Il silenzio degli innocenti è fastidioso quanto il pianto di un neonato.

Oswin x Jalyne

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  1. Nobody Janson
     
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    * Nobody *
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    Le parole della donna si fecero sempre più minacciose e Oswin iniziò a chiedersi se a quella donna sarebbe mai interessato che lei avesse detto la verità.
    Nel maniero degli Zabini aveva sentito parlare di quello che era successo ai reietti catturati nei primi giorni dopo la Notte dei Cristalli. I Lestrange - che solo un paio di volte erano stati ospitati da Ezra Zabini da quando Oswin era stata riammessa ai piani alti della casa ed era iniziato il suo addestramento - si erano occupati personalmente del Capo Auror Potter, dei suoi amici che erano stati i membri dell'Ordine della Fenice e dei professori che avevano cercato di proteggere gli studenti presenti a Hogwarts la notte di capodanno.
    << Non vogliono veramente che parlino, non interessa loro più di tanto che quei reietti parlino e tradiscano gli altri. Per i Lestrange il gioco del gatto col topo durerà il più a lungo possibile, prima di catturare i topi di fogna che si sono nascosti. >>
    Oswin si era chiesta cosa volessero veramente sapere da lei e nelle ultime settimane prima di essere trasferita dal luogo di raccolta gestito dalla squadra di volontari ad Azkaban aveva capito che quelle persone sarebbero morte nel peggiore dei modi, qualsiasi cosa avessero rivelato. Ora cominciava a temere che questo fosse il destino che aspettava anche lei.
    Sarebbe arrivato un momento in cui avrebbe fatto di tutto purché il dolore cessasse, se necessario nella morte? La cosa peggiore era non riuscire a capire nulla di quello che poteva aspettarsi, quegli occhi di follia che la accarezzavano con derisione e un istante dopo la fulminavano, potevano celare un piano nato da un istante all'altro, o al contrario qualcosa di pensato fin troppo nel dettaglio.
    Quale risposta voleva sentire quella pazza che ora la fissava, d nuovo la bacchetta pronta tra le mani?
    << Io non ho mentito. >> disse sforzandosi di apparirne sicura come non mai, affondando i denti nel labbro inferiore quando un nuovo incantesimo la liberò finalmente da quel tavolo, sollevandola però come un bagaglio e facendola sbattere di nuovo contro una delle pareti della cella umida.
    Le sfuggì un gemito, mentre si accartocciava a terra come una marionetta spezzata, gli anelli che restavano a circondarle le caviglie e che anzi vedevano restringersi la catena, ancorata ad uno dei ganci piantati nel pavimento.
    Non ci fu il tempo di rialzarsi come avrebbe voluto - se solo poi le gambe avessero potuto reggerla - perché uno sbatacchiare di altre catene si interruppe non appena arrivato davanti alla sua cella, rendendo elettrizzata la strega che fino a un istante prima aveva seguito quasi annoiata le sue reazioni.
    Non poteva essere. Guardò disperata l'essere che le guardie avevano trascinato dentro - una parte di lei che si paralizzava al pensiero che fosse un'immagine del suo futuro - fissò a occhi sgranati la figura rasata, marchiata, ridotta a pelle e ossa e macabramente messa in condizioni di non parlare più.
    La minaccia della bionda di poco prima iniziava ad avere una forma precisa, ed era la non vita che alle due guardie venne intimato di lasciare, prendendo i cadaveri dei loro colleghi prima di andarsene.
    Forse non aveva detto nulla, Oswin, forse aveva solo pensato quel Perché che venne comunque interrotto e sommerso da un lungo gemito:, il fondersi dell'urlo di Oswin e delle grida inarticolate che la maledizione della strega strappò a quel prigioniero.
    L'orrore la colmò quando lesse negli occhi rossi dello scarto di essere umano che la strega diceva la verità. Era davvero una sua parente, la strega che lo aveva ridotto in quello stato, come un giocattolo e nulla di più.
    << Cosa...>>
    Cosa gli avete fatto? Che essere siete?
    Voleva lasciarli insieme a dividere quell'orrore e prometterne altro?
    Oswin si ritrovò a urlare di nuovo come un'ossessa, mentre la strega se ne andava dalla cella ritornata spoglia e il corpo primo di forze strisciava faticosamente lontano la lei.
    Teddy...lo aveva chiamato Teddy, trattandolo come un giocattolo. Ora gli occhi di quel giocattolo piangevano di fronte a lei, la bocca cucita emetteva un gemito agghiacciante e che le strappava una pena infinita.
    Lontano nel corridoio una porta di ferro venne chiusa ermeticamente, producendo un rimbombo nel silenzio assoluto del braccio B.
    Occorsero diversi momenti e diverse prove, a Oswin, per trovare la forza e la voce di chiedere qualcosa a quella versione patetica di essere umano, dalla quale fine nemmeno lei era poi così lontana.
    << Perché ci fa questo? >>


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  2. ~Miss Jalyne
     
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    3Helena



    * Jalyne Halia McRuner. *
    Il lungo viaggio che ti attende,
    sarà un'esplosione veritiera di un bel rosso intenso.





    Teddy strisciò lontano dalla donna sconosciuta non appena sua sorella uscì dalla stanza. Non lo aveva nemmeno incatenato, visto come erano ridotte le sue caviglie e i suoi polsi.
    Dove voleva scappare? Lontano da sua sorella, sicuramente.
    Dove poteva scappare? Da nessuna parte, visto che era piuttosto immobilizzato.
    Mugugnò e lasciò che le sue lacrime cadessero silenziose a terra, appoggiandosi come meglio poteva a quel muro tanto simile a tutti gli altri e altrettanto comodo dopo mesi e mesi di prigionia in casa di sua sorella.
    Se l'avessero messo a scegliere, avrebbe preferito di gran lunga Azkaban alla stanza in cui lo richiudeva Jalyne. Lì gli unici compagni erano dei cadaveri in putrefazione.
    Il dolore, diventato ormai parte del suo essere, aumentava ad ogni secondo a causa di una delle tante pozioni che era stato costretto a bere. Si contorse su se stesso, richiudendo il corpo a riccio. Portò le gambe al petto e ricadde a terra, disteso su un fianco, tremante. Aveva smesso tanto tempo prima di sperare in una libertà e aveva iniziato ad accettare qualsiasi morte volessero infliggergli, ma nemmeno quella arrivava. Ogni volta che pensava di star cadendo in balia delle tenebre, le unghie di sua sorella si stringevano attorno alla sua anima e lo risollevavano dall'oblio con una qualche pozione sconosciuta.
    Era un ciclo continuo e ininterrotto che non avrebbe mai avuto fine.
    Mugugnò ancora, cercando di rispondere alla sconosciuta ma era impossibile per uno come lui. La bocca cucita non lasciava spazio alle parole e la poca forza che aveva non era certo deciso a sprecarla per altro fiato inutile. Non potevano uscire di lì. Non potevano essere salvati. Non potevano fare nulla se non attendere la prossima mossa di un giocatore pazzo con la vittoria assicurata.

