Non sono un eroe: non sono forte abbastanza

Hope-Bill

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  1. Hope Taylor
     
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    10 aprile 1987.
    Ero al mio secondo anno di scuola per me e quella giornata me lo sarei ricordata per sempre come il giorno in cui non sarei mai stata abbastanza forte per accorgermi che mia sorella bisogno di me e cercarle di accorrere in qualche modo in suo aiuto. Mia sorella minore Adele, che era al suo primo anno di scuola, smistata tra i grifondoro, era morta annegata nel lago nero: il suo volto riverso nell'acqua era come se qualcosa avesse attirato la sua attenzione. Era una persona curiosa e piena di vita, Adele da una parte non stentavo a crederci che avesse visto davvero qualcosa che potesse piacerle, ma continuavo a pensare che non fosse così stupida, non perchè era mia sorella in realtà, ma perchè comunque era sempre stata messa in guardia dei pericoli che potevano esserci sirene e tritoni che vivevano liberi.
    Rimanevo in piedi a circa una decina di metri dalla riva, dove l'infermiera e alcuni dei docenti portavano via il corpo senza vita di mia sorella. Ero rimasta davvero come una statua di cera, nessuno aveva osato rivolgermi la parola, nessuno aveva pensato nemmeno di avvicinarsi, a parte i miei fratelli maggiori che frequentavano il quinto anno, che avevano deciso di occuparsi tutto di loro pur di non gravarmi di ulteriori pesi.
    «Non ci posso credere.» dissi quando vidi al mio fianco l'unica persona che avrei voluto trovare. Bill Weasley era un ragazzo più grande di me di quattro anni, capelli rossi e occhi azzurri come il cielo, ora lui stava per finire il sesto anno e lui mi sarebbe mancato davvero, era uno dei pochi amici che avevo a scuola.
    «.. non ho pensato che potesse fare una cosa del genere.» sussurrai appena.
     
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  2. B.Weasley
     
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    I ritmi cambiavano visibilmente, nel parlare, nello spostarsi da un'aula all'altra...I ritmi di tutti quelli che sapevano e non sarebbero mai riusciti, non avrebbero mai potuto far finta di niente.
    Era stato per questo che Bill aveva capito che era successo qualcosa, prima ancora di scoprire cosa.
    La voce era passata di bocca in bocca lungo i corridoi, dalla stanza dove si trovava a studiare con i compagni fino all'ufficio di Silente, dove Caposcuola a Prefetti erano stati convocati.
    Aveva ascoltato le parole del Preside con un gelo crescente in tutto il corpo e aveva sentito, aveva capito che infine lo sguardo del mago si sarebbe posato su lui e Charlie prima ancora che questo avvenisse. Prima ancora che venisse detto che la ragazzina morta, annegata nel Lago, era la sorella di Hope. Si era accorto di stringere il braccio del fratello, poi era partito subito, come guidato da una forza di inerzia pronta a sorreggerlo se fosse stato necessario, se il cuore non avesse trovato il coraggio di andare avanti ci sarebbe stata quella, per stare vicino alla sua amica.
    Quando arrivò sulle rive del lago, dove Madama Chips e altri insegnanti portavano il corpo della sorella di Hope lontano dall'acqua, incrociò lo sguardo di uno dei fratelli della ragazza, mentre le si avvicinava.
    Era il maggiore dei Caine e lo guardò per lunghi istanti, anche a quella distanza Bill vide la luce spenta di quegli occhi, increduli, della forza di chi si costringeva a essere forte.
    La luce che aveva visto tante volte negli occhi di papà e di mamma, nei momenti del ricordo. Gli zii Gideon e Fabian, gli amici uccisi dai Mangiamorte anni prima...
    Annuì al ragazzo che lo salutava con un gesto, poi abbracciò Hope non appena lei ebbe pronunciato quelle parole. Non ci si poteva credere, si era pronti a tutto per non credere che fosse la realtà. Ci sarebbe stato un tempo, molto tempo, in cui dover affrontare da sola quella realtà, per lei. Ora Hope aveva bisogno di qualcuno che le fosse accanto, mentre iniziava a fare i conti con essa, ancora troppo scossa per riuscirci.
    << Mi dispiace, Hope. >> Potevano esistere parole che sembrassero meno...stupide, in quel momento. La sorella di Hope era una bambina dolcissima, piena di voglia di conoscere, di esplorare quel mondo che si era aperto davanti a lei, forse per la prima volta lontana dai genitori. << Mi dispiace. >>
     
