Una vigile e provvida paura è la madre della sicurezza.

per Ellen Caulfield

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  1. Ellenroh Carrow
     
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    Sua sorella Selène aveva fatto di tutto per concludere le spese per il suo ultimo anno a Hogwarts molto prima del 1^ settembre. Quel mattino non la svegliò, anche se avrebbe avuto - volendo - un'attrattiva praticamente vincente. La lasciò poltrire sotto le coperte per l'ultimo giorno, consumò una colazione con tutta calma, mentre gli elfi domestici facevano prendere aria alle varie stanze, una dopo l'altra, risparmiando solo quella della ragazza dietro suo preciso ordine.
    Indossata la semplice e raffinata parure con gemma di acquamarina, unico dono del futuro marito Kennard che ritenesse veramente azzeccato, uscì dalla stanza e lasciò un messaggio a Selène.
    Si smaterializzò dopo essere uscita dal lato posteriore del maniero, in un 1^ settembre particolarmente freddo. I futuri studenti di Hogwarts camminavano frettolosamente tra i negozi di Diagon Alley, pieni di sporte con i loro acquisti.
    Diretta all'Ospedale, accelerò il passo, per l'incontro che aveva fissato per quel giorno. Anche in questo caso la scelta della data non aveva avuto molte alternativa, visto che l'altra persona avrebbe dovuto prendere servizio a Hogwarts come insegnante, da lì a pochi giorni.
    Ormai era diventato inevitabile per lei guardarsi intorno con un'occhiata particolare non soltanto all'umore generale delle persone, ma anche soprattutto a come si comportavano riguardo la magia, all'uso che ne facevano nei gesti quotidiani. Capitava che in alcune famiglie purosangue gli atteggiamenti fossero molto diversi da quelli che ricordava di respirare a casa propria, quando era più piccola o quando frequentava Hogwarts. Sua madre reagiva sempre con orgoglio spropositato a quanto veniva detto sulla purezza del sangue...e sembrava volerla ribadire usando la magia a ogni alito di vento, per ogni cosa.
    Intorno a sé vide ora anche qualche famiglia - impegnata negli ultimi acquisti - che non abusava della magia, ma che era maniacalmente attenta alle persone con cui entrava in contatto.
    Come se potessero contaminarla.
    Era il tipo di paura che poteva fare comodo alle alte sfere.
    Con un sorriso che schermava ciò che pensava veramente di loro, rimase dietro pochi passi alla famiglia donna e figli sulla soglia del chiostro, facendo la scelta di non rivendicare alcun diritto di passare per prima.
    Si ritrovò presto anche lei nella grande sala di accoglienza del S.Mungo, il refettorio meravigliosamente affrescato di quell'antico chiostro, centro da cui si diramavano i due lati dei reparti di pronto soccorso.
    Lei però doveva andare alla Caffetteria e controllando il fine orologio da polso si rassicurò di non aver accumulato ritardo, anche nel far passare quei dottori davanti a lei, poco prima. La vita tra i reparti non le mancava particolarmente, era molto soddisfatta e realizzata nel poter compiere al Maniero le sue ricerche. Immaginava che per la donna che doveva incontrare e che finalmente individuò seduta ad un tavolo della caffetteria ad attenderla, fosse la stessa cosa.
    << Buongiorno, Miss Coulfield >> Giunta al tavolo, le allungò la mano, sfilata dal guanto di sottile pelle nera. << Spero di non averla fatta aspettare troppo. >>
    Si tolse il soprabito chiaro con alamari di argento e lo appoggiò allo schienale della sedia libera, alla destra della strega. Di lei finora aveva soltanto sentito lodare le abilità di pozionista e la notizia che avesse accettato la cattedra di pozioni a Hogwarts, appunto. Era curiosa di raccogliere più informazioni.
     
