Ali oscure

Sophie/Emil

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  1. Sophie Tesla
     
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    La vista del sangue non era mai stato capace di impressionarla, neppure quando era umana.
    Adesso...adesso l'odore del sangue arrivava prima di tutto il resto e travolgeva ogni altra sensazione.
    Distanziò quello che era stato il suo promesso sposo...per assai poco tempo, fortunatamente la ragione lo aveva aiutato a tenere a bada l'orgoglio e ad accettare la sua decisione.
    Non sarebbe andata altrettanto bene quando l'avessero annunciato alla famiglia, no davvero.
    Lei però temeva ancora di più la reazione di suo padre, del nonno e del bisnonno. Temere era una parola che non le piaceva ammettere a se stessa e che non avrebbe mai usato a voce alta. Sapeva bene che sarebbe riuscita a tenere duro anche di fronte al loro biasimo. Doveva solo trovare il tempo di prepararsi. In questo le continue missioni che stava ricevendo non aiutavano, anche se significavano che il Capo del Clan dove stava finendo l'apprendistato si fidava di lei.
    "Sophie. Non devi restare da sola, se non vuoi."
    "La missione è stata data a me. Non posso rifiutarmi o cercare l'aiuto di altri giovani del clan" rispose lei, senza nemmeno voltarsi o rallentare il passo.
    La foresta era stata chiaramente violata, a quelle profondità non c'era autorizzazione che consentisse di entrare. Non per dei contrabbandieri che adesso erano ricercati non soltanto dalle autorità magiche umane, ma anche dai clan di tutta l'Europa.
    I maghi inglesi si erano isolati entro i confini del Regno Unito e la magia che aveva permesso al nuovo Governo di operare quell'isolamento era davvero potente.
    "Non mi piace questo contatto. I presentimenti non mi dicono nulla di buono. Parlano di un mercato nero delle creature magiche. Un'organizzazione che ha il potere di braccare e schiavizzare anche vampiri più potenti di noi."
    "Nemmeno a me, Liebner. E lo so, lo so...che ti preoccupi davvero per me, e te ne sono grata. Ma devo portare a termine la mia missione DA SOLA." Marcò sulle ultime due parole, decisa a convincerlo ad andarsene con le maniere forti, se non si fosse convinto da solo da lì a breve.
    Liebner doveva andarsene prima che chi li seguiva - e lei sapeva chi era - decidesse di rendersi visibile.
    Non era lui il contatto, non poteva esserlo. Caso mai, essere stata seguita e forse sempre controllata da membri del suo clan di origine voleva dire che persino i suoi "nonni" iniziavano ad accettare la sua decisione. Iniziavano ad accettare che lei non sarebbe mai rimasta ai margini della continua danza di tesi rapporti tra i clan.
    Sophie non era mai stata ai margini di nulla e tanto meno lo avrebbe fatto ora che iniziava una guerra tra i clan, ora che i clan più antichi e potenti avevano capito cosa succedesse in inghilterra e come poterlo utilizzare a loro beneficio.
    Perché il padre di Liebner le avesse ordinato di incontrare quel contrabbandiere di creature magiche non le era ancora ben chiaro, però.
    Forse suo nonno, che ora stava uscendo allo scoperto e guardava Liebner andarsene...probabilmente dopo esser stato lui a comandargli con il potere della mente di andarsene - era venuto per pedinare il contrabbandiere e non lei?
    Lo avrebbe scoperto molto presto.
    "Nonno..." mormorò, senza ancora voltarsi.
     
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  2. »Emil
     
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    Dovevo parlare con Sophie, era una cosa che sapevo che dovevo fare, qualcosa bolliva in pentola e Nikola stava entrando pericolosamente in un ciclone, ma quello non spettava a me. Io dovevo fare solo due chiacchiere con mia nipote e speravo che avesse del tempo da dedicarmi, solo che avevo scoperto che le era occupata a fare qualcosa.. in compagnia. Chi era quel ragazzo? Ero rimasto a lungo a guardarla rimanendo nascosto dall'oscurità. Avevo la certezza che nessuno mi aveva visto arrivare, o fiutato la mia presenza, tant'è che non credevo che quel ragazzo che Sophie aveva chiamato Liebner mi piacesse, aveva un qualcosa che non mi convinceva. Forse era un pochino viscido a mio parere, ma avrei fatto tutte le mie domande in un secondo momento.
    Sophie, Sophie, Sophie. tono pacato, sin troppo tranquillo per una persona della mia famiglia, ma se il clan presso cui Sophie faceva l'apprendistato avesse scoperto la mia presenza lì, non sarebbe stato esattamente il massimo della felicità e sarei scappato in un secondo. Era uno dei vantaggi a vivere tra gli umani, ero stato in grado di assimilare un paio di comportamenti un pochino bizzarri ma che ero certa mi sarebbero tornati utili in qualche modo. Come stai? chiesi evitando apertamente il motivo della mia visita, anche se probabilmente non c'entrava nulla con quello che si aspettava... ma non si poteva mai sapere. Ho bisogno di scambiare due parole, è sicuro qui? O quel Liebner o qualcun altro ti sta alle costole? chiesi. Troppo diretto? Forse, ma avevo bisogno di risposte, e un posto dove parlare era fondamentale.
     
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1 replies since 16/8/2014, 22:35   24 views
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