The past or the Future? Remember.

X Ryan <3

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  1. ¿Èhy Clàra*
     
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    * Clara Campbell *
    Fingere ogni giorno della mia vita
    è sempre più difficile.






    Dicembre. L'ultimo mese dell'anno e il ricordo di una morte collettiva, segnata nei cuori di tanti, ricordata da pochi.
    Erano i primi del mese e la neve cadeva a terra, formando un manto morbido su ogni angolo di Diagon Alley. I tetti delle case, ormai candidi come ogni altra cosa, ospitavano comignoli fumanti e piccoli uccellini in cerca di riparo dal freddo pungente che graffiava quel giorno.
    Le guance rosse della giovane erano un chiaro segno dell'aria gelida che faceva da sfondo alla prima domenica del mese. Clara si strinse sulla sua sciarpa a intrecci, nascondendovi una parte del viso in cerca di calore.
    Dopo l'ultimo incontro con Bryanne, aveva sentito il bisogno di uscire da Hogsmeade ancora una volta, quasi fosse un'abitudine farlo. Non riusciva più a stare in quella casa vuota e silenziosa. Persino Pimphy era andato via, in salvo insieme alla ragazzina, perciò niente la legava più a quel luogo pieno di ricordi terrificanti.
    Mancava meno di un mese alla commemorazione delle persone morte durante la Notte dei Cristalli e gli incubi facevano da padrone durante le notte, tanto che scure occhiaie erano dipinte sul suo giovane viso. Era stanca di tutto questo e sapeva di star crollando in un baratro senza via d'uscita. Sapeva di star perdendo la testa. L'unica cosa che non sapeva era quella che contava di più in quel momento: riuscire a salvarsi. Questo importava poco quando c'erano altre vite in gioco; vite più importanti della sua.
    Era passato quasi un anno dalla morte di Marc e Oswin, e ancora lei non era riuscita a vendicarli. Non che non ci avesse provato. Insomma, viveva la vita della sua gemella morta ogni giorno per quel motivo! Solo che... I Lestrange e gli altri topi di fogna facevano bene il loro lavoro. Nascondere le tracce era diventato lo sport preferito di molti, Clara compresa.
    << Signorina, ecco a lei. >>
    la voce del vecchio commesso la strappò dai suoi pensieri e in un attimo si ritrovò a sorridere docilmente a uno sconosciuto. Le apparenze! Dove erano andate a finire? Oswin non avrebbe mai sorriso! Gli occhi di Oswin non si sarebbero mai illuminati in quel modo, come segno di ringraziamento verso un anziano lavoratore.
    Sospirò e prese la busta che le veniva data, consegnando i pochi galeoni richiesti per due maglioni nuovi. L'inverno era arrivato già da un po' e i grandi felponi che sempre indossava, non bastavano più nella casetta di Aberforth. Sì... Quella sarebbe sempre stata la casa di quell'omone burbero e brontolone.
    Si trattenne a stento dal sorridere ancora e proseguì la sua passeggiata tra le fila di stand del mercatino domenicale. Era un'ottima idea quella di allestirlo in una piazza secondaria, dove le folle erano ridotte e non si creavano troppi problemi. Clara aveva scoperto quella "tradizione" solo qualche settimana prima e quel giorno aveva deciso di andare a svagarsi un po', per evitare di pensare.
    Forse il suo piano non funzionava a dovere, però doveva ammettere che c'erano tante cose carine. Come quei bellissimi anelli nella bancarella dei gioielli di poco valore monetario.
    Si fermò lì ad ammirarne alcuni e vide una donna seduta dietro un tavolo che le sorrideva. Clara era sempre stata convinta che i negozianti lo sapessero quando qualcuno desiderava comprare. Lo vedevano dagli occhi sicuramente.
    Dopo una breve conversazione per chiedere il prezzo degli anelli, Clara si sfilò i guanti, riponendoli dentro la tasca della giacca, e iniziò a provare i vari anelli che suscitavano il suo interesse.
    Ce n'era uno in particolare che l'aveva colpita. Semplice, come sempre li aveva amati, con una piccola farfalla stilizzata al centro e due piccole pietre viola sulla punta delle ali. Era perfetto per lei, se solo avesse potuto indossarlo. Le farfalle erano una delle cose che più amava, ma Oswin... Lei aveva sempre preferito i cigni.
    Sospirò e ripose quell'anello con amaro risentimento. Ne prese un altro tra le mani e istintivamente sull'anulare sinistro, dove già ne aveva un altro.
    Dove aveva la testa?
    L'anello che già indossava era quello regalatole da Marc. Era l'unico gioiello che non dimenticava mai di mettere - la collana era insieme a Bryanne e Pimphy, ovviamente a loro insaputa. Era una semplice fedina con una data incisa all'interno: la prima volta che si erano incontrati.
    Si sfilò l'anello che provava e si rigirò sul dito la sua fedina, spostando lo sguardo sugli orecchini. Era meglio cambiare genere prima che le venisse voglia di comprare quello con la farfalla e indossarlo come se niente fosse.


