Questa proprio non ci voleva.

Helga&Amber

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  1. RainbowEater
     
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    La lezione di Pozioni stava per terminare. Questione di pochi minuti e ci sarebbe stato ordinato di spegnere il fuoco sotto ai nostri calderoni e consegnare alla professoressa Caulfield il nostro preparato. La pozione del giorno era stata molto difficile da preparare, ma avevo seguito le istruzioni in modo impeccabile e non mi ero fatta mettere paura dalle occhiatacce della mia insegnante, che aveva il vizio di giudicare anche solo con lo sguardo ogni minimo gesto dei propri alunni. Io non la incolpavo, dopotutto quello era il suo lavoro e noi dovevamo imparare. Nel mio caso forse potevo sostituire la parola con “volevo”, ma quello era un parere mio che andava separato dalle ragioni per cui un insegnante metteva anima e corpo in ciò che faceva.
    Nonostante tutto, dopo due ore e mezza e tanta fatica, la mia pozione aveva raggiunto una colorazione verdognola, come richiesto dal libro di testo. Soddisfatta come non mai, nel momento del termine della lezione, riempii una provetta e la consegnai alla professoressa con un leggero sorrisino soddisfatto sulle labbra. Il mio viso era quasi sempre imperturbabile, ma a stento riuscivo a nascondere le volte in cui ero fiera di me stessa.
    Con lo stesso fare deciso, tornai a posto per mettere via il materiale e correre a pranzo. Avevo una grandissima fame e poi, avrei dovuto rispondere alla lettera “urgente” di mia madre. Mi scriveva tutte le settimane per informarsi sull’andamento della mia carriera scolastica ma, il mio recente battibecco con un ragazzino Tassorosso aveva suscitato le sue ire. Riteneva che la mia sfacciataggine ed il mio sadismo nel veder soffrire gli altri, non collimasse con la linea di principi dettati dalla mia famiglia. Sarebbe stato più consono che io avessi ignorato quel ragazzino e mostrato la superiorità della mia razza mantenendo un comportamento il più corretto possibile. Ma, al contrario suo, io non riuscivo a tollerare la loro presenza. Durante le lezioni me la cavavo, solitamente seguivo con attenzione e chi non era Serpeverde non aveva il diritto di intervenire durante le spiegazioni. Il problema si verificava quando li incontravo per i corridoi, quando erano seduti al tavolo della biblioteca al quale io volevo sedermi e così via dicendo.
    Persa così, nei miei pensieri e nelle mie faccende, poggiai distrattamente l’avambraccio sul fornello ancora calmo.

    Maledizione!

    Mormorai a denti stretti e ritirai subito il braccio, afferrandolo con l’altra mano e guardandomi intorno con aria attenta. Nessuno si era accorto del mio incidente. Bene, non volevo dare a nessuno motivo di poter essere migliore di me. Nascosi la pelle bruciata e arrossata sotto la camicia, afferrai i miei libri ed uscii a testa alta dall’aula nei sotterranei. Fingendo di voler lasciare i libri in Sala Comune, mi congedai con un cenno dal gruppo di Serpeverde diretto alla Sala Comune e corsi in Infermeria. Sicuramente non era nulla di grave, ma sarebbe stato meglio far controllare la mia ferita a qualcuno.
    Con passo deciso e noncurante, camminai in direzione opposta a quella di molti studenti che però non mi notarono nemmeno. Era questo ciò che prevedeva la nuova legislazione scolastica. Tutti eravamo controllati, tutti avevamo delle regole e dei ruoli da rispettare e, in tutto quello, la mia gente era la scarpa e tutti gli altri erano insetti.
    Sospirai, fermandomi davanti le porte chiuse dell’Infermeria. La mia famiglia sarebbe stata ovviamente informata dell’incidente ed avrei ricevuto un’ulteriore lettera. Io, in compenso, ne avrei scritta una a Kain. Avevo estremamente bisogno di parlargli.
     
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8 replies since 12/7/2013, 17:26   155 views
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