    ###

    Jalyne saltellava di qua e di là per i corridoi del braccio B come aveva fatto quella mattina, non appena era arrivata. Era felice e fiera del suo operato. Era certa che Lestrange l'avrebbe premiata per le scoperte fatte e si sarebbe complimentato - a modo suo - con l'ottimo lavoro svolto.
    Ne era così sicura che non si curò affatto di prestare attenzione alle due guardie morte che le svolazzavano alle spalle. I corpi si sbattevano ai muri e ondeggiavano ai suoi ritmi, sotto gli occhi attoniti dei passanti o di coloro che la osservavano dalle sale adibite alle scartoffie d'ufficio.
    Per qualcuno che non conosceva quella massa informe di capelli ricci, poteva sembrare una pazza che andava al patibolo. Per chi invece sapeva la storia di Jalyne Halia McRuner, beh... Era sempre e comunque una pazza.
    << A Lestrange non piacerààààà... >>
    Havis canticchiava come suo solito quelle sciocche parole, ridacchiando da solo mentre la seguiva e schivava i corpi puzzolenti di sangue. Aveva un'agilità nei movimenti che nemmeno una Jalyne bambina aveva mai avuto. Lo vide aggiustarsi la giacca con un gesto vanitoso e sbuffò scuotendo il capo.
    Una piccola parte di lei sapeva che quell'antipatico del suo amico aveva ragione, però... Mise a tacere la vocina con un calcio immaginario e si fermò di scatto.
    << Come puoi pensare che Lestrange non andrà fiero di me per avergli tolto di mezzo due guardie scansafatiche e un'ipotetica spia? Gli ho fatto un grosso favore. >>
    con uno sbuffo, guardò malissimo Havis - che adesso l'affiancava - e scosse il capo, infastidita. Aveva pronunciato quelle parole con così tanta convinzione che il suo amico rimase in silenzio per alcuni istanti, quasi non sapesse cosa dire, ma Jalyne sapeva che Havis non stava mai zitto troppo a lungo.
    << Ti punirààààà... Hai perso il controllo oggi e non dovevi. >>
    La bionda riprese a camminare, con le braccia che penzolavano lungo i fianchi e un broncio sul viso. Non era più felice come prima e la colpa era tutta di quel guastafeste. Non lo avrebbe più portato con sè! Ecco! L'avrebbe lasciato a casa la prossima volta.
    << Lo dici tutte le volte e non lo fai mai. >>
    un calcio laterale si librò in aria, nella direzione del ragazzo, ma l'anfibio di Jalyne lo mancò, come sempre.
    Girarono un angolo e si trovarono davanti ad una porta a due ante, alta due metri e mezzo e larga tre. Jalyne bussò appena ed entrò, visto che una delle ante era semi aperta. Sapeva che la sala era grande abbastanza da accogliere infinite persone e che sicuramente Lestrange non le stava intrattenendo tutte. Comunque... Lui sapeva che sarebbe andata a fare rapporto dopo quella giornata di interrogatorio quindi, certa di essere attesa, si dimenticò di far entrare anche i corpi delle due guardie.
    Tonf.
    Si udì uno schianto dietro la porta, nel corridoio, e Jalyne sollevò le spalle, chinando il capo come a proteggersi la testa.
    << JALYYYYYYNE!!! LE GUARDIE!!! Si sono schiantate alla porta. Che casino. >>
    Havis si sbracciava per sgridarla ma lei non fece altro che battersi una mano sulla fronte e ignorare i vari sguardi delle persone dentro la sala. Era nel suo mondo, come sempre, perciò non si accorse nemmeno di Lestrange.
    << Oh già! I corpi! >>
    tornò sui suoi passi e spostò i corpi con la bacchetta, facendoli entrare nella sala.
    Qualcuno trattenne il fiato a quella vista, altri non dissero nulla e distolsero semplicemente lo sguardo, segno che già sapevano cosa aveva fatto.
    Con un movimento di polso, i corpi ricaddero distesi a terra, da una parte e lei sospirò di soddisfazione.
    Bene! Era pronta ad attendere Lestrange per il rapporto. Chissà dove si era cacciato. Eppure gli avevano detto che era lì.
    Si guardava nella sala senza vedere realmente nulla, ancora annebbiata dal troppo thè bevuto quella mattina, che sembrava far effetto solo in quel momento.



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  3. Rabastan Lestrange
     
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    * Rabastan Lestrange *
    Ministero dell'Amore - S.N.R.




