro.
    Pezzi di parete che esplodevano, ovunque...
    E quando lei si era fatta forza per cercare di rialzarsi - chi sa dire quanto tempo dopo? - una voce sconosciuta le aveva ordinato di stare a terra e qualcuno le aveva unito le mani dietro la schiena, evocando due manette magiche.
    << Cosa?...Io son stata richiamata qui dal Capo Au->>
    << Hai ignorato l'ordine di fermare e immobilizzare uno dei traditori...>> La spiegazione concentrata in un mozzicone di frase, la voce lapidaria e infastidita nel tono.
    << Ma non è ve-! >>
    << Silencio! >>
    Era davvero così?
    Non ricordava chi la accusassero di aver lasciato scappare, non ricordava nulla.
    E aveva passato quel mese di inferno a cercare di venirne a capo inutilmente.
    Non riusciva a ricordare nulla di più, le sue domande venivano ignorate.
    Non poteva aver trasgredito un ordine. Lei non...non poteva averlo fatto. Se solo le avessero lasciato spiegare...
    Alzò lo sguardo di scatto, incredula davanti all'aprirsi della porta dopo tutto quel tempo. Non l'avevano tagliata completamente fuori dalla luce, ma l'improvviso ingresso di raggi solari dietro la figura in controluce la costrinse ugualmente a serrare le palpebre e riaprirle poco a poco, dietro la mano alzata a farle da schermo.
    Almeno ci sono novità...
    Almeno forse ora avrebbe saputo.


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    Edited by Amrita Johnson - 25/7/2013, 20:40
     
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  2. -Dean
     
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    Capo Auror. Quella carica mi piaceva e non solo perchè potevo avere tutte le donne che volevo, perchè cadevano ai miei piedi non appena dicevo chi ero, ma anche perchè beh. Potevo rivalermi di tutto quello che quei bastardi dei miei ex compagni di scuola mi avevano fatto e avevo avuto tanto modo di meditare durante la mia permanenza nella struttura di riabilitazione. Il periodo con Rodholphus Lestrange era stato duro, ma avevo capito perchè l'aveva fatto: per il mio bene perchè non sarei riuscito a sopravvivere nel mondo di fuori senza un gentile aiutino che mi permettesse di tenere duro fino a che il mondo esterno non mi cogliesse impreparato. Perchè solo i vincenti vivevano, solo se avevi abbastanza forza di potercela fare, si usciva dalla propria prigonia. E da una parte mi chiedevo se era lo stesso anche per quella ragazza: perchè l'avevano in qualche modo graziata e avevo avuto l'ordine di farla uscire? Forse era quanto più simile a me di quanto potessi credere. Forse era una combattente e dato che avevano deciso di riformarla, ora toccava a me dato che doveva finire l'accademia di prendermi cura di quella ragazza. Aprii la porta della cella, aspettando un bel pò prima di muovermi, perchè volevo che la ragazza in parte si abituasse di nuovo alla luce del sole, che entrava prepotente dalla cella e presi un lungo respiro.
    «Amrita Rahaja Johnson » esordii usando entrambi i nomi della ragazza estesi, anche se da quanto avevo capito dalle guardie avesse un soprannome. I secondini sapevano essere molto.. amichevoli quando volevano.
    «Sono il capo Auror Dean Thomas» dissi pacato entrando, per far si che ora, dopo essere riuscita ad abituare potesse bene vedermi in faccia senza sforzarsi troppo.
    «Vedo che non ha mangiato, poco male. Se riesce a rimettersi in piedi, mi segua, da questo momento è sotto mia custodia ora e prima di riportarla a casa, io e lei dobbiamo parlare.»
     
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  3. Amrita Johnson
     
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    Amrita Johnson * Scheda * Auror