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  2. .Ryan
     
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    Dicembre era arrivato ben presto: anche quell'anno stava volgendo al termine. Era passato nemmeno un anno da quando tutto il mondo magico, era diventato inaccessibile per la maggior parte di noi reietti. Stavo viendo la risalita in superficie, mi ero fatto convincere da Patrick, Bill e Gawain ed erano stati molto convincenti: insomma, mi avevano "velatamente" ricordato che ero un metamorphomagus e potevo tornare in superficie in ogni momento. Perciò, toccava proprio a me e non potevo rifiutarmi.
    E quella salita in superficie si stava trasformando in qualcosa di veramente piena di ansia, da sentirsi in qualche modo inadeguato, ma avevo deciso che pur di stemperare la mia tensione, avrei fatto il solito spettacolino da bambini che facevo ogni mattina quando per tutti i sette anni andavo a scuola perchè tendevo a cercare sempre una faccia migliore una sfumatura diversa. Poi avevo scelto la mia faccia, quella con cui tutti i reietti mi conoscevano e che anche io riconoscevo come mio volto, più di quello che avevo in natura. A stento mi riconoscevo allo specchio quando sempre più raramente tornavo ad essere io e forse questo volto mi rendeva diverso da mio fratello, anche se forse il mio senso di debito verso di lui non si era mai del tutto assopito. Vedendo Bill che era con Hope a parlare, Daniel che si era messo a parlare con Melody, Patrick che stava parlando con Gawain, avevo deciso di coinvolgerli nel mio giochino, per prendere qualcosa dai tre uomini che mi avevano convinto a salire. Dopo diversi tentativi di convincimento, almeno per divertire Melody e Daniel, avevo iniziato ad imitare i lineamenti di Bill Weasley che avevo davanti, ma Hope alzò un sopracciglio.
    «No Ryan, i capelli sono più rossi e più corti, non ha questo mentone e per essere precisi, abbi pazienza, ma questo è un lavoro molto approssimativo. Bill è molto più figo di così e non commentare oltre, se vuoi fare un lavoro fallo bene.» al che io avevo sbuffato sonoramente, mentre Bill aveva fatto una risatina. Mi aveva detto che non metteva bocca quando Hope parlava di lui, se no rischiava di diventare rosso con un peperone. La cosa tenera, però, era che si erano abbracciati, Hope si era stretta a lui con le braccia che gli cingevano i fianchi e lui le nascondeva la spalle con un braccio. Avrei evitato di fare commenti sul quanto erano belli, ma l'avrei fatto in separata sede. «Fammi provare, così?» chiesi guardando e cercando di imitare più possibile Bill, ma era diventata una cosa impossibile, quando Hope mi guardò e scrollò le spalle. «Va meglio, ma ancora non ci siamo» sorrise appena, mentre i bambini avevano iniziato a dire che stavo male vestito così e che non mi rendeva giustizia.
    «Grazie per l'aiuto ragazzi, appena decido qualcosa, torno.» scomparvi mentre Melody e Daniel venivano portati da un Patrick abbastanza contrariato a fare i compiti e Hope, Gawain e Bill si erano messi a parlare.
    Ero tornato in camera mia, deciso a scegliere un volto che mi soddisfasse; così raggiunsi il grande specchio che tenevo in un angolo della stanza e iniziai a giocare con il mio volto, cercando qualcosa che mi soddisfasse. Dopo essere tornato con il mio volto con cui mi conoscevano anche alle catacombe, pensai che la prima cosa che dovevo cambiare erano i capelli, dato che portavo i capelli abbastanza lunghi avrei potuto portarli corti. Accorciai i miei capelli biondiossimi, scegliendo una tonalità color castano scuro, scelsi un taglio di occhi più piccolo; ma dato che amavo i miei occhi azzurri quelli non sarebbero cambiati, le labbra erano più grandi e avevo scelto un taglio diverso di zigomi e mento. Mi accorsi di essere esattamente quello che ero adesso, solo con dieci anni di meno. No, non era il caso, ero facilmente riconoscibile e poi assomigliavo di brutto a mio fratello maggiore William a vent'anni e non mi sembrava affatto il caso. Cambiai di nuovo aspetto, scegliendo un taglio più da ventincinquenne, taglio d'occhi diverso dal precedente e i lineamenti del viso più dolci. Tuttavia no, mi sembrava di essere un ragazzino, uno di quelli che non prendi davvero sul serio. Alla fine, puntai sull'unico volto che avrei sentito mio e che era stato il volto che avevo portato per tutti i sette anni di scuola a Hogwarts, perchè mi sembrava che mi differenziasse decisamente da William: sempre occhi azzurrissimi, capelli neri tagliati corti, viso e zigomi ben definiti e un bel paio di occhiali da vista. Avevo inforcato un paio di occhiali da vista con le lenti finte (era solo vetro non graduato, ci vedevo benone) e sorrisi a quella versione di cinque o sei anni più giovane. Mi vestii elegantemente, giacca cravatta e tutto il resto e mi preparai ad uscire dopo circa tre ore di tentativi di capire qual era il miglior volto per una persona come me.
    Era stato divertente vedere le persone che prima ridevano per i miei tentativi di imitare Bill, sorridere impressionati, forse più per le tre ore passate rinchiuso in camera mia a cambiare ogni dettaglio possibile per renderlo coerente con il volto che avevo creato.
    Salito in superficie, dopo essermi ben coperto, avevo fatto la commissione che mi era stata chiesta, prendendo da King che in un primo momento non mi aveva affatto riconoscuto e avevo iniziato a cercare Clara, o Oswin.. sperando di non fare un buco nell'acqua.
    Ero arrivato a quelle bancherelle di cui aveva accennato nella pergamena grazie ad un paio di indicazioni e sorrisi vedendo la ragazza da un anello molto particolare: Clara. Allora non mi ero affatto sbagliato quando quella notte l'avevo salvata, i miei ricordi non erano del tutto annebbiati e la mia disperazione non aveva fatto scherzi di dubbio gusto alla mia memoria.
    «Ciao, sono tornato» le dissi affiancandola, com'era stato scritto nella pergamena che Patrick mi aveva detto di averle affidato, sperando che si ricordasse di me e che non mi desse un ceffone in pieno viso come sarebbe stata benissimo in grado di fare «te l'avevo promesso, no?» le avevo sorriso guardandola, sistemandomi il paio di occhiali che avevo inforcato un istante prima di uscire.



    Piccole note in fondo del post, giusto per spiegarmi bene: Ryan fa delle prove per diventare leggermente diverso dal volto che si era scelto anni prima ai tempi della scuola. Dopo aver scherzato, imitando Gawain, Bill e Patrick, decide di fare la persona seria. Al suo primo tentativo si rende conto di aver scelto una versione di sè stesso (ma molto più si simile a suo fratello maggiore William) una decina di anni più giovane, perciò convenne che non gli convenisse molto, perchè facilmente riconoscibile. Nemmeno il secondo tentativo gli piace,alla fine decide di tornare alla sua idea originaria, che usava ai tempi della scuola e si infila un paio di occhiali senza lenti.

    Edited by .Ryan - 16/10/2013, 23:32
     
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  3. ¿Èhy Clàra*
     
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    * Clara Campbell *
    Essere o non essere?





    Un sussurro. Un semplice, piccolo, fastidioso sussurro nell'orecchio la portò a sussultare visibilmente, presa alla sprovvista da quella voce. Roca e dolce al tempo stesso, era una delle poche che avrebbe riconosciuto anche in capo al mondo. Costrinse le sue fredde dita intirizzite a stringere ancora di più la presa su un bel paio di orecchini a cerchio, grandi poco più del fondo di un bicchiere. Li aveva puntati poco prima che un uomo le facesse ombra sull'unica luce presente nella bancarella e aveva deciso di comprarli.
    Già... Quell'uomo... Non si voltò nemmeno a guardarlo, ma sorrise alla donna che, non più seduta sulla sedia, osservava la scena con interesse. Forse era solo una ficcanaso, ma a Clara non piacque lo stesso il suo sguardo indagatore, perciò le fece vedere gli orecchini che teneva in mano, le diede le falci richieste e chinò il capo in segno di saluto.
    << Ehy miss vanità! Chi non muore si rivede! >>
    usò il nomignolo con cui i serpeverde si rivolgevano a lui durante gli anni di scuola e vi aggiunse una lieve nota sprezzante nel basso tono di voce. Clara aveva sempre odiato che lo chiamassero così ed era persino arrivata a fare a botte con una tizia durante il suo quinto anno, ma questo Ryan non lo sapeva, o almeno... così credeva, visto che non era mai andato a dirle nulla.
    Certo... Marc le aveva chiesto come mai avesse un occhio nero, ma lei aveva risposto solo che l'altra persona stava peggio e non mentiva. Un labbro spaccato, il naso rotto e qualche giorno di riposo a causa di un gran mal di testa. Forse quella volta aveva esagerato ma.... Non ne poteva più di quelle galline che si atteggiavano per i corridoi, urlando cattiverie su chiunque.
    << Ho letto la lettera. Devo dire che la parte per mia sorella era molto.... - rimase in silenzio alcuni istanti, facendo qualche passo avanti, sicura che lui l'avrebbe seguita. Si stava atteggiando come Oswin avrebbe fatto. Non era intenzionata a dirgli chi era tra le due, completamente dimentica di aver lasciato in bella vista l'anello. - ...... Sdolcinata. Se fosse ancora viva, probabilmente sarebbe caduta ai tuoi piedi con uno schiocco di dita. >>
    fece il gesto e finalmente si voltò ad osservare il giovane. Rimase spiazzata da ciò che vide. I ricordi volarono tra le memorie passate e i giorni di scuola. Boccheggiò appena e la mano corse da sola, con uno scatto si chiuse a pugno e si schiantò contro il petto del giovane.
    << Brutto idiota pazzo che non sei altro! Non avevi altri volti da piantarti sulla faccia? Proprio questo dovevi scegliere? >>
    arricciò le labbra in una smorfia contrariata e ritrasse la mano, aprendo e chiudendo le dita parecchie volte. Si era fatta male dandogli il colpo e adesso stava imprecando mentalmente, con gli occhi alzati al cielo e i denti stretti.
    Le ci vollero alcuni istanti per riprendersi dal dolore, ma quando tornò in sè, gli fregò gli occhiali e li indossò. Non si stupì quando tutto attorno a lei rimase uguale. Era lenti senza alcuna gradazione, ovviamente. Lui non aveva mai avuto bisogno di usare gli occhiali! Ci vedeva fin troppo bene, a parer suo.
    << Mpf... Persino gli occhiali, eh? Quanto tempo hai impiegato per tutta questa scena? >>
    indicò i vestiti e tutto Ryan, con un primo accenno di sorriso. Poteva concederglielo. In fin dei conti, doveva ammettere a se stessa che quello scemo le era mancato durante quell'anno.