    I fratelli Lestrange non erano così seri e aridi come potevano apparire se ci si fosse lasciati guidare dalle voci che animavano e tenevano in piedi la loro immagine in luoghi come quello.
    Conservavano ancora una sana - per quanto rara - voglia di ridere e di rilassarsi, soprattutto e proprio perché spesso dovevano invece tenere un'immagine distaccata e spesso fredda. Azkaban lo richiedeva, insieme a molte altre occasioni, esattamente come quella che aveva tenuto impegnato lui soltanto, fino a un'ora prima.
    Una volta di più, aveva detestato dover presenziare a quel pranzo a Zabini Manor, dove si era dovuto trattenere dallo sfogare la propria irascibilità su Donna Ezra, o forse sarebbe stato meglio poter mostrare al figlio minore Blaize quanto fosse stolto a pensare di ingannare i Lestrange.
    Non avevano ancora che meri sospetti, ma i sorrisi artefatti degli Zabini non l'avevano mai convinto e aspettava soltanto di poterli stroncare.
    Rabastan Lestrange sapeva essere paziente, quando fiutava all'orizzonte che l'attesa avrebbe dato una maggiore, totale soddisfazione. Perciò aveva "incassato" con la sua solita eleganza i presunti inganni della famigliola purosangue che tenta la scalata al potere, magari sognando di poter occupare una delle poltrone sua o del fratello, e si era accomiatato dal salotto di Zabini Manor con il sorriso sulle labbra, smaterializzandosi sul molo delle imbarcazioni che compivano l'ultimo tratto portando i detenuti ad Azkaban.
    Non gli dispiaceva fare quell'ultimo tratto del viaggio, fermandosi ancora prima su quel molo e lasciandosi avvolgere dall'abbraccio tetro di vento e onde, così come dal fischio del vento. Un rito che nemmeno tutti gli inquisitori apprezzavano, men che meno gli altri che erano stati detenuti nella vecchia Azkaban. Lui e Rod avevano da subito avvertito il bisogno di esorcizzare il passato e anche questa scelta faceva parte del loro bisogno.
    Il bisogno di immergersi nella disperazione che coglieva i prigionieri, di vedere la nuova Azkaban con gli occhi del condannato. Non si preoccupava che i più lo potessero considerare pazzo...in ogni caso non avrebbero più osato esprimere quel commento nemmeno in sua assenza, perché sapevano che lui ne sarebbe in qualche modo prima o poi venuto a conoscenza. Il terrore, il terrore che domina lo sguardo e il pensiero dei sottoposti. Il terrore di te, che condiziona ogni loro ragionamento.
    Quando arrivò nella stanza - una delle più grandi - dove venivano impartite le direttive alle Guardie e dove spesso gli Inquisitori ricevevano formalmente gli incarichi, si sentiva decisamente meglio. V’erano diverse persone, che avrebbero potuto tranquillamente provenire da una ronda assonnata durata tutto il pomeriggio, forse ricordandosi appena in tempo dell’esistenza di quella riunione.
    Il tipo di convocazione che lui amava diramare aveva sempre toni perentori affiancata a una quasi totale assenza di spiegazioni, quando si trattava di convocazioni straordinarie soprattutto. Era importante, secondo lui, che si mantenesse una certa tensione in quel luogo, che nessuno si sentisse troppo al sicuro al proprio posto, che capisse che mantenerlo richiedeva la costante dimostrazione di meritarlo.
    Annuì cupo ai saluti del gruppo di Guardie che lo vide arrivare e che gli sembrò decisamente mesto, rassegnato a qualcosa che non avevano potuto evitare. Ebbe la sensazione di cosa poteva aspettarsi e ricevette la conferma di quello che aveva pensato quando udì un trambusto provenire dal corridoio.
    La stanza si trovava al piano interrato del Braccio B, spesso Guardie e Inquisitori lo attraversavano inseguiti dalle urla dei detenuti che avevano appena terminato di interrogare nelle celle di quell’ala. Lì si trovavano le stanze dove venivano interrogati i prigionieri appena arrivati nel braccio B, quelli che ancora non avevano ben compreso cosa significasse. Quelli che ancora conservavano forse qualche speranza…i più folli e ingenui tra loro. Aveva forse creduto ancora persino gente come Paciock e come i Weasley, in quel momento, anche se avendo fatto da cavie per quella nuova procedura di “rieducazione”, erano già in catene quando li avevano trasferiti direttamente dalle loro prime celle non ancora interne alla nuova Azkaban.
    Si voltò con un sopracciglio che si alzava, mentre una strega bionda e riccioluta ritornava sui suoi passi, uscendo da un ingresso già oltre passato tornando poi nella stanza con la bacchetta levata a mantenere un incantesimo che sollevava due cadaveri.
    Indurì i lineamenti, rispondendo così all’attesa di chi era presente e si chiedeva come avrebbe reagito a quella scena. << MacRuner! >> tuonò in direzione dell’Inquisitrice alla quale aveva affidato in incarico l’interrogatorio della Campbell. Una faccenda sulla quale lui e Rod avevano decisamente bisogno di vederci chiaro, essendo collegata ai ricercati numero 1 molto più di quanto avessero sospettato all’inizio.




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    Edited by Rabastan Lestrange - 18/10/2013, 21:34
     
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  4. ~Miss Jalyne
     
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    * Jalyne Halia McRuner. *
    E' una corsa contro il tempo.
    La mia vita... La tua Morte.
    Tutto arriverà più in fretta,
    ma col fiatone.