    Una volta, una sola volta si era permessa di chiedere cosa fosse stato dei suoi genitori e di Parvati. Era stato il giorno dopo esser stata portata lì...senza sapere ancora dove fosse lì.
    La reazione della guardia era bastata per capire che non avrebbero mai risposto a queste sue domande. I lividi avevano cominciato solo ora ad andarsene...ma la paura per la propria famiglia no. Quella era diventata una scomoda presenza che si riaffacciava negli incubi, nei momenti peggiori di quell'isolamento. E tornò in quel momento, mentre vedeva l'uomo entrare di qualche passo nella sua cella.
    Alzò lo sguardo, cercando di bandire la stanchezza e restare vigile e attenta, mentre riconosceva l'uomo anche se la sua specializzazione dell'ultimo anno l'aveva portata a cambiare completamente l'area del Dipartimento...e a conoscere Lui.
    Le sfuggì un sospiro soltanto, frammentato, brevissimo, pieno però di un ricordo bellissimo che le serrò il petto. Aveva capito che Patrick stava per lasciarla, aveva capito che voleva troncare con lei, pochi giorni prima della serata di Gala per il Capodanno. Aveva capito e la cosa peggiore era il non poterlo biasimare, affatto...perché sapeva che la sua era la decisione più saggia.
    Faticò a mettere da parte quel pensiero. Lo aveva usato per farsi forza, in quella cella, ma aveva sempre saputo che poi sarebbe stato ancora più penoso spingerlo nuovamente ai margini della memoria...come avrebbe dovuto fare, molto presto.
    Questo era il momento. Ovunque fosse lui, qualunque cosa fosse successa, doveva dirgli addio prima di tutto nella sua mente. Doveva iniziare da ora.
    << Sì, Signore >> rispose il più chiaramente possibile, aiutata dall'abitudine esercitata negli anni di addestramento, odiando la propria voce che risuonava roca e incerta.
    Thomas...Dean Thomas era diventato Capo Auror? Non glielo stava comunicando con fare da sbruffone, per il poco tempo che avevano condiviso da recluta a preparatore divenuto Auror ormai da tempo, Thomas non era mai stato sbruffone, anche ora lo stava comunicando con orgoglio, ma soprattutto già con la severità di un capo.
    Scosse la testa al sentir nominare il cibo e sperò di non dover svuotare il vassoio sotto i suoi occhi. Debole, si sentiva così debole...e non poteva biasimare che se stessa. Ma non sarebbe riuscita a mangiare, quel giorno, dopo la notte appena trascorsa, che ricordava come una tra le peggiori.
    Si alzò più agilmente che poté, chiedendosi se non stavano per spostarla semplicemente in un'altra cella...o per licenziarla con infamia dal corpo degli Auror. Sarebbe morta dentro...se così fosse stato, ma non avrebbe avuto importanza, se solo fosse stata sicura che la sua famiglia stava bene.
    Le avrebbero chiesto di nuovo di spiegare cosa avesse fatto quella notte e lei avrebbe dovuto ripetere che non ricordava. Non ricordava nulla, se non che gli ordini erano cambiati radicalmente...e che...
    Lei aveva davvero rifiutato di obbedire?
    Sentiva le gambe tremare, ma camminò qualche passo dietro al mago lungo il corridoio, oltre un paio di auror che li guardarono passare e la squadrarono con disgusto. Traditrice, dicevano i loro occhi.
    Deglutì tenendo il passo, sforzandosi di non chiedere troppo appoggio alle pareti. Le avrebbero creduto?


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    Edited by Amrita Johnson - 30/8/2013, 21:59
     
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  4. -Dean
     
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    Ok, ce l'ho fatta. perdona la schifezza ç_ç