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  4. .Ryan
     
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    citazione citazione citazione citazione




    L'avevo guardata sussultare quando le avevo sussurrato all'orecchio, l'avevo guardata stringere la mano su quegli orecchini a cerchio che si stava prestando a comprare e non sapevo se era perchè la negoziante ci stava guardando come se fossimo una nuova fonte di scoop. L'unica che sapevo era che ben presto ci saremmo scostati da lì e quando mi avrebbe guardato in faccia, non ero certo della reaizone che avrebbe avuto. Roteai gli occhi quando mi chiamò Miss Vanità. «Da quando mi chiami così? Non credevo fossi la sostenitrice più grande di questo piccolo nomignolo ai tempi della scuola, anche se credo di essermelo meritato. Visto? Sono stato a lungo al lavoro, non mi ero mica perso.» dissi con un sorriso, pensando che effettivamente ai tempi della scuola quando avevo iniziato a rendermi davvero conto che il mio aspetto fisico poteva cambiare a mio piacimento ogni volta che volevo, avevo lavorato molto sul mio aspetto fisico, tant'è che mi ero creato quattro facce differenti e avevo curato ogni dettaglio nei dettagli, fino a che non avevo scelto quella definitiva, quella che credevo più congeniale. Ripensai a mio fratello maggiore che non aveva mai cambiato nulla del suo aspetto in realtà anche se poi da adulto aveva cambiato dei dettagli e mi resi conto in quel momento che forse non ero da lui che stavo scappando, ma da nostro padre. Se da una parte ogni fibra del nostro corpo aveva il gene metamorfomago per via di nostra madre, di nostro padre avevo preso tante cose fisiche, come gli occhi castani e i capelli corvini tagliati sempre cortissimi: ovviamente la rassomiglianza era andata lentamente perdendosi, definendosi in altri lidi come i capelli biondi, gli occhi azzurri che avevo sempre voluto e una ginnastica incredibile per annullare il fisico asciutto di nostro padre. Avevo saputo che lei aveva fatto a botte con una tizia, un amico di mio fratello - all'epoca caposcuola - me l'aveva riferito e mi aveva detto che non dovevo farmi difendere da una donna e di parlare con Clara. Ovviamente non l'avevo mai fatto e quello era sempre stato il mio piccolo, piccolissimo segreto. La seguii con calma quando aveva detto che aveva letto la parte della lettera dedicata a Clara e alzai le spalle.
    «Ho una vaga sensazione che avrebbe preferito picchiarmi che cadere ai miei piedi, non so come mai.» dissi rimanendo al gioco e quando mi guardò in faccia, beh, mi ero presa un bel colpo sul petto. Tossicchiai un paio di volte. «Ahi! Come volevasi dimostrare.» fissandola massaggiandomi il punto che la ragazza aveva colpito. Se non avessi avuto la certezza che quella davanti a me fosse Clara, praticamente in quel momento ogni dubbio si era dissipato. «Almeno è una faccia facilmente riconoscibile per entrambi e poi sai che mi era sempre piaciuta anche ai tempi della scuola, anche se non mi farebbe risultare come un quasi trent'enne, anzi. Tra le altre cose è quella più normale e carina che avevo o comunque non mi fa assomigliare troppo a William o a un marmocchio.» dissi con un tono abbastanza noncurante, facendo la mia solita pantomima. Lasciai che mi prendesse gli occhiali e li provasse.
    «Ti stanno bene. In ogni caso, lo sai che mi piacciono gli occhiali. Ne avevo sempre voluti un paio e con questa faccia gli occhiali stanno bene, almeno non sembro un nerd.» sorrisi guardandola, in effetti credevo che quella faccia rendesse giustizia a un paio di occhiali, in confronto alla mia - quella che avevo scelto una decina di anni prima - , che era tutt'altro che elegante quando avevo un paio di occhiali da vista.
    Presu un altro paio di occhiali da vista - rigorosamente finti - dalla tasca della giacca e li indossai. «Visto? Paio di riserva, così non ce li litighiamo» dissi con un sorriso, per poi aggiungere «Direi circa tre ore, se non considero un pezzo di teatrino che ho fatto per far ridere un paio di amici, di cui tre sono bambini e una donna innamorata di un uomo che ho cercato di imitare. Devo dire che mi ha decisamente smontato, i capelli non sono così, e il mento non è colà, ma mi sono divertito.» sorrisi guardandola.
    Già, tre bambini - Daniel, Melody e Sebastian - tre bambini a cui mi ero sinceramente affezionato e che a cui auguravo tutto il bene che si poteva augurare.
    «So che non dovrei chiedere a te, ma.. hai per caso notizie di William e Meredith?» chiesi, sperando che in quell'anno avessero tentato di mettersi in contatto almeno con lei


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  5. ¿Èhy Clàra*
     
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    * Clara Campbell *
    Essere o non essere?





