| Ellen sarebbe tornata ad Hogwarts di lì a breve, per cominciare il suo quarto anno scolastico da insegnante. L'anno precedente era stato di gran lunga il migliore che aveva avuto fino a quel momento, ma sperava con tutta se stessa di ottenerne uno ancora migliore nell'anno scolastico che stava per avere inizio. Dopotutto le premesse erano ottime, ed il regime le aveva affidato un nuovo incarico piuttosto importante all'interno della scuola. Qualcosa che doveva rimanere segreto, chiaramente, ma pur sempre un qualcosa di cui la giovane donna andava incredibilmente fiera. Quell'estate aveva passato parecchio tempo al San Mungo, svolgendo quello che era stato il suo lavoro per anni prima di diventare insegnante. Le aveva fatto piacere tornare in quel posto dopo tanto tempo, ma spenderci i mesi estivi era stato più che sufficiente per dire che le bastava ed avanzava. Non ne poteva già più. Lei non era un medico, lei era una Pozionista, punto e basta. Lei distillava ottime pozioni curative, era sempre pronta a sperimentare nuove cure, ma non le piaceva trovarsi nello stesso luogo di tanta gente malata. I malati la disgustavano. Il motivo per cui apprezzava le pozioni curative non era affatto altruistico, non le piaceva per niente aiutare il suo prossimo a guarire; lo faceva solo perché le pozioni curative erano fra le più difficili da produrre e lei adorava mettersi alla prova e dimostrare le sue capacità, così come apprezzava apprendere sempre cose nuove ed affinare le sue capacità. Quel giorno, comunque, quando varcò l'ingresso dell'ospedale non era al laboratorio che era diretta. La sua destinazione era infatti la caffetteria, dove avrebbe dovuto incontrare una sua ormai ex collega. La conosceva chiaramente di fama, in fondo tutti i Pozionisti migliori che lavoravano lì si conoscevano fra loro almeno di fama, ma quella era la prima volta che si vedevano di persona. Ma Ellen aveva deciso che, una per volta, voleva conoscere alcune persone esperte nel suo stesso campo. Dopotutto anche questo avrebbe potuto ampliare le sue conoscenze in materia di pozioni, nonostante fossero già considerevoli fin da quando era bambina. Arrivata nella caffetteria dell'ospedale, Ellen si guardò intorno. C'erano poche persone presenti, per la maggior parte dottori ed infermieri intenti a fare colazione prima di andare in reparto a lavorare. Occupò quindi un tavolo piuttosto in disparte, aspettando l'arrivo della donna che doveva incontrare. Era sua abitudine arrivare sempre in anticipo agli appuntamenti. Faceva parte dell'educazione che la sua famiglia le aveva impartito fin dall'infanzia, dopotutto. Quel giorno era vestita come al solito in maniera molto sobria. Indossava una veste da strega lunga fino alle caviglie, di un colore verde scuro con ricami argentati. L'abito aveva una leggera scollatura posteriore, dalla quale era possibile intravedere parte del tatuaggio che aveva dietro la spalla sinistra, rappresentante lo stemma della sua famiglia. Il viso era truccato in maniera molto delicata, con un leggero alone di verde sopra gli occhi, di una sfumatura di colore simile a quella delle sue iridi. Portava degli orecchini di oro bianco a forma di serpenti, con piccoli zaffiri al posto degli occhi. Al collo, l'inseparabile collana che aveva come ciondolo lo stemma della sua famiglia inciso su una pietra. Era seduta compostamente al tavolo quando la donna che stava aspettando fece il suo ingresso nella stanza. La riconobbe subito, dopotutto sapeva bene chi era anche se non si erano mai presentate. Ellenroh Carrow. Bastava pensare al suo cognome per capire a che genere di famiglia apparteneva. Dopotutto i genitori, il nonno ed il fratello di Ellen conoscevano bene quella famiglia; tutte le più importanti famiglie di Mangiamorte si conoscevano fra loro, ai tempi in cui regnava l'Oscuro Signore. La donna si avvicinò e la salutò in maniera incredibilmente educata, sfilandosi un guanto per porgerle la mano. Ellen fece un leggero cenno del capo mentre allungava la mano per stringere quella dell'altra. Una volta compiuto quel gesto, ritirò la mano e parlò a sua volta. «Buongiorno a lei, signorina Carrow» disse con tono del tutto neutro. «Prego, si accomodi pure.» aggiunse un attimo dopo. Si era comportamento nella solita maniera educata che mostrava sempre in pubblico. In privato, come quasi ogni persona, Ellen era chiaramente meno "tirata" di come si stava mostrando in quel momento. Con quella donna, poi, avrebbe voluto avere la possibilità di parlare liberamente, di confrontare al meglio le proprie idee. Ma in un luogo del genere non era affatto possibile, c'erano orecchie ovunque. Doveva quindi mantenere un comportamento e degli argomenti di conversazione che fossero del tutto formali.
Edited by Ellen Caulfield - 3/7/2013, 19:48 |
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