    Sapevo che la ragazza aveva chiesto spesso della famiglia e avevo deciso di fornirle tutte le informazioni che aveva cercato di estorcere ai secondini. Erano degli uomini molto solerti e facevano molti rapporti soprattutto su quella ragazza, in fondo era lei che aveva lasciato in qualche modo scappare volente o no, Patrick Thornton. Avevo sentito delle voci e avevo intenzione di verificarle, di usare ogni mezzo che avevo nel mio arsenale di armi sia per estorcerle un paio di informazioni su di lui che di assicurarmi che lei fosse un auror degno di tale nome. Non volevo sovversivi o persone che se la facevano con quelli che erano diventati reietti, rifiuti della società, volevo solo che ci fosse fiducia da entrambe le parti, se loro avevano fiducia in me io l'avrei voluta in loro, anche se alla prima occasione di tradimento non avrei fatto sconti a nessuno. Perchè non volevo che l'accademia auror si macchiasse di un'infamia di cui avrei difficilmente retto le conseguenze.
    Quando mi presentai come il nuovo capo auror, le avevo lasciato un istante di tempo, passato rigorosamente in silenzio in cui assimilare la nuova notizia. Per un istante, ricordai lo smarrimento che avevo provato quando avevo saputo che quello che mi spettava era praticamente un posto dietro la scrivania a ventinove anni. Era strano perchè mi sentivo un pò inamidato in un ruolo in cui dovevo soltanto organizzare, pensare a strategie e cose del genere e poco, forse inesistente tempo per agire sul campo e far amicizia con i colleghi e i sottoposti. La prima volta cui mi ero seduto dietro la scrivania che mi aspettava, con la solita forte fiducia in me stesso che mi caratterizzava, mi sentii davvero molto giovane per comandare, riorganizzare tutto per renderlo quanto più possibile all'immagine che avevano i Lestrange, ma il fatto che loro e il ministero avesse fiducia in me mi aveva fiducia in me stesso, cosa che aveva aumentata la mia esponenzialmente. In ogni caso, anche per quello avevo deciso di ritagliare una fetta maggiore del tempo che avrei dovuto usare solo per compilare plichi e plichi di fogli, per parlare con gli auror, anche se poteva farlo qualcun altro soltanto perchè volevo che riconoscessero in me il nuovo leader, ma volevo anche risultare fuori dall'accademia e dalle mura del ministero nel caso, un amico su cui poter contare, a cui chiedere una mano nel momento del bisogno.
    Ottimo, vedo che la vacanza forzata non le ha fatto dimenticare l'addestramento ammisi pacatamente, sorpreso che avesse la forza di rispondere quanto più tranquilla possibile So che questa roba che danno in omaggio qui alle celle fa schifo ed è anche per questo che ho deciso di portarla a mangiare un boccone all'esterno, qualcosa che sia più di suo gradimento, se mi dice se ha un posto preferito. Ho bisogno che sia in forze e che la sua memoria collabori, dato che ho una vera necessità di conoscere delle informazioni vitali su Patrick Thornton, ciò potrebbe dipendere la nostra chiacchierata che avremo. ammisi guardandola in tralice, mentre la scortai fuori dalle celle nei sotterranei dell'Accademia. Stavo pensando a come formulare la domanda, doveva essere chiara e breve.
    Le devo chiedere, per forza, se vuole scagionarsi per aver aiutato Thornton non fermandolo la Notte dei Cristalli. La devo avvisare che ci sarà un'inchiesta interna e devo sapere come dovrò comportarmi dissi pacato attendendo una risposta, mentre mi dirigevo al suo fianco nel dirigermi verso il locale di cui aveva parlato.
     
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  5. Amrita Johnson
     
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    Amrita Johnson * Scheda * Auror





    << Non...credo riuscirò a inghiottire qualcosa. Immagino di non poter uscire di qui, quindi...resta solo la mensa. >>
    Mentre si sforzava di rispondere con formalità che non potesse essere presa per freddezza o altezzosità, decisamente controproducenti per lei, che sperava di poter poi chiedere informazioni su quello che era successo.
    Sapeva perfettamente di essere osservata in ogni sua espressione. Poteva solo augurarsi che il brivido che le aveva accapponato la pelle nel sentire il suo nome fosse passato inosservato, quando si costrinse a camminare senza interruzione, tenendo il passo dietro l'uomo.
    Perché fosse venuto lui a farla uscire - per ora - dalla cella, le fu chiaro quindi prima ancora che lui pronunciasse il nome di Patrick per la seconda volta.
    Cercò di riordinare le idee per poter rispondere, quando invece avrebbe voluto essere lasciata in silenzio, di fronte all'impresa di resistere all'immagine di Patrick, presente in ogni angolo della sua mente.
    << Io non ricordo cosa sia successo >> mormorò, quando sedettero ad un tavolo della mensa. Prese un profondo respiro, prima di alzare lo sguardo verso Thomas, sentendosi scrutata non solo dai suoi occhi, ma anche da quelli degli inservienti e delle poche reclute presenti in quel momento. << Ho bisogno di saperlo, ho bisogno di capire...perché Thornton se ne sia andato. Non l'ho capito in quei pochi secondi. In questo senso, non credo mi potrò scagionare. Ma devo sapere...>>
    Si guardò intorno, incontrando le fredde pareti che li circondavano.
    Era giorno? Notte? Non lo sapeva, quella era la mensa dei sotterranei, da sempre priva di finestre. Eppure...comunque un ritorno alla vita dopo i giorni passati nella cella.
    << Era il mio addestratore. Ho avuto appena il tempo di vederlo iniziare la smaterializzazione...>> Parlò velocemente, traducendo in parole un ricordo superficiale che nascondeva appena il riemergere di altre immagini. Immagini che non c'era motivo di mostrare volontariamente...le avrebbero colte comunque. E lei sarebbe stata sempre più nei guai. << Non...non ho saputo reagire, è vero. E' ancora tutto troppo assurdo, anche se lo vedo succedere come se fosse ora...non capisco perché...>> deglutì << ...perché sia scappato. >>


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    Edited by Amrita Johnson - 7/11/2013, 18:44
     