    Si comportava come se sapesse per certo che lei era Clara e non Oswin. Si muoveva con troppa sicurezza e ancora non era scappato a gambe levate, impaurito dalla possibilità che lei potesse denunciarlo alla psicopolizia. Perchè? Cosa aveva sbagliato con lui? Nessun altro si era accorto della differenza, nemmeno Lestrange. Aveva finto alla perfezione e si era guadagnata una tregua abbastanza silenziosa. Forse troppo silenziosa perchè potesse essere vera. Era per questo che non abbassava la guardia. Controllava sempre di non essere pedinata e, come aveva già fatto, modificava la sua mente e ciò che aveva potuto udire. L'aveva fatto una settimana prima. Aveva cancellato ogni conversazione avuta con Bryanne e il gigante. La sua mente portava un buco e ogni volta che si sforzava per ricordare di cosa avessero parlato, si ritrovava con persone prive di alcun volto che, mute, le facevano compagnia per un po' di tempo. Era terribile sapere di star eliminando i migliori ricordi che aveva desiderato per un anno intero ma non poteva fare altrimenti. Quando pensava a Patrick, lo vedeva solo nelle foto segnaletiche che tappezzavano tutti i muri. Se era il volto di Bry che cercava, lo vedeva solo quando era entrata alla testa di porco, poi più niente. Non ricordava di cosa avevano parlato quando l'aveva ospitata. Ripensare al momento in cui l'aveva coricata nel suo letto era sempre più difficile. Un volto vuoto appariva dal nulla.
    Aveva dimenticato persino la sua voce squillante e il suo sorriso raggiante. Le uniche cose che sapeva era di averli incontrati, di aver trascorso con loro dei bei momenti ma... Non sapeva nemmeno dove si erano visti! Più nulla era rimasto. La stessa cosa sarebbe capitata quel giorno con Ryan. Lui era un metamorfomagus ma... Quel volto, era certa che lo avrebbe riutilizzato altre volte e non voleva rischiare.
    << Okkei. Cosa mi ha tradita? Come hai fatto a capirlo? >>
    lo bisbigliò e si guardò attorno. Erano ancora in mezzo alle bancarelle e un ragazzo tanto bello non passava inosservato, di certo. Qualcuno sostava poco lontano da loro e lo fissava, sospirando sognante.
    Clara sospirò e scosse il capo. Non era il caso di usare nomi o di dire troppo. Erano a rischio entrambi.
    << Già... Tu e il tuo odio verso il volto di Will. Ho sempre pensato che fosse affascinante e non ho mai creduto che assomigliasse a quel babbeo mammalucco di una lumaca bavosa. >>
    gli ultimi epiteti ovviamente erano per il padre di Ryan. L'aveva odiato con tutta se stessa per tanto di quel tempo che ormai aveva preso l'abitudine di chiamarlo con la gentilezza che si confà a uno della sua specie. Certo, rare volte si era spinta oltre la soglia della decenza ma erano i rari momenti in cui Clara perdeva veramente le staffe e mandava alle ortiche tutta la pazienza che aveva coltivato fino ad allora.
    << Sei rimasto sempre il solito. Non posso averti fatto male! Ringrazia che non ti ho tirato uno schiaffo. Te lo saresti meritato tutto. >>
    alzò la mano destra e gliela mostrò, sbuffando appena. Ora che la copertura era andata a farsi benedire, poteva concedersi un po' di respiri in più. Essere se stessi, ogni tanto faceva bene allo spirito. Per lo meno, questo le era stato detto una volta.
    << Cos'hai contro i nerd? Hanno un loro fascino, lo sai? >>
    inclinò appena gli occhiali sul naso e scoppiò a ridere quando udì il resoconto delle sue trasformazioni. Finalmente... Rideva di gusto come un tempo. Rideva come se gli anni si fossero fermati ai tempi della scuola e il suo unico pensiero fosse "divertirsi".
    I suoi occhi, raggianti e forse anche felici di aver incontrato un vecchio amico, si spensero con l'ultima domanda. Will... Sì. Lo aveva sentito e finalmente poteva passare le informazioni a qualcun'altro in modo da poterle cancellare dalla mente.
    << Sì. Ma non è il momento nè il posto adatto per parlarne. >>
    ancora un bisbiglio. Il suo sguardo non prometteva nulla di rassicurante. Era visibilmente preoccupata e niente era peggio di una donna preoccupata per strada di quei tempi.
    Lo prese sottobraccio e si costrinse a sorridere. Fingeva così terribilmente bene da far venire la pelle d'oca.
    << Facciamo una bella passeggiata, Art. E' domenica, in fin dei conti. >>
    Art.... Era un nomignolo stupido che usava per lui quando si stavano cacciando nei guai e non era il caso di usare i loro veri nomi. Gli sorrise ancora e sperò che reggesse quel gioco, portandola in un posto più sicuro. Era una delle questioni delicate che mai avrebbe intrapreso in mezzo ad una strada dove un "William Chase" era fonte di salate ricompense in denaro.


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  6. .Ryan
     
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    La guardai tranquillamente quando mi chiese come avevo fatto a riconoscerla e intanto ammiccai ad un paio di ragazze più in là sapendo che non avrebbero rivisto questo volto per tanto tempo, di sicuro non questo o facilmente riconoscibile. Sarei scomparso, diventando un volto qualsiasi tra la folla e che ogni tanto sarebbe ricomparso con qualche dettaglio diverso, magari la barba, i capelli più lunghi o magari passare senza occhiali.
    «Ti conosco da quanto? dieci anni tutti e forse di più. Ti dico solo una cosa: banalmente, tu hai apprezzato i miei occhiali da vista. Troppa disinvoltura di fondo, anche se chi non ti conosce bene quanto me l'ha passata come una cosa assolutamente normale che si fa tra amici» sorrisi guardandola, avevo preso la cosa più semplice da citare, quindi se qualcuno origliava passandoci di fianco non potevano farci troppo caso.
    «Non so cosa ci trovi di affascinante in quel volto scheletrico e i capelli arruffati. Almeno si è degnato di cambiare il colore degli occhi, possiamo dire che ci assomigliamo solo in quello, di natura li abbiamo castani. Anche se non sembra» sorrisi divertito guardandola, Will non parlava mai del suo aspetto fisico e se ne parlava, di sicuro dava per scontato il colore degli occhi. «Tu dici? quindi anche se andassi in giro con il mio vero volto, mi diresti che non assomiglirei a mio padre?» era una domanda posta a fil di voce quella e abbastanza sconvolta, non potevo assolutamente diventare come lui!
    «No, non mi hai fatto troppo male male. Facevo un pò la vittima.. esagerando un pochino come sempre» scherzai guardando la rgazza con cipiglio divertito «ammetto che me lo aspettavo, perciò lo considero arrivato con tanto di cinquina sulla faccia, ma comunque i nerd sanno essere vagamente insopportabili: sanno tutto e non c'è soddisfazione nel porre le domande più disparate. E' abbastanza triste come cosa» ammisi con tutta la tranquillità di cui disponevo. Risi di gusto con lei, sollevato che per una volta tutto andava bene, ma poi cambiai lo sguardo quando disse che aveva incontrato mio fratello.
    «Capisco, d'accordo» sorrisi pacatamente, per poi guardarla prendendola sottobraccio «è domenica, ci sono le bancarelle ed è una bella giornata, perchè rientrare tanto presto? Poi non ci vediamo da un bel pò! dobbiamo rimediare assolutamente.»

    Edited by .Ryan - 2/11/2013, 13:37
     
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  7. ¿Èhy Clàra*
     
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    * Clara Campbell *
    Essere o non essere?





    Lo vide. Fu solo un lampo veloce ma lei lo vide lo stesso. Lo sguardo di Ryan si incrinò dietro a quelle lunghe ciglia velate dalla tristezza. Strinse il suo braccio per fargli capire che sapeva quanto potesse essere difficile quella situazione. Anche lei aveva una sorella e non passava giorno senza che ripensasse a quella dannatissima notte. Quello sguardo così arrabbiato e desideroso di vendetta verso una vita che Oswin aveva odiato si affacciò tra i suoi ricordi anche in quel momento. Le sue gambe si muovevano in avanti, passo dopo passo, con la dovuta lentezza che si confaceva ad una "passeggiata domenicale". Poteva udire le risa soffocate di alcuni ragazzini troppo cresciuti per essere ancora ad Hogwarts e le voci concitate di alcune nonne preoccupate. Avvertiva il suo cuore accelerare il battito ad ogni respiro ma si costrinse a sorridere con disinvoltura, quasi fosse la persona più felice del mondo.
    << Stanno bene. Tutti e due. Lui.... Lui non è arrabbiato con te, Art. >>
    Lo sussurrò tanto piano che le sue labbra si mossero appena, quasi desiderose di stiracchiarsi da un sonno perenne. Non riuscì a trattenere una smorfia concitata quando il suo piede cozzò inavvertitamente nel cemento di un marciapiede non visto e sospirò.
    << Oggi non dev'essere la mia giornata. >>
    aggiunse, scuotendo la testa e notando di essersi aggrappata al braccio del giovane con entrambe le mani, per evitare di ruzzolare a terra.
    << Scusami. Comunque. Ti ho sempre detto che non assomiglierai mai a tuo padre, nè a tuo fratello. Siete tre persone differenti e, a parer mio, riscuoti più successo tu di loro due. Persino nei panni da nerd. >>
    tentava di trovare un diversivo che potesse reggere qualche scherzo mancato e qualche risata persa, perciò indicò un gruppetto di giovani ragazze sui vent'anni che chiacchieravano e ridevano come galline, indicando proprio Ryan. Eh già... Le abitudini erano dure a morire, eh? Persino a scuola capitavano quelle scene.
    << Crederanno che io sia tua madre o una tua sorella maggiore. Ti odio! Mi fai sentire vecchia. >>
    borbottare in quel modo era come sbandierare al mondo intero di essere in realtà una bimba capricciosa che odia invecchiare. Ma che importava? Era domenica. Aveva avuto la conferma che anche Ryan stava bene e poteva decisamente vestire se stessa per un giorno, lanciando la pelle di Oswin nel dimenticatoio.
    Gli tirò un altro colpo al braccio, tanto per sottolineare il fastidio che provava in quel momento e fece spallucce.
    << Io sto male dentro perchè sono vecchia; tu potresti benissimo soffrire fuori da giovane. >>
    giusto per sottolineare un'altra volta cosa era disposta a patire per vederlo e passare del tempo con lui.