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  3. Hope Taylor
     
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    Non mi ero resa conto di quello che stava accadendo, forse non me ne sarei mai resa bene conto solo dopo anni, forse. come forse.. sarei riuscita a trovare una spiegazione a quello che era accaduto. Avrei voluto stringere mia sorella tra le braccia, avrei voluto che lei saltasse fuori e mi dicesse che stava scherzando, che non era morta, io le avrei dato uno schiaffo dicendo di non farlo più, che era stata cattiva, che forse l'aveva fatto solo per vedere se piangevo.
    Mi strinsi più forte che potevo a Bill, che mi diceva che gli dispiaceva, in quel momento mi sentivo grata che ci fosse stato lui al mio fianco: l'unica persona a cui tenevo in quella scuola troppo affollata di individui che non vedevo nemmeno, anche se erano in giro a me. Non ne capivo il motivo, ma era così.
    «Oh, Bill» piagnucolai, mentre lo abbracciavo, respirando il suo profumo, sentendo che la testa mi girava vorticosamente, ma sua stretta salda mi impediva di fare qualsiasi cosa. Come di cadere.
    «Grazie. Grazie di essere qui.» ammisi con un sussurro per poi aggiungere «l'ultima cosa che le avevo detto era.. le ho gridato contro, l'avevo incolpata di aver rubato la mia maglia stamattina che la volevo mettere io, le avevo vomitato addosso la mia rabbia per una sciocchezza.. »
     
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  4. B.Weasley
     
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    << Non sto facendo nulla, Ho...>> Quello che disse subito dopo la ragazza gli serrò il cuore in una morsa.
    << Hope...>>
    Non poteva pensarlo sul serio.
    Non poteva crederci nemmeno per un secondo.
    Sciolse l'abbraccio perché lei lo guardasse mentre le diceva: << Hope, così puoi farti solo del male. Lei lo sapeva, lo sa che le vuoi un bene infinito...lo sa. >>
    Per un fratello o una sorella maggiore questi dubbi non erano così assurdi, anzi non lo erano proprio per nulla e Bill poteva capirla bene. Quante volte aveva dovuto sgridare Fred e George, anche quando erano più piccoli tutti loro? E quante volte - per il loro carattere - i gemelli erano andati a mettersi ancora più nei guai, facendogli rizzare tutti i capelli in testa per paura che fosse successo loro qualcosa.
    Hope stava affrontando il finale peggiore e nemmeno per un istante, mai nessuno avrebbe potuto immaginare cosa dovesse provare. Ma era impensabile che dovesse restare da sola anche solo per un istante di più in quell'inferno.
    Aver discusso tra loro, anche nel modo peggiore, non aveva intaccato il bene che si volevano, lo pensava di qualunque famiglia, anche per le più complicate, ma a maggior ragione poteva dirlo per la famiglia della sua amica.
    << Hope, devi crederci. Ti fidi di me? Lei lo sa. >>
    L'abbracciò di nuovo, portandola passo dopo passo verso il castello, su per il pendio. << Ti potrebbe aiutare parlare con Silente? >>
    Si fidava profondamente del Preside, era quasi un nonno per lui e sapeva che anche lei lo stimava molto. Avevano entrambi una spilla e questo li aveva portati diverse volte nell'ufficio del Preside. Lui lo conosceva da più tempo ancora, ed era per questo che sentiva che avrebbe potuto aiutare Hope anche in un momento del genere, anche se...il vero aiuto a se stessa avrebbe potuto darlo soltanto lei.
     