    Non sapeva darsi una spiegazione, però improvvisamente nella sua mente apparvero un'infinità di parole che, unite insieme da un sottofondo musicale, davano vita ad una canzone famosissima di un gruppo di magi-streghe. Le era piaciuta così tanto quando l'aveva sentita alla radio, da non riuscire a frenare i suoi istinti ogni volta che vi ripensava. Con le labbra serrate, si guardò in giro per la stanza quando Lestrange la richiamò, pronunciando il suo cognome. Come eravamo formali quella mattina. Che barba.
    Qualcuno poteva anche farsi una risata! Lì dentro non c'era nemmeno una persona sana di mente più di lei e tutti erano soliti uccidere insulsi scarti magici e non, ogni giorno.
    << Te l'avevo detto! E' sicuramente arrabbiato. >>
    Jalyne si voltò di scatto ad osservare Havis che, tranquillamente appoggiato al muro, rideva come un pazzo. Premette di più le labbra tra loro per evitare di rispondergli male e sbuffò, fissando il suo amico immaginario. Chiunque la guardasse in quell'istante, poteva notare una pazza intenta a fissare il nulla, infuriandosi con esso.
    Non era ancora pronta a parlare con Lestrange, quindi si avvicinò a lui di qualche passo - molto lentamente - e si inchinò. Un ginocchio era posato a terra e il pugno destro stava immobile sulla spalla sinistra, in segno di saluto. Col mento posato sul petto e la testa bassa, Jalyne fissò le scarpe di Lestrange, per alcuni istanti.
    Tutto attorno, le parole di quella canzone, svanirono inghiottite dal pavimento e lei fu finalmente pronta a parlare senza rischiare di cantare a squarciagola una melodia gotica.
    << Mio signore, Lestrange. Sono venuta a fare rapporto e.... - il suo tono di voce soave e quieto si tramutò in un mostruoso ringhio di disprezzo non appena iniziò a parlare dei cadaveri che aveva con sè. - Le ho portato in dono quei due scansafatiche che stamattina si sono fermati nella sala ristoro e hanno preferito mangiare e bere piuttosto che fare il loro lavoro. Hanno ostacolato il mio interrogatorio con la loro negligenza e hanno rischiato di mandare all'aria il mio piano per reperire informazioni. Eppure... Non gli avevo chiesto nulla di impossibile. Mi serviva solo un decente piano di torture, già pronto. >>
    l'ultima frase la sussurrò, sollevando lo sguardo oltre Rabastan Lestrange e ogni altra persona presente nella sala. Stava parlando più a se stessa che a qualcuno in particolare, come se ricordasse eventi passati che ormai non avevano più alcun senso.
    Tutto ciò che aveva detto... Era vero! Se solo le avessero fatto trovare tutto pronto, la paura della ragazza sarebbe arrivata a livelli inimmaginabili con molta meno fatica di quella che aveva impiegato.
    << Ho dovuto rimediare. Ho usato loro per incrementare il terrore della prigioniera. E devo dire che sono stati più utili da morti che da vivi. >>
    sorrideva! Stava sorridendo come una bimba di cinque anni convinta di aver fatto qualcosa di buono. Havis scosse il capo e si battè una mano sulla fronte, scandalizzato dalla leggerezza che usava Jalyne! L'aveva avvisata che non ne sarebbe uscito nulla di buono da quelle azione avventate, perciò non disse nulla. Rimase in silenzio ad attendere, come fece Jalyne d'altronde. Peccato che aspettassero due cose diverse. La bionda si aspettava delle congratulazioni che non sarebbero mai arrivate.



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  5. Rabastan Lestrange
     
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    * Rabastan Lestrange *
    Ministero dell'Amore - S.N.R.




    Osservò la giovane Inquisitrice accorgersi della sua presenza e inginocchiarsi davanti a lui, il pugno chiuso avvicinato a una spalla in segno di saluto, i capelli ricci che le oscurarono il volto mentre lei parlava. Rivelando un'obbedienza che avrebbe potuto apparire totale e incondizionata...a chi non fosse stato attento ad altri particolari.
    Rabastan Lestrange avrebbe saputo riconoscere l'utilizzo di droghe anche quando le dosi assunte non fossero state massicce. Nella vecchia Azkaban lui e i suoi compagni di prigionia ne avevano fatto largo uso, spesso per sfuggire alle attenzioni dei Dissennatori e celare i propri pensieri dove la presenza dei mutaforma non potesse raggiungerli troppo facilmente. I più fortunati si erano semplicemente addormentati per non risvegliarsi più, così si parlava quando le guardie lo permettevano. Questa era stata la sua speranza nei primi giorni, prima di sentire come gli Auror guidavano gli interrogatori.
    Il Rabastan Lestrange che era stato rinchiuso ad Azkaban la prima volta era ancora un ragazzo e di tipo molto diverso erano stati gli Auror in servizio sotto il mandato di Caramel e del precedente. Non si premurò di spingere la mente a ricordarne il nome. Da uomini insulsi quali erano stati, avevano fatto fin troppi danni per meritarsi di essere ricordati. Molto diverse le cose rispetto a quelli che avevano imposto loro la seconda detenzione, dal 96. La collera bruciante per l'umiliazione aveva incendiato le ferite della sconfitta e della consapevolezza di aver deluso il Lord, di averlo portato a decidere lui per primo la loro condanna.
    Eppure no, non era stata l'umiliazione della cattura la cosa peggiore, perché il peggio era stato rendersi conto di quanto diversa sarebbe stata la loro seconda permanenza ad Azkaban, di come fossero cambiate le cose sotto i nuovi Auror.
    Una parte di lui sapeva di dover ironicamente ringraziare il Capo Auror che per anni aveva considerato la sua nemesi. Era stata la collera verso di lui a tenere in vita i Lestrange, a dar loro la forza di sapere aspettare...e meritarsi la vendetta che ora si stava compiendo...ancora non totale, lo sarebbe stata solo quando Robards, Thornton e altri fossero stati nelle loro mani.
    E per arrivare a far scattare la trappola intorno a loro servivano maghi e streghe che seguissero gli ideali del nuovo Ministro e li servissero in diversi rami dell'ordine. Anche persone come la donna molto...particolare che ora alzava lo sguardo verso di lui e lo portava oltre lui, a fissare qualcosa che poteva vedere solo lei. Questo richiedeva anche a loro, come capi di quel Ministero, l'utilizzo del bastone e della carota esattamente come gli inquisitori dovevano imparare a usarli con i detenuti che si rivelavano inaspettatamente utili ad altro che non fosse il divertirli.
    << Vedo negligenza anche nella tua condotta, McRuner. Il Ministero è continuamente intento a dover scovare spie al suo interno. Non abbiamo bisogno di sottoposti che si puniscano tra loro, che decidano la negligenza di altri ed eseguano subito una condanna. >> Estrasse la bacchetta, distinguendo nel silenzio assoluto calato intorno a loro il respiro trattenuto dai presenti che dovevano gestire le proprie reazioni, avendo capito cosa sarebbe accaduto di lì a pochi istanti. << Abbiamo bisogno di lavoratori che sappiano prendersi le proprie responsabilità e guardare alle proprie mancanze, per mettersi al servizio della causa. Crucio! >>
    Rimase impassibile mentre la maledizione colpiva la donna, avvolgendola con l'inconfondibile luce rossa e riducendola a un corpo pervaso da una danza inarrestabile nel dolore.
    << Tu puoi essere una di queste persone...utili, McRuner? Vuoi esserci veramente utile? >>
    Non un sorriso, nessuna espressione particolare segnò il viso di Lestrange i quel silenzio che faceva da sfondo al dolore della strega punita e agli scatti del suo corpo contorto e accartocciato dagli spasmi dell'incantesimo.