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  8. .Ryan
     
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    La guardai, non sapevo cosa pensare, cosa dire o quant'altro. Mi ero come irrigidito, ma quello che aveva appena detto mi aveva sconvolto: come poteva non essere arrabbiato? Come poteva non disprezzare il fratello minore che gli aveva causato solo problemi?
    «Lui non sarà arrabbiato, non mi odierà o quant'altro, ma non passa giorno in cui penso che gli ho rovinato la vita, ho fatto di tutto per farmi odiare. Ha cercato di crescere un fratello come me e l'unica cosa che ho fatto è farlo incazzare come una biscia un paio di giorni prima che ci perdessimo di vista. Sono troppo idiota.» parlavo con tono basso, con un tono quasi impercettibile. Sapevo che lei mi poteva sentire, ma chi se ne importava?
    Notai che era quasi caduta, cercai di aiutarla a non cadere, capitava di inciampare. «Fa attenzione» le dissi d'istinto, un pò preoccupato, teso e un poco irrigidito. Mi passarono tante cose negative per la testa tra cui su tutte la paura che mi scoprissero e speravo che non succedesse nulla.
    «Ma non dire così, mi hai rivisto no? Se questo non migliora la giornata non so cosa potrebbe farlo!» dissi con un tono piuttosto divertito, speravo di vedere arrivare un sorriso su quel volto che sembrava preoccupato. Forse era più preoccupata lei di me per qualcosa, ma non le chiesi niente, non insistetti.
    «Non ti scusare, è che hai ragione. Non somiglierò mai a nessuno dei due, sono me stesso, e dico davvero quando penso che non potrei chiedere di meglio, ma sarò sempre arrabbiato con uno di loro per qualcosa. Non potrei fare diversamente, dopo anni non riesco a convincermi che è tutto un casino. » io avrei sempre odiato mio padre, non a vrei potuto comunque poterlo sopportare, ma Will, come potevo odiarlo? Come potevo odiarlo ora che sapevo che non era arrabbiato con me? La guardai con un sorriso, evitando il discorso accuratamente. «riscuotere successo è il mio lavoro di tutti i giorni no?>» la presi in giro, sapendo che me la sarei cercata, ma alzai le spalle «<b>ammetto che non capisco perchè comunque a voi donne piacciano i nerd o che si professano tali, mah.»
    «ma non dire sciocchezze. Ho cercato di tenere la nostra età, dici che devo mettermi un paio di rughe vicino agli occhi? Così sembro tuo padre e siamo a posto e non sei gelosa» scherzai incassando elegantemente il colpo e ridacchiando «soffrirò fuori in silenzio, dato che me la sono cercata la mia dose giornaliera di botte. Mi sei mancata.»
     
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  9. ¿Èhy Clàra*
     
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    * Clara Campbell *
    Essere o non essere?






    << Tzè... Gelosa io? Non credo proprio. E' solo che mi dispiace per quelle ragazze... Così giovani e già innamorate di qualcuno moooolto più vecchio. >>
    Scosse la testa con una tragicità quasi comica, sospirando pesantemente quasi fosse realmente preoccupata per quelle sconosciute che continuavano a fissare Ryan.
    Alla fine sorrise, come sempre accadeva quando non riusciva a reggere il gioco, e prese il braccio del ragazzo, tirandolo via.
    << Andiamo Rubacuori seriale. Oggi il tuo lavoro dovrà aspettare. >>
    gonfiò le guance, riprendendo a camminare verso una strada secondaria che portava ad una vecchia gelateria poco conosciuta. Era dicembre, nevicava eppure Clara provava l'improvviso desiderio di mangiare un bel gelato. Chissà se persino Ryan aveva intuito dove si stava dirigendo... Erano passati altre volte di là. Tanti anni prima.
    Mentre percorreva uno stretto passaggio tra due case a sette piani, si guardò attorno sempre attenta che nessuno li osservasse. Ormai era un rito: ogni due minuti uno sguardo attento e ogni quanto poteva, controllava il perimetro circostante. La sicurezza prima di tutto!
    Si fermò poco prima di uscire dal cunicolo e si voltò dal giovane, sogghignando.
    "Mi sei mancato anche tu, Ianì."
    mimò quelle parole con le labbra e un immenso sorriso raggiante le illuminò il viso, prima che si oscurasse con la solita serietà insita nella parte che recitava.
    Solo in quel momento, con tanto di spontaneità, la sua testa ricordava come qualcuno si fosse divertito a dirle che Ryan veniva chiamato così. Sapeva che era stata Bryanne solo grazie al suo istinto e al solito viso vuoto che le disturbava la memoria. Non era certa al cento per cento della cosa, ma era sicurissima che quel soprannome potesse anche ricordarlo: nessuno sapeva chi era Ianì e lei doveva molto a chiunque lo avesse inventato, soprattutto per la fantasia.
    << Non gli hai rovinato affatto la vita. Credo proprio che dovreste farvi una bella chiacchierata voi due, lo sai? Penso che risolvere i vostri timori, senza nascondere le emozioni, sia la cosa giusta. In sostanza, lasciate entrambi l'orgoglio a casa e portatevi dietro solo l'affetto che provate l'uno per l'altro. >>
    quel consiglio invece lo sussurrò non appena uscirono dal cunicolo e lui fu abbastanza vicino da poterlo sentire senza che orecchie indiscrete si impicciassero degli affari altrui. Era certa di non poterlo aiutare in quella situazione se non moralmente. Dovevano risolvere tutte le loro paure semplicemente parlando. Cosa che lei reputava facilissima ma, conoscendo entrambi, sarebbe stata quasi una dichiarazione di guerra.


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  10. .Ryan
     
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    * Ryan Chase *
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    La guardai con un mezzo sorriso, alzando le sopracciglia: mi sembrava davvero essere tornato indietro di anni, con Clara che iniziava a dirmi che
    «Non esageriamo, non sono mica tanto più vecchio, fai al massimo una decina di anni.» ammisi guardandole, non sembrava. «La biondina non è mica tanto.. più giovane di noi e non è male.» dissi ammiccando nella direzione della ragazza bionda, che per altro era anche carina, ma sapevo che Clara mi avrebbe trascinato via: cosa che effettivamente aveva fatto dopo un attimo questa mia affermazione. «E' un peccato» dissi prendendola in giro, platealmente dispiaciuto «mi sarebbe tanto piaciuto conoscerla.. ma sarà per la prossima volta» sorrisi mentre mi facevo trascinare attraverso una strada secondaria.
    «Ricordo questa strada» ammisi guardandola in tralice, ma poi non dissi nulla. Come temevo Diagon Alley e il resto del "mondo superiore" era cambiato incredibilmente e in quell momento mi chiesi come faceva mio fratello a sentirsi a suo agio lassù. Perchè sotto sotto, lui non era della pasta di nostro padre e lo conoscevo bene anche se mi costringevo ad odiarlo. Will aveva cercato, e alla fine l'aveva fatto davvero, di farmi da padre e da madre, io non volevo eppure era stata la migliore famiglia che avrei potuto avere. In quel momento iniziai ad ingranare il fatto che avrei voluto abbracciarlo davvero, ma quello che Clara mi disse un istante dopo mi aveva fatto irrigidire davvero: non tanto per il fatto che mi aveva detto che le ero mancato, anzi ero felice di saperlo, ma quando mimò Ianì avevo sgranato davvero gli occhi. «Come fai a sapere quel..?» chiesi incredulo, mentre la parola soprannome mi morì: con chi aveva parlato? Come poteva sapere il nomignolo che mi aveva datto Melody? Alle sue parole su William avevo scrollato le spalle guardandola:
    «Non lo dirò più credo ma ammetto che mi manca e non hai idea di quello che farei per abbracciarlo.» dissi pacato dopo un istante, in un sussurro, parlavo pianissimo, quasi fosse un segreto che non avrei mai voluto rivelare «hai ragione, dovremmo parlare ma non so se riuscirò a parlargli senza aggredirlo, non farlo sarebbe un terno al lotto.» alzai le spalle senza guardarla dritto negli occhi.