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  5. Hope Taylor
     
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    Feci un sospiro «ci sei, sei qui. Vuol dire tanto per me» ed era vero. Avevamo litigato in quei due anni che ci eravamo conosciuti e lo adoravo, mi sentivo legata molto a lui, anche se quei quattro anni che ci dividevano erano troppi, ma era l'unica persona che volevo al mio fianco, perchè sentivo che mi completava, era la persona che bastava sorridesse e io mi sentivo meglio. Mi conosceva meglio di chiunque altro e dovevo ammettere che avevo una piccola cotta per lui, ma chi non ce l'aveva? Quando sciolse l'abbraccio per guardarmi, scossi la testa un istante.
    «Non mi guardare così, sono bruttissima. Non che io sia una campionessa di bellezza ovviamente» dissi scrollando la testa: avevo dodici anni, ma in confronto ad altre ragazze presenti a scuola, non mi sentivo bella, avrei voluto essere bionda, con una carnagione diafana, proprio una di quelle pallide, gli occhi azzurri cielo.
    Annuii silenziosamente quando mi disse che mi stavo facendo del male da sola: era la verità, mi stavo torturando lentamente, mi stavo facendo delle domanda a cui non avrei potuto rispondere.
    «Lo so. Ho solo paura di quello che potrà succedere ora: i miei genitori diranno che era colpa mia?» sussurrai appena per poi guardarlo dopo qualche istante, dalla mia posizione. Da quando ci conoscevamo, paura non faceva parte del mio dizionario, non ne aveva mai fatto parte, ma.. qualche volta capitava anche a me di provarne molta.
    «Mi fido sempre di te. Ci credo, ti credo.» dissi con rinnovata fiducia, perchè lui era un fratello maggiore, lui sapeva tante cose. Mi strinsi a lui, chiudendo per un istante gli occhi, aggrappandomi a lui, anima e corpo. Mi sentivo al sicuro, quando nonostante tutto, lui mi teneva stretta a sè, quando mi teneva la mano, e in quei momenti più di altri sapevo che avrei messo fiduciosa la mia nella sua. Anche quando non sapevamo dove andavamo, anche se la mano che sapevo che avrebbe voluto stringere non sarebbe stata la mia. E stringendomi a lui stavamo tornando verso il castello, quando mi chiese di Silente.
    «No, no. Non ora, ci parlerò poi.. più tardi, magari stasera» dissi scrollando le spalle, ben sapendo che Silente avrebbe voluto parlare con me, dato che i miei fratelli si stavano con molta probabiltà dirigendo già da lui «ora ho solo bisogno di te. Puoi stare un pò con me?»
     
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  6. B.Weasley
     
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    << Ci sei, sei qui. Vuol dire tanto per me. >>
    Io ci sono - pensò - ci sarò sempre. Ma ti serve un aiuto diverso...
    Non era certo di poterla aiutare in quel senso, di psicologia capiva ben poco, praticamente nulla.
    << Lo so. Ho solo paura di quello che potrà succedere ora: i miei genitori diranno che era colpa mia? >>
    << Non lo diranno, vedrai. >>
    Poteva esserne sicuro? No, ma in quel momento a Hope voleva dare solo pensieri di speranza.
    Mamma diceva che in fondo in questi frangenti, in queste disgrazie, contava più la vicinanza della famiglia, che quella dei maghi guaritori.
    Lui la pensava un po' diversamente. O meglio, pensava che a volte la famiglia non potesse garantire l'aiuto migliore.
    I Weasley erano uniti, questo sì...poteva dirlo, ma non tutti avevano la fortuna di una famiglia così unita, che aveva avuto anche lei...comunque...le sue belle crisi.
    << Resto quanto vuoi, dovrai mandarmi via a calci >> le disse, per scherzare un poco. << Camminiamo un po', ma lontano dal lago. >>
    Non credeva potesse esistere un logo, a Hogwarts, che ora potesse farla sentire meglio, entro i confini e se avesse potuto chiedere a Silente il permesso di portarla un po' lontano da lì, lo avrebbe fatto. Ma scappare non era la soluzione, poteva già immaginare cosa gli avrebbe risposto il Preside. Deviarono lontano dal castello e con una inversione di marcia si diressero verso il ponte sospeso. Un silenzio, erba e foglie che croccavano sotto le suole delle loro scarpe, uscendo dalla lingua di foresta che abbracciava il lago mano nella mano.
     