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    Edited by Rabastan Lestrange - 19/10/2013, 14:18
     
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  6. ~Miss Jalyne
     
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    * Jalyne Halia McRuner. *
    Il dolore è relativo.
    Ciò che fa male a te,
    io non so nemmeno cosa sia.






    << Jalyne! Respira con calma e chiudi gli occhi. Sogna, tesoro. Sogna il piacere che ti è stato insegnato a provare. Sogna l'amore incondizionato che il dolore ti può donare. >>
    forti braccia avvolsero il corpo contorto della bionda. Era caduta a terra non appena il suo signore aveva pronunciato quella parola.
    "Crucio"
    Quante volte l'aveva usata contro i suoi sottoposti o i suo fratello? Quante volte si era rifiutata di utilizzarla con quei prigionieri puzzolenti che non meritavano il potere della magia?
    Il suo signore, Lestrange in persona, stava usando quell'incantesimo su di lei. La felicità nel riscoprirsi qualcosa di importante per lui non era nemmeno paragonabile a quella che provava nel sentire il dolore tramutarsi in piacere.
    Sentiva Havis stringerla al suo corpo e tenerle il volto premuto contro il petto. Avvertiva i suoi sussurri incomprensibili sfiorare la sua fronte con dolcezza. Il dolore della cruciatus era imparagonabile a qualsiasi altra tortura. C'era chi diceva che ogni parte del proprio corpo andava in fiamme; chi affermava di sentir esplodere ogni nervo cerebrale. Mai nessuno però si sarebbe permesso il lusso di provare piacere da quelle sofferenze. Nessuno a parte Jalyne.
    La scena che si presentò sotto gli occhi di tutte quelle persone fu una donna, distesa a terra, con il volto premuto contro il freddo pavimento. I ricci sconvolti ne coprivano gli occhi tanto quanto le labbra. Entrambi sorridevano. Sia lo sguardo che la bocca erano piacevolmente divertiti da quella punizione pubblica che si stava conducendo a suo discapito. Nessuno poteva sapere che Jalyne amava la sofferenza. Era nata e cresciuta conoscendo solo torture, punizioni e dolore. Il suo corpo era un involucro ridondante di piacevole terrore misto ad amore incondizionato verso il male più acuto.
    Forse Rabastan Lestrange poteva immaginarlo.... Forse lui era uno dei pochi che conosceva la sua storia. Nessun segreto può essere nascosto ad uno come lui. La sua mente sarà sempre un libro aperto per il suo signore.
    Più la cruciatus penetrava nelle sue ossa, più il suo corpo si contorceva, distorcendo la linea sinuosa di gambe e braccia. La schiena era piegata a riccio e il mento continuava a premere contro le ossa del petto.
    Le sue labbra si inarcarono in un sorriso ancora più inquietante del precedente, invisibile a tutti a parte al suo signore, e finalmente si decise ad urlare. L'isteria che si librò nell'aria attorno a lei era un canto soave di piacere. La sua voce si fece sempre più roca e gli spasmi la stancarono più di quanto non volesse ammettere.
    Con lentezza calcolata, la sua mano strisciò sul pavimento e si strinse attorno alla caviglia di Lestrange.
    Era questo che voleva? Doveva recitare per tutte quelle persone che stavano lì?
    Le ci volle del tempo per comprendere.
    Lui sapeva dall'inizio che il dolore non era una vera tortura per una come Jalyne. Lo sapeva dal giorno in cui l'aveva accolta. Quel giorno lui le aveva letto la mente e aveva visto. Lui sapeva la verità sulla sua schiena martoriata e sulla vita che era stata costretta ad avere.
    << Guardatelo allora! >>
    le sue labbra cercavano di articolare come meglio potevano le parole. Era difficile fingere un dolore che non c'era mai stato veramente, eppure lei ci riusciva.
    Con uno scatto, le dita attorno alla caviglia si strinsero ancora e la folta chioma bionda si scostò, lasciando libero un viso trafitto da una smorfia indecifrabile.
    << Guardate nella mia mente quanto posso esservi utile, mio signore. Giudicate voi stesso la mia fedeltà. >>
    gli stava dicendo che aveva novità per lui. Glielo faceva capire senza che nessun altro in quella sala dovesse sapere cosa aveva scoperto quel giorno, durante l'interrogatorio.
    Non si alzò da terra.
    Non fece alcun gesto avventato se non mostrargli la sua fedeltà, da bravo soldato quale era.
    Doveva molto a Lestrange. Le aveva dato la possibilità di essere se stessa e non si era mai lamentato delle droghe che assumeva.
    L'aveva accolta nella grande famiglia che era stata creata e per questo gli sarebbe stata sempre grata.



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    Edited by Rabastan Lestrange - 19/10/2013, 14:18
     
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  7. Rabastan Lestrange
     
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    * Rabastan Lestrange *
    Ministero dell'Amore - S.N.R.