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  11. ¿Èhy Clàra*
     
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    * Clara Campbell *
    Essere o non essere?





    C'erano cose che non cambiavano mai, nonostante il tempo passato o le azioni compiute. La gelateria ad esempio, era sempre lì, con la sua grande insegna colorata e una vasta gamma di gusti pronti a rendere indeciso anche l'uomo più sicuro del mondo; Hogsmeade non crollava persino dopo i molteplici attacchi e combattimenti; Ryan che amava incondizionatamente suo fratello anche se ripeteva sempre di non volerlo ammettere a voce alta. Non serviva che lo dicesse. Non importava quanto negasse ciò che provava. Lui era l'uomo più dolce che Clara avesse mai incontrato, forse anche più dolce di Marc che, con il suo modo di fare spigliato e strafottente si faceva odiare da molti. Alzò gli occhi verso l'amico e sbuffò sonoramente, prendendolo sotto braccio e camminando in mezzo alla gente. Era facile seguire il suo passo quando l'altezza non era spropositata come nel suo reale aspetto. I suoi tacchi affondavano nella neve ma lei sembrava comunque fluttuare al posto di annaspare.
    << E se ti dicessi che tuo fratello sta facendo tutto quanto per te? E se ti dicessi anche che è venuto a cercarmi, rischiando tutto, solo per mettersi in contatto con te? E se aggiungessi anche che gli manchi e che, a parer mio, sia lui che tua nipote hanno bisogno di essere protetti? Sta lavorando al ministero e nessuno, per ora, sospetta di lui. Ma quanto pensi che ci vorrà prima che lo minaccino? o che prendano Meredith per farti uscire allo scoperto? >>
    si morse l'interno della guancia, quasi fosse a disagio. Lo era. Non sapeva come dirgli l'altra brutta notizia. Era certa che non avrebbe mai trovato il modo giusto per fargli sapere cosa era accaduto alla moglie di Will, perciò strinse il suo braccio con affetto.
    << Will ha perso sua moglie. Gli restate solo tu e sua figlia. Solo voi. Siete sempre stati una famiglia, perciò va bene un cazzotto se vuoi. Ma penso che un abbraccio dimostri meglio l'affetto che provate. >>
    la sua voce era un sussurro, come un alito di vento freddo su una pelle accaldata. Forse non spettava a lei dire quelle cose. Forse non era nemmeno giusto che lei sapesse tutto ma era l'unica che potesse riuscire a farli rincontrare.
    << Ho altri amici tra i reietti comunque. Mi hanno raccontato di una certa Melody che ti vuole bene, tanto da darti soprannomi e trattarti da padre. Ho sempre pensato che tu fossi adatto a fare il padre. >>
    gli sorrise appena, attendendo qualche minuto prima di dire quelle parole. Era certa che gli servisse tempo per metabolizzare quelle informazioni, ma non ne avevano. Non quel giorno e non in mezzo a tutti quegli occhi indagatori.
    << Posso farti incontrare Will. >>
    disse infine, buttando lì la bomba finale. Era meglio togliere il dente prima che rovinasse anche quelli vicini, provocando ancora più dolore.


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  12. .Ryan
     
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    * Ryan Chase *
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    «Perchè lo sta facendo? Non è da lui, ha sempre giocato pulito» ammisi non accorgendomi che quello che credevo di aver pensato, in verità l'avevo fatto ad alta voce. Non avevo mai visto William osare troppo, ma forse i ricordi in questione erano soltanto dopo il suo matrimonio. Cercai di provare a ricordarmi quante volte sin da quando nostra madre era morta e nostro padre ci aveva abbandonati, aveva osato per noi. Quante volte aveva cercato di ricordarmi che io ero si la testa calda, mentre lui era la persona che lavorava duro per entrambi: eppure quante volte aveva osato quando fatto che nostra madre era morta? Quante volte aveva fatto qualcosa per me? E io avevo mai osato tanto per lui? « Ha ancora il suo posto di lavoro e credo di aver capito che ha intenzione di fare, non deve permettersi di mettersi dei guai. Non deve, io..Ascoltami, farei di tutto per lui, ogni cosa, anche andare a casa sua ora. Non devono toccare Mer.. non..» la voce mi si era incrinata, avevo preso a piangere e distolsi lo sguardo da lei. Eccola la maschera crepata, caduta ed infranta con un gran tonfo.
    «Probabilmente è una questione di tempo prima che lo trovino. Prima che prendano mia nipote e gli dei sanno che non voglio che lo facciano e tu lo sai che cosa provo per mia nipote.» Era un pò come se fosse mia figlia, era come se l'avessi cresciuta io: come potevo solo pensare di non rivederla più?
    Alla notizia del fatto che Jennifer era deceduta sbiancai, ripensai al fatto che William amava quella donna da impazzire e quella bambina amava così tanto la madre che.. «No.» dissi fermandomi per strada e la guardai negli occhi con uno sguardo sconvolto «Lui non se lo meritava, non può essere..» mi girava la testa e mi veniva da rimettere. William doveva essere felice, non essere vedovo a trent'anni, con una bambina da crescere!
    Passai una mano sul volto, prima di staccarmi dalla sua stretta e rimettere l'anima, sentendo una gamma di sentimenti che non credevo di poter provare per mio fratello. Mi sentivo soffocare, mi sentivo in colpa perchè era stata colpa mia, perchè avrei potuto cercare di metterlo in salvo e di aiutarlo. Il mio unico pensiero era che dovevo incontrarlo e in fretta, come poteva? Eppure ascoltando le parole di Clara riguardo a Melody mi sollevai, sorridendo appena. Qualcuno a cui tenevo stava bene, ben protetta nelle catacombe. Le sorrisi. «E' vero, Melody. E' una bambina di sei anni, un piccolo terremoto e le voglio molto bene.» sorrisi guardandola, cercando di allontanare per un istante il pensiero di William e Meredith per un istante «ed è così. mi da soprannomi altamente discutibli come Ianì, ma le ho permesso di usarlo, se non lo fa ora quando potrà farlo?» ammisi, perchè crescendo tendenzialmente i soprannomi discutibili venivano sostituto dai nomi di battesimo e sotto sotto speravo che accadesse.
    «Dici?» chiesi guardandola in trailice, perchè ero in dubbio che io potessi essere un buon padre non avendone mai avuto uno «mi piacerebbe essere padre, ma ho dei seri dubbi sul fatto che io potessi essere un padre quanto meno decente» ammisi prima di guardarla con un mezzo sorriso, prima di guardare Clara, anche se ero piuttosto teso.
    «Non vedo l'ora di vederlo.» ammisi con un sorriso piuttosto teso.


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  13. ¿Èhy Clàra*
     
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    * Clara Campbell *
    Essere o non essere?