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  7. Hope Taylor
     
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    sapevo benissimo che probabilmente avrei dovuto affrontare la morte di mia sorella Adele parlando con lo psicologo scolastico e che avrei dovuto stare con la mia famiglia. Il mio problema fondamentale era proprio il secondo punto, perchè tra i miei genitori c'era già aria di divorzio da tanto tempo e temevo che questa cosa li avrebbe distrutti doppiamente, portando la famiglia a quel divorzio tanto temuto, ma sapevamo bene tutti che non era una forzatura, ma era l'unico modo che potevamo fare per vivere quanto più sereni possibile.
    In ogni caso, sapevo che non c'era un modo giusto per affrontare la morte di una persona cara e sapevo che Bill non poteva essermi d'aiuto, gli stavo chiedendo molto senza potergli dare nulla in cambio. Gli stavo mettendo la mia vita nelle sue mani, anche se non avrebbe voluto, anche se sapevo che era un compito che non era suo. Non avrebbe dovuto badare ad una ragazzina più piccola di quattro anni per una cosa del genere, non avrei dovuto chiederglielo. Aveva la sua vita, le sue cose: perchè lo stavo facendo?
    «Credo che dovrai mandarmi via tu a calci, perchè poi ti sciupo.» sorrisi gardandolo. Non sapevo come ci riuscisse in realtà, ma Bill riusciva sempre a strapparmi un sorriso sincero.
    Sciolsi l'abbraccio del rosso, dirigendomi a passi decisi verso il parapetto del ponte. Mi sporsi appena come volessi vedere se quelle foglie si intravedevano sotto, ma mi allontanai appena, sentendo le braccia di Bill mi avevano avvolto i fianchi allontandomi quasi di peso, ma non aveva avuto difficoltà, perchè era un ragazzo forzuto e io ero ancora piuttosto gracile. «Non lasciarmi andare.» sussurrai, avevo paura che potesse lasciarmi lì lasciarmi da sola con la mia paura, ma poi mi rilassai finalmente. Avevo smesso di tremare e misi le mani sulle sue che teneva sul mio petto.
    «Va tutto bene Adele, non è finita per noi. Ci rivedremo, ma hai tutto quello che verrà da guardare. Io e Bill, tutto il tempo e la nostra vita. Tu ci guarderai correre» sussurrai, per poi intrecciare le mie dita con quelle del rosso. Sorrisi.
     