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  6. -Dean
     
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    La guardai con aria seria, da una parte avrei voluto che uscisse da quelle quattro mura, ma se non riusciva nemmeno ad uscire come potevo solo costringerla? Mi dissi che sarei andato per gradi, ora l'avrei accompagnata in mensa e le avrei fatto mettere qualcosa nello stomaco. C'era da dire che ero molto troppo - curioso di scoprire qualcosa su Thorton, qualsiasi cosa potesse dirmi quella donna, l'avrei presa ed usata contro l'uomo che aveva tutto quello che ognuno avrebbe avuto avere al posto suo. Dovevo ringraziare proprio Thorton e gli altri reietti se effettivamente ora avevo un posto lavorativo tutto mio e molto rispettabile, perchè ora che erano andati via, non avrei avuto nessuno che mi avrebbe messo i bastoni tra le ruote se i miei metodi non erano esattamente quel granchè.
    «capisco.» deglutii e pensai che dovevo giocarmi bene le mie carte, dovevo solo andare molto molto cauto: non volevo forzarla a ricordare qualcosa che le risultava molto confuso e non volevo che lei si sentisse oppressa da un ricordo che probabilmente aveva annebbiato. «Se non ti ricordi non insisterò oltre a farti domande su questo..» dissi con un tono molto pacato, appoggiando la schiena sullo schienale risultando quasi scomposo «Io ho motivo di credere che il signor Thorton l'abbia fatto perchè ha pensato che la sua vita e la vita degli altri reietti fossero più importanti che eseguire gli ordini impartiti dal ministero. Come sicuramente è a conoscenza, la categoria dei reietti è composta dai nemici del ministero e della patria tutta, praticamente in questa categoria ricadono tutte quelle persone che una volta aderivano a quella buffonata dell'ordine della fenice, auror com'eravamo noi che non hanno ubbidito agli ordini e quant'altro» dissi pacatamente. Pensai al fatto che la donna aveva avuto già due avvocati, ma non conoscevo la situazione del mondo esterno che i due avvocati le avevano delineato.
    «Ora provi a mangiare qualcosa» dissi facendole portare un piatto con tutto quello che la mensa offriva quel giorno «come se fosse ancora una studentessa dell'accademia e poi parliamo ancora un pò.»
     
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  7. Amrita Johnson
     
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    Amrita Johnson * Scheda * Auror




    Sentiva lunghi brividi lungo la schiena e a fior di pelle.
    Il nuovo Capo Auror la seguiva nelle sue parole, non stava tentando di interromperla, non sembrava giudicarla. Questo la aiutò a terminare di parlare anche sotto il suo sguardo, ma le fece anche capire che non avrebbe comunque concesso sconti, se solo avesse dovuto concludere che lei era stata complice di Patrick.
    Si sentì stretta in una morsa che non aspettava altro di vederla crollare e smascherarsi in quelle poche cose che aveva deciso di nascondere.
    Non disse nulla quando sentì parlare di Lui come di un reietto, con quel tono dispregiativo...quando lo sentì collegare all'Ordine che era stato fondato da Silente, il nemico numero uno...
    Si trovò a pensare che anche da morto - ormai da un ventennio ormai - quel mago deceduto alla veneranda età di un secolo e più conservava ancora un potere notevole nella mente di tutti. Decidendo che era bene non fare nessun commento a riguardo, accettò di buon grado il piatto che la signora della mensa le allungava, dietro ordine del mago. La donna la squadrò da capo a piedi, chiedendosi forse se l'avrebbe mai più rivista a piede libero.
    Lo stomaco brontolò, come se sperasse che lei avrebbe seguito il consiglio del mago per buon senso, incapace però di superare da solo un blocco che proveniva invece dalla sua mente.
    Si portò alle labbra bocconi di pane, trovandolo morbido e incredibilmente gustoso...come mai era stato quando mangiava in quella mensa da recluta. Sembrava esser passata una vita.
    << D'accordo >> annuì.
    Mangiò sforzandosi di accantonare il nervosismo crescente che le parole di Thomas stavano facendo crescere nella sua mente, poco alla volta, in reazione alle immagini che fiorivano nei suoi ricordi e che sapeva essere inopportune, colpevoli.
    Non doveva, non poteva dare voce a nessuna curiosità...eppure scoprì di avere un bisogno quasi fisico di sapere se ci fossero piste sicure e proficue su Patrick e quelli che si erano smaterializzati insieme a lui dal palazzo del Ministero, quella notte.




    Role code by Ellenroh Carrow

     
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