    Come tante volte aveva ricordato a se stessa, non era una grande strega in fatto di "tatto". Avergli buttato lì tutta quella valanga di emozioni e notizie non era stata una delle sue mosse più astute e doveva solo congratularsi con la sua idiozia. Lo vide barcollare e tentennare. Aveva il viso pallido e, nonostante il cambiamento che aveva ottenuto grazie al suo potere, i suoi occhi restavano quelli di sempre. I sentimenti contrastanti la invasero fino a farle perdere l'equilibrio. Fu un solo istante di disagio e le sue gambe tremarono appena prima di recuperare la lucidità che si confaceva a sua sorella e non a lei. Il suo volto, un attimo prima disperato, si trasformò in una maschera di glaciale inespressività.
    Gli strinse il braccio e posò una mano sulla sua schiena mentre lui rimetteva sul ciglio della strada. Le persone si voltavano a guardarli, ma nessuno si fermò ad aiutare. Gli sguardi indagatori le perforavano i vestiti come aghi e lei non potè fare a meno che ricambiare con espressioni poco gentili appena sussurrate.
    Tirò su l'amico e lo portò verso una strada secondaria, buia quanto quella che avevano attraversato per arrivare fino alla gelateria e molto più appartata.
    Lo fece sedere su un gradino sbeccato e, con un colpo di bacchetta, fece apparire una bottiglietta d'acqua.
    << Ryan. >>
    pronunciare il suo nome davanti a lui fu come ricevere un pugno in pieno petto. I lineamenti del suo viso si erano addolciti e i suoi occhi luccicavano di lacrime nuove e trattenute fino a pochi istanti prima. Lottò con tutta se stessa per non farle cadere e loro rimasero impigliate alle lunghe ciglia, minacciando di scivolare via ad ogni battito.
    Gli tese la bottiglietta, un fazzoletto e gli passò una mano tra i capelli come era solita fare quando, da ragazzi, provava a tirarlo su di morale. Nonostante il colore e la lunghezza differenti quello era il Ryan che Clara conosceva bene.
    << A nessuno doveva capitare quello che è successo. Tutti abbiamo perso qualcuno e nessuno potrà restituircelo ma tu... Tu hai la possibilità di fare qualcosa per coloro a cui vuoi bene. Tu puoi salvare lui e la bambina, come sono certa che riuscirai a proteggere anche altre persone che nemmeno conosci. Voi siete una speranza tra coloro che sanno ancora tutto. Siete una luce che non deve spegnersi. Inizia con lui. Ho un'idea per farvi incontrare e poi, sta a te convincerlo a nascondersi con voi. >>
    si era chinata alla sua altezza e gli aveva preso il viso tra le mani con delicatezza. Quello era l'unico modo che aveva lei per aiutare. Dopo quella notte, si era ripetuta tante volte che mai più avrebbe pensato agli altri. Accecata dalla vendetta, aveva architettato un piano per se stessa e non per altri e adesso cosa ne aveva ricavato? Si comportava come Clara avrebbe fatto e non più come Oswin. Le sembrava di star perdendo anche quel poco che le era rimasto di sua sorella ogni giorno di più, ma non riusciva a far tacere il suo animo buono. Prima Bry, poi William e ora Ryan. Sì, decisamente poteva essere di aiuto agli altri. O almeno... Ci provava.
    << Lui fa quello che va fatto! So che non lo accetti ma, proprio perchè vuole aiutare te e i tuoi amici, si è messo in gioco. Vuole dare una mano. Puoi per caso biasimarlo? Anche lui si è accorto dello schifo che ci circonda e, sinceramente, non sarebbe veramente tuo fratello se non volesse combattere. >>
    Non voleva andare contro a Ryan ma era la realtà dei fatti. Chiunque avesse un po' di cuore e di intelligenza, non si sarebbe tirato indietro. Nessuno poteva coprire gli occhi e tappare le orecchie sapendo come si portava avanti il mondo magico.
    << Tu sarai un padre più che discreto. Sarai un padre migliore di quanto possa immaginare. E' scritto nei tuoi occhi e nel tuo cuore. >>
    mentre diceva quelle parole con tutta la sicurezza che riservava il suo animo, si fermò a sfiorargli gli occhi e il cuore, poi si rialzò stampando un bacio sulla sua fronte. Si allontanò di mezzo passo e attese in silenzio. Era giunto il momento che lui si riprendesse e riflettesse. Lei non aveva alcuna fretta. Attendere che lui fosse pronto a pensare con lucidità non le recava alcun disturbo.


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  14. .Ryan
     
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    * Ryan Chase *


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    Se da una parte stavo odiando Clara e il fatto che mi aveva addossato una quantità di informazioni incredibili addosso, l'avrei invece dovuta seriamente quanto ringraziare, perchè non c'erano giri di parole. Non c'erano pillole indorate come tendenzialmente avrebbero cercato di appiopparmi altre persone e di questo la ringraziavo, l'avevo sempre fatto e sapevo che l'avrei fatto sempre. Non l'avevo guardata in faccia, ancora piena di confusione, ancora con la testa che mi faceva un male pazzesco e una nausea mica da ridere: sapevo che i passanti mi stavano fissando, magari pensand che ero un pezzente che stava male, ma in quel momento non me ne fregava davvero per niente. Non mi interessava nient'altro che riuscire a sentirmi meglio per poter nascondermi di nuovo con il mio vero volto. Ero davvero pieno di paura, come potevo essere veramente un Chase? L'avevo seguita senza fiatare, sedendomi su un gradino e mettendomi per un istante le mani davanti alla faccia, poi quando mi chiamò per nome la guardai con attenzione, forse il fatto che mi avesse chiamato per nome mi stava dando davvero una seria scrillata. La guardai riconoscente, quando mi diede la bottiglietta e il fazzoletto, bevvi dei lunghi sorsi della bottiglietta sentendomi un pò meglio e mi pulii con quel fazzoletto. Sorrisi guardandola e le dissi semplicemente «grazie. Grazie davvero per essere stata così diretta, Clara» dissi pronunciando quel nome come un sussurro, con estrema cautela. Aver sentito il mio nome, in quel momento in cui mi sentivo tutt'altro che me stesso, mi aveva fatto solo bene. Alle sue parole però riguardo al fatto che ognuno di noi aveva perso qualcuno di importante, mi sentivo davvero un bastardo, non dovevo dire certe cose, sapevo che Clara avevaperso un sacco di persone e io lo sapevo piuttosto bene.
    «Hai ragione, a nessuno doveva capitare e mi sono stato uno stronzo egoista, perdonami. Praticamente io non sto facendo niente per nessuno di loro ed è la prima volta che sto facendo qualcosa di serio. C'è gente come la dottoressa Caine ad esempio, lei è un mito. O gente come Bill, Patrick e gli altri, ognuno di loro fa qualcosa per aiutare gli altri e io sono qui a fare nulla, ma forse hai ragione. Questo potrebbe essere il primo tentativo per rendermi davvero utile. So che non dovrei chiedertelo, non qui, ma che idea hai avuto? Ogni consiglio è ben accetto» le chiesi guardandola, non sapevo come contattare Will, a parte il fatto che potevo lasciargli sotto la porta dei bigliettini e forse l'avrei fatto davvero, almeno aveva la certezza che ero vivo, vegeto e gli stavo pensando.
    «Will è mio fratello più di quanto non volessi ammettere a me stesso. E' assurdo, è vero, ma non ho mai voluto accettarlo, forse perchè.. perchè in lui vedevo la persona da imitare, più un modello che un famigliare vero e proprio. L'ho già accettato Clara, l'unica cosa che mi brucia è che io mi sono nascosto per quanto tempo? Invece lui era qui sopra a fare la cosa giusta, io invece.. stavo nascosto perchè avevo paura di quello che trovavo qui sopra. Ed effettivamente la cosa non mi piace proprio. E sai cosa? Non ci vorrà molto a convincerlo, a costo me lo carico in spalla.» le avevo sorriso, sapevano entrambi che con molta probabilità l'avrei fatto davvero se non avesse voluto seguirmi. Praticamente qualche volta l'avevamo fatto l'uno con l'altro e ne venivano fuori delle scene abbastanza ridicole. Tuttavia, quella frase che era uscita dopo qualche istante, mi fece sorridere quando mi disse che per lei sarei stato un buon padre, le avevo sorriso. Certo avevo ancora qualche riserva, ma.. mi sentivo gi molto meglio effittivamente.
    «Grazie davvero per la tua fiducia.» dissi con un sorriso sollevato guardandola. Avrei voluto baciarla, avrei voluto davvero, una parte di me avrebbe voluto recuperare quello che non avevo mai fatto in tutti quegli anni: eppure evitai, perchè non potevo farlo, probabilmente avrei rovinato tutto.