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  8. B.Weasley
     
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    << Credo che dovrai mandarmi via tu a calci, perché poi ti sciupo >>
    Le sorrise, lasciando in un primo momento che la Tassorosso si staccasse per affacciarsi al ponte, seguendola comunque per precauzione. Non che pensasse Hope potesse lanciarsi nel vuoto, ma sicuramente non era al massimo della lucidità, per ritrarsi in tempo anche realizzando di stare perdendo l'equilibrio.
    La cinse più che altro per farle sentire che non era sola, assecondando un po' quel senso di protezione che sentiva verso di lei. Un po' lo sentiva anche verso Tonks, che pur essendo quasi coetanea, a volte era goffa - e tenera, per questo, all'inverosimile - ma con Hope era una cosa ancora più intensa. Era uno scricciolo di 12 anni di schietti nervi e seppure fosse una ragazzina tosta, non avrebbe mai voluto vedere lei in una situazione simile, ad affrontare un lutto simile. Anche perché sapeva che nella famiglia Caine i rapporti non erano certo tra i più sereni.
    << Non ti lascio andare. >>
    Ascoltò quello che Hope aveva bisogno di dire alla sorella, ma forse più ancora a se stessa. Si ritrovò a pensare a cosa avrebbe fatto se a morire fosse stato Ron, il più piccolo dei suoi fratelli, in quelle circostanze. Un lungo brivido lungo la schiena lo irrigidì, al pensiero. Allontanò istintivamente Hope dal parapetto, mentre le dita della ragazzina si intrecciavano alle sue.
    << E' bello farsi sciupare dagli amici, se vogliamo chiamarlo così. Sei un'amica, Hope...sai che ci sono e c'è anche Charlie, e se mai avrai bisogno...ci sarà di sicuro anche mia madre. >>
    Molly Weasley aveva scorte di amore e di attenzione per tutti, a volte era un'abbondanza quasi imbarazzante per i maschi di casa, che con affetto la prendevano un po' in giro. Ma la realtà era che sua madre era il cuore della Tana e di tutte le loro vite...e in una sola giornata avrebbe potuto davvero dare a Hope quel bene che forse in casa Caine non aveva la fortuna di circolare così liberamente.
     
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  9. Hope Taylor
     
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    Fin da quando avevo memoria, praticamente fin da bambina per evitare problemi avevo capito che era davvero molto importante sembrare normale, anche se la definizione di normalità era un poco difficile da capire almeno capire quello che voleva dire per la mia famiglia. Se mangiavo troppo soffrivo di stress e dovevo rilassarmi, se mangiavo poco ero anoressica e perciò dovevo mangiare di più; se preferivo la solitudine alla compagnia dei miei fratelli che non potevo vedere ero depressa, se avevo qualche amicizia con cui mi scrivevo tutta l'estate sollevava sospetti perchè magari potevo avere un fidanzatino ed ero troppo piccola per averne uno; se non partecipavo a un’attività come Quidditch la stavo saltando perchè non volevo fare amicizia, e se partecipavo molto volevo richiamare l’attenzione su di me, così con i miei gentori ho imparato a trasformare la mia faccia in una maschera di indifferenza, in modo che nessuno possa leggere i miei pensieri.
    «Grazie» dissi al ragazzo, quando mi disse che non mi avrebbe lasciato andare, sapevo già che mi sarei ricordata per sempre di quei momenti, perchè era l'unica persona che mi stava vicino, quando nessun altro lo faceva.
    «Charlie? Lo farò, spero che non mi ucciderà, ti rubo abbastanza spesso ultimamente e so quanto vi volete bene» dissi scrollando le spalle. Charlie, il secondogenito di casa Weasley aveva due anni in più di me e l'adoravo. Certo, non come Bill, ma mi piaceva perchè era davvero un bravo, bravissimo ragazzo.
    «Tua madre è un angelo. Sai che passerei più tempo a casa tua con te e con Charlie, che a casa mia, ma i miei non sono molto concordi.» ammisi traqnuillamente, perchè i miei temevano che potevano approfittarsene, ma per gli dei, mi vedevano quasi come una sorella minore! «e grazie, grazie mille, davvero. Non credo che ti ringrazierò mai abbastanza»
     