    Percepiva distintamente lo stato d'animo delle guardie - senza alcun bisogno di utilizzare la legimanzia - così come sapeva che quella maledizione e il dolore che essa portava erano state accolte dalla ragazza con attesa, anziché con orrore.
    Lui sapeva e quella particolare condizione della giovane inquisitrice lo aveva colto di sorpresa - il giorno in cui l'aveva scoperta - almeno tanto quanto lo aveva compiaciuto. Su di lei aveva esercitato una lettura del pensiero finalmente completa e fruttuosa, il giorno dopo il loro ritorno alla vita. La frustrazione per i primi tentativi andati a vuoto era ancora cocente, quando si era proteso con la mente nella rete di pensieri e ricordi della bionda.
    Le lacune che ancora le informazioni date da altri non avevano potuto colmare si erano riempite nel modo più efficace con l'esperienza diretta di Jalyne.
    Jalyne, che da quel giorno si era affidata a quanto i Lestrange avevano deciso di lei. Jalyne, che stava dimostrando di essere uno dei migliori Inquisitori. Finora Dancy e questa ragazza avevano portato a risultati che mai avevano fatto pensare a Rod a lui di aver sbagliato a non occuparsi direttamente del detenuto. Anzi.
    Per tutti questi motivi, poiché era necessario che le guardie la sapessero punita, Rabastan non allentò la propria espressione verso una meno dura e in un primo momento sfuggì con la caviglia alla presa della mano di Jalyne.
    Una guardia fece un passo avanti, offrendosi di staccarla da lui. Rabastan gli fece cenno di non intervenire.
    La mano della giovane afferrò di nuovo la sua caviglia e questa volta lui non fece alcun movimento.
    << Lasciateci soli >> ordinò secco a tutti gli altri. << E' bene che sappia cosa deve realmente fare per mostrarsi collaborativa e utile. >>
    Non ebbe bisogno di seguire i loro sguardi per capire che alcuni sorridevano e giudicò abbastanza naturale che l'atteggiamento di Jalyne McRuners fosse troppo istintivo e irascibile per farli sentire a loro agio in sua presenza. Era una mina vagante per ciascuno di loro e dopo aver ucciso due di loro lo sarebbe stata ancora di più. Non una che si potesse amare facilmente.
    << Alzati >> Un ordine secco e prodotto solo dopo essersi assicurato che nessuno potesse ascoltarli. Un ordine che non necessitava un volume alto nella voce. << Il fatto che il dolore per te sia...un dono, non esclude che io riesca a trovare altri modi per punirti, McRuner. Sai di cosa parlo >>
    Nessun essere umano è immune a ciò che la 101 ha in serbo per lui. Nessun essere umano è privo di paure.
    << Fai il tuo rapporto, adesso. E vedi di non tralasciare nulla che possa aiutarci a creare un piano. Dimmi tutto della tua nuova bambolina...e ricorda che posso decidere di togliertela in qualunque momento...>>
    Lesse nello sguardo della strega, per quanto alterato dalle droghe che aveva assunto, che in lei la dipendenza dal dolore altrui e dal piacere che esso le dava, era potente.


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    Edited by Rabastan Lestrange - 22/10/2013, 21:00
     
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  8. ~Miss Jalyne
     
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    * Jalyne Halia McRuner. *
    Non mettere alla prova ciò che già è tuo.
    La mancanza di fiducia potrebbe essere autolesionistica.





    5... 4... 3...
    lentamente gli occhi di Jalyne si mossero in direzione delle tante schiene che si accalcavano nella porta. Tutti troppo intenti ad uscire, gongolanti e felici della punizione che le era stata impartita, non notarono affatto il sorriso gioioso che le dipingeva il volto in un'inquietante imitazione di una maschera di cera. Gli angoli delle labbra si tiravano verso l'alto fino allo strenuo delle forze e tutto attorno a lei riprendeva i soliti colori raggianti.
    La massa di persone svanì e con loro anche il trambusto che si era creato nel corridoio: qualcuno aveva chiuso la porta.
    2... 1.
    Lestrange prese a parlare e solo allora lei si lasciò scappare una lieve risata, alzandosi dopo quel comando perentorio. Quell'uomo non chiedeva mai, nè parlava con quiete. Non mostrava le proprie emozioni e forse era proprio quello che l'attraeva; essere un freddo calcolatore era tutto ciò che Jalyne aveva sempre sognato ma mai avuto.
    Con calma, si scosse i vestiti macchiati di sangue e rinfoderò la bacchetta con noncuranza, guardandosi un po' attorno. Havis faceva la guardia ai due cadaveri e lei si chiese quanto tempo prima l'avesse lasciata al suo destino. Le fece l'occhiolino e lei ricambiò con un ghigno, andando a sedersi su una sedia. Non era stata invitata ad accomodarsi ma era solita farlo ogni volta che doveva fare rapporto, e quel giorno non cambiava nulla.
    << Sì lo so. Non è la prima volta che me lo dite signore e non voglio mancarvi di rispetto ma sinceramente... ho una questione urgente da discutere con voi. Anzi.... Più di una. Ma voglio partire con quella più importante. >>
    fece una breve pausa e accavallò le gambe come se stesse per intraprendere la miglior chiacchierata mai fatta in vita sua.
    Raccogliere le idee era difficile? No. Memoria favolosa, la sua. Grazie alle droghe assunte, era in grado di ricordare cose passate che mai avrebbe riportato alla mente da sana.
    << "So appena i loro nomi o poco più, non...ho partecipato solo alle ricerche di chi seguiva le loro tracce. So solo che erano diventati una fissazione per gli Zabini. Voleva essere Blaise Zabini a portare ai Lestrange Robards e Thornton" >>
    parola per parola, ripetè quello che le aveva detto la sua nuova prigioniera. Aveva cantato e quello era solo l'inizio di un gioco vinto in partenza. Aveva deciso di partire così con quel rapporto, tanto differente dagli altri. Di solito, prima dava le sue impressioni e solo dopo aggiungeva quello che aveva scoperto. Ma oggi.... Oggi era un giorno importante.
    << La prigioniera ha detto questo e poi ha continuato, signore. Ha detto anche "Hanno iniziato a inseguirli due mesi fa, ma non volevano informare la Psicopolizia...volevano poter portare davanti a loro i due auror, erano sicuri che sarebbero riusciti a catturarli. Battevamo due tracce, io e un altro degli uomini di Blaise. Ma i due sparivano sempre...nella zona dei Mercati generali, nella Londra babbana." e qui si è fermata. Ha insistito di non sapere altro tanto quanto ha insistito di non chiamarsi Clara Campbell, ma Oswin Campbell. >>
    un'altra paura. Non era mai stata convinta di poter sorprendere Rabastan Lestrange, nè di poterlo soddisfare con queste piccole informazioni. No.... C'era un piano dietro. Un piano che era nato nel momento stesso in cui la prigioniera aveva pronunciato i nomi dei traditori e della famiglia Zabini. Sorrise appena, gongolando.
    << Non so ancora dove mi porterà quella ragazza, mio signore. L'ho torturare e spaventate tanto da averle presentato Teddy. Nessuno mai era arrivato a quel punto e aveva insistito nel dire sempre le stesse cose. Per questo vorrei prendermi il sicuro e imprimere le mie rune su di lei. Per questo motivo e anche perchè ho un piano per scoprire se ciò che dice è vero. >>
    con calma attese. Non poteva fare altro. Aveva chiesto il permesso di imprimere le rune e il permesso di potergli esporre la sua idea. Toccava a lui dare un consenso, perciò appoggiò la schiena alla sedia e il suo sguardo si spostò di nuovo oltre Lestrange. Persa tra i suoi pensieri - una macchia nera sul soffitto che prendeva vita e si trasformava in un'enorme pozza di sangue - lasciò tutto il tempo all'uomo di rimuginare su quello che gli aveva riferito.
    Poco o tutto? Chissà.