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    Ellen sarebbe tornata ad Hogwarts di lì a breve, per cominciare il suo quarto anno scolastico da insegnante. L'anno precedente era stato di gran lunga il migliore che aveva avuto fino a quel momento, ma sperava con tutta se stessa di ottenerne uno ancora migliore nell'anno scolastico che stava per avere inizio. Dopotutto le premesse erano ottime, ed il regime le aveva affidato un nuovo incarico piuttosto importante all'interno della scuola. Qualcosa che doveva rimanere segreto, chiaramente, ma pur sempre un qualcosa di cui la giovane donna andava incredibilmente fiera.
    Quell'estate aveva passato parecchio tempo al San Mungo, svolgendo quello che era stato il suo lavoro per anni prima di diventare insegnante. Le aveva fatto piacere tornare in quel posto dopo tanto tempo, ma spenderci i mesi estivi era stato più che sufficiente per dire che le bastava ed avanzava. Non ne poteva già più. Lei non era un medico, lei era una Pozionista, punto e basta. Lei distillava ottime pozioni curative, era sempre pronta a sperimentare nuove cure, ma non le piaceva trovarsi nello stesso luogo di tanta gente malata. I malati la disgustavano. Il motivo per cui apprezzava le pozioni curative non era affatto altruistico, non le piaceva per niente aiutare il suo prossimo a guarire; lo faceva solo perché le pozioni curative erano fra le più difficili da produrre e lei adorava mettersi alla prova e dimostrare le sue capacità, così come apprezzava apprendere sempre cose nuove ed affinare le sue capacità.
    Quel giorno, comunque, quando varcò l'ingresso dell'ospedale non era al laboratorio che era diretta. La sua destinazione era infatti la caffetteria, dove avrebbe dovuto incontrare una sua ormai ex collega. La conosceva chiaramente di fama, in fondo tutti i Pozionisti migliori che lavoravano lì si conoscevano fra loro almeno di fama, ma quella era la prima volta che si vedevano di persona. Ma Ellen aveva deciso che, una per volta, voleva conoscere alcune persone esperte nel suo stesso campo. Dopotutto anche questo avrebbe potuto ampliare le sue conoscenze in materia di pozioni, nonostante fossero già considerevoli fin da quando era bambina.
    Arrivata nella caffetteria dell'ospedale, Ellen si guardò intorno. C'erano poche persone presenti, per la maggior parte dottori ed infermieri intenti a fare colazione prima di andare in reparto a lavorare. Occupò quindi un tavolo piuttosto in disparte, aspettando l'arrivo della donna che doveva incontrare. Era sua abitudine arrivare sempre in anticipo agli appuntamenti. Faceva parte dell'educazione che la sua famiglia le aveva impartito fin dall'infanzia, dopotutto.
    Quel giorno era vestita come al solito in maniera molto sobria. Indossava una veste da strega lunga fino alle caviglie, di un colore verde scuro con ricami argentati. L'abito aveva una leggera scollatura posteriore, dalla quale era possibile intravedere parte del tatuaggio che aveva dietro la spalla sinistra, rappresentante lo stemma della sua famiglia. Il viso era truccato in maniera molto delicata, con un leggero alone di verde sopra gli occhi, di una sfumatura di colore simile a quella delle sue iridi. Portava degli orecchini di oro bianco a forma di serpenti, con piccoli zaffiri al posto degli occhi. Al collo, l'inseparabile collana che aveva come ciondolo lo stemma della sua famiglia inciso su una pietra.
    Era seduta compostamente al tavolo quando la donna che stava aspettando fece il suo ingresso nella stanza. La riconobbe subito, dopotutto sapeva bene chi era anche se non si erano mai presentate. Ellenroh Carrow. Bastava pensare al suo cognome per capire a che genere di famiglia apparteneva. Dopotutto i genitori, il nonno ed il fratello di Ellen conoscevano bene quella famiglia; tutte le più importanti famiglie di Mangiamorte si conoscevano fra loro, ai tempi in cui regnava l'Oscuro Signore.
    La donna si avvicinò e la salutò in maniera incredibilmente educata, sfilandosi un guanto per porgerle la mano. Ellen fece un leggero cenno del capo mentre allungava la mano per stringere quella dell'altra. Una volta compiuto quel gesto, ritirò la mano e parlò a sua volta.
    «Buongiorno a lei, signorina Carrow» disse con tono del tutto neutro.
    «Prego, si accomodi pure.» aggiunse un attimo dopo.
    Si era comportamento nella solita maniera educata che mostrava sempre in pubblico. In privato, come quasi ogni persona, Ellen era chiaramente meno "tirata" di come si stava mostrando in quel momento. Con quella donna, poi, avrebbe voluto avere la possibilità di parlare liberamente, di confrontare al meglio le proprie idee. Ma in un luogo del genere non era affatto possibile, c'erano orecchie ovunque. Doveva quindi mantenere un comportamento e degli argomenti di conversazione che fossero del tutto formali.