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  10. B.Weasley
     
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    << Mia madre si offenderebbe se sapesse che non è stato chiesto aiuto per paura...o per altro. E' fatta così. >> Aveva fatto respirare loro questa mentalità, era proprio nella indole di papà e n quella sua. Se c'era una cosa di cui poteva dirsi sicuro, era che sua madre avrebbe saputo come stare vicina ad Hope e sarebbe riuscita davvero a darle il giusto tipo di ascolto e i giusti consigli.
    Aveva l'impressione - purtroppo - che non si potesse dire lo stesso della famiglia di Hope e davvero questa tragedia non ci voleva, per quello che lui e Charlie avevano avuto modo di capire dai timidi racconti dell'amica.
    << Vieni >> la abbracciò mentre entravano nel chiostro del castello, imbattendosi negli sguardi curiosi che erano l'ultima cosa di cui Hope avesse bisogno ora.
    Per una volta sul viso di Bill Weasley comparve un'espressione molto severa, un'espressione che non conoscevano in molti, quando incrociarono un gruppetto di ragazze che li seguirono per pochi istanti. << Prego >> disse Bill, mantenendo un tono educato ma facendo loro capire che potevano andare oltre, non avrebbero certo ottenuto informazioni da loro.
    Fece spallucce, rilassando un po' le spalle quando queste furono andate oltre entrando di malavoglia nel corpo principale del castello. Sospirò, tornando a guardare Hope. << Chiamaci in qualsiasi momento avrai bisogno, ok? Anche Tonks è una ok, la conosciamo bene. Chiamaci per qualsiasi problema. >>
    Era sicuro di non aver sbagliato a parlare anche di Dora ed era felice che Hope potesse avere anche nella sua Casa qualcuno di cui potersi fidare.
     
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  11. Hope Taylor
     
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    sorrisi annuendo e sorridendo appena. «allora lo farò, magari le scriverò un gufo questa sera stessa, probabilmente ne scriverò una anche a King, ha tanto da fare, ma so che gli piace avere mie notizie quando gliene scrivo.. risponde sempre» il problema era quello con la mia famiglia, non riuscivo a parlare con loro, non sapevo bene perchè e spesso andavo a sfogarmi con Mark King, il farmacista di Diagon Alley. Era una costante in famiglia, praticamente era come un padre da quando in famiglia la situazione si stava facendo sempre più difficile e tesa. Ero certa che avrei chiesto anche a lui, un aiuto a chi mi era così tanto vicino, poteva sempre risultate comodo.
    «Grazie» dissi stringendomi a lui, sentendomi protetta da dentro quell'abbraccio, sentii il calore che mi permeava le ossa e non me ne sarei mai staccata. Aveva un buon profumo Bill, non sembrava uno di quei ragazzetti che abbondavano con l'acqua di colonia che ad una certa ora risultava più che nauseabonda. «Sei un ragazzo perfetto Bill Weasley.» dovetti ammettere con un sorriso, inconsapevole che quelle parole sarebbero state pronunciate più avanti, in un futuro lontano quando le cose sembravano essersi messe molto male.
    «Proverò a chiamare Bill, ci proverò te lo prometto. E' solo che non è nella mia natura, cerco di fare tutto da sola, ma ce la farò a chiedere aiuto» gli sorrisi per poi parlare di Tonks, la conoscevo, certo non potevo dire di essere una delle sue migliori amiche ma se Bill ne parlava così bene, avrei scambiato con lei qualche parola. Le amicizie in comune, in questo caso erano una cosa buona. «Spero di ricambiare il favore qualche volta, anche nel futuro, sempre se non avrai una moglie gelosa. Stai facendo tantissimo per me. Cosa farò senza di te dal quarto anno?» chiesi con un mezzo sorriso.
     