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  15. ¿Èhy Clàra*
     
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    * Clara Campbell *
    Essere o non essere?






    All'inizio, credeva veramente che le parole di Ryan fossero ironiche. Chi avrebbe mai ringraziato qualcuno come lei che, priva di ogni tatto, si tuffava nel racconto di vite spezzate? Le ci vollero alcuni istanti per comprendere che l'amico era lì, fermo a ragionare su quello che gli aveva detto lei. Fu più facile accettare il monologo idiota di Ryan piuttosto che il suo senso di colpa. Lui era un reietto e, nonostante non facesse nulla in superficie, almeno dava una mano di sotto. Lei invece? Era lei quella a doversi sentire un verme per la vita che stava vivendo con estrema sicurezza.
    << Vieni con me. E' giunto il momento che noi ci prendiamo da bere e chiacchieriamo in un comodo bar. >>
    era semplice. Quella sì che era la parte più facile di tutta la situazione. Gli prese la mano e lo fece alzare, stringendo le dita alle sue.
    Sospirò.
    Sospirò e lo guardò in viso. Sorrideva di quel giovane dai capelli arruffati.
    << Non sai quanto sono fortunate quelle persone ad averti come amico. Ricorda... Non sempre bisogna fare qualcosa di eclatante per essere d'aiuto. A volte, basta anche un semplice sorriso. >>
    con un cenno gli indicò la strada che avevano lasciato poco prima e uscì dal vicolo. Sperava solo che i conati e la nausea non lo fermassero all'entrata del piccolo locale in cui si dirigeva con tutta calma. Era o non era il loro giorno libero?
    Si fermò davanti ad un'alta insegna che citava: "Toby Jerk pub". Le lettere erano scolorite ma era possibile notare l'invecchiamento del legno corroso negli angoli incurvati, a differenza della porta lucida di tinta fresca che denotava un elegante tocco anni sessanta.
    << Toby, questo posto puzza sempre di più! >>
    disse quelle parole sprezzanti a mò di saluto, senza voltarsi indietro. Si lasciò alle spalle tutto il via vai di persone che, per strada, facevano compere. Un forte odore di burrobirra pervase le sue piccole narici, ma Clara non sembrò farci caso. Stava fissando il piccolo uomo che saltellava dietro il bancone. Portava una barba bionda, lunga almeno dieci centimetri e aveva grandi occhi chiari. Purtroppo, si poteva definire pelato anche se, da una distanza ravvicinata, si notavano i pochi capelli sporadici che spuntavano dalla nuca.
    Lo vide sbracciarsi contro uno dei camerieri e poi salutare la ragazza con un ghigno stampato in viso.
    << Signorina Oswin Campbell. A cosa devo questa visita? >>
    sembrava... Spaurito. L'uomo tremava appena e si guardava intorno, quasi cercasse un motivo per mandarla via. Chissà come avrebbe reagito Ryan a quel cambiamento repentino del suo essere. Le apparenze! Le apparenze erano tutto.
    << Sai com'è! C'è chi deve lavorare anche durante i giorni feriali e chi... Beh! Non ne ha alcun bisogno. >>
    lo squadrò come se parlasse di qualcuno di insignificante e strinse la mano di Ryan, inconsciamente. Le costava tanto non mandare tutto all'aria e salutare Toby come si confà ad un amico.
    << Portaci da bere nell'altra sala. Spero che sia libera perchè abbiamo bisogno di mooolta privacy. >>
    non l'aveva preparato prima alla scenetta che stava intavolando! Era tutto improvvisato e sperava che Ryan stesse al gioco, magari evitando di crederla pazza.
    << Vada signorina. Conosce la strada come le sue tasche. >>
    fu allora che Clara udì le risate che si levarono dal bancone. Toby la stava facendo passare per una poco di buono avvezza ai divertimenti ma lei non sembrò farci caso. Gli scoccò un'occhiataccia e portò Ryan nella sala secondaria di cui aveva parlato poco prima. Se prima la luce era fioca, qua era praticamente inesistente. Solo poche candele ad illuminare i pochissimi tavoli tondi disposti agli angoli della stanza e tende che tappezzavano i muri. Clara si guardò alle spalle e udii il vociare concitato del bar.
    << Seguimi senza fare alcuna domanda. >>
    lo sussurrò appena, prima di sospingerlo dietro una tenda. Lo raggiunse un istante dopo, premendo le mani contro il muro.
    << Io so la verità che viene celata. >>
    Con quelle parole pronunciate a fior di labbra, il muro si smosse senza alcun rumore mostrando un passaggio. Basse scale portavano sotto terra, in un intricato labirinto di vie e viuzze dalla dubbia resistenza.
    << Andiamo. >>
    lo incitò e, non appena furono sul primo scalino, il muro si richiuse dietro di loro e delle fiaccole si accesero su tutto il sentiero.
    << Harry, Kingsley, Ron, Neville, Hermione, Luna, Piton, Remus, Tonks, Hestia, Ernie, Fred e Aberforth vi chiedo di mostrarmi la via. Ho un compito da portare a termine e avrò la mia vendetta per voi e loro. Oswin e Marcus. >>
    pronunciati come una sola preghiera, sembrò quasi che quei nomi potessero udire la sua voce. Una piccola luce si distaccò dal fuoco delle fiaccole e volteggiò attorno a Ryan.
    << Oh già! Ryan Chase. Figlio di Jonathon e Amanda Chase. Fratello di William Chase e zio della piccola Meredith. Cognato della defunta Jennifer. Amico di coloro che combattono l'oscuro. Fratello di ogni segreto. >>
    la fiammella sembrò soddisfatta perchè volteggiò appena prima di fargli strada tra i cunicoli. Clara rimase in silenzio per i primi minuti aspettandosi che Ryan desse di matto come non mai. Non sapeva da dove iniziare nè come fare a spiegare. Forse era meglio se vedeva semplicemente ciò che era. O forse era il caso di prepararlo?
    << Non siete gli unici che si nascondono per combattere. Non siete soli Ryan. Nessuno lo è più da tempo. E' giunto il momento che ti presenti la mia famiglia. >>


    N.B.
    La fantasia ha avuto briglia sciolta! D: mi dispiace in anticipo e se non va assolutamente bene, cambio tutto.

    Il bar è rinomato per la sala secondaria in cui ognuno... diciamo che può lasciarsi andare ad effusioni amorose. XD E' solo una copertura per il passaggio... >_<

    Per entrare nelle sale segrete praticamente si devono posizionare le mani si due mattoni precisi e pronunciare la frase: "Io so la verità che viene celata." e per tenere ancora più sicuro il luogo, una volta entrati bisogna pronunciare il proprio nome e quello dei familiari più stretti. In seguito, bisogna pregare i pg originari della saga che sono spariti la notte dei cristalli e chiedere loro la via come ha fatto Clara, aggiungendo i cari che si sono persi.



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20 replies since 15/10/2013, 21:47   271 views
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