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  9. Rabastan Lestrange
     
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    * Rabastan Lestrange *
    Ministero dell'Amore - S.N.R.




    L'intemperanza della ragazza non lo aveva mai preoccupato, semplicemente perché - pur in modo differente - sapeva di esser stato da giovane altrettanto impulsivo, altrettanto testa calda, così diverso dal fratello.
    Lasciò che la bionda si alzasse del tutto per poi andare a prendere posto su una delle sedie della sala riunioni, per iniziare il proprio rapporto. Gli bastò per ora averle ricordato che la stanza 101 non era utilizzabile soltanto per i prigionieri...e che in ogni caso Azkaban poteva vedere entrare nelle sue celle come detenuti personaggi un tempo inquisitori.
    Nulla poteva dirsi impossibile, men che meno nella loro personale idea della disciplina.
    << Ti ascolto >> le fece sapere, quando la vide trattenere per qualche istante una notizia, forse riflettendo su quale convenisse esporre per prima.
    Quindi gli Zabini continuano a operare con la loro rete di informazioni...
    Quello che la prigioniera aveva iniziato a confessare poteva benissimo corrispondere a verità. Ma il fatto che continuasse a sostenere di essere la gemella diversa da quella che loro avevano creduto di arrestare...questo implicava un inganno osato nei loro confronti da due fronti.
    Ogni parola dell'Inquisitrice alimentava in lui la collera per il semplice fatto che qualcuno - che fosse un esponente di una delle famiglie purosangue più ricche e ancora protette dal Ministero...o il più fetente dei ratti mischiatisi con i babbani - avesse creduto di potersi prendere gioco dei Lestrange e della Psicopolizia intera.
    Avrebbe pagato ogni Zabini che si fosse lasciato illudere da questi sogni di gloria...e avrebbero pagato coloro che sarebbero stati scoperti a complottare con la famiglia.
    E avrebbero pagato anche quelle due gemelle. Una aveva già iniziato e non sarebbe uscita illesa dall'inferno. Per l'altra...sull'altra si sarebbe premurato personalmente di impartire il giusto insegnamento.
    Annuì, attento agli ultimi dettagli di quel primo rapporto e alla promessa della McRuner di ottenere tutte le informazioni necessarie dalla voce tormentata di quella prigioniera particolarmente testarda...e fruttuosa.
    << Farai molto di più che strapparle le informazioni che cerchiamo. Hai il permesso di procedere alla marchiatura e all'apposizione delle tue rune in aggiunta. La trasformerai in una perfetta servitrice della nostra causa.
    Stabilisci pure tu il piano di rieducazione da seguire, hai il nostro pieno appoggio. Entro tre settimane al massimo, la voglio desiderosa di fare il tuo volere...sempre. E il tuo volere sarà metterla a disposizione dei nostri piani. Non ammetterò altre violazioni, McRuner, nemmeno da te. >>


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    Edited by Gawain Robards - 30/10/2013, 19:49
     
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  10. ~Miss Jalyne
     
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    * Jalyne Halia McRuner. *
    Sii sempre sicuro di ciò che fai.
    Sii sempre fiero del nome che tutti TEMONO.
    Non essere mai sicuro di ciò che sei.






    Il suo signore parlava ma lei era troppo concentrata su quella magnifica chiazza di sangue rosso - immaginaria quanto Havis - che si espandeva sopra le loro teste e gocciolava proprio affianco a Lestrange. Jalyne seguì la traiettoria di alcune gocce, con fare indifferente. La loro lenta caduta era un'estenuante attesa per la giovane. La sua testa faceva su e giù in continuazione e, non appena il sangue sfiorava le scarpe di Rabastan, le sue labbra si aprivano appena in un sorriso incerto.
    Sentì perfettamente tutto ciò che le venne detto: non era così sciocca da non ascoltare. Le era già stata minacciata la stanza 101 e non era ansiosa di finirci anche se.... Forse un pochino di curiosità c'era. Scoprire la sua paura più grande le provocava un brivido freddo lungo tutta la schiena. L'eccitazione per qualcosa di nuovo e sostanzialmente pericoloso era un toccasana per una come lei.
    << La ringrazio per la fiducia, mio signore. Ringrazi anche suo fratello e il ministro per la magnanimità che avete provato per me. So di non essere la persona più.... stabile. >>
    la sua voce risuonava impastata, quasi avesse dimenticato la lingua e fosse una straniera alle prime armi. Le sue labbra si allargarono ancora di più e una nuova sorta di eccitazione la pervase. Doveva dirgli cosa aveva scoperto dalle altre fonti! ecco cosa aveva dimenticato momentaneamente. E poi.... Le sorelle Campbell e la famiglia Zabini!
    Le serviva un ordine mentale ma non sapeva decidere quale fosse la cosa più importante. Rimase in silenzio alcuni istanti e alzò lo sguardo al cielo di nuovo. Questa volta, scacciò via la pozza di sangue e la sostituì con una lunga lista di idee.
    In alto brillava Blaise Zabini ma supponeva fosse solo a causa del suo desiderio di ucciderlo e torturarlo... invertendo l'ordine ovviamente.
    << Signore! >>
    scattò nella sedia e le sue gambe si rannicchiarono contro il petto. I piedi finirono sulla bella pelle del rivestimento, sporcandolo di sangue, ma lei non ci fece caso. Era euforica... iperattiva. Batteva la mano sul bracciolo e, con insistenza, cercava le parole adatte: lo si poteva notare dalle sopracciglia arricciate in uno sforzo stancante.
    << Mi sono appena ricordata! Avevo un'idea per la gemella che ho appena interrogato. E' legato alla famiglia Zabini! Prima di mandarla allo sbaraglio a catturare l'altra sorella fasulla, rischiando che fugga per paura di dover tornare ad Azkaban, pensavo di.... - si fermò ancora una volta. Portò un dito alle labbra e iniziò a premerlo contro quello inferiore, concentrata su una delle evidenti pieghe presenti nella camicia di Lestrange. Si riscosse dopo alcuni secondi, con uno scatto della testa. - .... Pensavo di cambiarle completamente volto! Sì.... Ecco... totalmente nuova. Una nuova identità! E pensavo di mandarla a casa degli Zabini! Se voi poteste imporre loro di tenerla a casa e insegnarle tutto. Ovviamente io prima la preparerei ad obbedire. E da bravo animaletto, spierebbe gli Zabini. Così sapremmo che cosa vogliono fare e dove vogliono arrivare. >>
    non sapeva spiegarsi perchè ma... spiegare quelle cose a Lestrange la faceva sentire come una regina in terra. Le era sembrata una buona idea mentre se la pensava dieci minuti prima. Era certa che avrebbe potuto funzionare con la gentile collaborazione di una mente lucida come quella di Rabastan. Certo, lei proponeva, ma non si poteva pensare che avrebbe organizzato tutto quanto nei minimi dettagli. Per lo meno... in quel momento non ne aveva nessuna voglia!