    Edited by Ellen Caulfield - 3/7/2013, 19:48
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  3. Ellenroh Carrow
     
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    Ellenroh detestava comportarsi anche solo lontanamente da madre, per Selène, la quale comunque non glielo avrebbe mai permesso, e questo perché erano incredibilmente simili. Selène era molto simile alla Ellenroh che si era affacciata al Mondo Magico da adulto, proprio negli anni in cui aveva iniziato la sua carriera al S.Mungo. Gli anni in cui il suo odio per i babbani aveva finalmente trovato un canale di sfogo e la sua curiosità ad esso legata aveva trovato le prime risposte. In quegli anni il buonismo di Silente aveva imperversato in ogni ambiente e rimediare i primi ingredienti particolari, così come le prime cavie, era stato difficile, ma non scoraggiante. Quello mai, perché allora l'entusiasmo era ancora quello incosciente della giovane età, in grado di far superare ogni gradino, la precarietà e la difficoltà di doversi appoggiare sul marcato nero soprattutto. Selène non poteva lontanamente comprendere quante strade le avrebbe aperto la condizione idilliaca che ora vivevano, ma da parte sua Ellenroh ricordava fin troppo bene quanto l'avesse infastidita a suo tempo qualcuno sempre pronto a ricordarglielo. Di conseguenza non si sarebbe mai sostituita alla madre, in questo senso, anche se c'erano delle cose che solo lei - come unica parente maggiorenne della ragazza - poteva fare.
    << Le nostra famiglie si conoscono come ancora noi non possiamo dire, ma su di lei ho sentito dire cose molto buone, soprattutto dopo la mia liberazione. >> Era stato soprattutto Amycus a parlarle dei Coulfield come abili pozionisti, con i quali chiunque volesse portare avanti ricerche come le sue avrebbe fatto bene a cercare una collaborazione. La mente di Ellenroh, allenata ad ascoltare i suoi consigli, ne aveva fatto tesoro non appena i fantasmi di Azkaban avevano cominciato finalmente a lasciarle tregua.
    Dopo quello che aveva affrontato tra quelle umide mura di follia, era convinta che la vera rinascita fosse possibile solo mettendosi in gioco di nuovo. E questo incontro faceva parte del suo piano per riuscirvi.
    Annuì al cameriere che le vide sedersi e si preparò per venire a prendere l'ordinazione. Nel frattempo, pensò fosse bene arrivare al punto senza troppe moine, giri di parole e complimenti. Per entrambe loro, nel bene e nel male, ciò che era accaduto era la carta di identità verso l'interlocutore. In certi casi la diplomazia poteva rischiare di diventare una fastidiosa perdita di tempo.
    << Devo ammettere che ho pensato a lungo a come proporle la collaborazione che ho in mente, da quando mia sorella ha trovato lei come insegnante, trasferendosi a Hogwarts. >>
    Non c'era pericolo che la si potesse accusare di voler favoritismi per Selène, che nonostante non volesse diventare pozionista come loro, era comunque una delle migliori del suo corso a Hogwarts. Avrebbe scelto sicuramente tutt'altro, glielo aveva già abbondantemente fatto capire. Ed Ellenroh la stimava già molto come persona, per questa sicurezza già matura su ciò che avrebbe fatto.
    Proprio per questo, lei era più che mai decisa a permetterle di fare la sua strada, i suoi sbagli. Di imparare da essi, se necessario anche scontrandovisi con violenza. La storia della loro famiglia dopotutto stava dimostrando che la ruota del destino poteva tornare a favorire una famiglia, anche caduta nella peggiore disgrazia.
    Non augurava a nessuno i fantasmi di Azkaban che ancora tempestavano le sue notti, ma si sentiva indubbiamente più forte proprio dopo quella prova. Sicuramente la sua determinazione a portare al Primo Ministro risultati degni di encomio il prima possibile era un obiettivo che animava ogni briciola del suo tempo libero, non la abbandonava mai.
     
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