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  12. B.Weasley
     
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    << Perfetto? Temo proprio di no... >> scosse la testa. << Infatti sto per chiederti un favore molto grande...a proposito dell'anno prossimo...>> Sogghignò al pensiero del futuro in cui lui e Charlie avrebbero lasciato uno dopo l'altro il castello.
    In balìa dei...
    << I gemelli. >> Vide dall'espressione della ragazza che stava capendo dove lui andasse a parare. << I gemelli ti faranno anche troppa compagnia. La loro vittima preferita è Percy, quindi tu non dovresti avere molto problemi...>> La abbracciò come un fratello, pensando che i gemelli si sarebbero divertiti un sacco nel vederla sgranare gli occhi, leggermente preoccupata dalla nomea che si erano conquistati così bene. << Magari potresti aiutarmi a tenerli un po' a bada? Percy ci mette tutta la sua volontà, ma non ha molta presa su di loro. >>
    No davvero!
    << Tonks...è più il tipo da riuscire a farsi male anche senza bisogno di imbattersi in uno dei loro scherzi, quindi...Dopo Charlie, che resterà un altro anno soltanto...ci sei solo tu. Posso fidarmi di te? >>
    La guardò, ridendo. << Non per metterti pressione, eh...>>
    E alla fine scoprì di essere riuscito a distogliere la sua attenzione da quell'immenso dolore che la oscurava. L'esserci riuscito anche solo per un istante doveva bastargli. Era un piccolissimo aiuto, il solo che potesse darle in quel momento. << Vieni da noi in qualsiasi momento tu abbia bisogno, ok? Tonks sa come commuovere il quadro della nostra Sala comune e arrivare da noi. >>
    Sperava davvero che la sua famiglia non la mettesse in croce più di quanto non fosse già a causa del senso di colpa, perché davvero non meritava la colpa di quello che era successo.
     
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  13. Hope Taylor
     
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    Si perfetto affermai nuovamente come se non mi avesse preso sul serio se non lo fossi tu non saresti ancora qui. gli sorrisi guardandolo grata, effettivamente io credevo che se non avessi avuto lui in quel momento mi sarei sentita davvero persa e avrei potuto fare qualche scemenza. I miei fratelli mi stavano evitando e l'avere Bill che mi gironzolava attorno mi stava aiutando davvero. Quando esordi così sai che mi preoccupo. ci conoscevamo abbastanza per capire che quando esordiva così praticamente stava per dirmi qualcosa che.. mi avrebbe messo nei guai o qualcosa del genere. Dai non tenermi sulle spine, che tipo di favore? chiesi, ma la risposta di Bill mi fece sbiancare e sgranai gli occhi visibilmente. Mi stai dicendo che dovrò essere la loro ombra? Anche se non credo che potrebbe essere possibile che mi odino... non credo di piacere ai gemellichiesi con un mezzo sorriso, ero quasi di famiglia e mi piaceva il fatto di sentirmi come una sorella per tutti loro, ricambiai l'abbraccio forte. purtroppo Percy se le cerca, a volte irrita anche me è troppo precisino. Tu come fai a sopportarlo? Tuttavia.. potrei pensarci davvero. gli sorrisi, stavo scherzando, volevo bene ad ogni membro di quella famiglia e se dovevo controllare a vista i gemelli, subendo i loro scherzi l'avrei fatto volentieri: anche perchè mi sentivo in dovere di farlo, ero in qualche modo parte della famiglia.
    Sei sicuro che immischiami tra Tonks e i gemelli non mi faccia più male che bene? potrei diventare una pazza scatenata come loro e non credo che le nostre famiglie ne siano felici davvero. chiesi con un sorrisetto divertito Nooo, praticamente mi hai mandato direttamente in prigione senza passare dal via! scherzai, sperando cogliesse quella citazione, di quel gioco babbano che tanto mi piaceva.D'accordo, ve lo prometto. Tu e Charlie siete i miei eroi e dovrete sopportarmi per un bel pò sorrisi A proposito di santità: Charlie o volendo anche tu.. non potete farvi bocciare? Così mi tenete compagnia più a lungo gli dissi ridacchiando, mi sembravo stupida, ma ero riuscita a fare una battuta! Non gli avrei mai chiesto di farlo, ovviamente
     
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12 replies since 30/7/2013, 22:33   129 views
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