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  11. Rabastan Lestrange
     
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    * Rabastan Lestrange *
    Ministero dell'Amore - S.N.R.




    Il modo di reagire della strega faceva ben sperare di aver trovato in lei potenzialmente uno dei migliori inquisitori che il regime avrebbero potuto vantare. Una mente pronta a mettersi in gioco e a osare proporre strade nuove.
    << Molto bene. >> annuì. << Approvo questa idea. Quando saranno passate tre settimane mi porterai la prigioniera con il suo nuovo aspetto. Convocheremo Ezra Zabini e il figlio, imponendo loro di prenderla al maniero. Di fronte a velate allusioni sulle voci che corrono a loro danno...non potranno rifiutarsi di eseguire l'ordine. >>
    Ezra era sempre stata molto macchiavellica e sicura di sé, ma proprio per questo aveva sempre osato troppo senza saper capire dove potersi e doversi fermare.
    A quanto pareva il figlio era cresciuto ancora più strafottente e sicuro di sé, al punto di non avere la minima remora e pazienza di capire che aria tirasse, prima di decidere di tentare la scalata al potere.
    << Bene, non voglio trattenerti oltre. Hai molto lavoro da fare sulla Campbell. Se scopriremo che delle due è davvero lei Oswin...qualcuno non resterà a gestire il pub per molto ancora. L'esempio per i maghi e le streghe che tendono a perdere la retta via dovrà essere esemplare. >>
    Nessuno può pensare di passarla liscia dopo aver tentato di ingannare un Lestrange.
    Voleva scoprire tutto di quella strega, voleva...si augurava che le indagini portassero a confermare tutti quelli che finora eran stati solo sospetti. Raramente negli ultimi mesi i sospetti della Psicopolizia non avevano trovato riscontri.
    << Ora vai e inizia il prima possibile. Tienimi informato a qualsiasi ora di ciò che la prigioniera rivelerà. Conosci i modi di contattarmi personalmente, utilizzali senza esitazione. >> La congedò con un cenno della mano, la mente già proiettata a organizzare, a tessere la ragnatela che presto avrebbe avvolto e immobilizzato la piccola, insulsa preda.


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  12. ~Miss Jalyne
     
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    * Jalyne Halia McRuner. *
    Non mettere alla prova ciò che già è tuo.
    La mancanza di fiducia potrebbe essere autolesionistica.





    Tre settimane... Aveva solo tre settimane per poter cancellare un'intera vita, riscrivendo un'anima nuova e in un corpo nuovo. Poteva farlo! In fin dei conti, le sembrava quasi di star modificando una delle sue bambole da collezione. Sapete, di quelle che hanno il corpo bruttissimo e una faccia troppo angelica per potersi accontentare di due braccia smorte e due gambe snodabili. Jalyne era solita staccare la testa delle bambole e attaccarla in un collo nuovo. Magari uno lungo, da modella. Di quelli che possono vantare un fisico perfetto e delle belle gambe lunghe. Sì... La Campbell sarebbe stata uno dei tanti esperimenti. Un nuovo gioco. Un nuovo inizio per una nuova fantastica avventura.
    Battè le mani come una bimba di cinque anni eccitata e saltò - letteralmente - giù dalla sedia, stirando tutti i muscoli delle spalle. Si sentiva atrofizzata, quasi fosse rimasta seduta per anni e anni e adesso desiderasse solo correre a perdifiato.
    << Ottimo signore. La ringrazio per il tempo che mi ha dedicato e le farò sapere appena possibile. >>
    si stava congedando con poche parole buttate lì. Ormai la sua attenzione stava sciamando verso luoghi indefiniti, dove solo Havis poteva arrivare.
    A proposito di Havis! Si voltò di scatto verso la porta e vide il giovane che, annoiato, scalciava i corpi delle guardie con poco interesse. Li punzecchiava forse sperando che si svegliassero da un momento all'altro e se ne andassero in giro a incutere un po' di timore.
    Jalyne trattenne un risolino e si diresse verso il suo amico di tutta una vita, ignorando le due guardie morte. Non aveva la minima intenzione di portarle con sè. Come un gatto porta il topo al suo padrone, così lei era fiera di aver portato quei due insulsi esseri al proprio signore. Lì era dove dovevano stare.
    << Le auguro una buona giornata, signor Lestrange. >>
    con quell'ultima frase uscì dalla stanza, strisciando i piedi a terra. Havis la seguiva trotterellando per i corridoi, felice come una Pasqua. Avevano molto di cui parlare e tanti progetti da fare.
    Ma prima di tutto... Era giunto il momento di fare una dolce visita a suo fratello Teddy.



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